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Lettera aperta in merito al ruolo della Commissione regionale Antimafia calabrese

Publie le sabato 24 giugno 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Manifestazioni-azioni

Abbiamo intrapreso, con ruoli e impegni diverso, una lotta di lunga durata contro il fenomeno della criminalità organizzata, in tutte le sue forme, partendo dallo straordinario Movimento di ribellione e di riscatto civile nato in seguito al barbaro omicidio del dott.Franco Fortugno, Vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, avvenuta il 16 ottobre 2005.

Il nostro urlo, ispirato al lenzuolo bianco esposto il 17 ottobre dai ragazzi del Liceo Scientifico di fronte al Tribunale di Locri, e racchiuso poi nello striscione “E adesso ammazzateci tutti”, ha lasciato il posto ad iniziative concrete di mobilitazione e sensibilizzazione.

La grande manifestazione del 4 novembre 2005, il “patto etico per la legalità” con tutti i politici calabresi del 25 marzo di quest’anno, il 1° maggio nazionale con i sindacati, la manifestazione del 2 giugno al “Valantain” ed altri importanti appuntamenti ci hanno consentito, insieme alla realizzazione del sito http://www.ammazzatecitutti.org con un forum telematico che coinvolge oltre 1200 iscritti da tutta Italia, di approfondire le questioni più attuali che questa lotta pone a chi vuole cambiare lo stato di cose presenti.

Abbiamo perciò deciso di perseguire alcuni obiettivi di grande rilevanza per concretizzare la nostra lotta:

disegno di legge “Lazzati” per impedire ai mafiosi - che già non possono votare - di fare campagna elettorale e ai politici di cercare il loro sostegno;
revisione della legge sulla confisca dei beni di provenienza illecita e loro assegnazione, in modo da rendere praticabile e produttivo il loro uso;
lotta all’evasione totale, nella quale alligna il ricatto delle cosche sui lavoratori e si concretizza la peggiore concorrenza sleale nei confronti delle imprese regolari;
maggiore sostegno alle imprese che denunciano il “pizzo” sull’esempio di Palermo;
centralizzazione degli appalti;
diffusione nelle scuole e nella pubblica amministrazione della cultura della legalità, contro la pratica del “diritto-favore”.
“La mafia è una manifestazione degli uomini e come tutte le cose degli uomini ha un inizio ed una fine” diceva Giovanni Falcone. Noi ci crediamo, ma vorremmo che le istituzioni fossero al nostro fianco per dare forza e sostanza a questa speranza.
Certo non ci incoraggiano alcune situazioni che stanno venendo a crearsi, come la presa di posizione del presidente degli imprenditori calabresi Pippo Callipo, che minaccia di gettare la spugna, o ancora il fatto che - nonostante alcuni lodevoli ed importanti risultati - troppi omicidi rimangono senza autori e senza mandanti e infine - ma non meno importante - il fatto che, in questo primo anno di attività, non ha certo brillato per efficienza la Commissione regionale antimafia calabrese (come anche diverse Commissioni speciali antimafia delle altre regioni del Mezzogiorno).

Noi chiediamo, alla luce soprattutto di quanto contenuto nella relazione della Commissione Nazionale Antimafia, che vede nella ‘ndrangheta “la più potente delle organizzazioni criminali del mondo, ancor più forte di Cosa Nostra”, che la nuova Commissione regionale antimafia della Calabria, riunitasi solo il 21 luglio 2005 ed il 24 ottobre dello stesso anno, si faccia invece parte attiva di questo processo di cambiamento, aprendosi più alla società ed ai movimenti antimafia che al mondo politico, diventando un interlocutore attivo che sposta più in alto l’intervento, coinvolgendo a sua volta, magistratura, D.I.A., forze dell’ordine, prefetture e forze politiche e sociali.

Solo con interventi concreti e mirati si può vincere questa lotta di civiltà.
E’ ora di passare dalle analisi sociologiche alle proposte e da queste ai fatti.
Facciamo appello a tutti coloro che hanno a cuore la democrazia e la legalità.

Anna e Giuseppe Fortugno

Rosanna Scopelliti

(la lettera aperta potrà essere sottoscritta da ogni cittadino sul sito http://www.ammazzatecitutti.org)

www.ammazzatecitutti.org

Messaggi

  • REGGIO CALABRIA. “La Commissione regionale antimafia, riunitasi solo il 21 luglio ed il 24 ottobre dello scorso anno, deve diventare parte attiva del processo di cambiamento della regione, aprendosi più alla società ed ai movimenti antimafia che al mondo politico”. È quanto sostengono, in una nota, Anna e Giuseppe Fortugno e Rosanna Scopelliti, figli, rispettivamente, del vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, e di Antonino Scopelliti, magistrato di Cassazione, uccisi in agguati di ‘ndrangheta. ‘‘La Commissione regionale antimafia - si aggiunge nella nota - in questo primo anno di attività, non ha certo brillato per efficienza come anche diverse Commissioni speciali antimafia delle altre regioni del Mezzogiorno. L’organismo deve diventare un interlocutore attivo che sposti più in alto il suo intervento, coinvolgendo a sua volta, magistratura, Dia, forze dell’ordine, prefetture e forze politiche e sociali. Solo con interventi concreti e mirati si può vincere questa lotta di civiltà. È ora di passare dalle analisi sociologiche alle proposte e da queste ai fatti. “La mafia è una manifestazione degli uomini e come tutte le cose degli uomini ha un inizio ed una fine”, diceva Giovanni Falcone. Noi ci crediamo, ma vorremmo che le istituzioni fossero al nostro fianco per dare forza e sostanza a questa speranza. Certo non ci incoraggiano alcune situazioni che stanno venendo a crearsi, come la presa di posizione del presidente degli imprenditori calabresi Pippo Callipo, che minaccia di gettare la spugna, o ancora il fatto che, nonostante alcuni lodevoli ed importanti risultati, troppi omicidi rimangono senza autori e senza mandanti”.


    Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno, dipende da quello che farai oggi.

    (Ernest Hemingway)

    www.giornaledicalabria.it/index.php...stra_primopiano

    • Dopo l’arresto del presunto mandante, interviene la vedova Fortugno
      "Incomprensibile che Creazzo venga assegnato a un altro incarico"

      "Colpire intrecci mafia-politica
      E perché quel magistrato se ne va?"

      LOCRI - "Esprimo il mio ringraziamento alla magistratura e alle forze dell’ordine per l’impegno profuso nelle indagini sull’omicidio di mio marito, Francesco Fortugno. I devastanti effetti che tale omicidio ha prodotto sul piano sociale ed istituzionale impongono che sia intensificato al massimo l’impegno da parte degli organi preposti dello Stato per l’individuazione delle responsabilità ad ogni livello, primo tra tutti quello politico. E’ questo l’unico obiettivo al cui conseguimento ho interesse, e in relazione al quale continuerò a non consentire alcun calo di tensione o alcun tentativo di confusione di ruoli".

      E’ quanto afferma Maria Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale della Calabria ed esponente della Margherita, ucciso a Locri il 16 ottobre scorso, in merito agli sviluppi dell’inchiesta che hanno aperto un nuovo fronte di polemiche politiche. Il presidente della Regione Loiero ha infatti invitato Domenico Crea, amico del presunto mandante dell’omicidio, a dimettersi dal consiglio regionale. Crea è subentrato proprio a Fortugno.

      "Sono perfettamente consapevole (così come lo sono l’Italia e la Calabria degli onesti) - aggiunge la dottoressa Laganà, oggi parlamentare della Margherita - che la fase più difficile ed impegnativa delle indagini sarà quella riguardante l’individuazione degli ulteriori livelli di responsabilità. Per questo motivo appare incomprensibile, che nel momento in cui dovrà prodursi il massimo sforzo per aggredire qualunque area "grigia", di "compartecipazione" o di "contiguità", che abbia fornito l’humus in cui è maturato l’efferato omicidio, venga affidato ad altro incarico il magistrato che maggiormente ha concorso nel rapido conseguimento di significativi risultati investigativi".

      La vedova Fortugno affronta poi il caso del pm Creazzo, vicino al trasferimento. "Proprio nel momento in cui si apre la via per sviluppare l’indagine in ogni direzione sui rapporti tra mafia e politica - aggiunge Maria Grazia Laganà - si depotenzia il pool inquirente. Lo spaccato di intrecci politico-mafiosi che emerge dall’indagine, conferma ciò che già nell’immediatezza dell’omicidio risultava chiaro: la causale politica dello stesso. I risultati investigativi hanno spazzato via tutti i tentativi di delegittimazione che sin dal primo momento sono stati posti in essere. Letture riduttive della causale si sono rivelate meramente funzionali a tentare di proteggere un quadro inquietante di modalità di gestione del potere che si va disvelando. Risulta ineludibile affrontare la questione morale. Questione - sottolinea la vedova Fortugno - la cui soluzione, le istituzioni e la politica non possono delegare esclusivamente alla magistratura. Non è accettabile che sia definito "idiota" chi intendeva svolgere in Calabria attività politica onestamente, tanto da pagare questa scelta con la propria vita. E’ stato e sarà un punto di forza del mio impegno politico l’estraneità ad ogni rapporto che possa condizionare le mie determinazioni processuali e politiche".

      "Sono perfettamente consapevole che le mie scelte mi espongono ad attacchi delegittimanti, all’isolamento ed a possibili sconfitte sul piano personale e politico. E’ però mia convinzione - conclude Maria Grazia Laganà Fortugno - che proprio il sacrificio di mio marito abbia costituito un punto di svolta nell’attenzione dello Stato verso la Calabria e nella coscienza dei calabresi".

      (27 giugno 2006) www.repubblica.it