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BERLUSCONI VENDE IL 17% DELLa FININVEST !!!!!

Publie le mercoledì 13 aprile 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Lavoro - Disoccupazione Governi

di Viviana Vivarelli

Facciamo alcune rapide considerazioni: Cosa hanno fatto i capetti dei
regimi sudamericani? Hanno devastato i loro paesi, imboscando enormi
capitali personali all’estero, trasformando la ricchezza pubblica in
ricchezza personale, arricchendosi a dismisura alle spalle del loro paese.

Quando le cose si sono messe male per loro sono scappati in luoghi non
soggetti a estradizione, mantenendo le loro gigantesche ricchezze e hanno continuato a vivere felici e contenti alla faccia dei disgraziati che avevano impoverito.

Che il paese Italia abbia diminuito la sua ricchezza e si sia infilato
in una crisi economica temenda e’ sotto gli occhi di tutti, solo quel
sinistrato e tignoso di Tremonti puo’ continuare ad affermare il contrario, con una faccia tosta incredibile che sta sfiorando la paranoia.

Ma ieri e’ successo qualcosa che ci deve far riflettere: BERLUSCONI
VENDE IL 17% DI FININVEST! Passera’ dal 50,9% al 34%, pur mantenendo il
contro delle televisioni.

Questa dismissione e’ molto significativa: come caso estremo potrebbe
indicare un inizio di dismissione di un capitale non trasportabile
all’estero, si liquidano i beni di cui si teme di perdere il controllo,
insomma si comincia a fare i bagagli, preparando la fuga; come lettura
azionaria indica che egli da’ per certa la sua sconfitta, sa che, come
questa arrivera’ all’immaginario degli operatori di Borsa, il titolo
Fininvest cadra’ a piombo, e dunque si affretta a vendere una parte
consistente di titoli per realizzare il capitale prima che si svaluti.

Come si vede, le frasi tignose e supponenti dell’intollerabile Tremonti
a Ballaro’ sono tutt’altro che supportate dai fatti. Se Temonti finge di credere che la crisi non ci sia, le mosse do Berlusconi affermano
esattamente il contrario.

In quanto a quelli che mi chiedevano come mai non parlassi a favore dei
diritti sindacali dei 13.000 dipendenti di Berlusconi, puo’ darsi che il futuro mostri che anch’essi si troveranno presto nella necessita’ di
richiedere proprio quella protezione sindacale su cui FI e Lega manifestano il massimo disprezzo.

Messaggi

  • I Ds attaccano l’annuncio di cessione delle azioni Mediaset

    "L’azienda resta sua, ma deve fare cassa prima che cambi la Gasparri"

    Il premier non convince l’opposizione
    "Mossa tattica, non cambia nulla"

    Approvazione invece da An: "Molto soddisfatti, è un segnale"

    ROMA - Non convince l’opposizione l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler vendere il 16,68 per cento delle azioni di Mediaset in suo possesso. "La cessione del 17% del pacchetto azionario a investitori istituzionali - commenta il parlamentare dei Ds Carlo Rognoni - permettendogli di portare nelle casse di famiglia oltre 4 mila miliardi di lire di una volta, gli consente di mantenere ben saldo, con il restante 34%, il controllo dell’azienda".

    Secondo Rognoni "ci troviamo probabilmente di fronte a un’operazione che gli assicura forte liquidità, una possibilità concreta di finanziare chissà quale altra impresa oltre alla politica. Senza risolvere affatto il conflitto di interessi. Anzi, mettendo Berlusconi nella condizione di far sentire tutto il suo peso economico agli alleati: ma non solo".

    Sull’utilizzo che Berlusconi intenderebbe fare dei soldi ricavati dalla cessione, azzarda un’ipotesi un altro esponente dei Ds, il capogruppo in Commissione di vigilanza Beppe Giulietti. "Sicuramente fioccheranno le
    smentite - dice Giulietti - ma è del tutto evidente che la vendita delle azioni Mediaset abbia un obiettivo politico, non certo la liberalizzazione dei mercati. Mi riferisco alle operazioni intorno al Corriere della sera, oggetto del desiderio del premier e dei suoi amici".

    Per l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, anche lui Ds, "considerando probabile la sconfitta elettorale, il presidente del Consiglio teme che nella prossima legislatura possa essere modificata la legge Gasparri, cosa che avrebbe una conseguenza immediata sul valore di mercato di Mediaset. La vendita di quote Mediaset è quindi in realtà una monetizzazione del conflitto d’interessi ampiamente esercitato in questi anni, tanto più che il controllo della società non verrebbe messo in alcun modo in discussione".

    I Comunisti italiani danno invece una lettura dell’annuncio che punta più sul lato dell’immagine che non su quello finanziario. "Berlusconi è alla disperata ricerca del colpo di teatro - afferma il presidente dei deputati del Pdci Pino Sgobio - dopo cinque anni di conflitto di interesse ora cerca di fare bella figura con l’elettorato moderato cedendo una parte delle sue azioni. La verità è che la partita finanziaria rientra, come al solito, nei sui affari senza toccare minimamente il controllo politico dell’azienda".

    Approvazione per l’annuncio del premier arriva invece dal vicepresidente di An Ignazio La Russa. "Sono soddisfatto, molto - commenta - E’ un segnale".

    (13 aprile 2005)
    da www.repubblica.it