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CARNIVAL EFFECT

Publie le domenica 24 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di Viviana Vivarelli

Impossibile guardare le folle plaudenti, i papa boys, i pellegrini polacchi o tedeschi, che affluiscono pieni di ardore nella grande piazza di San Pietro e non sentire a quella vista una profonda, viscerale, commozione.

Per quanto io sia aliena dalle manifestazioni di massa, e massimamente da quelle religiose, il solo fatto di vedere in televisione tanta folla senziente in modo univoco, accorrente, esaltata, ha fatto anche a me un effetto-specchio, una risonanza per cui mi sono trovata quasi con un groppo di pianto alla gola a partecipare alla commozione per la morte di un papa, per cui in verita’ non ho provato mai alcuna vicinanza, sintonia e tanto meno passione.

Lo stesso coinvolgimento emozionale l’ho provato per caso, in forma minore, oggi, mentre guardavo un innocuo filmetto, ‘Il miracolo di Maldonado’, che parlava di presunti crocifissi che sanguinano e di presunte guarigioni miracolose, anche questo con folle estatiche o desiderose di forti emozioni.

Ma la stessa emozione mi aveva preso in manifestazioni che invece avevo scelto razionalmente ed eticamente, come la grande marcia per la pace, la manifestazione per l’articolo 18, la difesa dei diritti dei lavoratori... Ma perche’ i sentimenti che mi muovevano adesso erano cosi’ simili? Cosi’ simili alle grandi marce che avevo intrapreso per scelta e convinzione, anche se si trattava adesso di fenomeni visti solo in televisione e addirittura di un film, in cui sapevo fin dall’inizio le premesse erronee?

Cosa c’era nella massa che mi coinvolgeva per il puro fatto di vedere una massa?

Perche’ un soggetto razionale doveva essere coinvolto, suo malgrado, alla vista di un furore popolare, sentendosene come rapito e in punto di pianto?

Spiegavo a mia figlia Nicoletta la stranezza di questo coinvolgimento emozionale, che non era nemmeno sempre in sintonia con i miei giudizi e valori, e lei mi ha detto: “In Inghilterra lo chiamano ‘Carnival Effect’” e mi ha raccontato: “A Londra c’e’ stata una maratona (qui l’effetto e’ gioioso), e io mi sono avvicinata per guardare, per quanto non abbia mai provato nella mia vita alcun interesse per le maratone.

Camminavo velocemente e, in pochi minuti, per effetto dell’addensamento della folla e della mia immissione in essa, ho preso a sentire che avevo voglia di partecipare, che stavo entrando in un progrediente stato di euforia, e ho cominciato a provare un senso di gioia e simpatia per tutti quelli che avevo intorno, una grande energia che mi trascinava e mi emozionava, una grande tenerezza e un flusso di sentimenti positivi che avevano risonanza ed eco nelle espressioni di commozione degli altri in un processo di amplificazione collettiva. Ma perche’ tutto questo, se io non sono nemmeno una patita della maratona? E’ il ‘Carnival effect’.”

Naturalmente le grandi religioni come i regimi fascisti hanno sempre conosciuto questo effetto e lo hanno saputo gestire. Wilhelm Reich diceva che il fascismo sapeva sfruttare la somma delle reazioni irrazionali della psiche umana ed era piuttosto facile ottenerla con gli uomini di oggi, che discendono da una umanita’ che per migliaia di anni ha dovuto imparare a reprimersi e che ora finalmente, nelle grandi manifestazioni di massa, puo’ abreagire i suoi impulsi primari e questa improvvisa liberazione di energie finora prigioniere provoca grandissimo piacere e un commosso e travolgente senso di comunanza e felicita’.

Anche Freud aveva studiato la psicologia della massa, vedendo che, all’interno di un grande raggruppamento di persone o anche assistendo al suo movimento da fuori, il singolo subisce una profonda modificazione della sua psiche, con le sue capacita’ raziocinanti che si riducono al minimo e le esperienze emozionali che si amplificano come in una cassa di risonanza. La massa, per Freud, sente sprigionare in se’ un grande senso di potenza ed e’ questa che vivifica l’individuo e gli da’ un’aura di appartenenza sublimata.

Freud analizzo’ due tipi di masse: la chiesa e l’esercito, entrambe artificiali, durevoli e altamente organizzate. Nell’esaltazione dell’impulso gregario si crea una struttura libidica paragonabile a un forte, esaltato, innamoramento.

“Quando e’ solo- diceva Jung- l’uomo si sente incompiuto”. Questa partecipazione corale, collettiva, viene dunque vissuta come la pienezza di un io dilatato come durante l’assunzione di una droga.
In ‘psicologia delle folle’ Gustav le Bon notava come il crollo dell’elemento giudicante e l’aumento dell’isteria collettiva creassero un grado alto suggestionabilita’ reciproca simile all’ipnosi, che riportava a situazioni ancestrali, da branco, quando la psiche non era soggettiva ma condivisa. La folla vive potenti emozioni nella fiammata di un inconscio collettivo che travolge le barriere coscienti e apre al soggetto una eccezionale esperienza liberatoria.

Per Alfred Adler il soggetto non riconosciuto e minoritario trovava nella folla un riconoscimento di insieme in cui esplicare una nevrotica volonta’ di potenza.

Nella soggettivita’ imposta alla solitudine dell’uomo moderno Erich Fromm legge un fardello grave che e’ fonte di angoscia. L’uomo solo nella sua responsabilita’ consegna questo fardello alla figura carismatica, consegnandogli insieme la sua liberta’. Ma fascismi e comunismi, massificando cosi’ l’individuo, non sono liberatori, non creano vere comunita’, perche’ solo la democrazia puo’ portare l’individuo a viversi in comunita’ sociali che non siano corpi collettivi ipnotici e esaltati.

Jung pone il concetto di inconscio collettivo come caratteristica della specie e vede nella folla lo scatenarsi di impulsi profondi che ci connettono a pulsioni di potenza e sensi di infinito. L’io si vive come relativo ma, quando e’ acceso da pulsioni ancestrali, tocca il senso di un assoluto. La massa attiva un bisogno antropologico, una specie di ‘Deus interior’, che smuove sentimenti primordiali focalizzati in grandi immagini trasumanate. Cosi’ il nazismo permise la proiezione su Hitler dell’energia di ‘Wotan’, il dio pagano degli entusiasmi deliranti, destando nella massa compatta un senso di onnipotenza e Gorge Sorel chiamera’ queste psicosi di massa ’grandi sogni collettivi’.

Adesso noi abbiamo un papa tedesco, che ha seguito per anni papa Voitila ed ha presenziato alle sue grandi adunate, vedendole e studiandole da vicino. I papa boys sono un progetto che ha accarezzato, guidato, seguito, che conta magazine, siti, emblemi, canti....A migliaia i giovani cattolici europei sono stati blanditi, lusingati ed educati a un senso di appartenenza religioso e collettivo.

Ricordiamo che la base del Reich fu proprio nei movimenti giovanili, die "Jugendbewegungen", i cui caratteri erano: autodeterminazione ed indipendenza dagli adulti; sentimento di solidarietà e di amicizia in un gruppo di coetanei; principio di un capo della stessa età, scelto in virtù del suo "carisma"; applicazione seria e profonda della "filosofia di vita", coltivando più la sfera estetica ed emozionale che le capacità intellettuali; ricerca di nuove forme di vita: “die Fahrt”, il viaggio, in gruppo, con i contrassegni e la chitarra, dormendo in terra, vivendo spartanamente, condividendo le esperienze.

Nel 1913 si radunarono su un monte vicino a Kassel 3.000 giovani, rappresentanti di 13 organizzazioni. Al primo posto della famosa Dichiarazione della gioventù tedesca libera c’e’ la formazione della propria vita in modo autonomo, con responsabilità propria e con una propria verità. Ma, essendo collettiva, questa dichiarazione, nega l’autodeterminazione del giovane nel momento stesso in cui egli la proclama. Nel ’33 la Hitler-Jugend" ("Gioventu’ hitleriana") contava 800.000 giovani. Dopo questa data fu l’unica organizzazione consentita del Reich.

Scrive Michel Tournier: “Mi ero trovato in Germania al momento dell’ascesa e dell’espressione del nazismo a un’eta’ - quella di Pollicino - che interessa al capo degli Orchi e avevo sentito quanto il nuovo regime fosse imperniato su di me e i miei simili. Era effettivamente una delle caratteristiche del fascismo quella di sopravvalutare la giovinezza, di farne un valore, un fine in se’, un’ossessione pubblicitaria.

Un movimento giovane, di giovani, per i giovani, questo era lo slogan piu’ spesso ripetuto in Italia. E si deve convenire che la vita politica fascista ha qualcosa di infantile, voglio dire che si manifesta a un livello che la mette alla portata dei piu’ giovani con le sue perpetue sfilate, le sue feste, i suoi falo’, le sue adunate, le sue organizzazioni giovanili. Non c’era nulla di meglio della nuova Wehrmacht con il suo materiale nuovo fiammante per evocare piu’ di ogni altro esercito al mondo l’idea di un esercito giocattolo. Un esercito di soldatini di piombo.”

Il 21 agosto Ratinger presiedera’ le giornate mondiali della gioventu’ a Colonia. Si prevede l’arrivo di cinque milioni di giovani.

Non sappiamo perche’, ma non ci sentiamo tranquilli.