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OSSERVAZIONI SUL BIOPOLITICO, INTERNAZIONALE ED ITALIANO

Publie le lunedì 22 agosto 2005 par Open-Publishing

Stefano Ulliana

BIBBIA E MOSCHETTO ... ITALIANO PERFETTO!

di Stefano Ulliana

Nel dialogo intitolato De la Causa, Principio e Uno Giordano Bruno, trattando dell’essere, utilizza una serie di termini che paiono essere disposti quasi alla rinfusa: l’essere è “uno, infinito, immobile, soggetto, materia, vita, anima, vero e buono.” In realtà questa disposizione è tanto apparentemente priva di ragione, quanto internamente articolata secondo un ideale rivoluzionario: un ideale capace di opporsi e di rovesciare quella tradizione neoplatonico-aristotelica che è ancora oggi egemone nella civiltà occidentale.

Ad una prima triade di elementi - uno, infinito, immobile (a rappresentare l’apertura superiore della ragione) - il filosofo di Nola fa infatti seguire una seconda triade - soggetto, materia e vita (dove da forma alla relazione naturale) - ed una triade finale - anima, vero e buono (con la quale intende dare rappresentazione finale di un ideale e di una realtà rivoluzionaria). Se l’orizzonte infinito dell’Uno consentiva a che la relazione naturale si giocasse continuamente attorno ai due poli dell’inapparente e profondo e dell’apparente e visibile, allora anche l’aspetto per il quale tale relazione doveva essere razionale - non distaccata da quella apertura di libertà - è quello stesso per il quale i soggetti naturali medesimi non potevano non essere governati da un senso interno creativo e dialettico: come Soli e Terre controbilanciavano i propri effetti di calore, luce e vita tramite il raffreddamento, così i cittadini di una Repubblica ideale - una nuova Repubblica - avrebbero potuto seguire un motore creativo e dialettico, conservando alta ma reale una prassi che non scindesse libertà da eguaglianza.

Naturalmente e razionalmente tutto ciò poteva realizzarsi nel momento in cui la speculazione di Giordano Bruno fosse riuscita ad affermare e giustificare la presenza e l’azione di un unico soggetto, profondo ed alto, interno ai soggetti/cittadini medesimi: ebbene la filosofia del gigante nolano riuscì nell’intento, riconoscendo la presenza ed il valore di un desiderio e di un’immaginazione motori del movimento materiale. Uno spirito interno alla materia, che era capace di rovesciarla nelle sue ragioni determinanti. Per questo il filosofo di Nola dovette combattere - magnifico fu, in questa lotta senza quartiere, il testo successivo al De la Causa: il De l’Infinito, Universo e mondi - contro l’impostazione aristotelica, che voleva ed imponeva la contrapposizione fra i soggetti in relazione dialettica, e la sua connessione con il principio antropologico platonico-cristiano della separazione, che faceva valere quella contrapposizione per garantire l’ordine attuale dell’esistenza, la distinzione fra una potenza infinita astratta (quella divina) e la presenza di un unico mondo chiuso ed ordinato. Giordano Bruno pagò con la vita la propria affermazione dell’infinito del desiderio e dell’amore: e la modernità (scientifica, filosofica e politica) comprese ed accettò le ragioni di quel rogo, allontanando se stessa dal pericoloso crinale della sovversione e della ribellione, dalla rivoluzione (del concetto di ragione e di quello della natura).

Ora le sorti del mondo occidentale, per la prima volta mondo unico e totale nell’economia del capitale transnazionale, sembrano ricadere e retrocedere verso quella propria lontana origine: tolte tutte le virtù liberatrici e progressive rappresentate e concretamente agite nella storia dalla successione delle rivoluzioni moderne (inglese, statunitense, francese, sovietica), la civiltà occidentale riscopre come virtù la fede cieca nella concezione di un Uno necessario e d’ordine, un monolite univoco e determinante, capace di fondere insieme il religioso ed il politico, nella generazione di un nuovo fondamento del potere, nel dominio e nel controllo della vita su scala planetaria (biopolitico). Di fronte a questo modello universale si vengono così organizzando i vari esempi su scala nazionale (p. es. statunitense ed italiano).

Ciò che avrebbe potuto valere all’inizio di una modernità diversa come apertura della relazione naturale bruniana ora viene imposto come artificiale soggezione alle necessità del mercato; ciò che avrebbe potuto essere liberato come rapporto razionale fra verità e bontà (il desiderio amoroso di libertà ed eguaglianza) viene ora cooptato all’interno della necessità autofondantesi del falso infinito del profitto capitale. Persa la propria propulsione progressiva, la borghesia internazione e nazionale si ritira dalla produzione materiale concreta per risalire all’accumulazione astratta della speculazione finanziaria e borsistica. Intimorita dal pericolo di una materialità eccedente, dalla perdita del controllo del movimento della stessa (egemonia), essa rende feudalmente astratta la concezione e la pratica della produzione stessa. Procedendo per acquisizioni ed integrazioni successive, costituisce il proprio nuovo Impero geo-economico e politico attraverso l’estensione illimitata della dialettica amico-nemico.

Ragione naturale diventa in tal modo quella assoluta totalizzazione organica che passa sotto il nome di produzione immateriale: qui la società economico-politica mondiale ed i suoi membri nazionali infiggono il proprio fondamento nella creatività apparente offerta dal presupposto della artificializzazione totale ed assoluta del naturale (ipotesi cibernetica). Implicazione necessaria di questo effetto e risultato diviene pertanto l’imposizione di un orizzonte di rete universale, secondo il principio di un nuovo totalitarismo della comunicazione.

Allora, tanto l’offerta di quella apparente creatività si moltiplica per effetto della circolazione della produzione fantastica e del consumo, altrettanto la moltiplicazione materiale dei soggetti del desiderio e del bisogno entrano nella sfera stabilita dalle ragioni determinanti della trasformazione continua e della rivoluzione della materia nella forma e della forma nella materia. Corpi (trapianto da vivi) ed istituzioni politiche ed economiche (riforme e ristrutturazioni) vengono pertanto apparentemente rigenerati in continuazione, senza potersi distaccare dalla vita e dall’anima dell’utilità e profitto capitale, secondo l’ordine della sopravvivenza illimitata. Entrata pertanto nell’era della piena e totale strumentalità di tutto per tutto e secondo ogni finalità e scopo, la modernità occidentale - nata con l’inizio della globalizzazione, al tempo delle scoperte geografiche - scopre la morte solamente come esteriorità, condizione possibile dei popoli e delle culture aliene. Propone, allora, la vita come servaggio necessario a se stessa. Impone la libertà come possibilità interna, capace di rovesciare - appunto dall’interno - apparati di discriminazione a lei affini o diversi.

Guerra e rivoluzione continua - ancora a partire dal momento iniziale della sua nascita - costituiscono, pertanto, la natura astrattamente eterna della globalizzazione occidentale, nel movimento di predazione generalizzato ed universale. In questo ambito non è nemmeno strettamente necessario che una nazione emerga sulle altre, quale concretizzazione dello spirito del tempo, per governare, indirizzare ed egemonizzare lo sviluppo ed il procedere della realtà storica. Anzi, al contrario: proprio la presenza di un mondo c.d. multipolare potrà garantire che il divenire della storia possa finalmente essere negato ed annichilito, risultando ulteriormente impossibile (fine della storia). Solamente nel momento in cui guerra e rivoluzione continua potranno toccare e coinvolgere i confini planetari, la globalizzazione potrà dirsi effettiva e realizzata.

In questa corsa fatale verso la fine, infinito astratto - il principio che fa sussistere la fede in una potenza assoluta di volontà ed intendimento - ed infinito della sensibilità - la motivazione e la giustificazione che stabiliscono la circolazione dell’intero essere tramite la strumentalizzazione - si dispongono in ordine ed in successione come religione e realtà economico-politica del nostro tempo. Qui l’uno principio non è senza l’altra ragione: e questa stessa ragione richiama e vuole quel principio per non scomparire nello stesso movimento da essa stessa decretato. Così un cristianesimo adeguato allo scopo ed un capitalismo necessariamente sorretto offrono, insieme, il panorama e l’orizzonte di uno squarcio di mondo, di una relazione totalmente immanente, dove la stessa figura teologica del Padre (libertà) viene ridotta ad essere rappresentata dall’elemento terreno istituzionalmente egemone (il Papa romano), mentre la ragione della produzione e riproduzione sociale pare assestarsi nella negazione e nel capovolgimento del diritto razionale e naturale alla libertà ed all’eguaglianza, nella più piena e completa fascistizzazione corporativa dei rapporti, nel mantenimento coatto - con il vigore e la forza della legge - della stratificazione e separazione sociale (separazione delle classi).

Stretto fra persona e forza del diritto anche l’appendice ed il membro italico della globalizzazione universale partecipa al generale movimento di alienazione e violenza: avvinto alle spedizioni di ‘liberazione’ religioso-economiche e politiche, come soggetto tradizionalmente portatore di una forma di potere - si ricordi la tradizione clerico-autoritaria della civiltà occidentale dominante durante il medioevo - inquisitoriale e normalizzante, esso pare addirittura avere tutti i requisiti - come del resto, negli anni venti e trenta del secolo scorso - per essere l’apripista, o il più fedele esecutore, della nuova religione capitalistica del potere, della nuova congiunzione fra potere sacrale e potere laico.

A questo fine la stessa società politica e partitica italiana apre ad una nuova fase sperimentale, destinata a completare il passaggio al nuovo mondo, attraverso l’eliminazione (per sistema di voto o per repressione giuridica) degli estremi e la costituzione di un centro politico esorbitante, unico soggetto atto a legittimarsi nella rappresentanza degli interessi (essi stessi unicamente legittimi) dei proprietari (per capitali, azioni, immobili o servizi). Nella privatizzazione e mercificazione totale delle operazioni sociali, questa rappresentanza politica è destinata a rappresentare e a raccogliere entro le proprie fila tutti quegli ideali programmatici che nella tradizione occidentale hanno fatto valere il principio assoluto della produzione. Da un lato liberisti, dall’altro marxisti convertiti, tutto l’ampio spettro dei rappresentanti degli interessi materiali del sistema capitalistico italiano si appropria della scena istituzionale nazionale. Lo Stato stesso si forgerà secondo questo nuovo concetto di nazionalità dei produttori, facendo riemergere quanto di assoluto e dispotico - nel senso della disposizione che non ammette resistenze ed opposizioni - sta necessariamente e per natura nel concetto e nella prassi sociale della produzione e della sua positività: primato senza pari dell’esecutivo, subordinazione del legislativo, svuotamento legalistico ed asservimento del giuridico.

Nella prospettiva di un’integrazione dei mercati internazionali la strumentalità italica stessa non potrà non essere legittimata e finalizzata se non secondo la funzione del controllo demandato, sia militare che economico o culturale. Qui entreranno in campo, necessariamente - così come già stanno entrando in campo - i rapporti con le religioni diverse da quella cattolica. Qui, allora, i rapporti di soggezione imposti potranno rovesciarsi in relazioni di primato e di determinazione, sia all’interno del proprio campo d’appartenenza (il campo occidentale, nel rapporto con i protestanti, soprattutto statunitensi), sia nei rapporti con le altre forme di fede e di religiosità (ebrei, mussulmani, politeismi orientali).

In un’Italia che vede Papi idolatrati e sottomarini vagolanti lungo le pianure del Po, viene sotto traccia già continuamente e costantemente ripetuto per il tramite di mezzi di comunicazione di massa totalmente asserviti - come negli anni trenta del secolo scorso - il ‘sano principio’ di ogni pedagogia e propaganda autoritaria:

Bibbia e moschetto ... italiano perfetto!