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PERICOLI DI UN NEOCONFESSIONALISMO ASTORICO

Publie le domenica 29 maggio 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Religioni

di Viviana Vivarelli

Le religioni possono essere unitive o separative.

L’etimo della religione unitiva e’ ’religare’, raccogliere, riunire. Uomo a uomo, uomo a Terra, Terra a Cielo. Unione come Amore.
Il senso della religione separativa e’ distinguere, condannare, uomo da
uomo, gruppo da gruppo, uomo da Dio. Separazione come Potere. I principi teorici sono illuminanti: portare l’uomo al divino, al ’sacrum’, al trascendente, travalicando la sostanza limitata. Ascesa infinita. Unire l’uomo all’uomo, vivere Dio nel mondo.

Le componenti storiche sono invece oscuranti: caduta in basso, immanenza nella materialita’, voragine di finitudine, gerarchia, prevaricazione... E’, la religione, fatto individuale che sfocia nel sociale e pertanto nel politico, ed e’ a quel punto che il servizio diventa arbitrio, il fatto organizzativo si trasforma in prevaricazione, la via di innalzamento dal corpo sottile si rovescia in radicamento nel corpo materiale.

Le componenti concrete sono troppe per non intorbidare il tutto. C’e’ in esse una densita’ opaca, come in tutti i luoghi del potere, per l’antinomia che il potere ha col servizio, essendo l’uno ’sopra’ l’uomo e l’altro ’per’. Si dovrebbe espungere l’organizzazione dalla chiesa e fare della religione un fatto personale, ma l’organizzazione rifiorirebbe nell’associazione, e ovunque vi siano piu’ di un uomo, la’ qualcuno cercherebbe sempre di asservire l’altro.

Un conto e’ l’ascesi dell’io o l’espansione nel sociale, un altro l’affermazione dell’ego nel dominio, uno e’ un compito, l’altro un vizio.Rito, dottrina, gerarchia, appartenenza, identita’ possono essere valutate come ali per una trasformazione interiore inclusiva del mondo, o come mezzi voraci per il dominio sul mondo. Come valutare Ruini? C’e’ chi si innalza in verticale e chi si riduce a potere che rinnega l’uomo e se ne serve. L’amore e’ un modo per rispettare l’uomo, per comprenderlo, il dominio e’ un modo per subornarlo e per escluderlo.

Il senso spirituale presuppone un ’io divento’, io in progress, non un ’io sono in quanto tu non sei’. Il movimento puo’ presupporre l’altro mirandolo come scopo, amico coinvolgente, Dio nel mondo, se’ allargato o se’ rispecchiato che amplifica l’anima, il santo che vive nel cuore della comunita’ battendo all’unisono con essa. Ma l’ego esclusivo strumentalizza l’altro a se stesso, lo nega in quanto altro, e’ sordo alla sua pena. Uno si vive con gli uomini, l’altro si arrampica su di loro. Uno dona la propria vita come esercizio di sublimazione, l’altro domina come esercizio di potere.

Credevamo a torto che illuminismo, positivismo e razionalismo avessero
vaccinato il fanatico religioso, sostituendo il fideismo con le ideologie economiche o politiche, ma, nell’infrangersi dei parametri di riferimento, i ricorsi della storia spingono ora avanti nuovi ibridi, poteri politici fondamentalisti, poteri clericali arroganti.
Siamo nel tempo dei paradossi, la Cina del comunismo capitalista, l’America dei teo-con, le crociate del petrolio, la de-regulation economica che si coniuga con la ferrea regolamentazione ecclesiale, ossimori intollerabili, ogm indigeribili che dissestano le categorie logico-ideologiche, per dimostrare che potere e interesse se ne infischiano delle coerenze formali per la ferocia di un interesse che crea razionalizzazioni ex post.

Eppure era nata una nuova etica planetaria e la parte migliore della Chiesa aveva aderito portando avanti figure gloriose quanto umili, i nuovi santi del mondo, interconfessionali; che bisogno avevamo di integralismi trionfanti, di nuovi arroccamenti del potere, di dogmi finalizzati al dominio, di moderne scomuniche, di alleanze torbide con l’impero? Le vie della Chiesa sono molte di piu’ di quante ne configuri la CEI: tutto il mondo del missionariato, i comboniani, i devoniani, i saveriani, gran parte delle parrocchie piu’ popolari, i combattenti per i beni comuni, i preti antimafia, i tolleranti, gli umili, i fraterni, i dialoganti, i lavoratori, i martiri.. Che bisogno avevamo di questa destra reazionaria, intollerante, senza compassione, arida e gerarchica, misogina e incapace di pietas, negata all’umano, incapace di divino?

Anche gli atei e gli agnostici si stavano conciliando con la chiesa dolente e partecipante, uniti in battaglie comuni, sotto cieli piu’ ampi di una dottrina, per la salvezza di Madre Terra e il ristoro dell’umanita’ e costoro ricostituiscono steccati, rinnovano anatemi, rinsaldano divisioni... Ma che bisogno avevamo di questa genia che si collude con un potere politico ipocrita, vorace e privo di qualsiasi fede? La chiesa dominante echeggia cupi imperialismi, uccidendo il Verbo che fondava il nuovo Evangelium, la buona novella dell’amore, la cooperazione dell’abbraccio. Non so di quali crociate abbia bisogno Ruini o abbiano bisogno quelli come lui, ma e’ pane condiviso che richiede l’uomo, non spade tuffate nel sangue, e’ perdono non
nuova condanna. Questa intransigente durezza e’ madre di tutte le
intolleranze, porta di tutte le incomprensioni.

La politica puo’ avere attenzione alla Chiesa istituzionale, ma che ha a che fare l’intera Chiesa col programma retrivo di un Ruini che ne rappresenta la gerarchia perdendone l’anima? Se il tuo braccio ti da’ scandalo toglilo da te, non asservirgli tutto il corpo! Ruini e’
l’eccesso che spingera’ la rovina dell’insieme. Cos’e’ questa
perversione che spinge Chiesa e politica ad allearsi nel peggio
forzando ogni limite? Mentre solo nella medietate ci puo’ essere
sollievo e speranza. Che bisogno avevamo di questi estremismi categorici senza sfumature, di queste rigidita’ senza comprensioni?
Nella sua prima esibizione, Ratzinger ha attaccato il ’relativismo culturale’ in nome di rinnovati assoluti. Ma perche’?

Il relativismo culturale e’ la conquista recente di un mondo multiplo che cerca di non restare diviso, e’ la via di sopravvivenza tra diversi che non intendono essere recriminati e chiusi in sordi confini, il relativismo non si confonde con un nichilismo di superficie ma e’ l’oggettivo riconoscimento di una alterita’ che vuol diventare reciproca conoscenza e fecondo rapporto.

Il mondo del domani non puo’ essere che un mondo dove ognuno in se’ cresce nei propri valori ma riduce con l’altro le divergenze possibili. Ribadire il dogma come elemento di divisione e di identita’ separativa portera’ solo a nuove guerre di religione e non di questo aveva bisogno il mondo.La scelta etica e’ incompatibile oggi con rigidi comandi integralisti, implica l’autonomia e la liberta’ della coscienza, un valore nuovo che l’uomo-formica delle comunita’ tribali non conosceva ma da cui l’uomo planetario, ora, non puo’ piu’ prescindere perche’ e’ un portato della sua evoluzione, e’ il frutto della sua crescita. La soggettivita’ in divenire e’ la nostra liberazione e il nostro fardello, non e’ dato di cancellarla per imperio gerarchico.

La storia non permette inversioni che non siano cadute o rovinera’ chi tenta di rovesciare il suo corso. Il nuovo senso di responsabilita’ universale non e’ piu’ compatibile con le fazioni, le sette, le chiese claustrofobe, le comunita’ chiuse. O sara’ globale o perira’, ma, per essere globale deve diventare sentire comune, trasversale, allargato,
deve potersi comunicare senza distruggere. La globalizzazione dei mercati ha camminato con la globalizzazione della conoscenza e questa ha dato un percorso nuovo alla globalizzazione della coscienza. La visione di Ruini e’ settoriale, ristretta e chiude le possibilita’ della Chiesa in un dominio di territorio, riduce la Chiesa al controllo capillare di questo territorio e, marcandone i confini, ne restringe il respiro. In cio’ stesso segna l’inizio della sua morte.

Se la Chiesa seguira’ questa via, sara’ destinata a perire, surrogata da nuove forme di etica non confessionale, che si basano sulla
fratellanza dei popoli, l’unione degli intenti, la condivisione dei bisogni, la tolleranza delle fedi, l’universalita’ dei valori. La scelta e’ tra il recinto e l’infinito, ma temiamo che le gerarchie l’abbiano gia’ risolta, fissandosi in forme di presbiopia prive di futuro. La religione e la politica si stanno suicidando per timore di perdere la loro identita’, mentre la crescita non e’ altro che lasciare il guscio vecchio per affrontare la vita nuova, non disidentificazione ma sviluppo, identita’ maturata. Rifiutare il confronto per timore del cambiamento porta a rinnegare la vita che e’ essenzialmente movimento in avanti.

Non solo il pensiero laico puo’ costruire mondo nuovo ma anche quel pensiero religioso che sappia coniugare piu’ che dividere, capire piu’ che condannare, educare piu’ che addestrare. E-ducere vuol dire avviare l’uomo alla propria autonomia e responsabilita’, portarlo a se stesso, addestrafrlo e’ chiuderlo in un recinto impositivo e meccanico, togliendolo a se stesso. Solo nella liberta’ si compie la grande esperienza della crescita umana, mentre l’omologazione nega ogni possibilita’ coscienziale, traducendo in servitu’ la sostanza dell’uomo.

Il mondo e’ un grande universo aperto, il confessionalismo un piccolo
recinto chiuso. Il relativismo culturale non implica perdita della propria forma culturale o della propria essenza etica, ma spinge a un confronto che approfondisce l’insieme dei valori, la consapevolezza e l’autonomia, in un iter di crescita via via piu’ chiara. Il confessionalismo sta dunque alla religione come il leghismo sta alla
democrazia, difesa esasperata di una enclave protetta per una fissita’
riduttiva dove la forma identitaria uccide la vita. Nessuna comunita’
sociale puo’ sopravvivere in questi termini. Il marchio connota il gregge ma esclude l’avventura della crescita. Giocandosi solo sul potere, la Chiesa degli assoluti aborre l’esperienza dei relativi e si condanna alla sterilita’ e al suicidio.

Perdendo il senso dell’evoluzione, vivra’ gli assoluti orizzontalmente come imposizioni politiche sul mondo e perdera’ l’assoluto come esperienza verticale dell’anima e anelito verso l’infinitudine.
Dio fuori del mondo e’ il sospiro del mistico, ma Dio nel mondo e’ l’agire sociale come relazione, massima accoglienza, minimo egocentrismo, effusione d’amore. Senza questi valori entra in pericolo la stessa sopravvivenza umana.

Come Bush rappresenta la degenerazione della democrazia, cosi’ Ruini
rappresenta la degenerazione del cattolicesimo. In entrambi la libidine del potere si associa a un attacco della liberta’ umana. Ipocritamente la difesa della vita viene da loro egualmente sbandierata come un presunto valore la’ dove la sua realizzazione concreta viene limitata nei fatti e degradata nella qualita’.

Nel caso particolare, la formulazione dottrinale di assoluti nella bioetica porta ad aberrazioni sconcertanti. Essendo questo settore connesso ad una scienza in fieri dalle rapide trasformazioni, la pretesa di fissare a priori cardini e definizioni da parte di una autorita’ religiosa risulta assurda come la pretesa del Sant’Uffizio di legiferare sulle scoperte galileiane agli albori della moderna astronomia. Meglio sarebbe stato un atteggiamento piu’ prudenziale ma Dio acceca coloro che vuole confondere.

Messaggi

  • "Se la Chiesa seguira’ questa via, sara’ destinata a perire, surrogata da nuove forme di etica non confessionale, che si basano sulla fratellanza dei popoli, l’unione degli intenti, la condivisione dei bisogni, la tolleranza delle fedi, l’universalita’ dei valori"

    La Chiesa ha sempre seguito il potere,Viviana,il suo o quello del più forte.
    E non è mai perita,o forse,per questo non è mai perita.
    Il potere temporale dei papi è durato per secoli,non è sparito neppure oggi.E non è un potere evangelico,perchè il potere il Vangelo lo assegnava ai poveri;ma nell’altro mondoIl Vaticano oggi è una potenza,seconda solo agli USA.E spesso il Vangelo lo mette da parte.Diventando il sepolcro imbiancato,espressione con la quale Gesù condanna i farisei.
    Patrizia

    • Cara Patrizia
      tu dici che la Chiesa come potere non perdera’ mai il suo potere, io sono invece persuasa che gli schiamazzi ignobili di un Ruini come i fanatismi barbari delle chiese teo-con americane siano l’inizio della fine e che l’aspirazione religiosa si giochera’ in tutt’altro modo, come esperienza sociale, umanitaria, missione per gli uomini e tra gli uomini. Gli dei della trascendenza sono spariti, usurati dai loro propagandisti selvaggi che ne hanno negato ogni essenza, svendendoli come merce al mercato. Ruini sta distruggendo lo stesso senso di Dio nel momento in cui rivela la sua incredibile aridita’ di uomo, in cio’ stesso lo bestemmia, bestemmia la forza della vita perche’ prova di non rispettarla, bestemmia la forza dell’amore perche’ dimostra di non capirla. La divinita’ non tollera troppo a lungo di essere usata come alibi per peversioni dell’egoismo personale. Io credo fortemente nella spiritualita’ umana ma come la viveva un Gramsci, come la viveva Peppino Impastato, come la vive anche uno Zanotelli, come puo’ viverla qualunque ateo nominale che si viva come insieme, per gli altri e con gli altri, al servizio degli altri, contro il suo stesso interesse personale, con un agire che non e’ un parlare di Dio senza l’uomo, ma e’ un vivere dentro l’uomo portando rispetto a quel Dio che e’ in lui. Chi non rispetta l’uomo (o la donna) non puo’ che sporcare il nome di Dio quando lo nomina. Gli assoluti ormai sono calati nell’essere vivente e qua devono essere venerati. C’e’ piu’ Dio nella vedova afgana, nell’orfano iracheno, nella vittima della mafia di quante immagini si possano mettere sugli altari e di quanta porpora, oro e opali possa portare un cardinale. L’assoluto ormai non puo’ essere vissuto che come umanizzato, forma superiore di spiritualita’ che portera’ a un’umanita’ migliore se ci saranno abbastanza persone capaci di lottare per i propri fratelli di pena. Io credo profondamente che Dio (o se vuoi la forza dell’amore) comincera’ a esistere quando l’uomo smettera’ di nominarlo e lo fara’ diventare pratica vivente. Fino a quel momento ci chiuderemo in un nominalismo selvaggio dove le etichette surrogheranno le intenzioni e dove l’uomo non sara’ valutato per il suo apporto fattivo ma per la sua casa di appartenenza, cosi’ come le merci sono valutate dal logo che ne causa il prezzo.
      Non sto qui facendo un discorso puramente decorativo. Non valuto nemmeno la qualita’ del mio spirito di cui so per l’appunto molto poco, mi baso sulle centinaia di giovani e ragazze che ho visto lavorare bene, in modo onesto e disinteressato, senza etichette ne’ religiose, ne’ di partito, senza appartenenze, indifferentemente atei, o agnostici o religiosi o fideistici, egualmente amici, senza pregiudiziali di sorta, ma uniti dalla qualita’ degli scopi che si proponevano, in loro ho trovato una religione nuova che Ruini non riuscirebbe nemmeno a comprendere e che e’ la religione degli uomini che vivono nel mondo degli uomini, dediti ad essi. Questa non ha bisogno del ricorso aò nome di Dio per essere qualcosa, lo e’ gia’, nei fatti e nella visione e in questo io credo. Tutto il resto perira’, perche’ non e’ utile al mondo e il mondo lo rigettera’ come si rigetta il frutto guasto che rovina la vita
      viviana