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Subject: la trattativa mafia-stato
Subject: la trattativa mafia-stato
La trattativa mafia-Stato
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Indubbiamente l’Italia ingoia di tutto e tutto metabolizza e digerisce. Ieri sera abbiamo assistito ad una trasmissione di Anno Zero dai contenuti strabilianti, tali da provocare un terremoto in qualsiasi nazione civile che non fosse degradata a narco-Stato o Stato
del Crimine del genere Colombia, Panama.....ma che in Italia non ha causato nessun trauma, nessuna emozione..
Abbiamo sentito dalla viva voce dei testimoni e dei protagonisti la narrazione di una trattativa tra Stato e Mafia durante la quale furono massacrati Paolo Borsellino e la sua scorta. Sembra che la trattativa sia iniziata addirittura ancora prima dell’attentato di Capaci contro Giovanni Falcone e che sia continuata dopo la stragi non si sa con quali contenuti. A quanto pare, il racconto dei grandi successi della lotta alla mafia che ci è stato proposto da tutta la batteria massmediatica, è da riscrivere.
A raccontare ieri sera la verità che finora è stata svelata ad Anno Zero erano il figlio di Vito Ciancimino che sembrava ancora stupefatto del fatto che la casa romana in cui il padre figurava ristretto in regime di arresti domiciliari fosse frequentata da mafiosi del calibro di Provenzano e Lo Verde, il generale Mauro Mori (al tempo colonnello). il capitano Giuseppe de Duonno, Claudio Martelli, la signora Agnese moglie di Borsellino che, diciassette anni dopo, continua a reclamare la verità sui mandanti della uccisione del marito.
C’è una tesi che vorrebbe la morte di Borsellino legata alla sua contrarietà alla "trattativa". Tesi che può essere vera ma anche di comodo. Perchè la mafia avrebbe dovuto uccidere Borsellino dal momento che aveva aperto un negoziato con lo Stato? . Quali ostacoli seppur gravi un solo magistrato avrebbe potuto arrecarle? Bisognerebbe cercare altrove le ragioni della soppressione di Paolo Borsellino. Bisognerebbe ritrovare l’agenda rossa.....
Resta da fare emergere dal buio i protagonisti più importanti del negoziato che certamente non sono
i due ufficiali dei carabinieri. Da capire perchè un anno dopo l’Italia fu funestata da stragi di mafia che ebbero come obiettivo anche il patrimonio culturale dello Stato a Firenze in via dei Gergofili, a Roma contro le Chiese di SanGiovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro, A Milano in Via Palestro.
Lo Stato che negò con tutte le sue forze alle Brigate Rosse la trattativa per salvare Aldo Moro non
sembra abbia avuto tanti scrupoli nel trattare con la mafia di Totò Riina. A pensarci bene non aveva avuto neppure alcuna remora a trattare la liberazione di Ciro Cirillo rapito in un agguato che costò la vita a due persone innocenti ad opera di un mix criminale brigate rosse e camorra.
Ripeto la domanda: perchè la trattativa è continuata dopo l’uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta?
E quest’altra: perchè sembra tutto inghiottito dalle sabbie mobili e non si riesce a far luce, a rendere trasparente, questo gravissimo episodio di capitolazione dello Stato alla mafia?
Quali sono i rapporti "attuali" tra Stato e Mafia?
Fino a quando non sapremo la verità vivremo nell’ambiguità di una condizione di finta democrazia
controllata da poteri talmente forti da indurre lo Stato a venire a patti, a piegarsi.....
Pietro Ancona
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www.spazioamico.it
http://www.annozero.rai.it/R2_HPprogramma/0,,1067115,00.html
Messaggi
1. trattativa stato-mafia, 9 ottobre 2009, 19:54
Pietro Borsellino non era un magistrato qualsiasi.
Era oggettivamente l’ "erede" di Giovanni Falcone, ucciso solo poche settimane prima, ed una sua eventuale iniziativa "mediatica" ( e una in effetti fece in tempo a farla, un intervista alla tv francese ) in un momento di grande emozione nell’opinione pubblica avrebbe certamente fatta saltare la trattativa.
Senza contare che realisticamente Borsellino sarebbe stato indicato come erede di Falcone anche mella direzione della neonata Superprocura Antimafia.
Per cui il discorso "si tiene" tutto ... e dovrebbe far riflettere anche su come spesso, anche qua sopra, siano stato "osannati" personaggi che non lo meritavano.
Come quel capitano Di Donno, più noto come "Ultimo", che qualcuno - a suo tempo su Bella Ciao mentre era in corso il processo per la mancata perquisizione al "covo" di Riina - difendeva a spada tratta .... e che adesso, insieme al suo capo Mori, fa il consulente per la sicurezza per il Comune diretto dal "sindaco con la celtica" Gianni Alemanno.
Curioso poi che pressochè nessuno oggi - nemmeno "Il Fatto" di Travaglio e c. - abbia sottolineato le pesantissime dichiarazioni di ieri sera fatte da Di Pietro.
Che dice di aver visto una informativa del Ros - e quindi di Mori e di Di Donno - che preannunciava attentati contro Borsellino e lo stesso Di Pietro.
Di Pietro fu avvisato - e riparò per un pò in Costarica con la moglie - ... Borsellino invece evidentemente non fu avvertito ..... e nemmeno fu rafforzata la sorveglianza sotto casa della madre dove si recava ogni domenica ...
Cosa quest’ultima confermata ieri sera pure dall’allora ministro di grazia e giustizia Claudio Martelli.
E la cosa mi sembra di una gravità inaudita ....
K.
1. trattativa stato-mafia, 9 ottobre 2009, 20:57, di Nando
Infatti nessuno ieri sera ad Anno Zero ha evidenziato che Di Pietro fù avvisato di un eventuale attentato e Borsellino invece non fù avvertito, cosa che mi ’’puzza’’ un pò, neanche il buon Santoro e Travaglio.
2. trattativa stato-mafia, 9 ottobre 2009, 22:20
Anche volendo credere all’ipotesi che i Ros avessero regolarmente avvisato Borsellino come Di Pietro e che lo stesso Borsellino avesse ritenuto di non allontanarsi, a differenza di Di Pietro, dal suo lavoro "sul campo" .... appare comunque indecente e terribilmente inquietante che non fossero state nemmeno predisposte misure maggiori di sicurezza intorno a lui.
K.
2. trattativa stato-mafia, 10 ottobre 2009, 06:28, di e = mc2
Ai tanti interrogativi di Pietro Ancona, forse, si può, pacatamente, rispondere con: Perché Stato e Mafia sono la medesima cosa, con vesti differenti.
Levando il forse!
1. trattativa stato-mafia, 10 ottobre 2009, 15:43
Comunque gli schemi classici fascismo/antifascismo o destra/sinistra non possono applicarsi in modo manicheo e schematico alla lotta contro le mafie.
Borsellino, ad esempio, era notoriamente di destra, già militante del Fuan e poi del Msi, ed è noto che Falcone, che invece era di sinistra da sempre, amava salutarlo scherzosamente col saluto romano.
Ciò non toglie che Borsellino sia stato un irriducibile nemico della mafie mentre il Mancino che dà il suo nome alla legge contro i fascisti invece no.
Borsellino combatteva i cosiddetti "cavalieri di Catania", cioè i palazzinari in combutta con la mafia mentre invece le "cooperative rosse" emiliane ci facevano gli affari e ci spartivano gli appalti ....
E il tanto decantato ex giudice di sinistra Violante, poi responsabile giustizia prima del Pci e poi del Pds, fu acerrimo nemico tanto di Falcone che di Borsellino.
E pure all’interno dei partiti allora al potere c’erano posizioni assai diverse.
Il socialista Martelli ed il democristiano Scotti ( che pure aveva avuto in precedenza le sue rogne per rapporti con la camorra napoletana), per esempio, sostennero fortemente da ministri della giustizia e dell’interno prima Falcone e poi Borsellino.
Mantre i loro capipartito, Craxi per i socialisti ed Andreotti e Forlani per la DC, sabotarono di fatto tutte le iniziative antimafia.
Solo dopo la strage di Via D’Amelio finirono per smettere di frenare e passarono quindi i provvedimenti più pesanti contro la mafia, il cosiddetto carcere "duro" e soprattutto la legge Rognoni/La Torre sul sequestro dei beni.
Cose che poi nemmeno i nuovi garanti della "pace mafiosa", Berluskoni e Dell’Utri, potettero rimettere in discussione ... anche se ci provarono, altrochè se ci provarono ... ma l’alleanza coi "forcaioli" e i "giustizialisti"di allora , AN e la Lega, ( come cambiano le cose col tempo ...) rese impossibile ogni ritorno indietro ....
K.