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RICORDANDO INDRO MONTANELLI

Publie le mercoledì 18 maggio 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Storia

di Viviana Vivarelli

Indro Montanelli e’ stato una delle voci piu’ rappresentative di una destra liberale ancorata a valori idealistici, ancora autonoma e degna di rispetto, e in questo senso fu l’ultimo di una stirpe di Italiani fieri che avevano il senso della propria indipendenza ideale, termine ormai obsoleto ed ignoto ai nuovi cultori del servilismo strisciante, quelli che ai padroni baciano le mani e che sono disposti a seguirli in tutte le loro contorsioni autogiustificative.

Nel 1974 Montanelli aveva fondato ’Il Giornale’, con ben altro spessore e senso etico di quel Feltri che si e’ fatto radiare dall’albo dei giornalisti e bersagliare di querele miliardarie per i suoi insulti e le sue bugie.

Vent’anni dopo, divenuto proprietario Berlusconi, che era allora un costruttore edile, Montanelli chiudeva col Giornale, portandosi dietro 50 giornalisti valenti e tentava di lanciare ’La Voce’, che, senza capitali, ando’ in fallimento dopo un anno per deficit.
Questa e’ la lettera di commiato di Montanelli quando lascio’ Il Giornale per incompatibilita’ con Berlusconi.

"Questo è l’ultimo articolo che compare a mia firma sul giornale da me fondato e diretto per vent’anni. Per vent’anni esso e’ stato - i miei compagni di lavoro possono testimoniarlo - la mia passione, il mio orgoglio, il mio tormento, la mia vita. Ma cio’ che provo a lasciarlo riguarda solo me: i toni patetici non sono nelle mie corde e nulla mi riesce piu’ insopportabile del piagnisteo. Sento pero’ di dovere una spiegazione ai lettori coi quali mi ero impegnato a restare al mio posto "finche’ morte non sopravvenga" come dicevano i boia inglesi... Sia chiara una cosa: nessuno mi ha scacciato. Sono io che mi ritiro per una di quelle situazioni d’incompatibilita’ di cui i lettori avranno preso atto dallo scambio di lettere, da noi pubblicate ieri, fra me e l’editore.

Di questo editore, ne ho conosciuti due. Uno e’ stato l’amico che mi venne incontro nel momento in cui tutti mi voltavano le spalle: che non si e’ mai avvalso di questo titolo di credito per limitare la mia indipendenza, che ha sempre mostrato nei miei riguardi un rispetto confinante e talvolta sconfinante nella deferenza... Eppoi ne ho conosciuto un altro: quello che, trasformatosi in capo-partito, ha cercato di ridurre il Giornale ad organo di questo partito suggerendogli non soltanto le posizioni da prendere ... ma perfino il linguaggio da usare, e che, a lasciarlo fare, avrebbe finito per impormi anche la "divisa"del suo partito, il suo look. Tralascio le rappresaglie contro la mia renitenza all’arruolamento, come gli attacchi dei suoi Grisi televisivi alla mia persona (Fede e Sgarbi).

Ma non posso sorvolare sull’ultima e piu’ grave provocazione: la promessa alla redazione, alla mia redazione, di cospicui benefici se si fosse adeguata ai suoi gusti e desideri, cioe’ se si fosse ribellata a quelli miei. A questo punto non avevo piu’ scelta. O rassegnarmi a diventare il megafono di Berlusconi. O andarmene. Me ne vado. Ma non senza avvertire i lettori che manterro’ l’impegno preso con loro. Fra poche settimane essi riavranno il loro giornale, fatto dagli stessi uomini del Giornale, illustrato dalle stesse firme e nutrito delle stesse idee .. Della nostra "linea" non abbiamo da cambiare una virgola. Nemmeno i nostri amici politici si facciano illusioni.

Noi potremo appoggiare l’uno o l’altro a seconda che si schierino sulle nostre posizioni liberaldemocratiche, ma mai noi su quelle loro, e tanto meno a scatola chiusa. Nelle nostre pagine si respirera’, come sempre, il piu’ grande rispetto per le Istituzioni, ma mai l’odore del Palazzo, da chiunque abitato. Quanto a Berlusconi, nessun rancore ci fara’ velo. Gli abbiamo detto - e confermiamo - che il suo massiccio e rumoroso intervento nell’arena elettorale non giovera’, secondo noi, ne’ alla causa per la quale egli pensa di battersi, e di cui temiamo che frazionera’ ancora di piu’ le forze, ne’ ai suoi propri interessi. I fatti diranno se avevamo ragione o torto. Se avevamo torto, lo riconosceremo lealmente. Se avevamo ragione, fingeremo di essercene dimenticati.... Il nuovo giornale si chiamera’ La Voce. In ricordo non di quella di Sinatra, ma di quella del mio vecchio maestro - maestro soprattutto di liberta’ e indipendenza - Prezzolini.
Indro Montanelli

Non siamo sempre stati d’accordo con Montanelli, ma in lui abbiamo sempre stimato un uomo libero. Aveva sbattuto le porte al Corriere perche’ troppo di sinistra, sbatte’ le porte a Berlusconi quando in lui vide un novello Duce. Montanelli era contrario alla sinistra come ai sindacati, ma era contrario soprattutto alla nascita di un nuovo fascismo e il rifiuto che oppose a Berlusconi parla da solo, un rifiuto che molti altri non sono stati capaci di dare.
Gli uomini che si vendono sono sempre stati di piu’ di quelli che hanno rispetto della propria coscienza.

I suoi amici lo rispettavano, i suoi avversari lo rispettavano. Entrambi erano fieri di conoscerlo.

Toscano tutto d’un pezzo, Montanelli aveva una intelligenza vivida e senza illusioni e disse sempre quel che pensava senza mettersi al servizio di nessuno. Era stato imprigionato per antifascismo e condannato a morte dai nazisti, ma era scampato miracolosamente alla fucilazione per intervento dell’arcivescovo di Milano Schuster. La prigionia gli suggeri’ uno dei suoi libri più belli, «Il generale Della Rovere», che, tradotto in film, da Rossellini ebbe il Leone d’oro a Venezia.

Piu’ tardi, per il coraggio della sua parola, le brigate rosse gli spararono alle gambe. E fu mentre era all’ospedale che "arrivo’ questo ometto" (Berlusconi) che si mise a piangere a dirotto, chiedendogli di dirigere il suo giornale che andava maluccio, Montanelli accetto’ alla sola condizione di non subire interferenze.Ma le interferenze ci furono e furono pesanti, troppo per un’anima fiera come la sua. Aveva 84 anni.

Non si era mai piegato alle comodita’ delle cose moderne, e scrisse sempre i suoi lucidi articoli su una Olivetti portatile, rifiutando l’uso del computer. La sua intelligenza fu nitida e perfetta fino all’ultimo giorno. Aveva aperto la sua ’Stanza’ sul Corriere e rispondeva a un elegante Elkann su TeleMontecarlo.

Da tutti e’ stato considerato uno dei piu’ grandi giornalisti italiani.

Dopo la sua morte, i suoi lettori affezionati, di destra come di sinistra, continuarono a lungo a parlare di lui e a rimpiangerlo.
Montanelli rappresentava una destra che Berlusconi seppelli’ totalmente con la sua volgarita’ e il suo senso feroce di opportunismo personale.

Quando Montanelli apri’ La Voce scrisse: "«Voglio fare un quotidiano di una destra veramente liberale, ancorata ai suoi storici valori: lo spirito di servizio, il senso dello Stato e il rigoroso codice di comportamento». Con lui tutte queste cose sono morte per sempre.

In guerra ci sono nemici, che, quando perdono, ricevono l’onore delle armi, perche’, anche se combattono da parte opposta, si riconoscono in loro valori universali: il coraggio, l’amore per la patria, l’amore per la liberta’, la purezza delle intenzioni. Montanelli e’uno di questi.

Il suo motto era "Pensa libero!" Una frase che per qualcuno vale meno di niente.

Montanelli era nato in Toscana nel 1909, mori’ a Milano nel 2001 a 92 anni. Una moltitudine di persone prese parte ai suoi funerali. Se fosse stato ancora vivo avrebbe detto: «Suvvia, e’ morto solo un giornalista».

Citazioni di Montanelli su Berlusconi:

«Il regime si realizzera’ dopo la vittoria del Polo. La prima cosa che fara’ Berlusconi sara’ di spazzare via l’attuale dirigenza Rai per omologarne le tre reti a quelle sue.» (27 febbraio 2000)

«Berlusconi e’ il piu’ grande piazzista del mondo. Se un giorno si mettesse a produrre vasi da notte, farebbe scappare la voglia di urinare a tutt’Italia.» (15 febbraio 2001)

«Questa non e’ la destra, questo e’ il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello.» (17 marzo 2001)

«Berlusconi non delude mai: quando ti aspetti che dica una scempiaggine, la dice. Ha l’allergia alla verita’, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne. "Chiagne e fotte", dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara a farlo per cinque anni.» (25 marzo 2001)

«L’Italia berlusconiana e’ la peggiore delle Italie che ho mai visto, per volgarita’ e bassezza.
Il berlusconismo e’ la feccia che risale il pozzo.
Gli italiani devono vedere chi e’ questo signore. Berlusconi e’ una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, al Quirinale, al Vaticano, dove vuole. Soltanto dopo saremo immuni.» (26 marzo 2001).

«Spero che l’Europa tratti Berlusconi con l’indignazione e il disprezzo che merita.» (8 maggio 2001).

Parole profetiche.

Messaggi

  • "Nel 1974 Montanelli aveva fondato ’Il Giornale’, con ben altro spessore e senso etico di quel Feltri che si e’ fatto radiare dall’albo dei giornalisti e bersagliare di querele miliardarie per i suoi insulti e le sue bugie.

    Vent’anni dopo, divenuto proprietario Berlusconi, che era allora un costruttore edile, Montanelli chiudeva col Giornale, portandosi dietro 50 giornalisti valenti e tentava di lanciare ’La Voce’, che, senza capitali, ando’ in fallimento dopo un anno per deficit. Questa e’ la lettera di commiato di Montanelli quando lascio’ Il Giornale per incompatibilita’ con Berlusconi."

    questa parte non è propriamente corretta.

    Berlusconi - come confermato dalla parole di Montanelli che tu stessa hai riportato - almeno fino alla sua entrata in politica, o poco prima, interferì pochissimo nella gestione del Giornale di Montanelli.
    Ci furono solo sporadiche pressioni, peraltro lievi e senza conseguenze pratiche di alcun tipo, atte ad influenzare positivamente il giudizio del direttore e della redazione nei confronti di Milan e Psi.
    Questa situazione idilliaca, che a onor di cronaca è paragonabile se non migliore a quello odierna in cui versa,per citare un quotidiano famoso, Repubblica, si protasse fino al 93 (o 94 non ricordo)
    Le pressanti ingerenze di cui parli nell’articolo iniziano da quel periodo.
    Insomma dire che "Vent’anni dopo, divenuto proprietario Berlusconi, che era allora un costruttore edile, Montanelli chiudeva col Giornale" è scorretto. solo questo.

  • E fra le tante cose dette e fatte, partecipo’ anche alla guerra d’africa sterminando un
    po’ di "negretti" che non accettavano di regalare il loro "posto al sole" ai fascisti italiani.
    Non ultimo, quando decise di essere antifascista (tardi, moooolto tardi) si nascose sotto alla gonnella della moglie, "buona cattolica austriaca", per chiedere al pretaccio di turno, l’arcivescovo milanese tal dei tali, di salvargli la pellaccia...
    hirina

  • Questo continuo tessere le lodi di Montanelli da parte di molti a Sinistra (e questo solo perchè si schierò contro Berlusconi) mi ha sempre lasciato sospettoso e disgustato. Sospettoso del fatto che ci si trovi davanti al sempriterno (e opportunista) atteggiamento culturale di chi vuole a ogni costo cambiare le proprie idee per adattarle all’andazzo dei tempi (negli anni 70 la sinistra si scontrava duramente con Montanelli) e disgustato perchè o si scrivono cose palesemente false (cioè che il giornale di Montanelli non facesse campagne politiche alla Feltri) o si tacciono molte cose , dando un quadro parziale (e di parte) del personaggio. Andatevi a leggere cosa scriveva Montanelli per esempio della questione femminile, o a ripercorrere le campagne del giornale contro i magistrati che indagavano sulle stragi di stato. Insomma, aldila delle letture ideologiche, ripartite dalle fonti. Sarebbe già un buon punto di partenza. Maurizio

    • Caro Maurizio
      avevo scritto un sunto della vita di Montanelli solo per far rabbia a un berlusconiano di ferro che lo vituperava proprio per aver lasciato Berlusconi, perche’ questo abbandono non e’ mai stato digerito dai berlusconiani. Di abbandoni ce ne sono stati tanti da FI ma si deve vedere la qualita’ della persona che ne fa e alcuni restano indigeribili. Montanelli fu sempre uomo di destra e dunque stava sulle scatole naturalmente a chi era di sinistra. Montanelli aveva idee precise che possiamo non condividere e nessun uomo di sinistra le condivideva e nemmeno io ho detto che le sue idee mi piacessero, ho detto che e’ stato un personaggio, il che e’ una cosa diversa. Di Montanelli si possono dire molte cose, ma come uomo di destra era un bel passo al di sopra di questi politicanti di destra attuali, politichelli da strapazzo, bestiucce viscide e amorfe, molluschi del politichese, che nemmeno hanno una loro ideologia o una loro visione, ma che soprattutto sono senza intelligenza e personalita’ e per questo Montanelli stava sulle scatole anche a loro, perche’ a differenza di molti, lui, ’servo’ non fu mai, e questo e’ il suo maggior pregio; se sbaglio’ fu in proprio, per quella testaccia dura che aveva, e non per servilismo a un padrone. E questo nel tempo in cui viviamo e’ un merito abbastanza raro. Montanelli di personalita’ ne aveva e anche fegato e questo gli fu riconosciuto da amici e da nemici, fu fascista, gli resto’ sempre qualcosa di fascista, fu sempre una persona di destra, ma non fu mai uno stupido, e nemmeno un venduto, un prezzolato o uno che cambia idea per seguire il vento, come tu insinui, anzi questo proprio non mi pare che sia stato mai, altrimenti avrebbe seguito il vento di Berlusconi, e proprio questo suo essere in se’, per proprio conto, sbagliando con la sua zucca, e’ il suo pregio maggiore, anche se fu un fascista. Montanelli ebbe una vita molto lunga che vide due guerre e molti governi e molte bandiere, e in una vita molto lunga e’ lecito cambiare e si puo’ essere fascisti per molto tempo e poi di una destra che pretende di essere democratica e forse non lo e’. Io credo che ogni tanto si debba valutare un uomo per la sua personalita’ e non per quanto le sue idee coincidono con le nostre, e qui di personalita’ ce ne fu. Non mi pare di essere entrata nel merito delle sue idee. Mi sono accorta anzi, con tristezza, leggendo i libri che raccolgono i suoi articoli, che spesso quella sua visione che ci sembro’ al tempo molto chiara e lucida, aveva toppato, non aveva previsto bene, non aveva bene analizzato... eppure al tempo non c’era molto di meglio, e gli altri analizzatori di cose italiane presero granchi ben maggiori.. o forse e’ sempre difficile vedere un bosco standoci dentro
      cordialmente
      viviana

    • Beh, un paio di meriti oggettivamente Montanelli ce li ha avuti e questi in anni di molto precedenti le sue diatribe con Berluskoni.

      Prima di tutto un bellissimo romanzo dell’ immediato dopoguerra , " Il Generale della Rovere", uno dei piu’ belli sulla Resistenza : la storia vera di Claudio Bertone, un malavitoso milanese, infiltrato sotto ricatto dai tedeschi tra i prigionieri politici del carcere di S.Vittore sotto le mentite spoglie di un generale antifascista che invece era stato ucciso dai nazisti. Il malavitoso non se la sente pero’ di tradire i suoi compagni di prigionia, recita alla grande la parte dell’ antifascista al punto di farsi fucilare gridando "Morte al fascismo" e infondendo coraggio fino all’ ultimo agli altri prigionieri.

      Nessuno scrittore di sinistra, salvo forse Pasolini, e’ riuscito in modo cosi’ limpido a raccontarci l’ adesione spontaea e ribelle di tanti sottoproletari alla lotta armata di liberazione.

      L’altro merito, da corrispondente del Corsera nella ungheria del 1956, fu quello di essere l’ unico a spiegare che i rivoltosi di Budapest, repressi dai carri armati russi, non erano affatto anticomunisti ma bensi’ "veri comunisti" che si opponevano al capitalismo di stato di ispirazione staliniana.

      Insomma, uomo di destra senza dubbio - una volta tanto sono d’accordo con Viviana - ma servo mai.

      Keoma