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LE DUE VIE DELLA CHIESA

Publie le lunedì 4 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di Viviana Vivarelli

Forum, siti, blog e stampa sono pieni di scritti su Voitila. Ma gia’ il giorno successivo alla morte, lutto e cordoglio sono stati rapidamente superati da bilanci positivi o negativi su questi 27 anni di pontificato, in cui e’ evidente che le critiche di chi non e’ schierato nei media ufficiali sono ormai fortemente superiori agli elogi. Una cosa accomuna pero’ detrattori e estimatori: il silenzio sul Concilio Vaticano II, che fu la grande eredita’ di papa Giovanni XXIII.

La volonta’ pervicace con cui Wojtyla ne ha distrutto l’impulso ha fatto si’ che la sua memoria si spegnesse anche nei fedeli. Eppure mai come ora se ne dovrebbe parlare, perche’, col nuovo Conclave la Chiesa dovra’ prendere nuovamente una grande decisione storica e religiosa.
Nel 1962 papa Giovanni XXIII, il papa buono, indisse uno dei piu’ importanti Concili della Chiesa di Roma, convocando tutti i vescovi della Terra per discutere sulla vita della Chiesa.

Gia’ nei tre anni precedenti, una commissione preparatoria aveva consultato tutti i vescovi cattolici per definire gli argomenti da trattare in un lavoro enorme che avrebbe rivoluzionato in un modo totalmente nuovo la Chiesa cattolica. Mentre fino a quel tempo le decisioni erano state prese assolutamente dall’alto dai vari pontefici, per la prima volta il papato si apriva a una consultazione allargata per una riforma che portasse la Chiesa avanti nel tempo, rendendola un organismo collaborante ed evolutivo.

I risultati del Concilio Vaticano II furono grandissimi: 4 Costituzioni, 3 Dichiarazioni e 9 decreti.

L’idea fondamentale di papa Roncalli era che la Chiesa cessasse di essere una rigida piramide gerarchica in cui tutto pioveva dall’alto e tutto si conservava rigidamente in modo statico, ma diventasse una struttura vivente in evoluzione dove ogni parte collaborava all’insieme. Politicamente parlando, questo si chiama passare da una ferrea dittatura a forme di democrazia allargata. L’indirizzo della Chiesa non doveva piu’ discendere dogmaticamente dall’alto ma formarsi in un lavoro comune del papa, dei pastori, dei teologi e perfino dei laici. L’ipotesi era rivoluzionaria, l’unica rivoluzione al mondo in cui un sistema totalitario si democraticizzava per volonta’ del suo stesso capo.

Se la Chiesa puo’ presentarsi come tradizione e rinnovamento, Papa Giovanni significo’ il rinnovamento, Voitila il ritorno alla tradizione. Papa Giovanni fu l’apertura verso il basso, Voitila la riconferma del potere dall’alto.

Il Concilio apri’ speranze incredibili, i lavori furono realizzati in 178 sedute, dall’11 ottobre del 62 all’8 dicembre del 65. Vi parteciparono piu’ di 2500 vescovi. Il Papa buono mostrava al mondo dei cattolici che un’altra chiesa era possibile.

Interagirono con i lavori teologhi, facolta’ teologiche, universita’, laici... Prima dell’apertura dei lavori erano state create 13 commissioni preparatorie a cui lavorarono 1000 esperti. Per la prima volta un concilio vedeva la partecipazione, accanto ai vescovi, di osservatori delle chiese protestanti e ortodosse e di laici, in minima parte anche di donne.

Gli argomenti affrontati furono innumerevoli: il rapporto con i media, la relazione con gli ebrei, i non cristiani, le altre fedi, gli atei, la liturgia, i compiti e la formazione del clero, la cultura, il matrimonio, la famiglia, l’economia, la politica, il governo, la pace, la guerra....

Il Papa non legiferava piu’ da una posizione insormontabile, ma affidava alla Chiesa tutta, chiamandola ’il popolo di Dio’, una RESPONSABILITA’ COLLEGIALE, e il popolo di Dio non comprendeva solo i vescovi e le alte cariche ma ogni pastore e tutto il popolo dei fedeli. Era una rivoluzione straordinaria! Il Concilio fu chiamato addirittura ’il Concilio dei laici’, perche’ fino ad allora i laici erano sempre stati emarginati dalla decisioni della Chiesa come se avessero solo un compito passivo di pura esecuzione e ora sembrava invece che anch’essi venissero a far parte del nuovo indirizzo.

Insomma questo era un inizio di democrazia!

Il Concilio produsse modifiche popolari come la messa non piu’ in latino ma nella lingua nazionale, la liberalizzazione dei canti e delle musiche, la lettura integrale della Bibbia... Venne respinto il giudizio sugli ebrei di ’deicidio’, e si instaurarono finalmente rapporti anche con questa fede, l’antisemitismo fu condannato ufficialmente. Si affermo’ che "ognuno ha il diritto di praticare la propria fede religiosa" e che "occorreva promuovere l’unione delle chiese cristiane". Il vescono non era piu’ organo unilaterale che eseguiva gli ordini del papa riversandoli sui fedeli, ma i vescovi potevano riunirsi per discutere temi comuni. I pastori potevano essere aiutati fattivamente anche dai laici....

Il mondo reagi’ con enorme sollievo e favore alle innovazioni, un vento nuovo soffiava sulla Chiesa, riempiendo gli animi di grandi speranze, aumentarono le relazioni tra Chiesa cattolica e altre Chiese e addirittura si aprirono i contatti tra Vaticano e Russia. Solo i tradizionalisti, all’interno della Chiesa, reagirono contro la riforma cercando di bloccarla. L’arcivescovo Lefebvre arrivo’ a chiamare ’eretiche’ le novita’ conciliari e lotto’ contro di esse fino alla scomunica.

Papa Giovanni diceva cose bellissime e nuove che non si erano mai sentite prima, diceva che "il popolo di Dio ha il senso della fede" ed e’ lui che possiede una ’infallibilita’’, la quale viene prima di quella del Papa o dei vescovi. Era la consacrazione in ambito religioso di quello che in ambito politico si chiama ’sovranita’ popolare’.

Papa Giovanni chiamava TUTTI, pastori e laici, a partecipare alla vita della Chiesa in un senso nuovo, attivo, e regolativo. Non era piu’ il potere della gerarchia a prevalere, ma la bellezza della partecipazione a entrare nel mondo della storia!

Ma questa incredibile e rivoluzionaria primavera non duro’ molto, il 3 giugno 1963 Papa Giovanni XXIII moriva e il mondo piangeva la fine di un’epoca memorabile di speranza e di pace. Dal 63 al 78 regno’ Montini (Paolo VI) che porto’ avanti in parte i temi del Concilio e, nella Populorum Progressio, accuso’ di ferocia "l’imperialismo internazionale del denaro", proclamando che "l’economia è per l’uomo" e non viceversa e chiedendo "l’equita’ delle relazioni commerciali" e "lo sviluppo solidale dell’umanita’ con l’asistenza ai piu’ deboli", tanto che a Wall Street fu tacciato di ’comunismo’.

Il 16 ottobre del 78 diventava papa Wojtyla e, a detta di molti, cominciava il tradimento dello spirito di Vaticano II e la ripresa della tradizione, della gerarchia, dell’accentramento assoluto del potere.

Da piu’ parti del mondo, durante tutto il pontificato di Wojtyla, si sono sempre alzate voci che ammonivano che il messaggio del Concilio non era rispettato e che il potere centrale della Chiesa si faceva piu’ pesante e oppressivo. Molti hanno detto che Wojtyla ha costituito un enorme passo all’indietro nella storia della Chiesa. Mai si era’ avuta una centralizzazione cosi’ forte e radicale, cioe’ l’esatto contrario dell’allargamento partecipativo inziziato da papa Giovanni. Wojtyla ha dominato monocraticamente con una linea di uomini conservatori come lui. E ha fatto sparire temi fondamentali come: ’il popolo di Dio’, la’collegialita’ episcopale’ la ’Chiesa come servizio’, l’apertura al mondo’... In molti modi Vaticano II e’ stato tradito. Mai un papa ha concentrato nelle sue sole mani tanti poteri come ha fatto Wojtyla. Non solo i vescovi non hanno aumentato le loro potesta’, ma essi sono diventati ancora piu’ esecutori passivi di ordini che vengono dall’alto.

Papa Giovanni voleva aprirsi alle diversita’, Wojtyla ha costretto tutti all’uniformita’.

Papa Giovanni voleva far evolvere il Diritto Canonico, Wojtyla lo ha riportato a vecchi canoni rispristinando le antiche strutture.
Wojtyla ha imposto solo regressioni e restrizioni, negando iniziative alle chiese locali e chiudendo la chiesa ad ogni innovazione e alle richieste dei mutamenti culturali del mondo. Wojtyla ha diretto con mano di ferro la sua Chiesa impedendole qualsiasi democratizzazione o evoluzione.

Ma molti continuano a pensare che Cristo non voleva fondare una dittattura assoluta. Le ecclesiae delle origini erano comunita’ partecipative autogestite in cui erano indistinguibili le figure dei presbiteros (anziani) dagli altri. Il potere centralizzato e’ stata una formazione storica successiva che poco ha a che fare con l’elemento spirituale, tant’e’ che molte religioni non conoscono questa forma di potere e non hanno questo tipo di gerarchia.
Non si tratta di inventare Concili nuovi ma solo di riprendere il cammino interrotto di Vaticano II. Il problema attuale della Chiesa, oggi, e’ un problema di potere. Quanto piu’ ci sara’ un potere centralizzato e autoritario, tanto piu’ lo spirito della chiesa morira’. Rafforzandosi la Chiesa di pietra, perira’ la Chiesa del cuore.

Il potere e’ rigido, gerarchico e accentrato. Lo spirito e’ democratico, libero e diffuso. Le due cose sono antagoniste.
Oggi le grandi ideologie sono in crisi, profondi mutamenti squassano l’umanita’; cultura, economia e politica sono asservite ai nuovi signori della guerra, le corporazioni stanno surrogando le sovranita’ statuali, le liberta’ dei paesi democratici sono messe pericolosamente in crisi, mentre l’ecosistema manda paurosi segnali di degradazione.
A maggior ragione la morte del capo spirituale di un miliardo di fedeli e la scelta di un successore pongono a mondo gravi interrogativi.

Papa Giovanni rappresento’ il pensiero che apriva all’innovazione e alla partecipazione dal basso. Papa Wojtyla ci riporta a forme di assolutismo conservatore dove la gerarchia prevale sulla partecipazione e ognora lo spirito dei tempi.

Due vie sono dunque possibili: una che riprende il Concilio Vaticano II e la luminosa apertura di papa Roncalli e una che prosegue la reazione conservatrice di Papa Wojtyla. La Chiesa, come lo stato, è a un bivio.

Wojtyla, come Bush o, in piccolo, Berlusconi mostrano la tendenza verso una formazione assolutistica e autoritaria che esclude ogni altro potere e li accentra tutti in un solo soggetto, secondo modi che solo formalmente possono dichiararsi democratici (la democrazia non e’ mai stata una parola riferibile alla Chiesa di Roma). Oppure, miracolosamente, la Chiesa cattolica potrebbe riprendere quella via straordinariamente nuova che partiva dal messaggio di papa Giovanni.

Noi non sappiamo che cosa accadra’. 118 cardinali decideranno il futuro di un miliardo di fedeli. Noi possiamo solo stare a guardare e fare auspici, ma niente in questo mondo ci consente di sperare.