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L’Ira abbandona la lotta armata. Blair: «Decisione storica»

Publie le venerdì 29 luglio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Movimenti Europa Storia

di red

Uno storico comunicato, atteso da diversi giorni e finalmente reso pubblico: l’Irish Republican Army (Esercito repubblicano irlandese) è pronto a deporre le armi. Ordina a tutti i suoi militanti di farlo subito, a partire dalle 16 di oggi, giovedì 28 luglio, e chiede agli esponenti delle confessioni protestante e cattolica di monitorare la regolarità del disarmo, che vuole essere «rapido» e «affidabile». Alt al conflitto armato contro il dominio britannico dell’Ulster (Irlanda del Nord): l’Ira, tuttavia, non si scioglierà. Anzi, s’impegna a «sostenere lo sviluppo di programmi politici e democratici attraverso mezzi esclusivamente pacifici».

Il premier britannico Tony Blair, che parla di un passo «senza precedenti» di «impareggiabile importanza», si mostra molto soddisfatto: «Accolgo con piacere la dichiarazione dell’Ira che mette fine alla sua campagna; accolgo con piacere la sua chiarezza; accolgo con favore il riconoscimento che l’unica strada che porta al cambiamento politico è costituita esclusivamente da metodi pacifici e democratici». Più prudente David Lidington, portavoce del Partito Conservatore, che si limita a parlare di «cauto incoraggiamento e speranza».

Gerry Adams, leader del Sinn Fein, il braccio politico dell’Ira, parla di una sfida lanciata ai governi britannico e inglese e agli unionisti protestanti: «Mi appello a tutti affinché leggano con attenzione quello che l’IRA ha da dire ed affinché si resti uniti. La dichiarazione dell’IRA rappresenta una sfida non soltanto per i repubblicani, ma per i due governi».

Gelida la reazione del reverendo Ian Paisley, storico leader del Partito unionista filo-inglese: «Non hanno dichiarato la fine delle loro attività criminali che generano milioni di sterline e non sono riusciti a garantire un livello di trasparenza necessario a dare al pubblico fiducia che le armi verranno abbandonate interamente. Trattiamo con disprezzo il loro tentativo di glorificare e giustificare la loro campagna assassina»

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