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L’Iraq divide anche in Francia

Publie le domenica 23 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti Francia Anna Maria Merlo

Un giudice «antiterrorismo» lancia allarmi; nuove ruggini con gli Usa

di ANNA MARIA MERLO PARIGI

L’Iraq è diventato un "buco nero" che attira i giovani musulmani radicalizzati in Europa, che vanno nel paese in guerra per attuare la guerra santa. E’ il giudice Jean-Louis Bruguière - il capo del polo antiterrorista francese - ad affermarlo, in un’intervista rilasciata ieri alla radio della Bbc. Secondo Bruguière, alcuni di questi giovani che hanno soggiornato in Iraq, dove sono stati addestrati "con armi non convenzionali, come armi chimiche e biologiche", "ritornano poi in Europa con il bisogno e l’intenzione di proseguire il jihad nel loro proprio paese, in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna e in altri paesi d’Europa".

Le affermazioni del giudice Bruguière seguono di un giorno il nuovo allarme del presidente Jacques Chirac, secondo il quale la Francia è un paese a rischio di attentati, oggi più che nel passato . L’Iraq è in questi giorni di nuovo un elemento di tensione tra Francia e Stati uniti.

Difatti, la stampa e la tv conservatrice statunitense, Wall Street Journal, New York Post e Fox News in testa, ha riattivato le ostilità contro Parigi, dopo che un ex ambasciatore francese all’Onu, Jean-Bertrand Mérimée, è stato incriminato (in Francia, dal giudice del polo finanziario Philippe Courroye) per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul programma della Nazioni unite per l’Iraq «Oil for Food».

Il giudice Courroye, che lo ha sentito il 12 ottobre (e che lo ha messo sotto controllo giudiziario, dopo aver chiesto una cauzione di 150mila euro per lasciarlo libero), lo sospetta di aver beneficiato delle larghezze del regime di Saddam Hussein, sotto forma di buoni d’acquisto di petrolio, per un valore intorno ai due milioni di barili, all’epoca del programma «petrolio contro cibo» (’96-2003). Mérimée avrebbe ricevuto questo «regalo» nel 2001, in cambio di un appoggio « reale o supposto » al regime di Saddam Hussein.

C’è il sospetto, inoltre, su altri 4 milioni di barili supplementari a favore di Mérimée. Per incassare rivendendo i barili, l’ambasciatore avrebbe fatto ricorso a una società patrocinata dall’Onu. Undici personalità francesi sono implicate nell’inchiesta sull’«Oil for Food», tra le quali un altro diplomatico, Serge Boisdevaix, anch’egli incriminato. Anche l’ex ministro Charles Pasqua è coinvolto nell’inchiesta. Il Quai d’Orsay ha preso le distanze da Boidevaix e da Mérimée, affermando che l’indagine riguarda delle attività «private, intraprese dopo il pensionamento».

Ma gli ex diplomatici contrattaccano e affermano che il ministero degli esteri era informato. Secondo il Wall Street Journal, il «multilateralismo» alla francese significa soltanto «perorare la necessità di legittimità internazionale, facendo al tempo stesso affari con dei dittatori». In realtà, malgrado il ritorno dei toni anti-francesi, i media conservatori puntano ad indebolire il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, di cui Mérimée è stato, dal ’99 al 2002, consigliere per gli affari europei.

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