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Nicaragua : intervista con Daniel Ortega sulla congiuntura politica

Publie le mercoledì 19 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao America Latina Giorgio Trucchi

Il Pendolo : Fine del "patto"?
Una svolta della crisi istituzionale che dura da quasi un anno?
Daniel Ortega rompe il Patto/Alleanza con Alemán e firma accordi con Bolaños.

di Giorgio Trucchi

Il pendolo della politica nicaraguense ha ripreso il proprio moto ed ha nuovamente stravolto il volto della congiuntura politica del Paese.

Se fino a ieri la parola più usata era "Patto" (libero-sandinista), della quale molto spesso si è anche abusato trasformandola in una specie di intercalare buono per qualsiasi occasione e per giustificare qualsiasi atto, ci ritroviamo oggi con una situazione ancora più confusa, ma che probabilmente potrebbe portare un po’ di calma almeno a livello istituzionale.

Mentre la Asamblea Nacional approvava contro venti e maree il Trattato di libero commercio Stati Uniti-Centroamerica-Repubblica Dominicana (Cafta), il Segretario nazionale del Frente Sandinista (Fsln) ed eterno candidato presidenziale, Daniel Ortega Saavedra, si riuniva per più di sette ore con il Presidente Bolaños ed insieme "partorivano" un accordo che prevede la creazione di una Ley Marco (Legge Quadro) per rinviare al 20 gennaio del 2007 (una settimana dopo l’insediamento del futuro Presidente della Repubblica) l’entrata in vigore delle riforme costituzionali già approvate dal Parlamento e da sempre rifiutate da Bolaños.

Con questa azione, il Presidente Bolaños riconosce di fatto la validità di queste riforme e si assicura solamente che non interferiscano con l’anno conclusivo del suo mandato presidenziale.

E’ importante ricordare che tali riforme sottraggono di fatto al Presidente della Repubblica una serie di poteri che la Costituzione gli concede e li consegna nelle mani del Potere Legislativo, trasformando così il sistema politico nicaraguense in un ibrido tra sistema presidenzialista e parlamentare.

L’altro accordo firmato tra i due leader politici consiste nella riattivazione del Dialogo Nazionale per poter arrivare ad una maggioranza parlamentare che approvi la Ley Marco. Al Dialogo avranno accesso tutti i Gruppi parlamentari presenti nella Asamblea Nacional.

Il terzo e ultimo punto riguarda l’approvazione di un pacchetto di leggi che serviranno a rispettare gli accordi con gli Organismi finanziari internazionali e poter tener così accesso ai fondi e prestiti già accordati.

A parte si svolgerà una giornata/seminario con tutte le organizzazioni della società civile, il mondo del lavoro e dell’impresa privata per affrontare le tematiche più scottanti del paese.

Nelle giornate successive all’improvviso accordo, il Partido Liberal Constitucionalista (Plc) di Arnoldo Alemán ha preso le distanze da questa soluzione politica alla crisi istituzionale.

Alemán non ha digerito questo improvviso cambio di rotta del Frente Sandinista, con cui da più di un anno aveva tessuto una trama che aveva portato al completo isolamento di Bolaños nel paese, e ancora meno il fatto di non essere stati presi minimamente in considerazione.

Daniel Ortega, durante la celebrazione dell’anniversario dell’attacco al Fortín della Guardia Nacional a San Carlos, ha inoltre ribadito pubblicamente che "quello che era stato chiamato Patto con i liberali è finito" e che si entrava in una nuova fase politica in cui l’obiettivo era quello di portare calma e governabilità al paese.

Il Partido Liberal ha iniziato quindi una fitta serie di riunioni, alla fine delle quali ha annunciato il proprio dissenso ad approvare la Ley Marco, in quanto è chiaramente anticostituzionale dato che non è giuridicamente possibile che una Legge ordinaria possa riformare o rimandare delle riforme di rango costituzionali già approvate ed entrate in vigore.

La proposta dei liberali è quella di discutere all’interno del Dialogo Nazionale e che si approvi una riforma della riforma. In pratica vorrebbe dire annullare quanto già riformato quest’anno (contando però su maggioranza qualificata dei 2/3 del Parlamento e quindi con un grosso peso dei voti liberali).

Questo tipo di strategia dilatoria non è però nuova in Nicaragua.

Nel 1995, i gravi contrasti tra l’allora presidentessa Violeta Barrios de Chamorro, appoggiata dal Primo Ministro e genero Antonio Lacayo e il Parlamento per una serie di riforme alla Costituzione che toglievano potere al sistema fortemente presidenzialista ereditato dal Governo sandinista degli anni 80, vennero risolti con una Ley Marco che rinviò l’entrata in vigore di tali riforme al 1997 con l’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica.

Con l’accordo Bolaños-Ortega, si sta riproponendo oggi lo stesso scenario.

Intanto il rifiuto dei liberali ha portato il leader sandinista e il Presidente a riunirsi altre due volte per definire la strategia da adottare e soprattutto per contare i voti di cui dispongono in Parlamento.

Il Progetto di Ley Marco è già stato presentato alla Presidenza della Asamblea Nacional con carattere d’urgenza e verrà discusso e votato il prossimo mercoledì 19 ottobre.

Essendo una Legge ordinaria, saranno sufficienti 47 dei 92 voti disponibili in Parlamento (50 per cento più uno).
Il Frente Sandinista ne garantisce 38 e il gruppo filo governativo Azul y Blanco ne garantirebbe altri 8.

Come nel 2002, quando si sospese l’immunità parlamentare ad Alemàn, sarà decisivo il voto 47 che potrebbe uscire dalle file di Camino Cristiano, ormai da tempo in rotta con Alemàn.

Il Partido Liberal ha già annunciato battaglia e il suo capogruppo in Parlamento, Enrique Quiñonez, ha dichiarato che "abbiamo già pronta una strategia che mercoledì prossimo cancellerà i sorrisi dalla bocca dei sandinisti".
Non resta che aspettare.

Siamo quindi ad un’ennesima svolta politica in Nicaragua che risente già del processo elettorale del prossimo anno.

Il pendolo sandinista ha ripreso nuovamente il suo moto, cercando ora di allontanarsi in modo definitivo da quelli che alla fine saranno i suoi principali oppositori elettorali, già discreditati in modo contundente dall’ultima visita del Vice Segretario di Stato nordamericano, Robert Zoellick.

La manovra di Ortega, oltre a salvaguardarlo dai continui attacchi dell’ambasciata nordamericana che ora applaude all’accordo raggiunto, porta ad una maggiore spaccatura della destra nicaraguense (il Plc si trova ora completamente solo e dovrà seriamente decidere se abbandonare Alemán al suo destino o se continuare al suo fianco entrando in un processo elettorale completamente isolato) e in un certo senso controlla l’operato di Bolaños, che necessariamente dovrà smorzare i propri toni contro il leader rojinegro.

Pur essendo una mossa politica ancora una volta molto abile, resta l’inquietante domanda su che cosa sia oggi il Frente Sandinista e su quanto sia rimasto del partito rivoluzionario che nel lontano 1979 iniziò una delle pagine più importanti del secolo scorso per l’America Latina ed il mondo intero.

Il pragmatismo di oggi lascia molti dubbi.

(Testo Giorgio Trucchi - Foto Giorgio Trucchi e END)


L’intervista a Daniel Ortega

Durante il programma "Esta Semana" del giornalista Carlos Fernando Chamorro, Daniel Ortega Saavedra ha risposto a numerosi quesiti.

CFCh: Parliamo di questa tregua tra Lei e il Presidente Bolaños per congelare le riforme costituzionali. Perché il Paese è stato castigato con dieci mesi di crisi e instabilità? Non si potevano evitare?

DOS: Certamente l’ideale sarebbe stato che queste cose si fossero affrontate all’interno del Dialogo. Uno dei punti del Dialogo era proprio il consenso, ma non fu possibile trovare questo consenso.
Prima si cominciò a discutere su come interpretare il consenso. Poi si decise di aggiungere un paragrafo alle Riforme costituzionali proprio per definire questi accordi, ma subito dopo iniziarono le interpretazioni su questo paragrafo e si cominciò a discutere.
Si arrivò quindi alla situazione in cui le riforme erano già in vigore e il Governo che non le riconosceva.

CFCh: con questi accordi sembra quasi che ci sia un pareggio. In nessun momento uno dei due ha potuto prevalere sull’altro. In che momento lei decide di cercare questa tregua.

DOS: Tutto questo ha creato solo problemi al Nicaragua e alla fine abbiamo negoziato.

CFCH: perché non negoziare subito?

DOS: é quello che non capisco...avremmo risolto tutto con facilità se lo avessimo affrontato con la logica del consenso. Quando però ognuno comincia ad interpretarlo per conto proprio ci allontaniamo dal consenso, si apre una spaccatura, si crea tensione e alla fine siamo arrivati a fare quello che avremmo potuto fare subito.

CFCh: il Frente ha però pagato un prezzo politico molto alto..

DOS: il problema non è che il Frente abbia pagato un costo politico o che l’abbiano pagato il Governo o il Plc. Il problema è che chi ci va di mezzo è il Paese. Quando ci sono questi scontri tra istituzioni e soprattutto tra due Poteri dello Stato come l’Esecutivo e il Legislativo, chi perde è il Paese.

CFCh: eravate disposti a processare il Presidente Bolaños e deporlo?

DOS: abbiamo sempre detto che non era nostro interesse deporre il Presidente, ma che doveva culminare il suo periodo presidenziale e questa è sempre stata ed è ancora la posizione del Frente Sandinista. Sul tema del togliere l’immunità, la nostra posizione è stata che siano cose che seguano il loro corso. Così come è stata tolta al Dottor Alemán, se ci sono i voti si toglie l’immunità.
Lo stesso con la grande lista di persone, tra cui molti deputati, per le quali è stata chiesta la sospensione dell’immunità. Se ci sono i voti si deve fare in modo che sia il giudice che decida.

CFCh: però adesso che ha fatto questo accordo con il Presidente Bolaños, i voti del Frente Sandinista sono ancora disponibili per queste cose o verranno mesi nel cassetto?

DOS: una sospensione dell’immunità è già avvenuta con il Dottor Alemàn e lì ci sono stati i voti del Fsln. Dopo ce ne sono state altre con i sei funzionari di questo Governo. Ora ce ne sono altre in sospeso, tra cui quella del Presidente. Noi non siamo interessati a far sì che questa situazione si complichi ulteriormente. Raggiungendo un accordo sulle riforme costituzionali, il tema della sospensione dell’immunità segue il suo corso fuori dalla pressione della crisi.

CFCh: quando, quindi, ha deciso di cercare questi accordi? Lei ha parlato con l’ex Presidente Carter prima degli accordi... la decisione era quindi già stata presa prima dell’arrivo in Nicaragua del Vice Segretario di Stato Robert Zoellick?

DOS: Bisogna ricordare che il 11 settembre mi ero già riunito con Bolaños a Casares...

CFCh: dicono sia stata una riunione molto forte e con molte contraddizioni...

DOS: no, no...quello che ha creato tensione è che per Bolaños doveva essere una riunione senza la presenza della Stampa. Lui partiva dal principio che doveva essere totalmente chiusa ed io dal principio che era privata, ma che non si poteva occultare alla popolazione che ci riunivamo.
Comunque ci siamo messi d’accordo che ci saremmo riuniti nuovamente. Gli ho detto che era necessario lavorare per trovare un’uscita alla crisi. Quello che abbiamo deciso adesso l’avevamo già affrontato in quell’occasione e quindi molto prima dell’arrivo di Zoellick e del dialogo con l’ex Presidente Carter.

CFCh: ha parlato sei ora e mezza con il Presidente Bolaños. Una buona parte della riunione con la presenza dell’inviato della OEA, Dante Caputo, ma un’ora da soli. In questa ora di che cosa avete parlato? Cosa avete deciso?

DOS: abbiamo parlato di tutto, tra cui cercare i meccanismi, la forma, i contenuti per il problema di fondo.

CFCh: non ha invitato il Plc a questa riunione e i liberali fanno trasparire che si sono sentiti esclusi da questo improvviso cambio di direzione da parte sua. Perché?

DOS: loro hanno mantenuto la loro posizione e l’hanno espressa dopo il nostro accordo. Hanno sempre detto che non sono d’accordo con una Ley Marco. Della Ley Marco sono mesi che ne parlo , ma non c’erano ancora le condizioni per le resistenze da parte dei liberali

CFCh: che cosa proponevano i liberali?

DOS: semplicemente che la Ley Marco va contro la Costituzione...

CFCh: come diventa operativo quindi questo accordo?

DOS: per quello che sappiamo il Presidente ha già preso l’iniziativa d’inviare il Progetto di legge al Presidente della Asamblea Nacional con carattere d’urgenza. La prossima settimana si dibatterà e si voterà il prossimo mercoledì

CFCh: ha i voti, Comandante?

DOS: i 38 voti del Frente sono pronti e abbiamo fiducia e siamo sicuri che ci saranno più dei 9 voti necessari per approvare la legge che servirà a superare questa situazione.

CFCh: non c’é il rischio che la Corte Suprema de Justicia dichiari incostituzionale questa legge?

DOS: esiste già un precedente quando si fece una Ley Marco nel 1995 per superare la crisi generata tra Esecutivo e Legislativo.

CFCh: le dico questo perché ho sentito magistrati liberali dire che le riforme sono state fatte per togliere poteri a Bolaños e che non saranno più necessarie nel 2007. Vogliono quindi una nuova riforma costituzionale per annullare le riforme attuali...

DOS: dire che le riforme sono state fatte per togliere poteri a Bolaños è assurdo. E’ un tema che ho affrontato con il Presidente Bolaños nel 2002 e gli dicevo che era salutare per il paese che in Nicaragua si rompesse lo schema presidenzialista e che cercassimo la forma di democratizzare il potere. Non si trattava di dare più potere al Parlamento, ma di creare spazi di partecipazione cittadina con forza di decisione e capacità di iniziativa di legge nei confronti dell’Asamblea Nacional...

CFCh: questo è un cambio molto profondo. Se crede alla democrazia diretta, perché non si propone un referendum popolare per decidere sulla riforme costituzionali?
DOS: gliene ho già parlato al Presidente....ad esempio se parliamo di referendum esiste un tema importantissimo come è il tema del Trattato di libero commercio, ma su questo non ha certo proposto di farlo...
Noi vogliamo arrivare alla Presidenza per porre fine al presidenzialismo. Fare un cambiamento davvero democratico in questo Paese.

CFCh: vuole essere Presidente per avere meno poteri come Presidente?

DOS: E’ proprio così. Vorrei avere il potere di porre fine al sistema presidenzialista e aprire spazi di partecipazione cittadina intorno al Parlamento. Il Parlamento non si deve convertire nel sostituto del Presidente, ma deve condividere questo potere con gli spazi di partecipazione cittadina.

CFCh: le chiedo nuovamente... perché non sottomettere queste decisioni a un referendum?...che sia la gente a decidere.

DOS: ci sono le elezioni del 2006...quale miglior referendum delle elezioni? Nel 2006 il popolo con il suo voto avrà l’opportunità di dire ciò che vuole. Noi proporremo questo.

CFCh: perché non aggiungere alla scheda di voto anche una domanda per il referendum?

DOS: a me non soddisfanno queste riforme che abbiamo approvato. Meglio andare molto più in là. Non voglio che il potere resti al Parlamento, ma che vada al popolo e che si stabiliscano in ogni Dipartimento delle Assemblee di Potere Cittadino che abbiano il potere reale e che il Parlamento si converta nell’esecutore delle decisioni di queste Assemblee. Che siano i cittadini con il voto a decidere se gli sembra buona o no questa proposta.

CFCh: due anni fa, quando l’ho intervistata l’ultima volta, stava rompendo con Bolaños ed avvicinandosi ad Alemán. Ora sta cambiando strategia e rompe con Alemán e si avvicina a Bolaños. Qual’è il costo-beneficio di questa politica pendolare del Frente Sandinista?

DOS: per cercare il punto medio il pendolo si deve muovere. Il pendolo si muove in base alla realtà del movimento sociale, politico, economico e di tutti i fattori che ci sono in una società. Puntiamo ad essere un fattore di stabilità difendendo i poveri.

CFCh: l’accordo più controversiale è stato quello con Alemán. Sentenziato a vent’anni di prigione, lei ha fatto un accordo con lui. Qual’è il costo politico di questo accordo? Per molti sandinisti è stato altissimo...

DOS: tutti gli accordi sono stati messi in discussione. Quando abbiamo dialogato con la Contra non è stato facile. Ci sono stati sandinisti che piangevano di dolore. Non capivano e non accettavano che si dialogasse con la Contra. E’ stato il passo più duro che abbiamo fatto per cercare la pace.
Durante il Governo della Signora Chamorro, con Alemàn, ci accusavano e ci censuravano dicendo che ci stavamo alleando con i gruppi oligarchici, conservatori, con gente accusata di corruzione, che stava iniziando con le privatizzazioni... ma era il Governo. Cosa dovevamo fare? Disconoscerlo? Con Bolaños avevano un grande Gruppo parlamentare...e il Frente Sandinista con chi doveva dialogare se si voleva che i conflitti si risolvessero con la negoziazione e non con le armi?
Dovevamo per forza dialogare con il Partido Liberal...

CFCh: sta eludendo la domanda sul patto con Arnoldo Alemán...

DOS: prima di tutto non è un patto, ma una posizione pubblica a conseguenza di una serie di avvenimenti.
Il 12 gennaio abbiamo sottoscritto degli accordi con il Presidente Bolaños e si decise che sarei andato a parlare con il Dottor Alemàn affinché il Plc aderisse all’accordo. Non è quindi un patto, ma il facilitare un accordo e la governabilità attraverso le forze politiche reali di questo paese.

CFCh: due giorni fa ha detto che il patto con Alemán non ha già senso e che è finito. Che cosa ha voluto dire?

DOS: è riferito al tema delle riforme. Avevamo un accordo secondo il quale le riforme erano in vigore e si dovevano applicare, ma siccome non si è creato il consenso per sciogliere questo nodo e il paese è entrato in una grande tensione, noi eravamo interessati a sciogliere definitivamente questo nodo.

CFCh: vuol dire, Comandante, che toglierete il controllo dei partiti sulla Corte Suprema de Justicia, sul Consejo Supremo Electoral e sulla Contraloría? E’ questo che la gente chiama il Patto...

DOS: non è la gente che ha inventato il nome Patto. Qui ci sono interessi politici di quelli che non sono nei Poteri dello Stato e che non sono riusciti a prendere i voti durante le elezioni. Siccome sono rimasti fuori e non riescono ad avere i voti per eleggere queste autorità, dicono che esiste un Patto.
Se fossero dentro ed avessero preso voti durante le elezioni, non parlerebbero di Patto.

CFCh: quindi il patto non finisce e continuerà il controllo dei partiti sui Poteri dello Stato?

DOS: questo non è un Patto. La Costituzione dice che la Asamblea Nacional elegge queste autorità e la Asamblea Nacional è formata da deputati eletti dal voto popolare.

CFCh: perché allora non si fa una riforma profonda di questi Poteri? La gente dice che per assicurare la giustizia deve venire qui nel suo ufficio, parlare con i suoi aiutanti per sapere che tipo di sentenza ci sarà nella Corte Suprema de Justicia, perché il controllo dei partiti su questo Potere è enorme...

DOS: quello che c’é é una campagna sistematica per cercare di delegittimare...

CFCh: ...il problema è che qui i partiti controllano la Corte Suprema, Comandante...ho amici che mi hanno detto che sono venuti a parlare con Lei per sapere se ci sarà o no una sentenza della Corte Suprema de Justicia...mi dicono che La rispettano ma che devono venire qui per sondare un po’ cosa succederà nella Corte...

DOS: quello che ti posso dire è semplicemente che questa è una decisione del Potere Giudiziale, perché è indipendente. Può essere pieno di liberali e sandinisti, ma è indipendente.
Che Potere Giudiziale darebbe maggior fiducia? Uno nominato dal Presidente, da una sola persona o nominato dalla Asamblea Nacional?

CFCh: probabilmente un Potere Giudiziale che non sia controllato dai partiti...perché non proporre gente scelta dai settori della società?

DOS: e cosa facciamo? Allora che spariscano i partiti....io sarei d’accordo che sparissero i partiti. Tutti gli esseri umani sono esseri pensanti e pensano politicamente, ideologicamente, anche se non militano in un partito. Non esiste la apoliticità.
Non si tratta che si formino gruppi partitici nelle istituzioni, sono contro questa forma. Quello che dobbiamo rispettare adesso è quello che prevede la Costituzione. Se non funziona, che si presentino altre proposte. A me non sembra un buon sistema e ho sempre detto che questo tipo di democrazia non mi soddisfa. Quello che faccio semplicemente è rispettare quello che oggi stabilisce la Costituzione.

CFCh: le elezioni del 2006 ha detto che saranno come un referendum. Ci sono persone che hanno chiesto un dibattito sulla Legge Elettorale e sul Consejo Supremo Electoral. Che apertura ha il Fsln circa una riforma della legge e del Consejo?

DOS: penso che se si tratta di migliorare va sempre bene, ma non posso accettare che ora che si vedono grandi possibilità di vittoria del Frente il Consejo non vada più bene. Andava bene quando ha vinto Alemàn e quando ha vinto Bolaños, ma adesso che sta per vincere Daniel Ortega non è più buono. Adesso non va più bene...

CFCh: se il Frente e così sicuro di vincere nel 2006, perché non propone un riforma elettorale che dia più fiducia ai cittadini, ai candidati, ai partiti.

DOS: noi siamo stati i più grandi riformatori in tema elettorale. Nel 1990 abbiamo riformato la Legge elettorale per far sì che si potessero svolgere elezioni e con un Consejo Supremo Electoral sandinista.
Nel 1996, con elezioni totalmente falsate, con disordini, irregolarità, corruzione, sparizioni di schede elettorali e con una discriminazione nei confronti del Frente, è stato deciso di accettarle come regolari perché se si rifacevano, come doveva essere fatto, il Frente avrebbe vinto e questo non è stato permesso.
Non si tratta di credibilità. Quando ha vinto Alemán in questo modo, i mezzi di comunicazione, il capitale, gli Stati Uniti hanno detto che andava tutto bene e che si doveva riconoscere la sua vittoria e questo nonostante si sapesse già della sua corruzione quando era sindaco di Managua.
Con Bolaños lo stesso. Nessuno ha detto che il Consejo non andava bene.
Questo è un piano per cercare di togliere legittimità alle elezioni, al Frente Sandinista.
Il problema più grande è quello delle inibizioni e non parlo di quelle avvenute nel passato, né delle speculazioni su inibizioni su prossimi candidati, ma di inibizioni che il governo yankee sta imponendo al paese. Ha una politica inibitoria, non di una persona, ma di un conglomerato che rappresenta, secondo il risultato delle ultime elezioni municipali, il 42 per cento del voto nazionale.
Bisogna dibattere sul tema elettorale, ma per chiudere la porta in modo decisivo a qualsiasi tipo di ingerenza straniera che vuole venire a inibire forze politiche e che sia il nostro popolo ad eleggere chi vuole.

CFCh: Perché crede che vincerà le prossime elezione? Ha perso le ultime tre in modo consecutivo e in questa occasione il voto sandinista si sta dividendo. I sondaggi dicono che all’interno del voto sandinista Herty Lewites sta avendo il triplo dei suoi consensi?

DOS: Se ci fidiamo delle inchieste la storia del Nicaragua sarebbe totalmente diversa. I sondaggi non hanno mai indicato la realtà...

CFCh: Comunque è una realtà, anche se non vuole riconoscere i sondaggi, che per la prima volta c’è un candidato che si proclama sandinista e che si presenta in alternativa alla sua candidatura e che divide il voto sandinista...

DOS: vorrei ricordare che non è la prima volta, ma la terza volta. Nel 1996 l’ex Vicepresidente Sergio Ramirez, accompagnato da molte persone importanti del Frente, formarono un partito e si presentarono alle elezioni. Tra queste persone c’erano anche alcune che ora vanno con questo signore.
I commenti e l’allarmismo erano gli stessi di adesso, ma sappiamo come è andata alla fine e quanti voti hanno preso.
Poi la persona che oggi dice di rappresentare il sandinismo e che da deputato passò con il gruppo di Ramirez, lasciò anche questa formazione politica e si presentò come candidato a sindaco di un movimento da lui fondato e anche qui sappiamo che risultato ha avuto.
Comunque non ho nessun timore per questi sondaggi.
Fa parte di un piano orchestrato dagli Stati Uniti. Il governo yankee ha due obiettivi.
Unire la destra e quindi unire Montealegre e Alvarado e cercare di far sì che il Plc si avvicini a questa formula e che Alemán si faccia da parte e togliere voti al Frente Sandinista attraverso questo gruppo che si è formato.
Queste persone non saranno mai i candidati del governo statunitense perché solo per il fatto di aver fatto parte del Frente Sandinista crea diffidenza e non si fideranno mai di loro.
Servono solo per cercare di disperdere il voto del Frente.

CFCh: Nonostante lei non lo voglia mai nominare, Herty Lewites...

DOS: Lo lascio nominare a te, che sembra ti piaccia molto parlare di questo signore...

CFCh: però l’Innominabile chiedeva di poter partecipare a elezioni primarie affinché il popolo sandinista potesse decidere chi fosse il suo candidato, invece voi vi siete opposti..

DOS: e perché le primarie? Sarebbero servite solo per consumarci internamente in lotte fratricide e quindi rompere davvero il voto...

CFCh: si parla però di inibizioni a vari candidati, tra cui Lewites, e che con il controllo che i partiti esercitano sul Consejo Supremo Electoral e sulla Contraloria si dice che queste inibizioni potrebbero diventare una realtà?

DOS: noi non abbiamo nessun controllo su questi Poteri dello Stato. Anche se sono composti da gente legata ai partiti nello svolgimento delle loro funzioni si comportano prefessionalmente e quindi saranno questi Poteri in modo autonomo a prendere le decisioni e a dire, in base alla legge, chi parteciperà come candidato alle prossime elezioni.

CFCh: Comandante, questa sarà la quinta volta che partecipa alle elezioni. Se perde si ritira o pensa di partecipare a una sesta elezione?

DOS: non si tratta di numeri. Siamo in una congiuntura politica in Nicaragua in cui il Frente Sandinista ha grandi possibilità di vittoria nel 2006 ed abbiamo programmi da portare avanti che vogliamo sviluppare.
Il Frente non si è arreso dopo la sconfitta di Raití e Pancasan negli anni 60. Non ci siamo arresi dopo l’insurrezione dell’ottobre del 1977, non ci siamo arresi dopo la morte di tanti quadri importanti come Carlos Fonseca, Germán Pomares, e tanti altri, non ci siamo arresi durante l’aggressione militare degli anni 80 e la sconfitta elettorale del 1990.
Sono un rivoluzionario e quindi non mi arrendo, è nella mia natura perché il sandinismo ha ancora tanto da dare...

CFCh: ma lei non è il Frente Sandinista...

DOS: no, ma rispondo al sandinismo e ripeto che la congiuntura attuale dimostra che il Frente Sandinista e Daniel Ortega vinceranno queste elezioni.