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I FUNERALI DEL PAPA

Publie le sabato 9 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di Viviana Vivarelli

Difficile tradurre il funerale del Papa in coordinate razionali. Anch’io ho guardato a sprazzi le trasmissioni televisive e sono stata colpita dal loro impatto travolgente. Vedere tanta gente insieme con comuni sentimenti produce una immediata e forte commozione viscerale, conosco questa emozione che deriva dall’essere parte di una grande una folla, l’ho provata ad ogni grande manifestazione per la pace come per il lavoro.

L’uomo non e’ piu’ uomo ma massa, moltitudine, e in essa si amplifica e si espande. L’evento collegato a queto funerale e’ stato enorme, impensato, imprevedibile nella sua grandiosita’, mai vista una cosa simile, un fenomeno di massa sbalorditiva, oltre ogni possibile supposizione, una grande vittoria per la cristianita’ che sembrava tornata ai tempi del medioevo ed esibiva tutta la sua umana innumerevole potenza, rinforzata dalle possibilita’ mediatiche e dalle facilita’ di trasporti.

Certo e’ da ricordare che, di quei pellegrini, due milioni erano polacchi e hanno coinvolto tutti gli altri in una esibizione di irrazionalita’ cieca e antica, che sembrava venire dalla notte dei tempi; alla fine grazie a loro era lo spirito stesso di Voitila fatto folla che si esplicava, come se il defunto si moltiplicasse in tutti loro diventando mondo. Indubbiamente lo spettacolo e’ stato gigantesco e, moltiplicato da tutti gli schermi del mondo, ha avuto enormi effetti grandiosi, mai si era vista una tale esibizione di fede religiosa verso un sol uomo, mai tante persone che come un cuore solo decidevano di andare, di affrontare pene e fatiche, freddo e stanchezza, per partecipare.

Questo funerale, dalla partecipazione cosmica, ha esibito agli occhi del pianeta l’universo cristiano come immenso, coeso, forte e coinvolgente, creando per la fatiscente Chiesa di Roma un effetto antistorico di grande carisma e misterioso afflato, ha schiaffato davanti agli atei, agli agnostici e ai materialisti una immagine di umanita’ che nessuno piu’ pensava corrispondesse ai tempi o alla ideologia consumistica del libero mercato.

Non so quali effetti avra’ tutto questo sulla vita reale ma sarebbe strano che questo gigantesco evento si esaurisse in pochi giorni come un puro effetto mediatico transitorio. Non sono solo i tre milioni in piazza, sono i cristiani di tutte le parti del mondo che si sono mossi spinti da una forma di urgenza collettiva con espressioni di commozione e partecipazione immense, assolutamente astoriche, in cui ognuno ha sentito che doveva dare testimonianza attraverso il sacrificio di se’, la presenza, la pena, valori cioe’ assolutamente antitetici da quelli edonisticio predicati dalle ideologie correnti.

E’ evidente l’effetto di rinforzamento che questa partecipazione ha dato al senso di appartenenza religiosa, meno evidente l’effetto che tutto questo avra’ sui poteri istituzionali e sulla vita pratica. Non so quali deduzioni avranno tratti i potenti della Terra riuniti per la funzione alla vista dei sentimenti di tanto popolo. Faceva una forte impressione in Sudamerica veder venerare la papamobile col seggio del Papa, che era toccata come un feticcio da persone sconvolte e piangenti.

Ma faceva impressione anche sentire dei giovani dire che quel Papa aveva detto loro ’di non aver piu’ paura’.
Milioni erano voluti affluire li’ da ogni parte del mondo ’ per dare testimonianza’.

E’ tutto ancora da capire in cosa questo ’dare testimonianza’ sara’ letto dai poteri politici e mediatici e dagli interpreti sociali e religiosi. Ma e’ da capire anche che cosa significhera’ nella vita di coloro che c’erano o hanno guardato e partecipato. Certo il fenomeno e’ cosi’ grande da scardinare tutte le categorie tradizionali in cui viene letto l’Occidente e in viene solitamente ridotto l’uomo moderno. Sono i suoi numeri e sono le modalita’ della sofferenza, della partecipazione, del ’dare di se’, del sacrificio, a creare un effetto difficilmente leggibile.

Io sono piuttosto calma di fronte ai fenomeni di isteria collettiva, quando tutti perdono la testa divento fredda, e mi spaventano le masse che si muovono per sentimenti irrazionali eccessivi, il mio pessimismo mi porta a vedere solo il lato regressivo e pericoloso di questi eventi trascinanti e faccio fatica a leggervi una vera spiritualita’ e consapevolezza. Mi rendo conto che questo atteggiamento e’ visto con ostilita’ da chi, invece, si sente valorizzato dal lasciarsi trascinare da emozioni comuni e lo capisco, chi arde non vuole docce fredde e vede come nemico chi non partecipa al suo fuoco. Del resto chi la pensa diversamente, una massa di solito lo lincia.

Per questo e’ abbastanza ostinato il mio andare contro corrente e so che non mi creera’ simpatie, ma c’e’ in me una distinzione fondamentale, per cui penso che ogni uomo dovrebbe stare attento dal farsi travolgere dai propri fattori emozionali, e sempre per questo principio, di distinguere ragione da emozione, la morte dell’uomo Voitila non mi ha spinto a accomunarmi alla glorificazione universale ma anzi ho cercato di puntualizzare subito un tentativo di giudizio storico che tenesse fermo il personaggio rilevandone luci ed ombre. Naturalmente questo era tanto contrario al bisogno attuale di santificazione che sono stata attaccata in ogni modo da chi invece voleva solo una adesione incondizionata.

Su internet ho ricevuto offese di ogni tipo, persino la dolcissima Rosalba mi ha attaccato piu’ volte perche’ osavo fare obiezioni al suo amatissimo papa, segno che ormai le dighe della commozione irrazionale avevano travolto tutto e che cio’ che la gente esigeva a gran voce era l’adorazione, la perfezione fatta terra, la santificazione immediata e assoluta, proprio quello che la ragione dovrebbe temere.

Se questa partecipazione immensa al dolore per la morte di un uomo si traducesse in una maggiore pietas e in un maggiore cristianesimo ’attivo’ certo migliorerebbe il mondo. Ma se essa deve restare soltanto un atto collettivo di visceralita’ irrazionale, dubito che possa produrre effetti benefici.

Perquanto ho visto, in questo funerale, l’immagine personale di Voitila ha superato qualunque contenuto religioso o etico, maifestando nelle masse piuttosto il desiderio di adorare un uomo-dio che quello di praticare Dio con l’uomo. L’adorazione di un umano oltre certo limiti per me non e’ piu’ fede ma diventa idolatria, non trasformandosi in nessuna lezione reale di morale o di vita. Non si puo’ avere fede in un uomo piu’ di quanto se ne abbia in Dio.Si esce per cio’ stesso dallo spirito della religione per entrare nel fanatismo che con la religione non ha nulla a che fare.

I valori devono essere superiori agli uomini, ma idolatrare un uomo fa perdere di vista valori superiori e li mondanizza restringendoli a un divo terreno. Cosi’ si faceva col faraone, cosi’ si e’ fatto con Evita Peron o Stalin. Per questo, a differenza dei piu’, non sono riuscita a vedere in questo potente coinvolgimento di masse qualcosa di superiore e spirituale, continuo a pensare che la visceralita’ stia in basso e lo spirito in alto e che la commozione e la partecipazione siano emozioni che fanno sentire l’uomo piu’ vivo, mentre i principi morali sono valori che fanno sentire l’uomo piu’ buono, ma le due cose non si identificano necessariamente; ci si sente vivi e accomunati anche nell’odio o nella guerra, coinvolti e partecipanti, ma questo non rende il mondo migliore.

Se queste stesse masse che abbiamo visto muoversi e sacrificarsi per un defunto si muovessero per affermare o praticare un qualsiasi principio religioso o sociale o umano, rendendo il mondo migliore, fosse tale principio la pace o la compassione o la fratellanza o l’onesta’ o la verita’ o la tolleranza, vedrei in esse un potente motivo di progresso, ma se queste masse si sono mosse solo per idolatrare un personaggio storico e partecipare a un grande evento sensazionale, sublimandolo oltre la sua storica realta’, io vedo in questo solo un grande pericolo e un regresso dell’umanita’ cristiana. Non e’ oggi il momento per suscitare fanatismi incontrollati in Occidente come in Oriente o divinizzazioni di umani.

Tutto questo crea una pericolosa deriva verso il fanatismo che puo’ non avere nulla di religioso. Occorre tenere ben distinte la parte viscerale, sotterranea e irrazionale dell’uomo dalla sua parte lucida, idealistica e spirituale, ma vedo che sono molto pochi quelli che lo fanno, mentre le masse sono travolte dalle emozioni dell’evento, cercando in esso una potente fuoruscita partecipativa delle loro emozioni piu’ che una spinta a cambiare la loro vita e a rendere il mondo migliore.

Indubbiamente c’erano tra quei milioni di pellegrini moltissime persone che dedicano la loro vita al bene del mondo, ma moltissimi altri sono stati trascinati la’ da un desiderio di apparire comune, dal bisogno di una appartenenza che li togliesse da un limbo di irrealta’, dalla necessita’ di una testimonianza non tanto di Voitila quanto della loro stessa esistenza, per la spettacolarizzazione dell’evento. Quella presenza e’ la mescolanza di infiniti fattori personali, sociali, storici, religiosi... difficili da codificare e di cui gli psicologi, i sociologi, i politici cercherano il bandolo inutilmente e dove bene e male, soggettivita’e collettivita’ si mescolano inscindibilmente.

Da un punto di vista puramente religioso, non so proprio se il Cristo reale avrebbe voluto veramente questo.
C’e’ qualcosa che fuoriesce dalla religione per diventare partecipazione alla massa per il potere della massa, all’idolatria piu’ che alla religione, all’irrazionale piu’ che al razionale, ma comprendo che le mie parole possano irritare e suonino molto inopportune ora per tutti quelli che nella appartenenza emozionale di questi giorni si sono sentiti piu’ vibranti e senzienti, piu’ vivi, piu’ qualcosa, vedremo se anche piu’ religiosi, ma ne dubito. Per ora leggo nelle rimostranze irate verso chi non e’ coinvolto da questo fenomeno collettivo piu’ odio che religione, piu’ faziosita’ che fratellanza, piu’ separazione che unione.

Dal punto di vista di una analisi della psicologia delle masse, e’ chiaro che siamo tutti orfani di padre e, nella morte di Voitila, abbiamo perso il grande padre archetipico comune e insieme lo abbiamo ritrovato. Cosa ha che fare questo con Voitila? Molto, perche’ egli e’ stato capace di suscitare tutto questo. Poco, perche’ egli e’ e resta un uomo e dunque e’ inferiore alla mole di desideri e aspirazioni che sono stati proiettati sulla sua umana persona.

Assistiamo dunque non a un fatto religioso ma a una immensa proiezione inconscia delle moltitudini, una proiezione collettiva che ha scatenato tutta la grandezza e potenza incontrollata del loro inconscio. E’ un bene questo? Non saprei. Ogni fenomeno irrazionale ha una sua necessita’ ma sfugge al controllo e resta inquietante, proprio perche’ conduce l’uomo fuori dai confini del suo controllo e della sua consapevolezza.

L’emersione di profondi contenuti inconsci e’ un indicatore potente e la proiezione di essi sulla figura di Voitila porta alla luce la pate ombra dell’umanita’ cristiana. Ma far emergere e proiettare non bastano. Occorre che l’energia di questa immane proiezione sia restituita ad ogni cristiano, alimentandolo, cosi’ da divenire fonte di pratica cristiana e di vita cristiana, si traduca cioe’ in operato migliore, in Vangelo operante, per una palingenesi reale e non solo dimostrata del mondo.

Se questa immensa energia resta una mostrazione, un immenso spettacolo e se resta proiettata sulla figura mitizzata di Voitila, se cio’ che si e’ mosso non vivifichera’ chi lo ha mosso, se egli non se ne fara’ nutrimento evolutivo non avremo altro che un gigantesco fenomeno di isteria collettiva, dai grandi numeri ma dalla scarsa efficacia sul mondo.