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IL DIRITTO NATURALE ALLA RASSICURANZA E LO SFRUTTAMENTO DEL POTERE CLERICALE

Publie le lunedì 12 dicembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni Carmelo R. Viola

di Carmelo R. Viola

La biologia (del) sociale considera tale diritto la seconda costante biologica. La prima è quella del diritto all’alimentazione il cui sintomo fisiologico è la fame. Tutta la conflittualità della crescita della nostra specie - ovvero della sua storia - è costituita dalla contrapposizione fra chi rivendica - sia pure senza averne cognizione scientifica - i propri diritti naturali, e coloro che li sfruttano per acquistare, accrescere ed esercitare un proprio potere per, a loro volta, sentirsi rassicurati ma anche per avere più ricchezza degli altri (la ricchezza è potere!) e, infine, per il piacere di essere più forti. Lo sciamano - ritenuto dotato di molteplici facoltà - doveva sentirsi quasi un dio (di cui ovviamente non aveva alcun concetto) nei confronti di quanti si rivolgevano a lui con fiducia reverenziale.

Il diritto propriamente detto è l’espressione bioetica, e poi eventualmente anche giuridica, di un bisogno naturale. Per estensione, si chiama diritto anche una spettanza convenzionale del potere pubblico o di un qualunque organismo abilitato a legiferare. Tuttavia, qualunque diritto convenzionale (detto positivo) non può prescindere dai bisogni biologici costanti e universali del vivente. Ovvero non può essere in contrasto con loro. Tali bisogni sono dei veri imperativi biologici a cui il soggetto risponde istintivamente, quando impedito con la violenza e perfino con il crimine.

La biologia sociale ne considera 4-5 e su di essi costruisce tutta la scienza sociale, descrittiva e costruttiva. La seconda costante - o imperativo biologico - è strettamente connesso al primo ovvero nasce con la fame. Se questa esprime il bisogno di alimentarsi per esistere (ex-sistere= emergere dalla vita potenziale), il secondo esprime il bisogno di assicurare l’esistente dal-contro l’ambiente circostante, contro l’ignoto e, più avanti, contro la paura della morte. Come tutti gl’imperativi biologici, è naturalmente legittimo e insopprimibile. Pertanto, il formarsi di “dipendenze affettivo-rassicuranti”, nel primitivo e nel bambino, è fisiologico.

Il potere è uno strumento spontaneo di pseudo-autorassicurazione e si realizza in un rapporto di dominio sugli altri. E’ questo elemento che complica la civiltà della specie umana - cioè il suo evolversi verso il proprio “compimento”. La nostra, infatti, è l’unica specie “animale” biologicamente destinata a compiersi nel tempo (gestazione storica) fino alla piena consapevolezza, fino - mi piace ripetere - a toccare il cielo (!), cioè a sentirsi eterno, pur sapendosi contingente ma tuttavia anche parte di una vita potenziale che nasce da sé stessa e quindi non muore mai.

Il primitivo e il bambino non possono chiedere rassicuranza se non ad altri simili. Il bambino la chiede, senza rendersene conto, alla nutrice e a quanti vede e sente curarsi di lui. Il primitivo la chiede anche a simboli (animali o cose) da lui stesso scelti o costruiti ritenendoli, ovviamente a torto, rappresentativi di forze occulte (soprannaturali) e taumaturgici.

Il bisogno di rassicuranza affettiva è il propellente della storia umana: ad esso risalgono la magia - pretesa dominanza sulle forze della natura e non solo -, l’amicizia, la parte extrasessuale-procreativa dell’amore come sensazione di autotrasfigurazione mistica e di fusione con la Vita, come ideale per l’appunto rassicurante, da cui nasce la passione viscerale ma anche, talvolta, il bisogno di distruggere il “complemento affettivo” che ti rifiuta, e quindi il crimine passionale. L’uomo porta sempre con sé il bisogno di avere una madre: due coniugi anziani, raggiunta la pace dei sensi, se davvero si vogliono bene, si scambiano maternità, cioè rassicuranza affettiva. Tornano bambini.

Il bisogno di rassicuranza affettiva è bisogno di un legame psico-affettivo con un’entità assicurante “reale” (madre, sacerdote, totem, ecc.), insomma di legame alias “religio” (da “relego”: riunire): unione (rassicurante) con la natura e con il mondo. Donde la religiosità, sentimento mistico-viscerale che si estenderà anche ad entità invisibili e immaginarie. L’uomo crea Dio. Evolvendosi dal livello puramente animale (primitivo) finirà per “credere” in un Dio-persona (un’entità simile a lui) che gli potrà perfino dare la vita eterna e che legittimerà coloro che millanteranno di rappresentare quella “persona-Dio” perché dal potere di questi si sentono rassicurati senza accorgersi che la rassicuranza è, per quelli, solo un pretesto per esercitare il loro potere ovvero per dominarli e sfruttarli (usarli).

Sono così nate le religioni positive - cioè forme di religiosità istituzionalizzata - : una fruizione duplice di rassicuranza affettiva ottenuta attraverso due rapporti alternativi e complementari: la soggezione verso qualcuno e/o il dominio (dominanza) su qualcuno. Comunque realizzata la religione (che non è più solo religiosità) è un’espressione diciamo pure fisiologica primitiva ovvero dell’infanzia dell’umanità. Al bisogno di rassicuranza affettiva ovvero alle religioni costituite (positive) risale il potere politico. Con altre parole, la religione è il primo potere politico. Lo Stato, nato assoluto, fa discendere l’autorità direttamente da Dio e in nome di Dio esercita il suo potere, spesso dispotico e sanguinario.

Evolvendosi ancora verso l’adolescenza (età antropozoica ovvero dell’”animale antropomorfo”), l’uomo avrebbe potuto prendere coscienza della “primitività” della soggezione e del dominio e ritornare alla religiosità in termini di libera affettività verso i propri simili e l’universo vivente e di sentimento mistico verso il mondo ma i dominanti (fondatori e gestori delle varie religioni e del potere parareligioso degli Stati) hanno fatto del tutto per impedirlo, riuscendoci in buona parte. Così, l’uomo diventa vittima di sé stesso ovvero il lupo del suo simile. Infatti, ciò che al livello di primitività è fisiologico in quanto consono al livello di evoluzione, diventa patologico man mano che all’istintività dell’autodifesa “religiosa” si sostituisce o sovrappone la consapevolezza dello sfruttamento del bisogno in questione che in ogni caso accompagna l’uomo per tutta la vita. Ciò che, per una normale evoluzione verso l’uomo “compiuto”, è la capacità di superare la primitività e l’infanzia assieme a quanto ne ha fatto oggetto di sfruttamento. I mali della società cominciano dallo sviluppo incoerente del soggetto fino al punto da avere persone “civili” e adulte, perfino scienziati e filosofi, che si muovono lungo due linee parallele e incompatibili: da un lato quella della ragione tecnologica e dialettica; dall’altro, quella della ragione primitiva e infantile, alias “animale”, che li induce ad accettare passivamente la “soggezione reverenziale” a chi semplicemente gode del piacere di dominarli. Infatti, solo pochi, che hanno maturato un’intelligenza razionale-etica, emergono (crescono) integralmente mentre la massa si è bloccata strada facendo.

Il bisogno di rassicuranza affettiva, essenzialmente fisiologico e insopprimibile, finisce per configurarsi con modalità patologiche per effetto di una circostanza inappariscente, voglio dire per conseguenza della stessa evoluzione le cui tappe sono: a) l’istintività animale (infanzia); b) la ragione paraanimale o antropozoica (adolescenza); c) la ragione etica (età adulta). Aristotile definiva l’uomo “animale ragionevole”: a mio avviso, siffatta definizione è alquanto ambigua e fuorviante. L’uomo semplicemente nasce animale e manifesta in quanto tale i due bisogni imperativi del cibo e della rassicuranza che riscontriamo anche in molti animali propriamente detti. Comincia a crescere imparando a “ragionare da animale” cioè come predatore. Il dominio-potere è il primo stadio della predazione (alias sfruttamento) razionale del proprio simile che, a sua volta, si rassicura nella soggezione. La preda si allea con il predatore!

Più avanti, alla pratica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo basterà la fame. Sarà, da un lato, il capitalismo, rimasto, nella sua essenza, predonomia animale; dall’altro, dominio religioso basato soprattutto sul già discusso bisogno di rassicuranza esistenziale in soggetti rimasti psicologicamente primitivi (immaturi) da non rendersi conto che la rassicuranza, da adulti, non si può più avere da propri simili (come dalla nutrice) ma dalla scienza e dalla propria coscienza e/o da un sentimento mistico verso il mondo.

L’evoluzione della nostra specie (ed è come dire la “gestazione storica” della stessa) non è un evento lineare, omogeneo e progressivo ma accidentato e talora contraddittorio. La nostra specie contiene in sé le condizioni del blocco e della degenerazione fino alla sua possibile estinzione prima di aggiungere la maturità (una sorta di “aborto storico”).

A questo punto vale puntualizzare che non sono in questione la divinità e tanto meno il Dio-persona, ma soltanto rapporti interumani. Tanto che questo discorso potrebbe essere fatto o sottoscritto anche da chi creda in quest’ultimo. Il Dio-persona è una contraddizione in termini in quanto mette insieme il tutto (Dio) e una sua particella (persona) ma non implica tuttavia il credere in uomini ed istituti sedicenti rappresentativi di quello. Qui son del tutto fuori causa il teismo e l’ateismo e tutte le loro molteplici varianti, implicazioni e manifestazioni, ma è in questione solo lo sfruttamento psico-religioso dell’uomo sull’uomo. Credere o non credere è un diritto inalienabile del soggetto come atteggiamento mentale e interiore dell’esperienza del soggetto stesso verso l’ignoto e nei riguardi di quanto non ha, in atto, una spiegazione scientifica. Tale sfruttamento, da rapporto fisiologico esercitato non maliziosamente da soggetti primitivi o immaturi, diventa un crimine nell’animale ragionevole (l’uomo di Aristotile o l’antropozoo della biologia sociale) che sa di mentire facendo credere ai bisognosi di rassicuranza, con la consapevolezza di abusare della loro buonafede, non solo nel Dio-persona - fede che in sé non ha niente di socialmente distruttivo - ma - e qui cominca il crimine, nella necessità della sudditanza-obbedienza fideistica (detta anche spirituale) in coloro che “dicono” di rappresentarlo. Quanto a me laico, scartato il Dio-persona (potendomi definire, ma non ci tengo, “ateo”) mi fa molto pensare l’aforisma di Mazzini secondo cui “non ci sono né credenti né miscredenti ma solo dubbiosi” e mi soffermo sull’ilozoismo della scuola jonica (periodo presocratico) che ritiene la materia viva, ritenendo la Materia sinonimo di “madre”. Per contro, il concetto del Dio personale mi ricorda il famoso aforisma di Schopenhauer: “Se un Dio ha creato questo mondo, non vorrei essere io perché la miseria umana mi spezzerebbe il cuore”. La citazione di quest’aforisma in un articolo apparso sul settimanale malatestiano “Umanità Nova” di Roma nel 1951, mi costò un processo per vilipendio alla religione di Stato, dietro denuncia del prof. Luigi Gedda, fanatico presidente dell’Azione Cattolica dell’epoca. No comment!

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La Chiesa cattolica è una delle più grandi religioni teiste giunta fino ai nostri giorni attraverso i giochi di suggestione, più precisamente attraverso il sequestro psicologico preventivo della ragione del futuro adulto , e la sedimentazione, nel Dna, di abitudini, attitudini innate e costumi per effetto della ripetitività, che si fa “vizio esistenziale” e quindi bisogno come quello di bere alcolici o di fumare. Possiamo affermare, senza tèma di smentita sul piano e storico e scientifico, che ogni istituto della fattispecie non ha alcuna legittimità ma è totalmente gratuito. Esso è nato dallo sfruttamento del bisogno di rassicuranza per giungere via via al pregiudizio che l’uomo, per vivere in pace con i suoi simili, con la coscienza e con Dio - ente rassicurante per antonomasia - debba ubbidire a un tale istituto.

La Chiesa, ciò che essa pretende di essere senza poterne esibire alcuna prova concreta, il suo dichiararsi rappresentante della volontà divina sulla Terra, il suo preteso diritto-dovere di giudicare gli uomini direttamente e/o attraverso poteri politici compiacenti, di santificare i morti o di indulgere per loro, tutto ciò è semplicemente gratuito, cioè destituito di qualsiasi fondamento logico e scientifico. La controprova ce la fornisce lo stesso istituto che, chiamato a declinare i propri “connotati anagrafici”, non può che tergiversare e riportarci a venti secoli fa, quando nessun delegato di Dio or5dinò di fondare uno Stato, né di organizzare una gerarchia piramidale in ambienti lussuosi e sfarzosi e una piovra finanziario-bancaria più o meno sotterranea: tutte favole per primitivi, bambini e immaturi. La liturgia - a partire dalla “transustanzazione” (che sarebbe la conversione del corpo, sangue ed anima di Cristo in innumeri ostie consacrate: vera e propria magia sui generis), l’autorità assoluta, che decresce dall’apice fino a diventare solo obbedienza sacramentale nel semplice prete e nel fedele, la fantasmagoria dei paramenti (dalla veste talare alla tiara), tutto ciò è gratuito e non può che riportarci alla patologia storica della specie.

L’unica spiegazione (inconfessabile) sta nel piacere di esercitare il potere sui propri simili. Istituti della fattispecie avrebbero dovuto semplicemente cessare di esistere secoli fa e con essi lo Stato tradizionale, ente parareligioso, che invece di gestire la fruizione dei diritti naturali, gestisce il crimine economico (predatorio, alias predonomico) a favore di sé stesso e di “animali ragionevoli” alias antropozoi-predatori, che costituiscono non strumenti di vita e di benessere ma organizzazioni per delinquere che speculano sull’insopprimible bisogno di rassicuranza affettiva. Gli istituti religiosi (potenzialmente e spesso di fatto solo politici) sono perfettamente compatibili con gli Stati tradizionali che, monarchici o sedicenti democratici, sono delle controfigure di quelli.

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Non ha alcun senso logico che l’uomo “evoluzionalmente adulto”, per sentirsi rassicurato ed essere in pace con la propria coscienza, abbia ancora bisogno anzitutto di sottomettersi ad un istituto di uomini come lui. Il fatto è ancora più grottesco quando, come nel nostro caso, l’istituto in causa è addirittura uno Stato, reduce di un esercizio politico (potere temporale) e di una storia, che non ha niente di divino ma si confonde con la barbarie del tempo. E che è la negazione della originaria semplice sincera religiosità.

Sta di fatto che la Chiesa cattolica è per l’appunto uno Stato sui generis, una piovra catechistico-monetaria dai cento tentacoli non sappiamo quanto ricca né quanto sommersa e intricata con la predonomia del mondo capitalista. Con il pretesto di difendere la vita, essa difende sé stessa e i suoi complici incurante del male che arreca perfino alla scienza. Essa non soltanto insegna ai suoi sudditi (detti fedeli) come comportarsi ma, quel ch’è peggio, si adopera perché gli Stati inducano (quando non costringano) i propri cittadini a seguire la volontà dell’autocrazia clericale. Il clero è la burocrazia della Chiesa-stato.

Quando lo Stato italiano approvò la legge sul divorzio, i sudditi della Chiesa fecero indire un referendum abrogativo perché tutti fossero privati della facoltà di divorziare. Vedi l’aborto. E sempre in nome di un Dio-persona, che nessuno di loro ha visto o sentito e che è una pura creazione della mente umana. Essa non si limita a consigliare quale comportamento sia cònsono alla volontà di Dio (è difficile comprendere per quale motivo il creatore dell’universo sia interessato all’aborto e ad altro!) ma si batte perché nessuna donna possa scegliere, cioè disporre del proprio feto sia pure entro il più breve tempo possibile. Idem per le cellule staminali, la procreazione eterologa, l’eutanasia come per la condanna dell’omosessualità. La Chiesa possiede un vero e proprio codice divino e, in questo senso, sa tutto, mescolando millanteria e saccenteria e creando soprattutto una serie di divieti e di comandamenti che, assieme alla somministrazione dei sacramenti e allo spauracchio del peccato e dell’inferno, dànno alla Stato-chiesa, detto Vaticano, un pretesto eccellente per dominare l’umanità per il piacere personale dei suoi antropozoi. Essa continua ad esistere grazie a coloro che, per ignoranza o malafede, le conferiscono un’importanza e una funzione che non ha.

Un cavallo di battaglia della Chiesa è la carità, che, con il pretesto dell’amore del prossimo, mira a darle una parvenza di “umanità pietosa” ma in realtà a perpetuare il bisogno e non ad eliminarlo con un sistema razionale di vera economia. Infatti, se scomparisse il bisogno, la Chiesa perderebbe buona parte della sua ragion d’essere. In ogni caso, è proprio la carità che va fatta da uomo ad uomo, in nome dell’umanità e della propria sintonia affettiva e soprattutto senza alcuna prospettiva di compensazione. A coloro che pretendono di rappresentare una Chiesa come depositaria della verità, bisognerebbe chiedere semplicemente: chi siete? Chi vi ha autorizzato a vestire in modo pavonesco? Chi vi dà il diritto di parlare in nome di Dio? Forse che lo conoscete di persona? E così via. A queste domande non possono che giocare la solita carta di chi sa per promozione divina. A tal fine essa stessa ha provveduto a dichiarasi “infallibile” (quando parla “ex cathedra”, praticamente sempre).

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Per concludere. L’auspicata scomparsa della Chiesa non è la soppressione di alcuna libertà dell’uomo. Al contrario, sarebbe una delle condizioni essenziali per essere libero. Libero di credere e di non credere in un Dio-persona o in che so io; libero dal sequestro preventivo della ragione in nome di Dio; libero di organizzarsi con compagni di fede e di battersi per le cause che ritiene le più atte a garantire la fruizione dei diritti naturali a tutti; libero di concorrere alla formazione dei governi e alla creazione delle leggi e di conservare per sé opinioni e convinzioni non conformiste senza correre il rischio dell’emarginazione e della persecuzione. Vale ricordare che la Chiesa ha sempre combattuto la libera opinione come eresia e che su questa ha istituito la famigerata Inquisizione, che Pio IX istituì l’Indice di tutte le opinioni da condannare e che, negli anni Quaranta, furono scomunicate tutte le ideologie di estrazione socialista con un decreto (ovviamente infallibile) affisso in tutte le chiese. E’ l’atto, con cui la Chiesa ha condannato la vera economia liberatrice dal bisogno e dai privilegi, propria di una specie “adulta”, e ha palesato la propria paradossale natura di parassita delle miserie umane. Ciò non toglie che ci siano stati e che possano sempre esserci soggetti che abbiano fatto e facciano del bene in tutta sincerità fornendo àlibi ad un istituto che ha ben altre finalità. E’ il caso in cui il buono alimenta il cattivo! Si pensi a Francesco da Bernardone (poi san Francesco di Assisi), gaudente pentito e datosi all’automortificazione quasi paranoica, uno degli àlibi che la Chiesa sfrutta con un’abilità demagogica che non ha l’eguale, proprio come quello, recente di Teresa di Calcutta. La Chiesa ha inventato i “segreti di Fatima”, la “sacra Sindone” e cento altri espedienti di autogiustificazione.

Ciò che di assolutamente patologico c’è negli istituti sedicenti religiosi è il loro essere anzitutto delle entità politiche. La politica è, nella versione primitiva, l’artescienza di dominare i propri simili, nella versione etica, quella di gestire la vita sociale secondo giustizia. In secondo luogo, è la loro pretesa di rappresentare Dio, come se si trattasse di una ditta commerciale. La divinità naturale è in ognuno di noi, come vita, coscienza e volontà etica (sintonia bioaffettiva).

Le folle oceaniche di Piazza S. Pietro non sono degne di un’umanità , che abbia superato l’infanzia della specie. Finché un uomo s’inginocchia davanti a un altro, peggio se per essere assolto dai peccati, non si può parlare di vera civiltà umana, ma piuttosto di una civiltà bloccata dietro un progresso tecnologico, che ha valore antropozoico ma nessuno di carattere etico per la crescita della specie. Uno sviluppo tecnologico non accompagnato da maturazione etica (che è la capacità di gestirlo), è solo degenerazione in quanto causa automatica di crescente conflittualità il cui peggiore possibile esito è l’estinzione della specie.

Nonostante la Breccia di Porta Pia, la Chiesa non ha mai cessato di essere una potenza politico-finanziaria di tutto rispetto e un preteso “magistero” legittimato da Dio a ingerirsi ovunque. L’estremizzazione neoliberista del capitalismo (predonomia di origine animale) in senso consumistico-ludico-gaudenziale, ha provocato una notevole defezione dall’antica soggezione al potere clericale e dalla fede, come dire una notevole indifferenza per la religione, erroneamente scambiata per ateismo (valore amorale con buona pace di coloro che credono di risolvere tutto con esso) ma anche disimpegno morale nei riguardi del proprio vicino (prossimo), della propria specie e dell’habitat che è la natura (sempre più adirata contro la stupidità offensiva dell’uomo). Il problema della civiltà non è quello di avere degli atei, se questo significa indifferenza amorale, ma uomini “moralmente adulti” e quindi capaci di non essere sudditi di chicchessia La dipendenza affettiva, propria dell’infanzia, diventa un rapporto negativo anche fra chi si vuol bene: essa va sostituita con la comunanza o comunione o mutualità affettiva in cui ogni elemento è insieme rassicurante e rassicurato.

Il fenomeno dell’indifferenza dell’uomo moderno corrotto dal capitalismo (artescienza di concorrere alla maggiore predazione, legittimata dalle regole del gioco, così care al “padreterno” Montezomolo) viene interpretato furbescamente come conseguenza dell’allontanamento dalla Chiesa, che lo prende come pretesto per dare ragione a sé e alzare la cresta. Con la caduta del polo socialista (sovietico), a cui il papa polacco ha contribuito eccellentemente (naturalmente in nome di Dio), così tanto da meritare la santificazione, la Chiesa, cancellando la memoria di diciassette secoli (con quanto c’è dentro!), si sta adoperando, con una rinnovata tecnica ipno-suggestiva, a creare masse d ipocriti, che predano e pregano, conciliando la predazione con la pratica della... fede proprio come fanno i vari criminali (Bush e compagnia) che seminano morte e distruzione, perfino bruciando vivi dei bambini, e poi si inginocchiano davanti al sacerdote, che li assolve. Non c’è un ritorno della devozione ma solo un nuovo (ma non troppo) costume, che concilia il crimine con la pratica religiosa. E crimine è anche tutte le menzogne pro economia predatoria, che un parlamentare “cattolico” dice nell’esercizio delle sue funzioni.

La Chiesa è di fatto un pilastro del capitalismo, criminalità legalizzata, ove chi sa destreggiarsi con le regole (mercato, concorrenza, suggestione subliminale - vedi pubblicità consumistica - e ladrocinio virtuale) può diventare un eccellente predatore con licenza di Stato e, ove possibile, anche il titolo di “cavaliere del lavoro”! La povertà che ne segue, è terreno specifico per l’esercizio della carità - e il gioco (e che gioco!) è fatto. La Chiesa non ha mai scomunicato siffatti predatori, che stanno crescendo a dismisura nella Russia “liberata” dove, a detta del papa polacco, sarebbe rientrato Dio. Il fatto si commenta da sé.

L’attuale papa tedesco continua l’opera di recupero del predecessore agendo su soggetti affetti da suggestione abitudinaria o immaturi, suscettibili di servilismo “autorassicurante” o ipocriti, interessati a farsi una base elettorale di altri immaturi o ipocriti.

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Sig. Ruini, mi sa dire chi è Lei? Che cosa rappresenta? Da chi, quando e come, è stato abilitato a parlare in nome di Dio e a dettare leggi perfino ad uno Stato laico? Con la Chiesa in quanto tale non c’è nulla da discutere. I suoi “uomini”, comunque abbigliati e titolati, vanno considerati al pari di tutti i cittadini e trattati come tali in attesa che la Città del Vaticano torni a far parte del territorio italiano e che i suoi monumentali edifici - opera di chissà quanto sangue operaio ma anche di insigni artisti al servizio di dimore principesche - restino come ricordo storico e servano da sede per le più diverse attività culturali del pensiero, dell’arte e della scienza etica. Il potere della Chiesa - come quello di tutti gli istituti sedicenti religiosi - non ha niente a che vedere con la divinità e con la missione umanitaria e caritatevole, essendo un prodotto di uomini immaturi (antropozoi amorali) che hanno sfruttato il bisogno di rassicuranza di altri uomini immaturi (antropozoi ingenui e mansueti) per costruirsi un proprio potere sfruttando la credulità e il difetto di informazione. La civiltà sarà adulta solo quando non avrà più bisogno di professionisti del dominio religioso che, attraverso l’indottrinamento infantile, sequestrano preventivamente la ragione del futuro adulto, così commettendo uno dei peggiori abusi verso i propri simili. Quando nessuno Stato alimenterà il parassitismo di tali professionisti. Quando la religiosità cesserà di essere imprigionata (in una religione) e usata a fini di potere ma sarà libero sentimento del soggetto.

Sono possibilista ma il futuro mi fa paura...

Carmelo R. Viola
Centro Studi Biologia Sociale