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FSE Diario londinese 2

Publie le lunedì 18 ottobre 2004 par Open-Publishing

Forum Sociale

di Paola Ceretta

Finalmente Cinzia e io prendiamo possesso della nostra stanza che ... (sorpresa!):
a) e’ al quarto piano senza ascensore;
b) dividiamo con una ragazza spagnola che non sa nemmeno cos’è un social forum e tre cin-ciao-lin di Hong Kong che studiano in Svezia e sono a Londra in vacanza ... e si lamentano pure!
c) l’ostello è composto di tre palazzi con notevole intrico di scale: ogni volta che andiamo al bagno rischiamo di perderci. La cosa angosciante è che una stanza da sei persone prevede una sola copia della chiave, che va sempre depositata in reception appena ci si allontana dala stanza. Neanche a dirlo, qualcuno si dimentica sempre di questo piccolo particolare, e non siamo né io nè Cinzia.

Comunque: dopo aver riacquistato un aspetto decente, grazie a una splendida doccia (finestra aperta, acqua calda dopo 1/4 d’ora che quando scorre rischia di allagare tutto il bagno, che per fortuna non ha la moquette, come accade spesso in Inghilterra) e a dei vestiti puliti, ci siamo dirette all’appuntamento con la conferenza di Ken Loach, ignare che fosse organizzata da Socialist Resistance.

È vero che siamo arrivate con una mezz’oretta di ritardo... però, anche ’sti inglesi... sono proprio degli svizzeri. Hanno iniziato alle 19.30 in punto, e Ken Loach è stato il primo relatore. Nessuno gli ha mai detto che gli assi si giocano per ultimi? Volevo piangere. In ogni caso siamo rimaste, almeno due degli altri relatori sembravano interessanti: Josè Machado (Brasile) e Michel Warshawsky (Gerusalemme).
Machado ha fatto una critica lucida anche se alquanto sommaria a proposito della politica del cosiddetto "presidente del popolo": Lula ha accettato un accordo con il Fondo Monetario Internazionale, il che lo ha portato, inevitabilmente, a costruire dei legami con le forze della borghesia brasiliana. Ovviamente il PT (Partidos dos Trabalhadores) si è subito dimostrato ostile alla nuova linea liberista intrapresa dal governo. Purtroppo non si può tornare indietro: il movimento sociale brasiliano si spacca quindi in quattro correnti. Quella che ha raccolto maggiori consensi è quella del Partito Socialista della Libertà, costituito dai fuorusciti (leggi espulsi) dal PT. I più danneggiati sono i lavoratori del settore pubblico, che sono anche i militanti più agguerriti. La lotta intestina al PT è molto forte ma non radicale: alcuni hanno scelto di adattarsi al nuovo corso e si preparano a sostenere Lula alle presidenziali del 2006. Il movimento dei Sem Terra ha posizioni politiche deboli, perchè concentrato ad azioni dirette di movimento. Le altre tre correnti della sinistra brasiliana sono divise secondo diverse linee di forza con un unico comun denominatore: contrastare Lula. Il prossimo Forum mondiale di Porto Alegre sarà un’ottima occasione per chiarire la situazione sociale e politica in cui versa il Brasile secondo il PT.

Warshawsky ha trattato con enfasi e dovizia di particolari la questione palestinese. Essendo "territorio" di Cinzia, l’ho ascoltato poco, complice la stanchezza (non avendo piu’ visto un letto da martedì mattina alle 8.00). In sintesi: la Palestina sta diventando l’elemento dell’identità collettiva di tutto il mondo. Il movimento contro l’occupazione insegna a Sharon cos’è davvero l’antisemitismo, perchè non fa differenze tra le razze. Il muro in costruzione è il muro dello scontro di civiltà. I palestinesi sono l’esempio della più lunga resistenza al colonialismo dei nostri giorni.

Per la prima sera poteva bastare. E invece no! Abbiamo deciso di sciropparci tutto il resto della conferenza tenuto dai militanti di Socialist Resistance che oltre a parlare un inglese talmente stretto da sembrare turco-aramaico, si producono nella simpatica pantomima di passare tra i presenti con un secchiello per fare una colletta a sostegno della rivoluzione. Ma quale? A questo punto siamo scappate.

Cinzia non ha mai visto Londra. Abbiamo fame. La porto a Covent Garden, uno dei cuori pulsanti della vita notturna della città. Un delirio. Non mi ricordavo più la strada, così abbiamo fatto il giro dell’oca. Uno degli sfizi che mi volevo togliere era mangiare la jacket potatoes, tipica specialità inglese, condita con la coleslow, una specie di insalata capricciosa ma più delicata. Hanno chiuso il posto meraviglioso che produceva cotanta goduria culinaria. Comunque cenare bisogna, e ci arrangiamo alla bell’e meglio.

Ci raggiungono Eliana e Roberto, il resto di socialpress giunto anch’esso nel frattempo in terra britannica. Hanno fame. Dopo un incerto peregrinare per le vie di Soho, ci sediamo in un caffè: Cinzia, che ci tiene alla sua salute, si accontenta di un tè, Roberto trangugia un kebab dall’aspetto invitante anche per me che sono vegetariana, io ed Eliana ci scofaniamo una Cheese cake all’uvetta lei, un’apple pie affogata nella crema io.
Satolli e soddisfatti ci avviamo alla metropolitana. Pochi minuti e siamo a casa. Finalmente a nanna. E invece no. Il destino per noi ha un serbo ancora una sorpresa.
Mentre siamo adagiate sulle comode poltroncine del vagone, prossime al sonno, Cinzia mi svela che nei metrò londinesi, per prevenire gli atti vandalici, quasi tutte le carrozze sono provviste di telecamere. La nostra no. In questo caso su ogni porta c’è un adesivo con il numero della polizia per eventuali denunce. Non fa a tempo a dirlo che un giovane teppistello, dall’aria del tipico fanciullo inglese benpasciuto, fa razzia di tutti i cartelli che riportano la mappa dell’intricata metropolitana londinese.

Il nostro destino sta per compiersi. Alla fermata di Bayswater ci prepariamo a scendere e... il macchinista la salta a piè pari. Scese a quella successiva, ci incamminiamo per stradoni deserti, sotto una pioggia battente e un silenzio di tomba. Camminiamo e camminiamo. La strada sembra infinita. Cinzia commenta che Londra è una città sicura: nessuno si prende la briga di molestare due belle e giovani fanciulle come noi. Forse perché non c’è in giro un’anima? Le impedisco di aggiungere altro, visto l’exploit precedente in metropolitana. Mezz’ora dopo varchiamo, camminando ormai sulle ginocchia e bagnate fradicie, la soglia dell’ostello. Arranchiamo su per le scale e ci sbattiamo a letto. Ore 1:00. La sveglia è puntata per le 7:30 di domattina.

http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=590