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La morte di un pontefice mediatico

Publie le mercoledì 13 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di don Raffaele Garofalo e don Aldo Antonelli

"Se vuoi sapere la verità su te stesso devi morire o partire per un lungo viaggio". Per un papa non vale questa massima, tanto meno per Wojtila. A lui è stato attribuito già tutto in vita: dall’esaltazione più incondizionata alle riserve più esplicite. Woytila è entrato nella storia e nel mito prima di morire. La morte di ogni essere umano porta via una parte di noi stessi, dice un poeta, ma esula dal sentire cristiano il culto idolatrico della persona. Il papa non è un faraone, è il ’servo dei servi di Dio’.

Il sopravvento della morte ci deve sottrarre all’uso ipocrita di ’dover dire tanto bene dei morti per quanto male sappiamo dire dei vivi’, come dice Oscar Wilde. Woytila è stato un papa re, nella realtà e nel mito. All’interno della Chiesa ha rafforzato una concezione dottrinaria e intransigente della fede. Mille anni prima avrebbe fatto anche le crociate, quella vere. Il papa polacco ha fatto sua la massima di un celebre cardinale: ’l’unico fanatismo ammesso è quello di Dio’. Nonostante i pronunciamenti ufficiali, Woytila continuava a concepire la chiesa cattolica come ’società perfetta’, seguendo la teologia preconciliare.

Essa è l’unico porto di salvezza per l’umanità e custode esclusiva della verità di Cristo. Chi si è discostato dalle direttive del Papa ha meritato la condanna ufficiale della rimozione da ogni incarico di resposnsabilità nella chiesa. Si pensi ai vescovi avvicendati e ai teologi messi a tecere, che vivono e operano ai margini dell’istituzione: un’altra chiesa del silenzio.

Se sono stati apprezzabili i gesti di avvicinamento alle altre religioni da parte di queso Papa, tuttavia un autentico spririto ecumenico non è riuscito a prevalere poiché il Vaticano si guarda dall’alto in basso alle altre confessioni.
La vera natura di Wojtila si rivelava durante il giubileo quando il Papa affermava che il terzo millennio doveva essere dedicato alla conquista del continente asiatico. Ma il vangelo non mira al proselitismo, pone invece il cristiano sulla dimensione di chi deve convertire se stesso! Quella fu l’intuizione che portò papa Giovanni XIII ad annunciare che il concilio doveva "rendere accogliente la nostra casa ai fratelli separati". Woytila ha interrotto la linfa vitale del processo di crescita cui aveva dato inizio il concilio; ha mortificato la coscienza comunitaria della chiesa "popolo di Dio", riportando in auge la concezione piramidale di essa; ha ravvivato un equivoco devozionismo mariano lontano dalla figura autentica di Maria.

Nelle allegorie del mondo pastorale semitico il gregge era un patrimonio prezioso per il pastore, l’altra parte di sé, nella Chiesa di Cristo il termine può significare moltitudine passiva, protagonista di sole parate trionfali. C’è maggior spazio per i laici e per le donne nella chiesa, oggi, ma per rivestire unicamente ruoli gregari, lontani da responsabilità ministeriali. Woytila ha condannato la teologia della liberazione che si propone di liberare i poveri in nome del Vangelo, ed ha appoggiato l’Opus Dei, una struttura a carattere marcatamente economico-finanziario. Questo papa ha ammonito Ernesto Cardenal, che ha dedicato la vita al riscatto religioso e sociale dei contadini del centro America, ma ha stretto la mano di Pinochet mostrandosi sul balcone della sua residenza.

Il papa polacco passerà alla storia come uno strenuo difensore dei diritti umani nella società civile ma all’interno della sua chiesa ha ridotto drasticamente gli spazi di libertà e di dialogo. Woytila ha vissuto il suo papato alla presenza ossessiva delle telecamere per cui sarà una dura impresa, per i suoi successori, eguagliare la sua mediaticità estranea al nascondimento di Nazareth. I prossimi papi sapranno sottrarsi al traporto emotivo delle folle, come fece Cristo che rifiuto di essere proclamato re? Questo papa non è morto nella infamia del venerdì santo ma nel trionfo della domenica delle palme: è morto sulla ribalta, come ha scelto di vivere. Un’anomala imitazione del maestro. Col soffio delle Spirito che rinnova, la Chiesa attende, ora, un papa meno spettacolare, più vicino alla collegialità apostolica che all’impero dei cesari. Un papa che, come Giovanni Battista, vedendo Cristo esclami: "E’ necessario che io diminuisca e lui cresca", un papa che "aprirà le porte a Cristo" ma nono porrà la sua persona, di traverso, su quella soglia.