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Perché ce l’ho con questo papa

Publie le mercoledì 6 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

di Christian Terras tradotto dal francese da Karl&rosa

"Ha preso l’universo per una parrocchia polacca degli anni ’50".
Lo spettacolo era diventato insopportabile. Si distoglieva lo sguardo, perfino davanti alla televisione, per non sentirsi un voyeur. Non si osava più guardare quel volto rigido, quella bocca paralizzata, incapace di pronunciare una parola. Triste immagine di un papa in agonia, che si ostinava nel suo ruolo. La sua volontà poteva impressionare, ma non cosi’, in questo spettacolo organizzato, la cui star era diventato un girello.

Eppure era logica quest’agonia vissuta in pubblico, perché vi si affermava una certa idea del pontificato. Giovanni Paolo II ci sarebbe riuscito: fare apparire il papa come un doppione di Dio? Se ne era difeso, senza dubbio sinceramente, quando gli era stato detto, ma nei fatti era cosi’. Si era forgiato un’immagine alla quale molti cristiani si aggrappano: non hanno più altro. Il papa ha in lui la Verità, sa tutto cio’ che é buono per la Chiesa e il Mondo e tanto più tutto cio’ che é cattivo. Se ne serve. Tutte le sue parole diventano "di fede". Questa roccia rende sicuri dei cristiani: credo alla fede di Giovanni Paolo II. Per procura. Era cosi’ impressionante. Era diventato il solo punto di riferimento, il salvatore, su questa terra folle.

Peccato, aveva tutto per essere un papa dei tempi moderni: intelligente, brillante, bello e sportivo, perfino di spirito quando era necessario. La sua esperienza teatrale, in gioventù, gli aveva dato una grande padronanza dei palcoscenici ed i giovani ne erano strabiliati. Aveva tutte le qualità. Peccato, se ne é servito per tornare indietro, nostalgico dei periodi di grande cristianesimo. Ha preso tutto il mondo, il pianeta, perfino l’universo per una parrocchia polacca degli anni 50, gestita con mano ferma da un parroco temuto, rispettato, ubbidito.

Il suo compito non era facile: le scosse del mondo degli anni 60 avevano bisogno di essere addomesticate, lo stesso concilio che aveva portato una grande corrente d’aria nuova e fatto volare in aria le carte dei dicasteri aveva bisogno di essere digerito. Tutto cio’ aveva fatto muovere tanta gente. Ma bisognava per questo voler tornare alla situazione precedente, tentare l’impossibile: rifare la Chiesa di sempre (che pure non é mai esistita)? I suoi viaggi hanno creato l’illusione. La sua presenza era divenuta magica, tanto da convertire tutti, i giovani in particolare, e farne dei cristiani praticanti e soprattutto obbedienti? Il fuoco di paglia avrebbe incendiato il mondo? La delusione é grande, riconosciuta perfino dalle autorità.

Si é servito del suo carisma, ne ha usato e abusato fino all’osso, come se non ci fosse che lui, come se il lavoro si facesse solo grazie a lui, come se la sua sola presenza avrebbe fatto miracoli. La collegialità, a tutti i livelli, é stata ignorata, sospettata, combattuta. Cominciava a somigliare troppo alla democrazia. E questa, la democrazia, la voleva solo quando era opposta al comunismo, ma altrove non se ne fidava. E nella Chiesa voleva bandire tutto quello che poteva rassomigliarle.

Perché questo papa vedeva rosso dappertutto. Ne aveva sofferto quando era giovane, d’accordo, ma é questa forse una ragione per guardare tutto il mondo come se fosse costantemente minacciato dallo stalinismo? Quest’anticomunismo malsano ha ucciso ogni spinta al cambiamento. A Roma, sotto la sua responsabilità, é stata spezzata la teologia della liberazione. Si diffidava, lo si era fatto sapere, delle comunità di base in Brasile e altrove. Si é escluso, o condannato, Camara, Romero, Ruiz dovevano essere dimenticati al più presto. E tanto peggio se il vuoto e la delusione spingono oggi centinaia di migliaia di cattolici, in America latina, nelle braccia di predicatori americani, più vicini, più caldi, ma che troppo spesso sanno di setta. Che importa, tutto piuttosto che il rosso. A costo di frequentare Pinochet, lo si é perfino decorato con la medaglia delle famiglie cristiane...

E poi, col passare degli anni, il discorso si é indurito. Con l’AIDS in prima pagina, la parola papale é sembrata a molti criminale. Incoraggiati dall’insegnamento del papa, i cattolici "intransigenti", che non avevano disarmato ma si erano fatti discreti, hanno rialzato la testa. L’Opus ha trattato la canonizzazione del suo fondatore, dei cristiani non hanno avuto paura di chiamarsi "legionari" e di far benedire le loro truppe. La Reconquista, la riconquista, si é avviata.

Altri anni passano, il papa comincia a calare, mantenendo le sue forze per i viaggi, lasciando i capiservizio spartirsi il potere divenuto in parte vacante, riempiendo il Vaticano di prelati fra i più conservatori, non controllando più gli ambiziosi che occhieggiano il trono. E il Vaticano é ridiventato, nelle mani degli apparatschik, una macchina per vietare. L’esterno, la diplomazia, restano talvolta aperti, la pace, i diritti dell’uomo, l’ecumenismo..., ma il comportamento interno non conosce nessuna apertura. Anzi, il contrario. Ah! se Giovanni Paolo II avesse applicato nella Chiesa il discorso che faceva all’esterno, che cambiamenti ci sarebbero stati!

Questa fine, tragica nel suo spettacolo offerto alle telecamere, diventava grottesca. Domani sarà la Chiesa ad aver bisogno di un girello?

Dossier Nouvel Observateur n°2109_2

Christian Terras é direttore della redazione della rivista "Golias" e fa parte dei cattolici che non hanno mai nascosto le loro critiche nei confronti di Giovanni Paolo II

http://bellaciao.org/fr/article.php3?id_article=13640