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un ponte per .... le mafie

Publie le giovedì 15 ottobre 2009 par Open-Publishing
1 commento

  un ponte per…. le mafie -
di Paolo De Gregorio, 15 ottobre 2009

La questione del ponte sullo stretto di Messina mi evoca immediatamente l’opzione nucleare, in quanto in entrambi i casi viene scelta la strada più costosa, più pericolosa, più irrazionale, più lunga come realizzazione, al posto di scelte non pericolose, praticabili subito, senza impatti ambientali.

Naturalmente, per quanto riguarda l’energia, parlo del fotovoltaico diffuso, che è in grado di dare, se solo lo si volesse, tutta l’energia di cu abbiamo bisogno, basterebbe incentivarlo come si fa con l’auto, rottamando tra l’altro vecchi impianti a gasolio o a gas e sostituendoli con questa meravigliosa, efficiente fonte rinnovabile.
La resistenza delle lobby del petrolio e del nucleare crea condizioni per cui tale innovazione energetica non venga fatta, anzi viene ostacolata da norme burocratiche tese a scoraggiare chi vuole cambiare, e non incentivata come buon senso vorrebbe.
E’ chiaro che se l’opinione pubblica si rendesse conto che il fotovoltaico funziona e ci dà vera energia pulita e non pericolosa, e vedesse questo fatto realizzato in concreto, la follia del ritorno al nucleare sarebbe seppellita per sempre.

Per il ponte sullo stretto di Messina il discorso è identico: si sceglie la via più assurda perché mette in moto una grande mole di denaro, di appalti, di affari che, in quelle regioni (Calabria e Sicilia), significa ingrassare le due mafie, che poi ricorderanno chi devono votare alle elezioni.
Se invece usassimo il metro di risolvere i problemi senza offrire opportunità alle mafie, la questione del ponte cadrebbe nel ridicolo, poiché non basta velocizzare il traffico tra Sicilia e Calabria, guadagnando qualche decina di minuti rispetto ai traghetti, ma vi è la questione dell’autostrada Salerno-Reggio, che è un budello impercorribile, la cui modernizzazione richiederebbe spese superiori a quelle per il ponte. L’attuale traffico su questa arteria risulta così intasato che i tempi di percorrenza di un TIR, che dalla Sicilia va al Nord, sono tempi commercialmente inaccettabili.
La soluzione sono le autostrade del mare, con traghetti pensati solo per il trasporto dei TIR, mezzi superveloci, che possono svuotare facilmente la Salerno-Reggio, che possono collegare in poche ore Palermo con Salerno-Civitavecchia-Livorno-Genova e Catania con Bari-Ancona-Ravenna-Trieste, realizzando così anche il compito di ridimensionare il traffico sulla Adriatica.
Basta fare uno studio sui volumi di traffico su queste due arterie, e mettere a disposizione un numero di navi adeguato. Per il traffico nei due sensi tra Sicilia e continente il conto sarebbe presto fatto, basterebbe chiedere alle Ferrovie dello Stato quanti biglietti vendono al giorno per traghettare i Tir.

Sarebbe ora di smetterla di occuparci della vita, più o meno dissoluta, del Cavaliere e contrapporre ai suoi programmi, mafiosi e distruttivi, proposte serie, razionali, praticabili, andando a parlare con le popolazioni interessate e mettendo in piedi un movimento anti-ponte e anti-nucleare, fra la gente dei possibili siti nucleari, fra la gente di Messina e Reggio Calabria, e non dai comodi studi televisivi o dai palazzi del potere.
Paolo De Gregorio

Messaggi

  • Ecco perché torna il Ponte

    di Stefano Feltri

    15 ottobre 2009

    Perché Silvio Berlusconi torna a parlare del ponte sullo stretto di Messina proprio ora, con i corpi ancora caldi dei morti dopo il disastro dei giorni scorsi? Ieri il presidente del Consiglio ha detto: “Tra dicembre e gennaio cominceremo la realizzazione del ponte sullo Stretto”, mentre - in teoria - doveva discutere di hub e trasporto aereo. Parlare di infrastrutture in questa fase, in cui i giornali sono pieni degli sfoghi dei piccoli imprenditori del nord e dei lamenti della Confindustria sulla Finanziaria, non sembra politicamente molto utile: l’impatto delle Grandi Opere sull’economia è molto differito. Soltanto dopo mesi o anni si osservano i risultati in termini di occupazione e indotto. Il Pd dice che il presidente del Consiglio ha “un’incredibile faccia tosta” a continuare a immaginare infrastrutture strategiche dove, come dimostra la recente tragedia, non sono solide neppure le abitazioni, figurarsi i ponti.

    Applicando la logica del ‘cui prodest’ si possono azzardare alcune interpretazioni. La prima è di agenda: oggi in Consiglio dei ministri si discute la Banca del Sud, o del Mezzogiorno, l’ambizioso progetto di Giulio Tremonti che non piace molto ad alcuni ministri (come Stefania Prestigiacomo e Raffaele Fitto) che temono un’eccessiva ingerenza del ministro negli affari meridionali. Berlusconi, quindi, potrebbe voler preparare il terreno alla Banca del Sud, di cui il ministro dell’Economia ha davvero bisogno per consolidare la propria posizione nell’esecutivo dopo le polemiche di questi giorni rassicurando gli altri che avranno sempre il ponte per consolarsi. Va ricordato però lo scontro tra lo stesso Berlusconi e Tremonti per il seminario promosso dal ministro sul futuro del Paese, con accenni un po’ troppo espliciti alla successione al Cavaliere. Quindi? A essere maliziosi l’uscita berlusconiana si potrebbe leggere anche così: anche se il governo boccerà la Banca del Sud, il Mezzogiorno potrà sempre contare sul ponte.

    Poi, certo, bisogna ricordare altre due cose: il Ponte sullo stretto lo costruirà Impregilo, presieduta dal tremontiano Massimo Ponzellini (che il ministro ha messo alla guida della Popolare di Milano), ma questo non sembra essere decisivo. E, sempre per stare al ‘cui prodest’, il ponte sta molto a cuore alla mafia. Che non sembra troppo interessata alla banca tremontiana.

    da Il Fatto Quotidiano n°15 del 15 ottobre 2009