Home > Bertinotti va a Congresso

Bertinotti va a Congresso

Publie le mercoledì 2 marzo 2005 par Open-Publishing

Partito della Rifondazione Comunista Parigi

Si apre domani a Venezia il VI Congresso di Rifondazione Comunista. Ecco tutti i temo sul tappeto

di Ettore Colombo

Le parole le ha scelte un grande poeta, Edoardo Sanguineti (pace, libertà, liberazione, salario e conflitto), la scenografia l’ha disegnata un grande architetto, Massimiliano Fuksas, come il simbolo, un uovo bianco che racchiude tutti i continenti in rosso, e lo slogan sarà “Verso un mondo nuovo”.

Rifondazione comunista celebra il suo VI congresso nazionale dal 3 al 6 marzo, al Lido di Venezia. Nata nel 1991 come reazione alla trasformazione del Pci in Pds (e poi Ds), dopo aver subito due scissioni (una piccola, nel ’95, quella dei Comunisti unitari che decisero di “baciare il rospo”, cioè di contribuire a far nascere il governo Dini, e una ben più grande, quella dei Comunisti Italiani che, guidati dal padre fondatore Armando Cossutta cercarono di tenere in vita il governo Prodi nel ’98) ed essere stato additato a nemico pubblico numero 1 dell’Ulivo (a partire da Nanni Moretti), oggi il segretario Bertinotti la sta guidando a un’alleanza sempre più stretta e organica con Romano Prodi. Ha dovuto pagare un prezzo, quello di ben quattro mozioni di minoranza presentate contro di lui, di cui ben tre di marca trotzkista, ma incassa una maggioranza che si sfiora il 60% dei consensi.

Sarà l’ultimo suo congresso da segretario (“Anche la politica deve rispettare i tempi della vita”, dice), continua ad escludere di diventare ministro, ove l’Ulivo vincesse le prossime elezioni politiche (ma non ad escludere ministeri per i suoi, a partire dall’indipendente Giuliano Pisapia alla Giustizia), ha scelto con vigore la strada della non violenza e del pacifismo anche se ritiene che ancora sia giunto il tempo per rinunciare al nome “comunista”. L’ultimo colpo di scena lo vede “attento alle ragioni della fede”, in sua “ricerca”. Ma se il segretario del Prc non finirà mai di stupire, resta da capire che tipo di partito si porta dietro. E quali gli uomini su cui punta per costruire la nuova Rifondazione.

“Al centro del congresso non ci sarà il governo, ma il rapporto e il dialogo con i movimenti”, dice convinto il siciliano Francesco Forgione, uno degli uomini del segretario più attenti al rapporto con la società civile e le associazioni, rapporto che coltiva dai tempi della “primavera di Palermo”. “La composizione del partito (97 mila iscritti, 6,1% alle europee) si sta sempre più modificando”, commenta: “L’elettorato si sta ringiovanendo e non raccoglie più soltanto i consensi degli ultracinquantenni. Siamo un partito più giovane, che cresce nel Mezzogiorno e che per circa il 28% è composto da donne”, conclude.

A proposito di giovani uno più che emergente - al punto da essere considerato addirittura come il più probabile candidato al ruolo di candidato nel post Bertinotti - è Gennaro Migliore, che a neanche 30 anni dirigeva già i Giovani comunisti e ora responsabile Esteri. Napoletano, aria mite e mansueta, “secchione” a suo stesso dire, Migliore è riuscito nell’impresa di riannodare i rapporti del partito con il movimento, rapporti che - dopo il caso D’Erme a Roma - si erano alquanto sfilacciati. Per esempio riportando all’ovile quel Francesco Caruso, leader dei no global del Sud e oggi sotto processo a Cosenza per fantomatiche accuse di associazione sovversiva, che ha ormai rotto definitivamente con la linea aggressiva e antagonista a prescindere di Casarini.

Ma anche lavorando pancia a terra per offrire a Rifondazione una sponda nell’Europa alternativa che riuscisse a farla uscire dall’opposizione isolata alla sinistra socialdemocratica ed europeista, grazie alla nascita della Sinistra europea, formazione ambientalista, pacifista e movimentista. Ma anche attenta al dialogo con la società, anche quella più “normale” come l’exploit di Nichi Vendola, che ha vinto le primarie nell’Ulivo e che è candidato alla guida della regione Puglia, dimostra. Diventa ancora più interessante prestare attenzione a Rifondazione comunista se si spulciano i suoi programmi, anche se questi devono ancora fare i conti con le proposte delle altre forze dell’Unione.

Per quanto riguarda il fisco il Prc punta a una rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni, aggiungendo che, naturalmente, il taglio delle tasse voluto dal governo Berlusconi va ribaltato. Gli esperti economici del partito, l’esperto Paolo Ferrero - che segue anche tutta la partita del welfare - e il giovane economista Andrea Ricci puntano ad affiancare alla riforma degli scaglioni dell’Irpef una imposta patrimoniale articolata su vari livelli: aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, una nuova manovra sull’Ici (da cancellare per la prima casa ma da inasprire per le altre) e l’introduzione della Tobin Tax, tassazione di aliquota bassa ma su tutti i movimenti di capitali. “Le risorse così si sposterebbero subito a vantaggio dei redditi più bassi”, spiega il braccio destro di Bertinotti Alfonso Gianni, che non disdegna anche l’utilizzo di deduzioni e assegni familiari, “ma l’effetto sarebbe anche di rilanciare i consumi”, dice distensivo verso il mondo delle imprese.

Del cuore delle leggi “berlusconiane” però (flessibilità, Bossi-Fini, scuola e pensioni), il Prc chiede l’abrogazione sic et simpliciter. E chiede un nuovo intervento statale nel capitale di aziende in crisi (Fiat in testa) e l’istituzione di un nuovo ministero “pesante”, alla Programmazione economica. Richieste non molto lontane, certo, da quelle della Cgil, che conta molto, negli equilibri dell’Ulivo. Poi ci sarebbe la politica estera, un altro argomento che il Prc pone - assieme ai diritti dei lavoratori - come prioritario nei punti del suo programma e un altro tema affidato a Migliore.

In queste il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq è ribadito con forza ma la parziale apertura è nella disponibilità a partecipare a missioni militari. Purché, s’intende, sotto egida Onu, pacificatrici e “non offensive”. Ma l’offensiva di Rifondazione nei confronti del resto del centrosinistra è partita e in piena regola. Un alleato è scomodo e rumoroso, il Prc, ma in perenne cambiamento e ricco di idee, uomini e voti.

http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=52762