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Nome di battaglia “Lia” : venerdì 18 febbraio - ore 21 Gallarate

Publie le martedì 15 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Teatro-Danza Partito della Rifondazione Comunista Parigi

16 gennaio 1945 Angelo Pegoraro 20 anni - Partigiano
barbaramente trucidato dalla milizia fascista

venerdì 18 febbraio - ore 21
Salone ACLI - Via Agnelli, 33 Gallarate

PRESENTANO

Nome di battaglia “Lia”

Forse a volte ci si dimentica delle storie apparentemente periferiche. Ci si dimentica che al di là dei momenti alti e celebrativi, esiste un mondo fatto di episodi che fanno parte di una quotidianità ai più sconosciuta ma dal valore estremamente significativo.
All’interno della grande pagina della Resistenza, il quartiere di Niguarda a Milano, e le donne dei suoi cortili, ebbero un ruolo particolare.

Niguarda si liberò il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo su Milano. E fu proprio in quel giorno che si consumò uno degli episodi più tragici della Liberazione della città: colpita al ventre da una raffica di mitra di nazisti sulla via della fuga, moriva - incinta di otto mesi - Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna che vantava a Milano 40.000 aderenti, oltre 3.000 attiviste, ed assisteva i militari abbandonati da un esercito allo sbando; assisteva economicamente le famiglie in cui il marito, il padre, era nei lager o in carcere; era parte integrante dei Gruppi Volontari della Libertà e del comitato cittadino del C.L.N.; compiva manifestazioni e comizi improvvisati nei mercati rionali o in altre zone della città; forniva staffette in operazioni delicate; stampava Noi Donne, un foglio clandestino precursore del movimento femminista.

Inoltre, sulle spalle delle donne ricadeva gran parte del peso della realtà quotidiana, fatta di bambini e anziani da accudire nel freddo, nella fame e nelle malattie.

Un ritratto tragico e insieme vivace della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio.

Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato, che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia, dolore antico, arcaico.
Emblematiche le ultime parole di Lia prima di morire: “Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo”.