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L’autunno caldo della Sinistra Europea

Publie le martedì 13 luglio 2004 par Open-Publishing

Partito della Rifondazione Comunista Parigi Graziella Mascia

La Se è già al lavoro. Varate a Berlino le campagne per una Costituzione alternativa, il ritiro delle truppe dall’Iraq, i diritti sociali contro la precarietà
La Sinistra europea è già al lavoro: la prima riunione dell’esecutivo, riunito a Berlino lo scorso week-end, ha deciso le iniziative del nuovo partito per i prossimi mesi. Una vera «canpagna d’autunno» per l’altra Europa.

Un risultato davero ragguardevole. Sarà per la straordinaria gestione di Helmut Scholz, responsabile delle relazioni internazionali della Pds, che ha incredibilmente fatto rispettare al minuto orari e ordini del giorno. Sarà per la soddisfazione venuta dai risultati delle elezioni europee, che hanno premiato pressoché tutti i partiti che hanno aderito alla sinistra europea, e che dà una più forte motivazione all’impresa. O sarà semplicemente per la responsabilità che ognuno sente più grande dopo l’analisi del voto, che mostra chiaramente che l’Europa sociale è andata all’opposizione dell’Europa politica e istituzionale. Resta che, a partire da quest’ultimo dato, e soprattutto dal fatto che i primi atti dei governi europei rischiano di approfondire il fossato tra Europa politica e Europa dei popoli, la Sinistra europea concretizza obiettivi e scadenze.

Così, dopo due giorni di discussione, il presidente Fausto Bertinotti può dire alla stampa che il partito, di fronte alla crisi europea, prova a costruire un’altra Europa. Lo fa a partire da una critica serrata alla scelta di nominare il portoghese Josè Manuel Durao Barroso, esponente di spicco delle politiche neoliberiste, alla presidenza della Commissione europea; e agli accordi bi-partisan che nel parlamento di Strasburgo impediranno di fatto una reale dialettica democratica. Tutto il contrario di ciò che sarebbe necessario per rispondere a una crisi della politica che si va sempre più accentuando: la si è vista nel fortissimo astensionismo elettorale che si è manifestato in alcuni paesi i o nel voto di protesta contro i governi di destra che in altri ha premiato le opposizioni. Ma la si è vista anche, in altre forme, nelle aree in cui le sinistre di governo hanno sostanzialmente riprodotto, sia pure magari in forma mitigata, riproducendo sostanzialmente le politiche neoliberiste. Un quadro complesso, insomma, che si è espresso o in un voto tout court antieuropeista tout-court o in una esplicita contrarietà alla guerra e alle politiche neoliberiste. Ma che chiama giocoforza la Se, la Sinistra europea, ancora in itinere per quanto riguarda organizzazione, bilanci, congresso da realizzare nel 2005, ad una impegnativa iniziativa politica.

In vista del Forum di Londra
Perciò, a Berlino, si è detto no alla nuova carta costizionale. Una costituzione regressiva, che si riduce a una codificazione del mercato, e non corrisponde alle istanze del grande movimento per la pace. I governi europei, cioè, firmeranno il 29 ottobre a Roma una carta che non assume il ripudio della guerra, cancella la tradizione delle costituzioni democratiche che hanno caratterizzato la storia europea dalla vittoria sul nazifascismo in poi, disconosce alcuni diritti civili e sociali fondamentali.

La Sinistra Europea parteciperà a tutte le iniziative che deciderà il movimento nel Social forum di Londra del 14 ottobre, e articolerà in una propria assemblea le questioni che caratterizzeranno la campagna per una costituzione europea del basso. Ognuno dei partiti presenti a Berlino farà vivere queste posizioni nel proprio paese, nei parlamenti o nei referendum.

In questo quadro, si svilupperanno altre due campagne:
la prima, una petizione con una raccolta di firme che chiede il ritiro delle truppe europee dall’Iraq come elemento unificante di situazioni diverse, come diverse sono le politiche dei governi, e, insieme al Nelf, vedrà un particolare impegno contro il muro israeliano e per i diritti del popolo palestinese, con una missione a Ramallah e una conferenza per sostenere gli accordi di Ginevra. La seconda, una campagna contro la precarietà e per i diritti sociali, anche per aiutare la ripresa del conflitto sociale e le lotte sindacali.

Obiettivi non facili, naturalmente, in una realtà territoriale molto articolata e diversa nelle sue caratteristiche e non solo nelle storie dei partiti che hanno scelto di costruire la Sinistra Europea.

Il sostegno a queste decisioni è arrivato dunque a partire dalle specificità dei singoli Paesi: laddove, come ha fatto il rappresentante francese, si racconta del successo di una lista nordafricana, come espressione del malessere delle periferie, o si mette l’accento sul fatto che Germania il 77% dei cittadini chiede il referendum sulla costituzione. C’è poi chi si sofferma sull’analisi della situazione internazionale e il ruolo della Nato e chi esplicita i propri problemi interni o di risorse finanziarie. Ma per tutti, dai compagni della Romania, ai greci del Synaspismos, dalla Spagna alla delegazione italiana, la preoccupazione dominante è quella di immaginare un percorso che possa unificare gli obiettivi.

Obietivi da unificare
Solo qualche esempio. Che significa, per ognuno dei 14 partiti presenti a Berlino, parlare di orario di lavoro, di delocalizzazione industriale, di vecchia e nuova classe operaia, di pensioni e stato sociale? Quali sono le caratteristiche specifiche della precarietà nel lavoro e nella vita in ognuna delle realtà?

E complessivamente possiamo guardare in particolare a quei soggetti, giovani e migranti, che più di altri pagano le conseguenze di queste politiche e che non a caso sono anche protagonisti di conflittualità diffuse?

Dei gruppi di lavoro svilupperanno concretamente il dispiegarsi di questi obiettivi, ma già questa nuova realtà politica che prova a costruire una sinistra alternativa in Europa trasmette un grande entusiasmo. Importantissimo è il confronto e lo scambio di esperienze: qualcuno, come in Francia, si è già misurato col governo e ha sperimentato la contraddizione del "pendolo" richiamato da Bertinotti. Qualcun altro, come in Germania, ci sta ancora provando e perciò è particolarmente soddisfatto dei risultati elettorali.

Qualcun altro ancora, come negli ex - paesi dell’est, si misura con le destre al 75% e la mancanza di quei diritti democratici minimi che rende tutto difficile, anche il presentarsi alle elezioni.

La Sinistra europea è perciò anche solidarietà, è il contributo che ognuno può dare all’altro, direttamente e indirettamente, nella costruzione dell’obiettivo condiviso.

E se l’obiettivo è la sinistra alternativa, non deve fare alcun sforzo il presidente della Pds, Lothar Bisky, nel rispondere ai giornalisti. Chi voleva sollecitare risposte stizzite, per la nascita della nuova formazione di "Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale" - promossa da ex-spocoaldemocratici usiti dalla Spd, da sindacalisti e Verdi, è rimasto deluso. «Non ci preoccupa la possibile competizione a sinistra - ha serenamente risposto Bisky - ci pare più interessante il contributo che ne potrebbe derivarne per costruire una vera sinistra alternativa in Germania».

Anche perchè, tutto ciò che si è affrontato a Berlino è immaginato dentro lo sviluppo e la crescita del movimento, che è vuole essere il Dna della Sinistra europea già in cammino.

http://www.liberazione.it/giornale/040713/LB12D6BC.asp