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E alla festa di Liberazione - nasce il modello del “Villaggio”

Publie le giovedì 5 ottobre 2006 par Open-Publishing

Dazibao Partito della Rifondazione Comunista Parigi

di Angela Mauro

Un corridoio di gazebo: Libera Associazione, Psichiatria Democratica, Uniti a Sinistra, Sinistra Roma, Associazione Rosso-Verde, Sinistra Euromediterranea Puntorosso, Nodo Ambientalista e altri ancora. Passarci dalle sei del pomeriggio in poi significa imbattersi in un formicolio di gente: dibattiti su Europa, movimenti Glbtq e lavoro intorno ad un bicchiere di vino bianco, salatini e arachidi. E’ il Villaggio della Sinistra Europea, tenuto a battesimo quest’anno a LiberaFesta, festa nazionale di Liberazione che si chiude oggi al Parco della Resistenza a Roma.

Diciannove giornate per 25 aperitivi (anche più di un appuntamento al giorno), con un’affluenza media giornaliera di "cento persone circa". Lo spiega Leonardo Ragozzino, “mente” della formula di socializzazione e discussione politica del Villaggio della Sinistra Europea.

"E’ un modello che deve assolutamente essere ripreso, deve andare oltre la Festa, deve caratterizzare la vita della Sinistra Europea nei centri più grandi come Roma, ma soprattutto nelle periferie della penisola", aggiunge Ragozzino. Il modello: nessun tavolo dei relatori, nessun palco. Solo un rapporto alla pari tra chi domanda e chi risponde, la possibilità di incrociare parlamentari e leader per soddisfare curiosità, esigenze. “Informalità”, è la parola d’ordine, "per trasformare la Festa in un momento di approfondimento popolare che veda la cultura non come strumento di egemonia e subalternità, ma come confronto, partecipazione, contaminazione".

Contaminazione tra esperienze diverse, come quelle che formano la Sinistra Europea, la cui sezione italiana comincia a strutturarsi a Roma proprio in questo weekend. Agli aperitivi di Ragozzino hanno partecipato intellettuali, politici, giornalisti, aderenti e non alla Sinistra Europea: dai parlamentari di Rifondazione Titti De Simone, Graziella Mascia, Gennaro Migliore, Pietro Folena, Vladimir Luxuria, Daniele Farina, Rina Gagliardi, a registi come Wilma Labate, la sottosegretaria agli Esteri Patrizia Sentinelli, e ancora Marco Berlinguer, gli eurodeputati Roberto Musacchio e Giusto Catania. Software libero, centri sociali e differenze di genere, Mediterraneo, clima, energia e costruzione della pace sono stati dibattuti in una «zona di autogestione, inclusiva, senza nicchie e senza lobby, come deve essere la Sinistra Europea», puntualizza il coordinatore del Villaggio.

Tra gli appuntamenti, anche una discussione sul trattamento della salute mentale che ha preso spunto dalla risoluzione europea che prevede una Europa senza manicomi e con un trattamento dei pazienti «dignitoso e umano». Relatore della risoluzione niente meno che il britannico John Bowis, conservatore, ministro nell’era Thatcher. Apertura sui contenuti, dunque, con lo sforzo di evitare il pregiudizio sulle persone.

«Nella Sinistra Europea veniamo tutti da esperienze diverse», dice Ragozzino, che, al di là dell’impegno per LiberaFesta, lavora al dipartimento Esteri di Rifondazione, con un bagaglio di formazione in studi antropologici ed esperienza sindacale come attivista Fiom. «Dobbiamo lavorare sulla limatura del “pre-giudizio”. Occorre confrontarsi, conoscersi e questo serve a dare legittimità ad una operazione non verticistica».

La “formula Ragozzino” ha avuto una risposta di partecipazione «superiore alle aspettative: anche nei giorni di pioggia non è mancata la presenza ai dibattiti da parte di chi, nelle giornate della Festa, è diventato un habituè dei nostri aperitivi e anche da parte di “new entry” che, di volta in volta, tra un giro e l’altro per gli stand, decidevano di fermarsi alle nostre discussioni». E così è successo che due ragazzi, passando al Villaggio per caso, hanno potuto chiedere a Vladimir Luxuria e Titti De Simone «quando il governo abrogherà la legge Bossi-Fini sull’immigrazione», ottendendo l’assicurazione che la materia sarà trattata «subito dopo la Finanziaria».

L’esperienza del Villaggio è solo l’inizio per «intraprendere un percorso che coniughi esperienze molteplici, plurali e trans-culturali, unite dall’obiettivo della trasformazione dell’attuale modello socio-economico che incide su un bene comune come la socialità, oscurata in questi anni dall’individualismo competitivo del liberismo esasperato», spiega Ragozzino.

Insomma, per dirla con Gandhi, conclude il coordinatore del Villaggio: «dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere».

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