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Europa, Francia : Thibault messo in minoranza al comitato confederale della CGT

Publie le venerdì 4 febbraio 2005 par Open-Publishing

Sindacati Europa

Il "parlamento" della centrale sindacale ho optato per il rigetto del trattato costituzionale europeo, mentre il segretario generale voleva lasciare la libertà di voto.

di Rémi Barroux tradotto dal francese da karl&rosa

Aria di crisi alla CGT. In occasione del suo comitato confederale nazionale (CCN), che si é riunito mercoledi’ 2 e giovedi’ 3 febbraio a Montreuil (Seine-Saint Denis), la centrale sindacale doveva prendere posizione senza ambiguità per un "no" al progetto di trattato costituzionale.

Dopo molte ore di un dibattito teso conclusosi mercoledi’ a tarda ora - sono state registrate 98 domande d’intervento - il parlamento della CGT ha adottato, con un voto indicativo, il seguente emendamento: "Il CCN si pronuncia per il rigetto del progetto di trattato costituzionale."

Il segretario generale, Bernard Thibault, non ha convinto ii suoi quadri della validità della posizione decisa dalla direzione della confederazione. Nel testo sottoposto ai membri del CCN - composto dai dirigenti delle federazioni di categoria e dalle unioni dipartimentali, oltre cha dai membri della commissione esecutiva e dell’ufficio confederale che non hanno diritto di voto -, la formulazione era più prudente: "Una maggioranza di militanti che hanno partecipato ai dibattiti organizzati dalla CGT giudicano questo trattato molto lontano dalle loro aspirazioni".

Con 74 voti a favore, 37 contro e 5 astensioni, il CCN ha deciso di pronunciarsi per il rigetto: "Non ci si deve nascondere dietro un dito, spiega Jean-Christophe Le Duigou, segretario confederale, si tratta di un’indicazione di voto."

E di una crisi, secondo lui, che rimette in causa quindici anni di evoluzione della CGT portata avanti da Louis Viannet e poi da Bernard Thibault e caratterizzata dall’integrazione della centrale operaia nella Confederazione europea dei sindacati e dalla volontà di rompere con il sindacalismo di ieri, quello che aveva chiamato a respingere il trattato di Maastricht nel 1992.

UN MESSAGGIO "ESPLICITO"
Nei fatti, la volontà della direzione di non dare indicazioni di voto, criticando pero’ il progetto di trattato, sembra battuta. Se la decisione finale, che dovrebbe avvenire nella mattinata di giovedi’, confermasse la scelta del CCN, la sconfessione di Thibault sarebbe pesante.

In effetti, quest’ultimo aveva gettato tutto il suo peso sulla bilancia, invocando, in un intervento "molto forte" secondo l’opinione di molti partecipanti al CCN, la "democrazia" e il "modo di procedere sindacale" che dovrebbero essere quelli della CGT.

Molti sindacati di categoria sono arrivati con un mandato per un "no" della CGT al trattato: i ferrovieri, la FERC (insegnamento, ricerca e cultura), i chimici e molte federazioni dei servizi pubblici. La maggioranza delle unioni dipartimentali (UD), fra cui Parigi, le Bouches du Rhône, il Nord, la Seine Saint-Denis..., erano sulla stessa posizione.

Sul versante opposto, federazioni del settore privato come la metallurgia, il tessile o il commercio e le UD della Bretagna o del Poitou-Charente si sono pronunciate perché non sia data nessuna indicazione di voto.

Giovedi’ mattina, prima che riprendesse il CCN, fra quanti hanno condotto l’offensiva certuni volevano minimizzare la portata di una tale decisione. "Si tratta di definire la posizione più chiara e più esplicita in quanto organizzazione sindacale", confidava Didier Le Reste, responsabile della federazione dei ferrovieri, da cui proviene il numero uno della CGT. Ma, aggiungeva, "dire alla gente quel che deve votare non fa parte delle nostre priorità".

La parte iniziale del testo della direzione che dice che ciascuno resta "libero, in quanto cittadino, della sua definitiva opinione e del suo voto", dovrebbe essere mantenuta nella versione emendata dal CCN. Forse questo permetterà ad ognuno di trovare la posizione che gli conviene. "Molti volevano un’indicazione più chiara", sosteneva una dirigente confederale.

Nondimeno, il messaggio é esplicito. I sindacati della CGT possono impegnarsi risolutamente nella campagna per il "no" e Bernard Thibault si trova in difficoltà.

http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3224,36-396709,0.html