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Il delirio di Teheran

Publie le venerdì 28 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi medio-oriente

’’Cancellate Israele dalle carte geografiche’’. Proclama fondamentalista del presidente Ahmadinejad. L’Iran diventa un tiro a segno

di Carla Ronga

E’ scontro aperto. Tra Occidente e Anti-occidente, Illuminismo e Teocrazia, Diplomazia e Anti-diplomazia: dalla nascita dell’Onu nel 1945, non c’è mai stato un capo di Stato membro che abbia chiesto pubblicamente l’eliminazione di un altro Stato membro. Pubblicamente, mai. Lo ha fatto, mercoledì scorso, l’Iran chiedendo “l’eliminazione dalle cartine geografiche dello Stato d’Israele”.

Con il 9 per cento delle riserve mondiali di petrolio e il 15 per cento delle riserve di gas, con una popolazione di 72 milioni di abitanti, il 70 per cento dei quali ha meno di trent’anni, dalla rivoluzione del 1979 a oggi, l’Iran è stato “Altro” dall’Occidente.

Negli ultimi venti anni Teheran è stata la negazione di tutto quello che l’Occidente era o diceva di essere: uno Stato religioso, uno Stato che limita le libertà individuali, uno Stato che promuove la guerra e il terrorismo. L’Iran era, e per molti versi rimane agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, la negazione dell’Illuminismo.

Ecco perché l’Occidente ha guardato con preoccupazione alle elezioni del 17 giugno 2005, elezioni che hanno segnato l’uscita di scena del riformista Mohammad Khatami a favore di Mahmoud Ahmadinejad, ultraconservatore, ex membro dei Pasdaran ("guardiani della rivoluzione"). Erano anni che un esponente politico iraniano non parlava in pubblico della distruzione di Israele, anche se questa ipotesi fa parte della propaganda del regime. Il primo a lanciare la sua “guerra santa” fu infatti dall’ayatollah Khomeiny nel 1979. Più recentemente, il proposito di “cancellare Israele dalla mappa del mondo” è stato ribadito con slogan scritti sui missili balistici iraniani fatti regolarmente sfilare durante le parate militari. L’ultima volta che ciò è avvenuto, lo scorso settembre, gli addetti militari dei paesi europei, tra i quali quello italiano, hanno abbandonato per protesta la manifestazione alla quale erano stati invitati.

Proprio il deciso sviluppo del programma missilistico iraniano, con la produzione di vettori in grado di raggiungere Israele, unito alle ambizioni nucleari della Repubblica islamica, è stato fonte di preoccupazione anche tra i paesi europei sulle reali intenzioni di Teheran, secondo la quale il suo programma nucleare ha scopi puramente civili. Nel gennaio 2002 il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha accusato l’Iran di essere parte, insieme a Iraq e Corea del Nord, di un “Asse del male” fonte di pericoli per l’intera umanità.

Ma, a differenza dell’Iraq, l’Iran è più forte economicamente, più omogeneo dal punto di vista etnico e religioso. I problemi economici e sociali sono grandi e la situazione dei diritti umani rimane grave, ciò non di meno la Repubblica islamica è più stabile degli altri paesi del Medio Oriente, può contare su un legame economico molto forte con la Russia di Putin (Mosca sta costruendo in Iran una controversa centrale nucleare ed è interessata a costruirne altre), e oggi, può approfittare della forte presenza sciita in Iraq, delle difficoltà della Siria e dei gruppi fondamentalisti attivi nella Striscia di Gaza per rilanciare il suo ruolo di paese guida nello scontro tra Occidente e Oriente. La Russia ha condannato come “inaccettabili” le dichiarazioni del presidente iraniano, ma ha avvertito che rimane contraria ad un deferimento della questione nucleare iraniana al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dicendosi tuttora convinta che la questione delle presunte ambizioni atomiche iraniane vada affrontata e risolta a livello dell’Agenzia atomica internazionale e non dell’Onu.

Difficile prevedere, dunque, come si evolverà questa nuova crisi politica. Europa e Stati Uniti si sono uniti a Israele nella ferma condanna delle dichiarazioni del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e Canada hanno convocato gli ambasciatori per chiedere spiegazioni mentre la Farnesina sottolinea che “contenuto e tenore di tali inaccettabili affermazioni corroborano le preoccupazioni sulle linee politiche perseguite dalla nuova leadership iraniana, in particolare per quanto concerne il dossier nucleare”.

Il premier israeliano Sharon si è spinto oltre, chiedendo che Teheran venga espulsa dalle Nazioni Unite ricordando all’Europa che “uno Stato che chiede la distruzione di un altro popolo non può essere membro delle Nazioni Unite. Se poi questo Stato si sta dotando dell’atomica, esso costituisce un pericolo non solo per Israele e il Medio Oriente, ma anche per l’Europa”. Per il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan, le frasi di Ahmadinejad “sottolineano le nostre preoccupazioni sulle sue ambizioni nucleari”. Washington accusa Teheran di utilizzare programmi nucleari civili come copertura per riuscire a produrre l’atomica e vuole sfruttare la minaccia di un deferimento al Consiglio di sicurezza dell’Onu per costringere la Repubblica islamica a rinunciare completamente al programma di arricchimento dell’uranio. Ma l’Iran non ha intenzione di fare marcia indietro. “Le potenze arroganti del mondo - ha affermato Ahmadinejad - hanno fondato il regime sionista nel cuore del mondo musulmano come base per i loro obiettivi espansionistici”. “Non c’è dubbio - ha aggiunto - che la nuova ondata che si è formata in Palestina, rimuoverà questo stigma vergognoso (Israele) dal mondo dell’Islam”.

Nei suoi otto anni di presidenza, conclusisi lo scorso agosto, il riformista Mohammad Khatami non aveva mai usato parole simili. Ma Teheran non ha mai fatto venire meno il suo sostegno ai gruppi armati palestinesi, tra i quali Hamas e Jihad islamica, pur affermando che si tratta soltanto di assistenza “umanitaria” e politica, e non militare. Ieri, l’ira di Ahmadinejad si è scagliata anche contro quei paesi arabi moderati che, dopo il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza, potrebbero riconoscere e allacciare relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele.

“Se qualche paese - ha detto il presidente iraniano - sotto la pressione del sistema egemonico o per egoismo, facesse il passo di riconoscere il regime sionista, brucerebbe nelle fiamme della rabbia della nazione islamica”. Secondo Ahmadinejad, infatti, il ritiro delle truppe dello Stato ebraico da Gaza fa parte semplicemente di “un complotto” per ottenere tale riconoscimento. Parole analoghe, erano state pronunciate lo scorso agosto da Mohammed Deif, uno dei leader dell’organizzazione integralista palestinese Hamas. Deif, proprio all’indomani dello smantellamento delle colonie ebraiche dalla Striscia di Gaza, aveva annunciato che “Hamas continuerà a combattere la guerra santa fino alla eliminazione di Israele dalla carta geografica”.

Proclami, quelli dei leader integralisti, che si trasformeranno in manifestazioni di massa nella “Giornata di Qods”, dal nome arabo di Gerusalemme, che verrà celebrata oggi come ogni anno in Iran, l’ultimo del mese di digiuno del Ramadan.

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