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Publie le sabato 2 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di Giovanni Stinco

La morte arriva per tutti, per i grandi così come per i piccoli uomini.

Se Giovanni Paolo II appartenga alla prima o alla seconda categoria non sta a me dirlo.

In questi momenti, di fronte alla morte, poche sono le certezze che rimangono. Tra queste ci sono le decine di migliaia di persone, sparse in tutto il mondo, che pregano per lui, i papaboys, questa sorta di fan religiosi che considerano il Santo Padre loro amico, i semplici credenti della domenica che rimangono incollati alla tv presi da un sentimento nuovo e magari fino ad ora sconosciuto, gli atei, gli agnostici e tutti i non credenti in senso stretto che, colpiti da tanta volontaria sofferenza e abnegazione, seguono con partecipazione gli ultimi istanti di una vita che sta svanendo.

Quest’uomo non è stato certamente un rivoluzionario alla maniera di San Francesco. Ma ha saputo - poco importante se volontariamente o meno - catalizzare l’attenzione di tutta l’umanità verso di sè, utilizzando un linguaggio nuovo e fresco, rivoluzionario ma allo stesso tempo rigoroso e tradizionalista come impone la dottrina ecclesiastica. Non è stato un innovatore del messaggio in senso stretto ma ha saputo cambiare radicalmente il canale con cui da secoli tale messaggio veniva veicolato in maniera sempre più svogliata e inefficace. E così, implicitamente e senza clamore, ha rivoluzionato anche il contenuto del messaggio.

Non è stato un governante attento solo agli affari del suo impero.

Si è fatto diretta estensione della Chiesta e di tutto il Cristianesimo. Ha portato col suo corpo e con la sua voce la parola di Dio agli uomini di tutta la terra scuotendo menti e cuori, rianimando speranze e passioni ormai sopite dalla civiltà tecnologica che tutto sfuma, piega e sfrutta. Ha reso di nuovo attuale l’amore di Cristo e l’ha sdoganato da chiese e conventi per portarlo in mezzo a tutti noi.

Nessuno, per quanto cinico e nichilista possa essere, ha potuto evitare di ammirare l’uomo e la sua incessante volontà evangelica, per chi non crede una volontà a vole irrazionale e intimamente inconcepibile perchè forse divina, una volontà che mette in gioco ogni ideologia e ideale, che costringe a confrontarsi col trascendente.

E quando si arriva alla conclusione che non siamo della giusta pasta per diventare, così privi di fede, quello che non potremmo mai essere, non facciamo altro che rimanere impietriti a contemplare un’uomo come tutti gli altri, fatto di carne ed ossa come siamo fatti noi, che ha fatto suo fino in fondo un credo fino ad allora polveroso ed in declino, che è riuscito e riesce tutt’ora, a qualche minuto o ora dalla morta, a travolgerci con la sua mistica e a farci intravedere un modo nuovo di concepire l’esistenza e l’essenza delle cose.

Una via la sua, di sacrificio e di amore, un mondo, di fede e di abnegazione, in grado di influenzare anche la nostra vita senza dio renderla migliore e più nobile.Una via che spinge la nostra generazione, insensibilie ed indifferente a tragedie inumane, a cercare intimamente Dio e a contemplare, una volta tanto e pur senza pretendere minimante di comprenderlo, il mistero della Vita e dell’Uomo.