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PIOGGIA D’ESTATE -DILUVIO AUTUNNALE

Publie le domenica 30 luglio 2006 par Open-Publishing
4 commenti

Dazibao Guerre-Conflitti medio-oriente Doriana Goracci

de Doriana Goracci

Apprendo ora dell’ennesima "pioggia" su Cana in Libano:I bambini morti...Sono le 9,45 è una notizia ansa.

Una domenica di luglio come tante altre, molti quì sono andati al mare, al lago. Dalle città si fugge.Chi può. Certo non si può sfuggire alla pioggia estiva delle armi che non rinfranca nessuno,che appaga solo la vendetta infinita di una parte dei signori della guerra.

Ascoltavo stamattina alle 7,15 un giornalista del Foglio, Christian Rocca, raccontava le prime pagine dei quotidiani italiani, su Rai Tre. Mi ha colpita il tono salottiero e scorrevole con cui descriveva gli incontri dei rappresentanti mondiali dei governi. Lamentava che nessuno enumera i morti israeliani, cita articoli di approfondimento di giornalisti della sinistra americana che rivendicano oggi invece posizioni assai vicine a Bush, ma sopratutto alla fine della trasmissione come nei giorni precedenti ecco che il tono si fa più incalzante e come in una sfida chiede di prendere parte attiva, di schierarsi con il mondo occidentale, con la democrazia vera, con la chiesa. A me è sembrata una posizione chiara, ovvia.

Ma la sinistra, ci racconta lui attraverso i giornali, è schierata? No, è in mezzo.

Cita l’intervista della Gagliardi su Liberazione a Bertinotti, dove Lui può pacificamente spiegare che cosa significa allargare la maggioranza, aprirsi alla borghesia.

Gli arsenali da cui partono queste piogge infinite estive preannunciano diluvi universali, non comandati dagli dei, ma da scellerate guerre.
E la nostra sinistra tutta europea, tutta occidentale, non prende posizione, che so interposizione?

Ma certo lo farà, che tacciano le armi, dicono i nostri al senato e alla camera.
Intanto si sono fatte le intese economiche e finanziarie, tecnologiche e scientifiche con Israele. Quelle intese che contano.

Ma la sinistra fa bene ad andare avanti così. Sa di poter contare sul popolo italiano, che conosce la lotta e la resistenza...al momento opportuno, quando è necessario.
La sinistra sa che gli italiani l’hanno delegata per far tacere la destra, le armi, la guerra, per avere lavoro casa sanità scuola...

La sinistra sa che agli italiani piace riconoscersi nelle sigle, nelle grandi folle, vuoi per un papa morto vuoi per un calciatore.
La sinistra sa che siamo quelli del volemose bene e non esitiamo a dare soldi alla banca etica, a firmare appelli, a fare fiaccolate malgrado il caldo maledetto...Magari una pioggia, che il diluvio universale è lontano e una fraschetta dove mangiare una pizza ci può sempre riparare...

Diteci che dovremmo fare?
Loro una risposta ce l’hanno sempre pronta...un pochino alla volta, hanno cominciato dai tassisti e hanno chiesto la fiducia per l’Afghanistan...
Che volete, fa caldo...

Mezzi e persone continuano a camminare, comunicare morte, annunciare piogge estive sempre più violente e sfacciate. Il diluvio? Mettete i braccioli ai vostri bambini ed imparate a nuotare, tra queste menzogne.

Messaggi

  • Riporto questo significativo intervento di Floriana Lipparini
    Doriana

    Carissime,
    riprendo il dialogo dopo qualche tempo, non riuscendo a pensare a
    nient’altro se non a quello che sta accadendo in Libano e che è ovviamente
    collegato a tutto quanto accade in Iraq, in Afghanistan, in Palestina.
    La guerra per sua natura non rispetta regole e codici, non conosce limiti,
    non arretra di fronte a nulla. La guerra è un crimine per sua natura, e in
    questi giorni lo si vede con estrema chiarezza.
    Cosa ci possiamo fare se gli hezbollah usano i civili come scudi umani?,
    dicono i governanti e i militari israeliani. Già, cosa ci possono fare?
    Rinunciare a bombardare, ecco ad esempio cosa potrebbero fare.
    Come fa il governo di un popolo che ha subito quello che hanno subito gli
    ebrei, proprio perché hanno conosciuto l’orrore del male assoluto, l’orrore
    della violenza e dei massacri, la tremenda condizione di vittime innocenti,
    come fa ad infliggere violenza e morte ad altri civili innocenti?
    Come fa il governo di un popolo che è stato per millenni ingiustamente
    accusato, perseguitato e infamato, costretto a fuggire per scampare dai
    pogrom, a non rendersi conto che ora sta infliggendo ad altri un simile
    destino, confinandoli nei campi profughi, sterminandoli anche nei campi,
    massacrando i bambini nelle case?
    Come fa il governo di un popolo additato per millenni come l’Altro,
    l’estraneo, un popolo costretto a portare su di sé gli orrendi segni della
    discriminazione, come fa, ora che possiede uno stato potente, ricco,
    superarmato, a guardare i palestinesi come se fossero nemici per il solo
    fatto di esistere, come se fossero non persone, come se fossero Altri da
    odiare?
    Come fa il governo di un popolo che ha subito la Shoah a non aver orrore di
    ogni forma di violenza? Come fa a credere di potersi conquistare sicurezza
    con il terrore? Come fa a pensare di poter vivere in pace seminando morte ai
    propri confini? Come fa a non capire che uno stato costruito
    sull¹arroccamento etnico e sull’esclusione degli Altri produce solo odio?
    Quale sicurezza può nascere dall’odio?
    I governanti israeliani dicono che la loro violenza è lecita autodifesa
    poiché proviene da un legittimo stato, mentre quella degli altri, che uno
    stato non ce l’hanno, è terrorismo. Strano modo di pensare e di dimenticare.
    Dimenticare che uno stato democratico, tanto più perché ufficialmente
    costituito, dovrebbe bandire la violenza e cercare strade pacifiche di
    risoluzione dei conflitti. Dimenticare che i palestinesi non hanno uno stato
    perché i successivi governi di Israele gliel’hanno impedito, ignorando da
    decenni le risoluzioni Onu che dicono: due popoli, due stati.
    Quello che va estirpato, in ogni campo, è la radice di una cultura, se così
    si può chiamare, fondata sul diritto della forza. Una primitiva,
    sanguinaria, tribale concezione di sé e degli altri, fatta di bandiere, di
    confini, di armi. Assurdo senso di superiorità, timore di contaminazioni
    (anche il femminile, in questo tipo di cultura, è qualcosa da cui star
    lontani per paura di contaminarsi!), discriminazione religiosa ed etnica:
    noi, i prediletti da dio, da una parte, il resto del mondo (gli altri, gli
    inferiori) dall¹altra. E guai a mescolarsi. Qui sta il seme delle guerre.
    Mai come in questi giorni ci si sente inadeguati e incapaci di fermare la
    guerra. Noi, povere/i e poche/i pacifiste/i, non riusciamo a dividerci in
    centomila parti, l’Iraq, l’Afghanistan, la Palestina, il Libano e le mille
    altre guerre del pianeta. Abbiamo l’enorme compito di fare una rivoluzione
    culturale per bandire l’idea stessa della guerra dalla storia, per farla
    diventare una vergogna, un tabù. Non c’è tempo se non per questo, e allora
    dovremmo trovare la forza di interrogarci tutti insieme sulle strade
    migliori per arrivarci.
    Soprattutto noi donne pacifiste dovremmo riportare al centro un’altra
    concezione del mondo e della politica, in cui la mente non sia separata dal
    corpo, il logos non sia privato dai sentimenti, la realtà delle vite
    individuali non sia schiacciata dalla realpolitik dei potenti (e quanti si
    sentono potenti non appena varcano le porte del Palazzo!).
    Mi fa paura quello strano Noi che qualcuno rivendica quando entra a far
    parte del ceto politico, un Noi altero, separato dai comuni mortali. Che
    significa? Noi e voi, siamo sempre da capo. La strada di chi lotta contro
    le ingiustizie, le guerre, le violenze, le menzogne, è naturalmente diversa
    da quella del potere, ma uno degli obiettivi più importanti è proprio quello
    di lavorare perché un giorno il potere sia diverso e sia diversa l’aria che
    si respira nel Palazzo.
    Fin quando la politica proseguirà sulla strada del cinismo un mondo diverso
    NON sarà possibile. Allora i movimenti proprio questo devono fare: in piena
    autonomia lavorare perché la politica cambi, perché sia possibile un mondo
    in cui donne e uomini abbiano voce in capitolo anche quando non stanno su
    quelle poltrone, perché su quelle poltrone stiano donne e uomini coerenti
    con gli impegni presi e sensibili alla voce di chi sta fuori. Una grande
    sfida, è vero.

    Abbracci.

    Floriana

  • Sto cercando l’etimologia della parola acqua nelle lingue ebraiche e sulla pagina web di
    Aljazira mi imbatto nello scritto di Jean Genet sulla strage di Chabra e Chatila.

    Non resisto dall’inviarvelo.

    Volevo riuscire a spiegare ai ragazzi che incontrerò il prossimo settembre, quando si
    riapriranno le scuole , prendendo spunto dalla parola acqua, elemento che ci unisce,
    quanto sia assurdo questo riproporsi della guerra nella storia.

    Ho trovato che la parola acqua nelle tre lingue dei contendenti ha la stessa radice MA

    In arabo si pronuncia mà, in libanese maille e in ebraico maim, e scopro che in ebraico
    è collegata alla parola cielo che fa Sha-maim, e mi viene subito in mente che questa
    operazione che era partita sulla palestina ed ora prosegue in Libano si chiama "pioggia
    d’estate" .

    ....ma da questo cielo piovono bombe.

    Non riesco a trovare la traduzione della parola bombe, credo che sarebbe complicatissino,
    ne esistono talmente tante varietà oggi e forse la lingua ebraica non ha ancora coniato
    l’equivalente di bombe al fosforo

    Come sono inadeguati i dizionari, spero invece siano adeguate le parole di Genet per
    aiutarci a capire

    Paolo rizzi - Laura bergomi

    vi incollo un estratto ma su questo link trovate tutto il testo completo è
    impressionante il parallelismo.

    http://www.aljazira.it/index.php?option=content&task=view&id=257

    Il giorno dopo l’entrata dell’esercito israeliano noi eravamo prigionieri, ma mi è
    sembrato che gli invasori fossero più disprezzati che temuti, incutevano più ribrezzo
    che angoscia. Nessun soldato rideva o sorrideva. Qui non c’era sicuramente un tempo
    propizio al lancio di riso e fiori.
    Quando hanno interrotto le strade, col telefono silenzioso, privo di ogni comunicazione
    con il resto del mondo, per la prima volta in vita mia mi sono sentito diventare
    palestinese e ho odiato Israele.
    Alla città sportiva, vicino alla strada Beirut-Damasco, nello stadio già quasi
    interamente distrutto dalle incursioni aeree, i libanesi consegnano agli ufficiali
    israeliani dei mucchi di armi, per quanto si può vedere tutte messe volontariamente
    fuori uso.
    Nell’appartamento in cui abito, ognuno è alla sua radio. Si ascolta Radio Kataeb, Radio
    Morabita, Radio Amman, Radio Gerusalemme (in francese), Radio Libano. Senza dubbio,
    stanno facendo lo stesso in tutti gli altri appartamenti.
    «Noi siamo legati a Israele da numerosi fili che Ci portano bombe, carri, soldati,
    frutta, legumi; essi importano in Palestina i nostri soldati, i nostri figli... in un
    andirivieni continuo che non ha mai fine, perché - come dicono loro - noi siamo legati a
    essi da Abramo in poi, nella sua discendenza, nella sua lingua, nella stessa origine...»
    (un fedayn palestinese). «Insomma», continua, «ci invadono, Ci rimpinzano, ci
    soffocano e vorrebbero abbracciarCi. Dicono di essere nostri cugini. Sono molto tristi se
    vedono che Ci voltiamo dall’ altra parte. Devono essere furiosi contro di noi e contro
    sé stessi».

  • Ricevo ed inoltro...Doriana

    ******************************************************************************
    Una serie di proposte da coordinare con i gruppi pacifisti mondiali per dare un segnale di dissenso ai nostri governi sulla loro politica nei confronti del Medio-Oriente:

    1. Richiesta di estradizione per essere giudicati nei rispettivi paesi per crimini di guerra di tutti i mercenari arruolati nell’esercito Israeliano (uno dei quali è il famoso soldato fatto prigioniero dai Palestinaesi a Gaza che ha la nazionalità francese e non è chiaro se abbia anche quella israeliana). Nella maggioranza dei casi chi decide di trasferirsi in Israele (perchè di discendenza ebrea o perchè invitato dai vari privilegi offerti) mantiene la propria nazionalità (non sono mica scemi!), quindi l’esercito israeliano è pieno di francesi, inglesi, americani, russi, polacchi, argentini, messicani, ecc... . Se un giudice francese richiedesse l’estradizione del soldato prigioniero a Gaza e se i palestinesi concedessero l’estradizione, la Francia dovrebbe andare a prenderselo e l’Europa non potrebbe certo permettere azioni contro la Francia da parte di Israele.
    2. Richiesta di chiusura immediate di tutti i contratti di collaborazione militare e ricerca scientifica firmati dall’Italia e dall’Europa con Israele ( e sono molti),
    3. Boicotaggio totale dei prodotti Israeliani (so che esiste una lista già pubblicata, dovrebbe essere fatta circolare e pubblicata su tutti i giornali) e di tutte le aziende che intrattengono relazioni con Israele ( e sono tante, soprattutto nel settore della comunicazione, telefonia mobile, apparecchi per registrazione ed identificazione vocale ecc...),
    4. Inchiesta sulle armi che Israele sta utilizzando, obbligando Israele ad accettare una missione medica indipendente,
    5. Inchiesta sulla basi militari installate in Italia ed in Europa e sull’uso che ne viene fatto in funzione di rifornimenti e passaggio armi e militari verso i luoghi di conflitto,
    6. Richiesta ai paesi del Mercosur (America del Sud) di interrompere qualsiasi relazione commerciale con Israele,
    7. Invio di una missione scientifica per effettuare rilevazioni dell’inquinamento da radiazioni esistente in territorio palestinese (zona Hebron, ad esempio) - ricordarsi che i venti non hanno confini ed arrivano alle nostre coste (solo per sollevare la "coscienza" nazionale) - ed identificare tutte le fonti di inquinamento da radiazioni per scorie nucleari che si dice siano nascoste in territorio palestinese (se fosse vero gli israeliani sono matti veramente). Vi ricordo il caso del fisico Vananu sequestrato a Roma dal Mossad dopo le dichiarazioni fatte ad un giornale inglese sul programma nucleare di Israele e chiuso in isolamento totale in una prigione israeliana per venti anni ed al quale oggi viene ancora impedito di comunicarsi con la stampa.
    8. Invio di una missione scientifica per identificare tutte le fonti di inquinamento provocato da Israele in territorio palestinese (discariche nocive ed altamente inquiinanti, rifiuti industriali sparsi in suolo palestinese, ecc...),
    9. Sul muro tanto si è già detto e tanto si è già fatto, bisogna solo continuare a chiedere a Israele di rispettare il verdetto internazionale. Ma bisognerebbe anche promuovere una missione indipendente che faccia chiarezza sullo scandalo del cemento che proveniva sussidiato dall’Egitto verso imprenditori-politici palestinesi per finire invece nelle mani di imprese israeliane.
    10. Promuovere un’inchiesta sul ruolo di Israele in Iraq (e visto che si siamo anche su quello della Giordania).
    11. Fare chiarezza sul ruolo di Giordania, Turchia, Egitto ed Arabia Saudita nel conflitto per il "Grande Medioriente".
    12. Fare chiarezza su quanto affermato da Ciampi, durante il suo mandato presidenziale, in occasione della visita del ministro degli esteri israeliano. Ciampi disse pubblicamente che l’Italia è il miglior amico di Israele. Cosa significa esattamente? In cosa consiste esattamente questa amicizia? Ciampi sia chiamato a rispondere di questa sua affermazione.

    Tutto quanto scritto qui è basato su quanto si scrive, si dice e si osserva in Palestina. Bisognerebbe solo pubblicarlo tutto in insieme in 12 punti ( e se qualcuno vuole aggiungere ancora meglio). Purtroppo, non avendo altri contatti, l’unica cosa che posso fare io è distribuire i 12 punti a tutte le mail-lists che conosco.
    Mi scuso in anticipo per il disturbo
    Simonetta

  • La strage degli innocenti di Cana : Olmert peggio del generale Santa Anna.

    Chi di noi non ha sentito parlare di Fort Alamo o non ha visto uno dei film della saga di Alamo che hollywood ci ha proposto per esaltare gli eroi che si sacrificarono in quella missione abbandonata trasformata in un fortino indipendentista?
    La storia racconta come nel 1835 i texani proclamarono la secessione dal Mexico e si dichiararono repubblica indipendente.
    Fu nel marzo del 1836 quando una banda di 200 secessionisti texani ( l’equivalente dei ceceni di oggi ) si installò ad Alamo , vicino a San Antonio, al comando del colonnello William Travis.
    Nonostante il loro valore la loro resistenza terminò quando il generale Santa Anna, dittatore del Messico, attraversato il Rio Grande con una poderoso esercito cinse d’assedio Fort Alamo e poi lo distrusse.
    Da Alamo nessuno uscì vivo come ci hanno fatto vedere decine di film americani,
    ma nonostante che Santa Anna avesse fama di soldato spietato e senza scrupoli, come dimostrò quando la settimana dopo in un altro scontro contro 350" guerriglieri" texani a Goliad, fece fucilare a sangue freddo coloro che si erano arresi, nell’episodio di Alamo la storiografia ( e la cinematografia americana) di lui riportano un gesto di umanità: prima dell’assalto finale al suono del deguejo , autorizzò che le mogli e i figli dei difensori di Alamo potessero uscire dal forte incolumi ed allontanarsi al sicuro.
    Oggi 30 luglio 2006 il premier israeliano Olmert, che non è riuscito con la forza militare dell’esercito più efficiente del mondo a domare la resistenza di quel pugno di guerriglieri hezbollah asseraglianti in uno sperduto paesino del libano del sud , Bir Jebil , la Alamo libanese, ha mostrato una ferocia peggiore del sanguinario Santa Anna, massacrando decine di bambini innocenti,
    Due secoli fa il Messico vinse ad Alamo ma perse la guerra contro il Texas, oggi Israele come può pensare di vincere la sua guerra macchiandosi di questi delitti contro l’umanità?
    Antonio Camuso
    Osservatorio sui Balcani di Brindisi