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Renato Curcio ha cominciato con l’estrema destra...

6 settembre 2010, 10:32

A me sinceramente questa storia del Curcio "giovin fascista" è sempre sembrata una cazzata, praticamente l’unica "prova" sarebbe in una riga di un giornaletto nazistoide francese che parla di un Renato Curcio di Albenga che sarebbe stato uno dei pochissimi militanti di "Jeune Europe" in Italia.

Curcio non ha mai negato di aver frequentato, nel suo brevissimo vivere adolescenziale in quel di Albenga - come "trovatello", tra affidamenti ed adozioni provvisorie varie, nella sua adolescenza ha girato parecchio - di aver avuto amichetti poi finiti nell’ultradestra ed in particolare in Ordine Nuovo, ma ha invece sempre negato di essersi occupato di politica prima - ed appunto nemmeno subito - di essere arrivato all’Università di Trento, dove in effetti si iscriverà, certamente prima del 1968, al PCdI m-l, partitello ancora formalmente esistente ed allora di stretta osservanza filocinese.

Ed a Trento Curcio ci è arrivato nel 1963 e dopo aver vissuto anche un anno a Genova.

Quando quindi avrebbe dovuto essere fascista, quando andava alle elementari ?

Vero invece il discorso che fa K sul fatto che i gruppi fascistoidi o comunque di destra, almeno fino al 1966 ed all’onda emozionale che suscitò l’uccisione a Roma dello studente socialista Paolo Rossi da parte dei fascisti di Avanguardia Nazionale, erano di fatto egemoni nelle università ed anche nelle scuole superiori.

Era un egemonia dovuta, oltre al fatto che chi allora faceva le superiori ed ancora di più l’università era quasi sempre di famiglia agiata - la scuola "di massa" sarà una conseguenza proprio del ’68 ed ovviamente arriverà solo in anni successivi - alla enorme capacità di questi gruppi destrorsi di infilarsi tra i giovani a partire dalle attività sportive, attraverso appunto il gruppo sportivo Fiamma.

Ma bisogna dire che al gruppo Fiamma o alla Giovane Italia ( gruppo giovanile del Msi) venivano allora accettate anche iscrizioni di undicenni.

Per cui è molto facile che parte considerevole di chi poi farà il 1968 possa essere passata anche per esperienze simili, cosa che certo non può scandalizzare.

Anche io credo non sia il caso di fare oggi inutili pettegolezzi in materia, ma credo si possa narrare la storia emblematica, da lui stesso raccontata sia in interviste che in parte nel film autobiografico "Il grande sogno", dell’attore e regista Michele Placido.

Figlio di contadini pugliesi, iscritto adolescente alla Giovane Italia per questioni sportive e genericamente "patriottiche", poi poliziotto della celere a Roma ed infine, nel 1968, dimessosi dalla polizia e, iscrittosi all’Accademia di Arte Drammatica, poi diventato uno dei leader della protesta studentesca in quella facoltà.

Ma a scavare nelle coscienze giovanili fino ad allora spesso destrorse e conformiste, prima ancora dell’esplosione del 1968 che casomai ne sarà una conseguenza, è stato in precedenza effettivamente tutto il fervore della cultura beat ed hippie, arrivata anche in Italia dall’Inghilterra al seguito della musica di Beatles e Rolling Stones e poi fusasi con le prime lotte, negli United States, contro la guerra imperialista in Vietnam.

Tutto ciò fu veramente una tempesta culturale che riuscì a cambiare in poco tempo cultura e costume nell’italietta clerico/fascista che c’era prima degli anni sessanta.

Radisol