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Droghe, Agnoletto: «Centralità a riduzione del danno e uso terapeutico cannabis»

Publie le giovedì 19 gennaio 2006 par Open-Publishing

Salute Vittorio Agnoletto

Comunicato stampa di Vittorio Agnoletto

Droghe: «SOTTRATTI I FONDI PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO
A VANTAGGIO DELLE COMUNITÀ "FEDELI" AL GOVERNO
Appello all’Unione:
se vinciamo centralità alla riduzione del danno e all’uso terapeutico della
cannabis»

Strasburgo, 19 gennaio 2006 - «Credono di fregarci: con un ultimo "colpo di
coda" Giovanardi vuole accelerare i tempi per l’approvazione del decreto
Fini sulle droghe. La sinistra non deve permettere l’affermazione di un
manifesto ideologico così pericoloso in materia di tossicodipendenze». Con
queste parole Vittorio Agnoletto, medico, fondatore della LILA e
europarlamentare punta nuovamente l’attenzione sul disegno del governo in
materia di stupefacenti. Tre i punti di critica fondamentali: il
peggioramento della situazione per i tossicodipendenti in carcere,
l’allargamento ai privati della possibilità di diagnosticare la condizione
di dipendenza da stupefacenti, la repressione ed il proibizionismo come fil
rouge del disegno di legge, a scapito delle politiche di riduzione del
rischio.

«Non è bastato il fallimento della Conferenza governativa di Palermo -
continua il parlamentare europeo -, il governo Berlusconi (casuale che il
tema delle droghe torni alla ribalta in campagna elettorale?) vuole a tutti
i costi la «sua» legge più repressiva, alla ricerca di una facile demagogia
sulla pelle dei tossicodipendenti. Il ministro Giovanardi ha infatti deciso
di introdurre nel decreto sulle Olimpiadi, a colpi di emendamenti, lo
stralcio di 28 commi del ddl Fini. Parliamo ora quindi dello "stralcio dello
stralcio": una versione che, al contrario di quanto sbandierato dalla
maggioranza, nemmeno dopo il confronto siciliano è cambiata di una virgola
nella sua logica repressiva.

Anzitutto, rilevante dal punto di vista
giuridico è la modifica delle tabelle quantitative per le sostanze, fissate
dalla legge 309. La formazione di una sola tabella è stata confermata, con
pene da sei a venti anni di carcere per qualsiasi sostanza dichiarata
illegale. Questo punto della legge equipara dunque le droghe leggere alle
pesanti e la detenzione allo spaccio, dato che reintroduce la dose minima
consentita (che, a quanto sappiamo, dovrà essere fissata successivamente con
un decreto dal Ministro della Salute).

Il giudice nella sentenza dovrà
tenere in considerazione la norma, così chi verrà trovato in casa con pochi
spinelli sarà paragonato ai criminali che alimentano il narcotraffico.
Ultima «novità» è la possibilità che la certificazione dello stato di
tossicodipendenza e le predisposizione del piano terapeutico sia affidata
agli enti accreditati del privato. La distruzione del servizio pubblico, a
vantaggio delle comunità «fedeli al governo», sarà la prima conseguenza
della legge.

Tutto questo mentre si affossano le attività di prevenzione e si eliminano
le politiche di riduzione del danno (interventi di strada, unità mobili,
centri a bassa soglia, somministrazione di farmaci sostitutivi), mentre il
virus HIV aumenta di anno in anno fra i giovani eterosessuali e si prospetta
il rischio di un forte aumento della sua diffusione tra i tossicodipendenti,
che ci riporterebbe alla situazione drammatica di 15 anni fa.

Tra l’altro, nella finanziaria 2006, sono stati stanziati 5 milioni di euro
al Fondo nazionale per le comunità giovanili, all’interno del Dipartimento
nazionale per le politiche contro le droghe. Peccato che il 95% di questo
fondo sia stato destinato alle comunità e ai centri indicati direttamente
dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze!
Di fatto, i contributi per le politiche di riduzione del rischio e
prevenzione sono stati convogliati verso strutture nominate da chi governa.

Mi auguro perciò che l’opposizione, compatta, continui a lottare perché
l’intero ddl Fini venga ritirato ed auspico che, in caso di vittoria del
centro sinistra alle prossime elezioni, vengano avanzate proposte in
sintonia con quanto più volte sollecitato dal Parlamento europeo: approccio
scientifico e non ideologico, centralità delle politiche di riduzione del
danno e autorizzazione all’uso terapeutico della cannabis».