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Il dopo Arafat: la carta Barghuti

Publie le sabato 20 novembre 2004 par Open-Publishing

Guerre-Conflitti medio-oriente Michele Giorgio

La moglie del leader dell’intifada: in corso contatti tra Marwan e al Fatah, mio marito il candidato ideale. Abu Ala: le presidenziali entro il 9 gennaio. Da Israele ancora nessuna risposta sulle garanzie per lo svolgimento del voto

di MICHELE GIORGIO

Èstata già definita «l’opzione Mandela», ma la candidatura a presidente dell’Anp del Segretario generale di Al-Fatah e «comandante dell’intifada», Marwan Barghuti, in carcere in Israele, dovrebbe rivelarsi presto qualcosa di più di una frase ad uso dei media. Potrebbe inoltre rappresentare un elemento di scompiglio nei giochi politici della transizione del dopo-Arafat. «Mio marito sarebbe il candidato in migliore posizione», ha affermato Fadwa Barghouti, la moglie dell’esponente palestinese, considerato il personaggio politico più popolare nei Territori occupati ora che Yasser Arafat non c’è più. Fadwa Barghuti ha riferito che sono in corso contatti con Al-Fatah, allo scopo di esaminare l’ipotesi della candidatura. «Sapremo fra due settimane se è Marwan la persona scelta da Al-Fatah», ha aggiunto. Barghuti, se dovesse uscire vincitore dal voto, automaticamente vedrebbe crescere la sue possibilità di lasciare il carcere (dove sconta una condanna a vari ergastoli) prima del tempo e di ridiventare un caso internazionale con prevedibile forte imbarazzo per Israele. La sua candidatura, che non dispiacerebbe alla maggioranza dei palestinesi, potrebbe creare non pochi problemi in Al-Fatah e nell’Anp. Diversi analisti ritengono Abu Mazen attualmente favorito per la presidenza. Per la vecchia guardia di Al-Fatah, sarebbe il presidente ideale per portare avanti una politica molto moderata che da un lato riapra il dialogo con Israele e Usa e dall’altro non tocchi posizioni di potere immutabili da anni.

Invece, dopo la morte di Arafat, Barghuti si è pronunciato per un proseguimento della seconda Intifada. Parole che sono piaciute ai militanti di base di Al-Fatah (dove Abu Mazen conta pochi sostenitori) e vengono appoggiate, entro certi limiti, dalla nuova generazione del movimento politico rappresentata da Qaddura Fares, Hathem Abdel Qader e Mohammad Hurani (che si battono anche contro la corruzione e per una maggiore trasparenza nelle istituzioni palestinesi). Fadwa Barghuti ieri ha cercato di chiarire il pensiero del marito, per rassicurare i settori più moderati di Al-Fatah. «Marwan ha un programma chiaro per andare dall’intifada alla pace, sulla base di una coesistenza fra due Stati». Un recente sondaggio indica Barghuti come il leader palestinese più popolare dopo Arafat, con il 12% dei consensi. Abu Mazen e il premier Abu Ala avevano solo l’1%. Ma i due ora sembrano avere il pieno sostegno di Mohammed Dahlan, l’«uomo forte» di Gaza. In una intervista Dahlan si è detto convinto che Abu Mazen vincerà «con il 65% dei voti». «Lo aiuteremo noi», ha promesso. Intanto Abu Ala ha previsto che le presidenziali dovrebbero svolgersi entro il 9 gennaio. Stando al ministro per i negoziati Saeb Erekat la direzione palestinese potrebbe annunciarne già oggi la data esatta. «La nostra principale priorità sono ora le elezioni», ha aggiunto Nabil Abu Rudeina, ex principale consigliere di Arafat. I dirigenti palestinesi chiedono che Israele allenti la pressione militare sui Territori occupati per consentire un normale svolgimento delle operazioni elettorali. Sharon non ha ancora risposto.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/14-Novembre-2004/art31.html