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> ALE’ MUNDIAL

10 luglio 2006, 01:46

Ciao Enrico, ho letto parecchi commenti in questi giorni attendendo la Domenica.
Riporto quì uno di questi preso da Indymedia, a me è piaciuto. Ho visto anche io la partita, la prima per me.Ho ricordato mio padre arbitro, quando mi portava piccolina allo stadio o quando lo seguivamo in trasferta con mia madre e sorelle.Dagli anni 70, malgrado una tribuna dove poteva seguire il tutto, lo vidi sempre più lontano e demotivato. Ma non scordo la gioia dell’Italia Germania, in piazza con lui, con tanti... I giornali avranno di che parlare per giorni.Anche gli italiani.


ABBIAMO VINTO! Tifosi patrioti…utili idioti.

Il cielo è rovente, torno dall’orto con un’insalata per pranzo. In cortile trovo due vicini, padre e figlio, da sempre torvi. A ragione: una vita passata attaccato ad una macchina in fabbrica, il primo, appena agli inizi nell’esatta fotocopia, il secondo. Eppure oggi sono allegri, esaltati, direi. Mi viene incontro il vecchio, fa un cenno di forza con la mano. “Abbiamo vinto!” proclama.
Stavo pensando alla siccità che non fa bene alle zucchine e resto inebetito. Abbiamo vinto? Chi, io?
“Ieri…” continua imperterrito: la mia calma dev’essere durata troppo per la sua eccitazione.
I pensieri corrono più veloci delle parole. Ieri... Ho passato una piacevole giornata camminando in montagna con mia madre. Precisamente, in quella Val Susa che mi è cara, da quando la tenacia della gente testarda che la abita ha incrociato la mia vita, dalle parti del Seghino.
Sono ancora assorto nella frescura dei boschi e quello già continua: “…la nazionale!”
Un fulmine sfascia i monti. Nazione. Che brutta parola. Ricorda i sacri confini, le bandiere, tutti quei fazzolettoni tricolorati che in molti espongono ai balconi, in questi giorni. Le stesse bandiere che sono ogni giorno fuori dalle questure e dalle galere. Sulle divise di alcune dei soldati che occupano l’Iraq e l’Afghanistan, o pattugliano il Mediterraneo, il “Mare Nostrum”, per acchiappare disperati sui barconi. Fuori, a volte, dalle scuole dove ti insegnano a pensare nella maniera corretta e, comunque, ad obbedire sempre. (A dirla tutta, ti insegnano anche cose utili: come far funzionare al meglio una macchina in fabbrica o in ufficio, per esempio).
“Abbiamo vinto la partita”, insiste.
Ah, si, il calcio! Ecco, allora, le urla, gli schiamazzi e il rumore di clacson che erano franati nel mio sonno come un incubo, ieri notte. Erano reali. Festa. Il giovane vicino avrà abbracciato raggiante il capoturno bastardo. Tutti contenti. Tutti fratelli d’italia. Così deve andare. Ognuno al proprio posto, operaio e padrone, sbirro e soldato, ogni giorno, poi, qualche volta, tutti insieme ad applaudire. Tutti contenti. Tutti fratelli d’italia. Chissà che bello, ieri sera.
“Abbiamo vinto!”. Se applaudi davanti al megaschermo, vincono sempre loro, ogni giorno, sempre.
Lo guardo ancora un minuto, senza dire nulla.
Me ne vado, penso già nuovamente alle zucchine.
Speriamo che piova.