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IL PAPA POLACCO E LE PATOLOGIE DELLA STORIA

Publie le martedì 12 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di Carmelo R. Viola

Quest’articolo è ispirato da un “necrologio continuo” del papa polacco, che da qualche giorno offende chi è ancora vivo e tormenta tutto un popolo con un comportamento di servilismo strisciante, che non ha precedenti storici e che non ha niente a che vedere con il rispetto che si vuole dimostrare al capo di un istituto, costituendo una vergogna di cui è responsabile l’intero potere pubblico di un sedicente Stato di diritto e democratico. Infatti, in un contesto democratico va rispettata la varietà delle posizioni e non imposta una manifestazione di parte a tutta una comunità.

Da quanto è stato e viene detto - anzi ripetuto fino alla nausea - a proposito della fine del papa polacco - si potrebbe trarre un’antologia di menzogne e di stupidità a tutto danno del genere umano. Prima di procedere è necessario fare alcune precisazioni.

Sono religioso se per religiosità s’intende l’amore della verità e del bene e il bisogno di essere rassicurato da una possibile reciprocità del mio simile, il sentimento poetico che accompagna perfino la ricerca scientifica, l’esercizio della propria coscienza morale e socio-affettiva fino all’anarchismo cioè fino all’azione autonoma in prima persona e a responsabilità totalmente personale. E’ il caso dell’obiettore di coscienza laico che ripone tutta la propria religiosità nel coraggio di fare ciò che gli detta la coscienza stessa incurante delle leggi per finalità, che sono appunto l’amore della verità come tale e il bene dei propri simili. Perdonatemi l’autocitazione: quanti cittadini disarmati (cioè non protetti) come me hanno di fatto denunciato Bush come criminale e alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja e al proprio governo? Forse Cristo (storico o mitico non importa) può essere un modello di quanto detto ma io ritengo che il religioso appena descritto non sia altro che l’uomo socialmente (se non bioeticamente) compiuto. Già perché la specie umana, nata “animale”, a differenza di ogni altra, si compie attraverso una gestazione storica e i suoi singoli soggetti.

E’ fisiologica la religiosità primitiva ed è comprensibile fino alla sua istituzione politica prodotta da soggetti o furbi e bugiardi amanti del potere, sia solo od anche desiderosi di offrire ai propri simili, ancora incapaci di comportamento sociocompatibile, una legislazione “nel nome dell’Onnipotente”. Mosè e Maometto furono in realtà due grandi legislatori in tempi in cui alla massa erano ignote perfino le norme elementari di igiene. Per questo non dovrebbero essere presi alla lettera in tempi molto più evoluti. La genesi del cattolicesimo nasce da San Paolo di Tarso, dalla suggestione-atto di fede dei primi cristiani e poi sempre più da uomini di potere (per intenderci: da Costantino in giù). Il cattolicesimo è diventato l’istituto religioso politicamente più potente perché è riuscito - e riesce ancora - a governare i suoi fedeli dalla nascita alla morte.

Il fenomeno della istituzionalizzazione politica della religiosità primitiva, in quanto paura e riverenza dell’ignoto con concomitante incapacità sociale, è, come ho già detto, fisiologico perché risponde al naturale bisogno dell’uomo di essere rassicurato. In verità, questo bisogno non cessa mai, ma con il crescere della conoscenza e quindi della scienza, esso viene tutelato dalla coscienza critica e morale a seguito di che tutti gli istituti politici di origine religiosa diventano delle superfetazioni patologiche e, con l’insieme dei fedeli, cioè di soggetti che pospongono la coscienza critica e morale, vere e proprie patologie autoimmuni della specie. Ciò significa che ognuna di quelle superfetazioni è destinata a risultare falsa nella misura in cui contraddice alla scienza e alla coscienza critica e morale o superflua nella misura in cui le ripete e che il dovere morale di ogni rappresentante sarebbe quello di dichiararne l’esaurimento fisiologico per subentrato esercizio della scienza e della coscienza. E’ lo stesso dovere di ogni nutrice di insegnare all’infante a smettere di succhiare il latte e di nutrirsi anche di altro e di cominciare ad usare le mani e gli strumenti dell’alimentazione. La Chiesa cattolica ha fatto e continua a fare l’esatto contrario: non solo si è andata strutturando, sul piano della dottrina e della liturgia, per vivere fino alla fine dei secoli ma coltiva la suggestione dei fedeli-sudditi fino all’ottundimento della coscienza e alla visione allucinatoria della realtà.

Sempre in forza del mio essere “me stesso” (anarchico), non sono impegnato come militante con nessun partito o movimento pur simpatizzando e collaborando con quanti si battono per l’autonomia, per i diritti civili e per quell’economia mutuo-distributiva, propria dell’uguaglianza, che è il socialismo. Sono, come si suol dire, un “cane sciolto”. Ho votato per i diritti civili a suo tempo proposti e difesi dai radicali ma non mi sono mai iscritto al loro partito e meno che mai lo farei oggi con una base filocapitalista e filoamericana. Questo mio vuole essere un discorso scientifico, cioè basato sulla scienza provata. E’ questa che mi dice che il socialismo è l’unico possibile punto di arrivo della crescita della civiltà in alternativa all’estinzione della specie per saturazione di conflittualità distruttiva. Tuttavia, non ho mai accettato criticamente l’esperimento sovietico, pur convinto (oggi più che mai) che molti suoi errori - dai crimini di Stalin alle incertezze di Kruscov - sono stati in buona parte determinati dall’accerchiamento minaccioso del capitalismo “nemico” fino alla fantasiosa “guerra stellare” del bugiardo e amorale Reagan.

Ora andiamo al fatto attuale della morte del papa polacco, non prima di premettere, anche qui, che per mia natura non so augurare sofferenze organiche se non a chi m’infliggesse la stessa cosa. Sì invece delle sofferenze esistenziali come contropartita del male fatto e, al limite, una morte immediata. Il dolore fisico del mio simile mi ripugna al pari di quello di qualunque essere vivente. Sono un antivivisezionista e un animalista ma odio i predatori quando consumano il loro pasto. A Bush auguro una sofferenza esistenziale pari alla somma dei crimini commessi e una scomparsa indolore perché cessi di nuocere.

Non plaudo alla sofferenza di un papa polacco verso cui non nutro alcuna simpatia. L’uomo che soffre mi fa pena. Il politico e politicante che c’è dietro è un’altra cosa. La morte è un evento naturale: lo dovrebbe essere maggiormente per un sedicente rappresentante terreno dell’Onnipotente e delle sue leggi. Per questo, di lui e dei suoi stretti collaboratori non comprendo le preoccupazioni per la salute perché un papa è, per definizione, sotto la protezione della Provvidenza, e la sua morte come “Vicario di Cristo” è il rientro nel regno dell’Onnipotente e, comunque, l’occasione per vedere finalmente le Divinità che lo stesso diceva di rappresentare. In queste parole c’è solo ragionamento scientifico. Per questo quelle “preoccupazioni” mi fanno pensare che il personaggio, oggetto di ogni attenzione, in fondo, non creda in quello che ha predicato, cioè in Dio. Del resto, una persona molto colta come costui non può credere in un Dio-persona (chè di questo solo si tratta), un binomio, che è una contraddizione in termini in quanto composto da tutto e da una parte dello stesso. Ho scritto in altre sedi che l’ateo più probabile è proprio il papa! Se questa è solo un’ipotesi gratuita, a maggior ragione sono immotivate le apprensioni per uno che si appresta a realizzare l’evento più agognato della sua esistenza.

In ogni caso, tutta la messa in scena che sta precedendo la fine del papa polacco (per la cui sofferenza fisica, ripeto, mi fa pena), con un prenecrologio senza termine nella TV e nei mass media, la ritengo un’offesa per il diretto interessato - verso cui il primo atto di riverenza sarebbe dovuto essere il silenzio -, per il paese che lo ospita e, in particolare per i poveri che spesso muoiono per non potere avere un intervento d’urgenza o tra dolori atroci per non potersi pagare un farmaco specifico. E’ un’offesa per colui che se ne va perché si strumentalizza politicamente il suo estremo atto esistenziale per la più grande occasione demagogico-suggestiva per l’istituto della Chiesa, insomma per confermare quanto ho detto più sopra: che l’istituzionalizzazione della religiosità primitiva (bisogno di essere rassicurati) non ha niente a che vedere con l’Onnipotente ma è mirata allo scopo politico di governare la gente secondo interessi precostituiti creando uomini di potere che fanno del bene alla gente solo un pretesto del potere stesso. Basta studiare la storia della Chiesa. Con riferimento al caso specifico, ripeto che la cosa più dignitosa da fare sarebbe stata quella di lasciare in pace il paziente, riservandosi il compito giornalistico-storico di presentarne, dopo, una o più biografie. Non solo si è trasformato lo spazio mediatico (con in testa quello televisivo) in un “cortile di casa” del Vaticano, ma si è recitata senza interruzione la litania (è la parola) di menzogne del personaggio, nota solo ai fedeli-sudditi (che vedono solo ciò che si fa loro vedere) e a verbivendoli che sono pagati per vendere solo parole (donde il termine).


Riprendo quando il papa se n’è andato e sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale. Sono contento che l’uomo ha smesso di soffrire. Il necrologio propriamente detto riprende e si susseguono le testimonianze (tutte da prendere con le pinze) del bene fatto dallo scomparso. Io do la mia controtestimonianza da quell’alieno che sono, sicuro di non essere il solo. Il papa polacco è stato un grande “statista” del Vaticano. Ha saputo riportare in auge quella Chiesa sommersa di brutture e lordure politiche. Si è battuto per un mondo “ecclesiocentrico” e a tal fine non poteva non recitare la parte del buono che stringe la mano ai vecchi vicini nemici. Uomo dotato di estrema astuzia machiavellica, ha contribuito (c’è chi dice in complotto con Reagan) a fare crollare l’Urss e tutti i governi filosovietici dell’Est con il pretesto dell’ateismo e facendosene un vanto. In altre parole, ha arrecato al mondo il più grave danno che vi si potesse arrecare ai nostri tempi eliminando il polo della sinistra antagonista e lasciando libertà di fatto assoluta ai più forti del mondo capitalista - come dire all’imperialismo Usa - a quel capitalismo selvaggio e malvagio che ripete la giungla, che è incompatibile con il cristianesimo ed il viatico dell’estinzione della specie. Se le cose stanno così, lo si può considerare un “nemico dell’umanità”? Se le bigotte vicine di casa mi sentissero, per lo meno immaginerebbero di linciarmi in nome del loro dio.

Il problema dell’ateismo come tale era ed è inesistente. Ma il papa polacco chiamava ateismo la legittima esigenza di un governo laico (socialista) che il potere clericale (persistente arma temporale della Chiesa) non s’ingerisse nelle questioni del potere pubblico e rispettasse l’innocenza del bambino non sottoponendolo alla catechesi. Ove ognuno può gestire la propria coscienza anche in fatto di religiosità, c’è solo il dovere di essere laico. Ma per lo scomparso laicismo è sinonimo di ateismo e si torna al punto di partenza in nome di un istituto che non dovrebbe più esistere perché le leggi del comportamento sociale non sono date da nessun dio ma sono scoperte della scienza sociale. In un’Urss, gestita con leggi di estrazione non religiosa, mancava Dio: è quanto ripeteva il papa polacco che, per farvi tornare Dio, non si è peritato di far crollare tutto l’edificio che, al contrario, andava solo emendato perché rappresentava un esperimento di socialismo con risultati eccellenti pur mescolati ad errori ed abusi umani. I princìpi e i fatti sono due categorie diverse. Forse che il principio cristiano dell’amore del prossimo è fallito sono a causa degli errori ed abusi umani della Chiesa? E dove il papa polacco ha fatto tornare Dio, là si è riversata tutta la criminalità del mondo occidentale e americano; da lì, gente prima sistemata, ritrovatasi senza arte né parte, fugge in cerca di lavoro come individui del Terzo Mondo mentre alcuni neocriminali accumulano ricchezze senza fine e dettano le leggi dello sfruttamento e del ladrocinio. Anche la Polonia, patria dell’attore, ha subito la stessa miserabile sorte. Ed è per questa miserabile vicenda che il papa polacco riceve attestati di riconoscimento da tutto il mondo!

Il pontificato del papa polacco è scorso lungo l’ambiguità: ha fatto il turista a tempo pieno unendo l’utile al dilettevole distribuendo parole generiche contro la povertà e la guerra senza dire che povertà e guerra sono modi di essere del capitalismo. A Pinochet pare abbia portato l’eucaristia! Non avrebbe potuto condannare il capitalismo in sé stesso essendo l’istituto-Chiesa una potenza finanziaria di ordine naturalmente capitalistico. Non ha mai detto che il neoliberismo, che affida perfino i servizi naturalmente pubblici ai privati affaristi, incrementa la criminalità legale e paralegale (“mafiosa”). Sempre in nome di un Dio estromesso dall’ateismo dei governi laici (ateistici), ha contribuito alla frantumazione della ex Jugoslavia (vero miracolo interetnico del governo di Tito). Non ha condannato la guerra se non parole generiche. Se almeno avesse dichiarata criminale l’aggressione all’Iraq, anche senza ricorrere allo strumento della scomunica, avrebbe messo i cattolici italiani, e non solo questi, nell’impossibilità di contribuire con il criminale massimo, e tutto sarebbe andato meglio. I cattolici si sarebbero trovati a scegliere fra la Chiesa e il potere criminale degli Usa. Ha invece ricevuto e benedetto lo spagnolo Aznar. Bush è pronto a tributargli ogni onore perché di fatto è stato appoggiato nella sua guerra criminale con il pretesto di battere il terrorismo. Mentre ha continuato a condannare la memoria di alcuni decenni di esperimento sovietico (con quei crimini che nessun socialista ha mai approvato), ha assolto con disinvoltura diciassette secoli di atrocità e di brutture commesse in nome di Cristo. E’ fuori dubbio che, nonostante tutto il negativo di cotale pontificato, il papa polacco è candidato alla santità anche per effetto delle sue malattie e sofferenze sbandierate come calvario in un mondo dove i calvari non si contano.

Che gli uomini imparino a soccorrere (amare) i propri simili è fisiologico nella crescita della specie. Che sconfinate maree di persone abbiano il culto di un uomo, ne seguano ogni vicenda esistenziale fino al trapasso, si commuovano per lui come una specie di Dio sulla Terra, è manifestazione patologica delle peggiori perché impediscono ai coinvolti di seguire la propria coscienza e rafforzano la credibilità di istituto che da secoli (e non è poco) non ha più ragion d’essere. Con l’ultima vicenda del papa polacco si è rafforzato quell’ottundore sociale tradizionalmente detto (e ben a ragione) “oppio dei popoli” e che assieme a quelli successivi del consumismo, del tifo sportivo e del “predaludismo” (giochi a premi-preda) stanno davvero “lavorando” per l’estinzione della specie. Ma - ci credete? - il vero trionfatore tra cotanto chiasso universale non è poi tanto la Chiesa quanto l’impero Usa di cui quella, in quanto demolitrice dell’Urss, è, una volta tanto, tutto sommato, non il fine ma lo strumento. Hanno di che esserne contenti i vari Berlusconi, affetti da viscerale anticomunismo patologico, avvinghiati come sanguisughe ai loro immensi beni materiali (come non potrebbero sotto un regime socialista). Hanno di che esultare i vari Bush, liberi di spadroneggiare il mondo senza il timore di una forza antagonista che poterono demolire solo con l’inganno e la stupidità dei vari Gorbaciov. Grazie, papa polacco! Sic transit gloria mundi!

Carmelo R. Viola

Centro Studi Biologia Sociale

crviola@mail.gte.it