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LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE (1)

Publie le giovedì 14 aprile 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Religioni

di Viviana Vivarelli

"Il potere è la tentazione più grande per l’essere umano, perché ci dà la sensazione dell’onnipotenza divina. E’ pura forza. Ed essendo solo forza, è distruttivo. Solo la compassione limita il potere, facendo sì che sia benefico. Compassione e forza sono le due dimensioni fondamentali che costruiscono l’essere umano ben realizzato.”
(Leonardo Boff - Teologia della Liberazione, professore di teologia e
filosofo francescano)

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Era il luglio del 1993, in Brasile, i bambini di strada (i meninos de rua) venivano uccisi a centinaia dalla polizia militare e dai vigilantes; a Rio de Janeiro ne avevano ammazzati 321, impunemente, e quel solo anno la polizia aveva ucciso 1370 persone. Miseria e fame in Brasile, e bambini abbandonati che giravano per le strade rubacchiando. In Piazza della Candelaria la polizia ne ammazzo’ otto tutti insieme nel sonno. Il ritorno della democrazia era una beffa per i poveri e i bambini erano i piu’ poveri dei poveri, vivevano in uno stato selvaggio come bestioline in una giungla, dormivano nelle fogne, fiutavano colla, sopravvivevano come potevano.

Il presidente Itamar Franco convoco’ un ipocrita vertice sui bambini di strada e fece fare loro una ’Olimpiade’!!! Una Olimpiade!!! L’interesse duro’ poche ore, poi la mattanza riprese. I sacerdoti piu’ vicini alla miseria popolare, in preda alla disperazione, tentavano tutto quel che potevano. E’ difficile vivere nella Chiesa, puoi stare vicino al potere del denaro e della politica, alla curia, o puoi stare vicino al Cristo vivente che soffre nel povero e lottare contro il potere che avvilisce l’uomo, che lo riduce alla miseria morale, che lo uccide. Se scegli la prima via, puoi fare carriera e avere una vita piena di soddisfazioni. Se scegli la seconda via, la Chiesa ti chiamera’ marxista e ti rigettera’. Perche’ i vertici della Chiesa non sono in mano ai poveri ne’ a chi lotta con i poveri, ma sono in mano ai potenti e a chi tratta con i potenti.

Ai poveri e’ rilasciato il fanatismo delle piazze plaudenti. La Teologia della Liberazione nacque sulla strada del Cristo dimenticato,
non su quella della Chiesa trionfante. Uni’ coloro che nel Sudamerica
lottavano contro l’ingiustizia. Non si diffuse nei luoghi del potere ecclesiale ma delle comunita’ di base, che erano fatte da poveri. Fu l’ispirazione di preti colti, intelligenti, intellettuali ma sensibili, che sanguinavano del sangue dei poveri, e soffrivano della sofferenza dei poveri, e vedevano in loro il sangue e la sofferenza del Cristo. Non mancano i poveri in Brasile, 80 milioni su 150 milioni, e sono piu’ che poveri, sono ’miserabili’. Come dice Mina’, “i brasiliani poveri hanno due sole cose: la fede e la festa". "In America Latina non si va da nessuna parte se non si passa per la fede e per la festa."

Cosi’ il prete doveva avvicinare la gente attraverso queste due vie: la fede e il gioco. "Nessun partito comunista ha portato a termine una rivoluzione in America latina perche’ ha dimenticato queste due vie". Ma il prete poteva attraversarle. Il marxismo offriva la critica al potere economico che asservisce i poveri, ma il cristianesimo offriva la fede. Dimensione politica e dimensione religiosa potevano unirsi. E questa unione fu la Teologia della Liberazione. Il primo fu Gustavo Gutierrez, un peruviano che venne in Brasile negli anni ’60 per studiare i movimenti di base. Dalla sua inchiesta nacque l’opera "La Teologia della Liberazione", dedicata a Niki, un prete brasiliano che lavorava con i giovani e fu assassinato dai militari, Antonio Pereira Neto.

Poi arrivarono gli altri, arrivo’ Leonardo Boff, e molte donne, sposate con figli, che diventarono dottori in teologia. E il movimento divenne grande e prese a espandersi in America Latina. Il marxismo offriva un buono schema razionale, positivo, semplice, che permetteva di comprendere la logica del potere, ma il marxismo, riducendo l’uomo a materia, non riusciva a integrare le altre dimensioni dell’umano. L’uomo non e’ solo sensi e ragione, l’uomo e’ ideale e anima. Il marxismo ha dimenticato anche la dimensione intuitiva e artistica dell’uomo, l’arte, la bellezza, il gioco. La ragione e il corpo non esauriscono l’essere umano. In Oriente si ritiene che l’uomo abbia cinque sensi e la ragione e’ uno di questi, ma, oltre ai cinque sensi, ci sono facolta’ umane che portano l’uomo ancora piu’ in alto oppure i cinque sensi si possono sublimare a livelli che superano molto il primo livello grossolano cosi’ che anche il corpo e anche la sessualita’ possano farsi strada per il divino.

Il marxismo e’ rimasto al primo livello inferiore, la Chiesa ha ripudiato il corpo e la sessualita’ per rifugiarsi in un limbo di astrazione. Ma l’uomo vuole essere completo, di corpo, sensi, sessualita’, ragione, intuizione e anima. O restera’ incompleto come i poveri bambini di strada e i loro feroci aguzzini. Cosi’ la via verso la completezza deve attraversare tutto l’uomo e rendergli tutta la sua natura, nella sua interezza, come Dio ha voluto. Il prete che crede di camminare nello spirito e ignora la miseria del corpo non e’ completo. Il marxista che crede di camminare nella materia ignorando le esigenze dell’anima non e’ completo. Cosi’ la Chiesa deve camminare anche le vie del corpo e capire la miseria della materia, e il rivoluzionario deve
camminare anche le vie dello spirito e riconoscere la grandezza dell’anima.

La Teologia della Liberazione fu l’incontro di due opposte esigenze: la fame che urlava e lo spirito che voleva ridere. La prima istanza richiedeva che si oltrepassasse il dato della miseria per cercare le sue cause, la seconda richiedeva che si restituisse ai poveri la felicita’ del vivere che non e’ solo avere la pancia piena ma anche credere in qualcosa, primariamente nella bellezza dell’uomo. Il marxismo pretende di portare l’uomo verso il basso ignorando i suoi bisogni spirituali, la religione pretende di portare l’uomo verso l’alto, ignorando i suoi bisogni materiali. Entrambi sono incapaci di ridere o di volare. E finiscono per isterilirsi in gruppi dirigenti che si allontanano dal popolo, che non vivono con la gente, che precostituiscono élite separate e alienate, le nomenclature comuniste non diversamente dagli alti gruppi ecclesiali.

Marxismo e clericalismo hanno finito col fondare strutture verticistiche dove il potere pioveva dall’alto, dove il popolo restava dimenticato e il potere si cristallizzava. La Russia socialista eredito’ la struttura dalla Russia zarista, la Chiesa di Roma eredito’ la struttura della Roma imperiale. Ed entrambe non furono democratiche e repressero duramente ogni anelito popolare. Diciamo questo con piu’ forza oggi, con negli occhi la Russia assolutistica di Putin (che ha fuso il peggio dello zarismo e del capitalismo) e guardando al pontificato autoritario di Wojtyla, e lo diciamo a maggior ragione oggi, di fronte a governi che da destra e da sinistra hanno questa pericolosa tendenza o tentazione a rafforzare gli elementi autoritari del potere, ignorando le istanze popolari.

Lo diciamo soprattutto oggi, perche’ le moltitudini hanno ormai maturato un pensiero diverso, non piu’ passivo e fideistico, ma tale da reclamare una forte attenzione ai problemi economici e sociali di tutti, calpestati dagli interessi di pochi, ma questo ormai e’ intollerabile visto che le moltitudini hanno maturato una esigenza contraria ai governi verticistici e reclama una democrazia allargata. Oggi che il paradosso del maggioritario ha trasformato le democrazie in organi di tutela degli interessi minoritari e i pochi plutocrati pretendono di coartare una massa che vede peggiorare le proprie condizioni di vita.

Nessun paese socialista ha portato la classe maggioritaria per numero al potere. Nessuna gerarchia ecclesiale ha difeso dall’alto gli umili in modo concreto e non verbalistico. Nessun Papa si e’ privato dei beni della Chiesa per sollevare i poveri del mondo. Nessun governo socialista ha aumentato i poteri politici dei suoi cittadini. Ci sono solo due classi al mondo: chi ha il potere e chi non ce l’ha. E questo vale per il marxismo storico come per la chiesa storica. Vale nei fatti, perche’ i fatti hanno dimostrato che e’ stato cosi’.

La storia non cammina per realizzare il socialismo, come crede il materialismo dialettico. La storia cammina solo se ci sono soggetti che hanno la capacita’ di cambiare le cose. In fondo sia il marxismo che la Chiesa hanno usato le masse, non le hanno mai riconosciute come titolari di diritti, non hannomai dato loro il diritto storico di cambiare le impostazioni della morale, dell’economia, della politica. Ma il pensiero nuovo si e’ diffuso lo stesso e questo pensiero chiede a gran voce una nuova autonomia, un nuovo tipo di democrazia, l’uscita da una sudditanza politica, economica e religiosa, ormai intollerabile, il riconoscimento dei diritti e delle richieste di tutti contro l’arbitrio e i privilegi di pochi, la lotta agli assolutismi di qualunque natura siano.

Mina’ dice: “Il capitalismo ha avuto la saggezza di privatizzare i beni materiali e socializzare i sogni. Se io sono un povero, vivo in una piccola casa, in una favela, però nella mia televisione posso vedere Hollywood, sognare la possibilità di vincere alla lotteria, per sorte o per trucco, o aiutato magari dalla magia... Posso insomma fruire di certe meraviglie. Il socialismo ha fatto il contrario: ha socializzato i beni materiali e privatizzato i beni simbolici. Nessuno ha diritto di sognare, solo il partito ha il diritto di farlo. Ma spesso erano sogni pericolosi. Quando la gente sogna, bisogna invece calarsi nella sua realtà e cercare alternative per le sue speranze.”

Messaggi

  • eppure millenni di storia dovrebbero pur insegnare qualche cosa.
    pero’ mi pare di cogliere un segnale positivo, questo precipitare di eventi ,
    questa situazione dove i problemi hanno dimensioni e portata globale
    porteranno sicuramente l’uomo a guardare in una direzione precisa
    dentro se stesso!