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FALLUJAH s’illumina d’immenso! (video e Deiana interpella Martino)

Publie le martedì 8 novembre 2005 par Open-Publishing
3 commenti

Dazibao Guerre-Conflitti USA medio-oriente Doriana Goracci

di Doriana Goracci

Le sciagurate dichiarazioni americane sulle bombe al fosforo bianco"dovevamo
illuminare Fallujah", devono illuminare il nostro paese. I fuochi nella notte
da tragedia in Europa e nel Mondo fanno tremare, non le coscienze, ma il potere
di chi ha qualcosa da salvaguardare dalla "barbarie", fosse pure una macchina.

Ognuno nel mondo occidentale ha quindi paura, pura semplice paura.

E’ come entrare in un tunnel ad altavelocità questo si, una strada senza ritorno.E le città con le loro ragnatele umane sembrano ancora di più luogo di perdizione.

Quale rimedio per riportare alla ragione la "feccia" incontrollata che ha
dato inizio a questa lugubre festa? Ci stanno pensando, stanno lavorando su
questo progetto, non può andare fuori controllo ciò che accuratamente è
stato controllato, protesta compresa.

Noi camminatori sulla strada della nonviolenza, storditi dalle notizie,
chiediamo anche noi luce, che arrivi il giorno della verità, che la notte
della menzogna finisca la sua danza macabra.

Doriana Goracci

per il video potete cliccare:
http://www.rainews24.rai.it/ran24/i...

*Interpellanza urgente*

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della difesa, per
sapere - premesso che:

nell’inchiesta di Rai News 24, /Fallujah//. La strage nascosta/, in onda l’8 novembre su Rai3 alle 7,35 vengono mostrati documenti filmati e fotografici raccolti nella città di Falluja durante e dopo i bombardamenti del novembre 2004, dai quali risulta che l’esercito americano, contrariamente a quanto dichiarato dal Dipartimento di Stato in una nota
del 9 dicembre 2004, ha usato il Fosforo Bianco non secondo gli usi
consentiti, per illuminare le postazioni nemiche, ma bombardando con
questo agente chimico in maniera indiscriminata la città;

nell’inchiesta, realizzata da Sigfrido Ranucci e curata da Maurizio Torrealta, vengono trasmessi anche documenti altamente drammatici che riprendono gli effetti dei bombardamenti su civili, donne e bambini di Fallujah, alcuni dei quali sorpresi nel sonno;

l’uso di armi chimiche è vietato da una convenzione che gli Stati Uniti hanno firmato nel 1997;

il filmato mostra anche un documento dove si prova l’uso in Iraq di una variante del Napalm, chiamata con il nome MK77, dagli effetti ancora più devastanti. L’uso di questa sostanza è vietato dalle convenzioni dell’Onu del 1980;
il Ministro della difesa della Gran Bretagna, rispondendo ad una interpellanza di una deputata del parlamento inglese ha ammesso che effettivamente tali sostanze erano state usate nella città di Falluja nel corso dei combattimenti;
se il Governo e vertici militari italiani siano stati a conoscenza dell’utilizzo di armi chimiche vietate da parte dell’esercito Usa - vista l’ammissione del Ministro della difesa britannico e stando al fatto che il contingente italiano dipende dal comando del Regno Unito -, se nel caso
abbia espresso la propria riprovazione rispetto all’uso di tali armi e cosa abbia da riferire in proposito.

On. Elettra Deiana

Messaggi

  • Aggiungo l’"illuminante" intervista a Javier di Carotenuto
    Grazie, Doriana
    *“Io sono stato a Falluja”*
    Javier Couso, fratello di José, il cameraman di Tele5 assassinato a
    Baghdad dagli statunitensi, ha visitato Falluja. Ha raccolto eccezionali
    testimonianze sull’uso di armi chimiche e sulla sistematica violazione
    di diritti umani nella città martire dove 50.000 civili avrebbero
    trovato la morte sotto le bombe e i rastrellamenti statunitensi

    Intervista di Gennaro Carotenuto

    Javier è nato a El Ferrol, in Galizia, la brutta città portuale dove è
    nato Francisco Franco, da una famiglia di tradizioni militari. È una
    frequentazione che lo aiuta nella straordinaria precisione con la quale
    descrive armamenti e fatti bellici. E la guerra, quella d’Iraq, ha
    cambiato la vita di Javier stroncando quella di suo fratello José,
    assassinato deliberatamente il giorno prima della presa di Baghdad
    mentre lavorava all’interno dell’Hotel Palestina. Sui fatti del
    Palestina dove trovarono la morte José Couso e Taras Protsyuk, Javier è
    in grado di esibire documentazioni inoppugnabili che testimoniano come
    un plotone dell’esercito statunitense quella mattina ebbe l’ordine “di
    andare a giornalisti”, colpendo prima Al Jazeera, quindi Al Arabija e
    quindi l’Hotel Palestina.

    Il documentario di RaiNews24 conferma visivamente quello che Javier
    racconta da mesi a chi lo vuole ascoltare. È tra i pochissimi
    occidentali ad avere visitato la Guernica irachena e considera
    pienamente credibile il numero di 50.000 civili morti in una città che
    prima della guerra contava 350.000 abitanti.

    “Non è stato facile entrare –la sua visita risale allo scorso aprile- ma
    eravamo talmente determinati che ci siamo riusciti. Portavamo materiale
    sanitario. Ancora oggi si combatte in città e anche in nostra presenza
    cadde un marine. Tutte le case, tutte le moschee sono distrutte”,
    racconta. Durante tutte le guerre il rispetto dei luoghi di culto è
    stato garantito ed ogni volta che è stato violato, la violazione è stata
    considerata un sintomo di barbarie. “In Iraq invece fin dall’inizio le
    moschee sono state considerate bersagli legittimi e secondo me è stata
    una scelta precisa, un modo deliberato di provocare la guerra civile nel
    paese”.

    È difficile pensare ad un gruppo di sette spagnoli attraversare l’Iraq.
    “Ma gli iracheni, nonostante tutto sanno distinguere tra gli
    occidentali. Il nostro gruppo è stato accolto con baci ed abbracci e
    ringraziandoci per il ritiro delle truppe spagnole”. Nel quartiere di
    Adamilla di Baghdad, considerato “100% resistente”, “in un primo momento
    ci furono gesti minacciosi, ma sapevano perfettamente chi era mio
    fratello e quindi anche lì siamo stati accolti bene”. Non è l’esperienza
    di altri occidentali, incluso sequestrati come Giuliana Sgrena del
    Manifesto: “e chi lo sa chi ha sequestrato Giuliana e a quali interessi
    rispondevano?” risponde Javier.
    “Abbiamo prove di famiglie intere assassinate, che le donne sono state
    tutte stuprate in maniera sistematica dalle truppe statunitensi, di
    bambini crivellati di colpi nelle loro culle, di persone assassinate
    mentre esibivano stracci bianchi in segno di resa, di cani mangiando i
    cadaveri che gli invasori per giorni e giorni hanno impedito di
    seppellire”. I fatti narrati dalla testimonianza diretta di Javier sono
    comparabili ai racconti sull’occupazione nazista in Europa Orientale.
    Dappertutto Javier Couso ha raccolto testimonianze sull’evidenza
    dell’uso di armi chimiche, napalm, fosforo e sulle strane malattie che
    stanno dilagando nella città: “Il quartiere di Jolan è distrutto al 95%.
    Ma non è distrutto in maniera normale. La pietra si è sbriciolata,
    trasformandosi non in macerie ma in sabbia. Non so che tipo di esplosivo
    di enorme potenza possa essere stato usato. Tutti parlano di armi
    chimiche, di persone praticamente consumate e soprattutto delle malattie
    che colpiscono i sopravvissuti”.
    Il supplizio per Javier non è finito, le umiliazioni dei sopravvissuti
    sono costanti: “Una scuola elementare è rimasta intatta e quindi
    occupata. Ho visto i bambini fare lezione proprio di fronte, sotto un
    telo di plastica e bruciati dal sole”. Tutti i servizi sanitari sono
    stati colpiti e oggi sono di fatto inesistenti: “L’esperienza più
    terribile che ho vissuto direttamente è stata vedere morire davanti ai
    miei occhi un ragazzo di 22 anni per una crisi respiratoria leggera.
    Abbiamo condiviso la disperazione dei medici. Se solo avessero avuto un
    po’ di ossigeno si sarebbe salvato”.
    L’invasione, secondo Couso è cominciata proprio dall’ospedale: “I
    racconti dicono che sono entrati picchiando e rubando sistematicamente,
    i gringos hanno rubato tutto quello che hanno potuto. Hanno riunito
    medici e infermieri, li hanno ammanettati e lasciati inginocchiati con
    la testa per terra tutta la notte”. Qui la testimonianza di Javier Couso
    si fa se possibile più cruda: “Per almeno otto giorni, mentre la città
    veniva coventrizzata, in nessun ospedale, in nessun ambulatorio, in
    nessun centro medico è stato permesso che affluisse un solo ferito.
    Questo testimonia che tutti i feriti hanno ricevuto il colpo di grazia o
    sono stati lasciati morire dissanguati”. Le immagini che hanno fatto il
    giro del mondo e che sono state rapidamente silenziate, confermano la
    testimonianza di Couso. “È che loro –gli statunitensi- non lo negano.
    Semplicemente rivendicano di avere fatto un uso adeguato della forza,
    secondo le loro regole di combattimento. Suppongo che siano le stesse
    regole di combattimento dei nazisti”.

    http://www.gennarocarotenuto.it

  • brave continuate ad andare avanti nella ricerca della verità e informateci sempre.grazie
    tanit.luciano@libero.it

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