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Leonardo Boff : i suoi non lo ricevettero

Publie le venerdì 22 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di Leonardo Boff

Da ogni parte del mondo arrivavano Cardinali della Chiesa Cattolica,
portando, ognuno, le preoccupazioni e le speranze dei propri popoli, taluni flagellati dall’AIDS, altri tormentati dalla fame e dalla guerra.

Giungevano alla sede di Pietro per eleggere un nuovo Papa. Secondo il rito, si riunirono in conclave pare pregare e per discutere insieme lo stato della Terra e della Chiesa e per valutare, alla luce dello Spirito di Dio, chi tra loro sarebbe stato il più indicato a compiere la difficile missione di “confermare, nella fede, ai fratelli e alle sorelle”, mandato che il Signore aveva conferito a Pietro ed ai suoi successori.

Mentre lì si trovavano, rinchiusi e isolati dal resto del mondo, ecco che
si presenta un signore che per il suo modo di vestire ed il colore della
pelle sembrava un semita. Giunse alla porta della Cappella Sistina e disse
ad uno dei cardinali ritardatari: “Posso entrare con Lei, tutti i Cardinali
sono miei rappresentanti e ho urgente bisogno di parlare con loro”. Il
Cardinale, pensando si trattasse di un folle, fece un gesto infastidito e
cordialmente gli disse: “Veda di risolvere la questione con la guardia
svizzera”. Ed entrò.

Allora, lo strano signore, si diresse tranquillo, verso la guardia
svizzera, e domandò: “Posso entrare a parlare con i cardinali, miei
rappresentanti? La guardia lo guardò dall’alto in basso, non dando credito
a quanto sentiva e, perplesso, chiese di ripetergli quanto aveva appena
detto. E questi ripeté. La guardia, con un certo disprezzo, rispose: “Qui
entrano solo i cardinali. Nessun altro.” Ma l’enigmatico personaggio
insistette: “Ma ho appena parlato con un cardinale e tutti loro sono miei
rappresentanti, per questo ho il diritto di andare da loro”.

La guardia, a ragione, pensò di trovarsi davanti ad uno di quei mitomani,
che si credono Cesare, o Napoleone. Chiamò il suo capo, che aveva già
sentito tutto. Questi lo afferrò per le spalle e con voce alterata gli
disse: “Non siamo in un ospedale psichiatrico. Solo un folle può pensare
che i cardinali siano i suoi rappresentanti”. E ordinò di portarlo alla
Questura di Roma. E lì si levò la stessa implorazione: “Devo parlare con
urgenza con i miei rappresentanti, i cardinali”. Il capo della polizia non
si curò nemmeno di ascoltarlo. Con un semplice gesto ordinò che lo
portassero via. Due robusti poliziotti lo portarono in una cella.

Dalla cella, continuava ad urlare. E dato che nessuno riusciva a farlo
smettere, gli assestarono due pugni sulla bocca e lo colpirono con forza.
Ma questi, sanguinante, continuava ad urlare: “Devo parlare con i miei
rappresentanti, i cardinali”. Fin quando un soldato, grande e grosso,
irruppe nella cella e cominciò a dargliele di santa ragione, fin quando
cadde a terra svenuto. Gli legò a quel punto le braccia con uno straccio
appendendolo ai due ganci posti sulla parete. Sembrava un crocefisso. Non
si sentì più gridare: “Devo parlare con i miei rappresentanti, i cardinali”.

Succede che il misterioso personaggio non fosse un cardinale, né un
patriarca, né tanto meno un metropolita, o un arcivescovo e neppure un
vescovo. Non era un prete, non era battezzato, non era cristiano, né tanto
meno cattolico. E quindi, mai avrebbe potuto entrare nelle Cappella
Sistina. Era un uomo, un ebreo. Aveva un messaggio che avrebbe potuto
salvare la Chiesa e tutta l’umanità. Ma nessuno volle ascoltarlo. Il suo
nome è Jeshua.

Qualunque somiglianza con Gesù di Nazareth, di cui i cardinali si dicono
rappresentanti, non è puramente casuale, ma la pura verità. “Venne a casa
sua, e i suoi non lo ricevettero”, osservò tristemente un evangelista.