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Rifondazione invita Prodi a Venezia. Purchè non parli

Publie le mercoledì 2 marzo 2005 par Open-Publishing

Partito della Rifondazione Comunista Parigi

Redazione Megachip

La stagione congressuale delle opposizioni, apertasi a Roma il 3 febbraio con i Ds, in qualche modo proseguita sabato con l’assemblea fondativa della federazione dell’Ulivo fra gli stessi Ds, la Margherita, lo Sdi e i repubblicani europei, si chiuderà questa settimana a Venezia con le assise di Rifondazione comunista, in programma da venerdì a domenica. Per quanto preparato in un clima di grande tensione interna, tra accuse e recriminazioni che hanno contestato persino la regolarità del tesseramento, è scontato anche l’esito del congresso del partito nato il 15 dicembre del 1991 dal rifiuto di Armando Cossutta di partecipare alla trasformazione del Pci in Pds dopo il crollo del comunismo sovietico e delle sue appendici. Fausto Bertinotti, segretario da 11 anni, essendo succeduto a Garavini nel gennaio del 1994, conserverà la guida del partito, pur senza il risultato quasi plebiscitario del congresso di tre anni fa. Allora egli fu premiato con l’88 per cento dei consensi per avere fatto cadere nel 1998 il governo di Romano Prodi, anche a costo di perdere con Cossutta e Oliviero Diliberto un pezzo del partito. Il ritorno all’alleanza con Prodi, in vista delle elezioni regionali di quest’anno e politiche dell’anno prossimo, con tanto di partecipazione all’Unione, come si è alla fine deciso di chiamare il fronte delle opposizioni al governo di Silvio Berlusconi, non piace per niente ad almeno un 40 per cento di Rifondazione. Che però arriva al congresso diviso in quattro correnti, delle quali peraltro solo la più piccola, valutata poco al di sotto del 2 per cento, ha voluto titolare la sua mozione nel modo più esplicito: "Rompere con Prodi".

Incamminatosi sulla strada del congresso con il proposito di accontentarsi anche di una vittoria risicata, di uno o due punti superiore al 50 per cento, Bertinotti mostra una comprensibile soddisfazione per come sta arrivando all’appuntamento di Venezia. Sul piano mediatico, dopo il braccio di ferro vinto all’interno della coalizione con la clamorosa affermazione nelle primarie pugliesi del suo Niki Vendola alla guida della regione, il leader di Rifondazione ha ottenuto l’ultima spinta utile nel viaggio congressuale dalla nascita di Prodinotti. Che è il nome coniato nell’aula del Senato dal repubblicano Antonio Del Pennino ed entrato rapidamente nelle cronache e nei commenti politici per rappresentare il forte condizionamento esercitato da Bertinotti su Prodi nella conferma del no al rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq.

Della quale invece parti consistenti dell’Unione avrebbero voluto riconoscere l’utilità, traendone le conseguenze parlamentari, dopo le elezioni irachene del 30 gennaio. A questo punto, più che sulle assise di Venezia l’attenzione è destinata a spostarsi sul dopo-congresso di Rifondazione. Uscitone vincitore, Bertinotti avvertirà di meno il peso delle minoranze allentando la sua pressione su Prodi e facilitandogli i rapporti con i settori moderati dell’Unione, quelli che vengono comunemente chiamati riformisti? O lascerà questa pressione invariata, se addirittura non l’aumenterà, per continuare a inseguire l’elettorato di quella sinistra che egli chiama antagonista?

Intanto Romano Prodi fa sapere che non prenderà la parola dal palco del congresso di Rifondazione. Lo annuncia su Repubblica Goffredo De Marchisi, che scrive: "Le parole del congresso le ha scelte il poeta Edoardo Sanguineti: ’pace’, ’libertà’, ’liberazione’, ’salario’, ’conflitto’ e faranno da cornice ai lavori. La scenografia l’ha disegnata Massimiliano Fuksas, così come il simbolo: un uovo bianco che racchiude, quasi attaccati, tutti i continenti in rosso, disposti come i tasselli di un unico puzzle. Lo slogan: ’Verso un mondo nuovo’. Giovedì pomeriggio, al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, cominciano le assise di Rifondazione comunista. E quel giorno, a sentire la relazione di Fausto Bertinotti, a conoscere meglio l’alleato fondamentale per tornare al governo, ci sarà tutto il centrosinistra.

Ci sarà anche Romano Prodi, ospite gradito della maggioranza del partito, leader riconosciuto dell’Unione. Ma al Professore Bertinotti non offrirà il palco del congresso per parlare ai delegati comunisti. È una decisione presa già da alcuni giorni. Perché Rifondazione non segue mai la liturgia congressuale degli interventi degli ospiti e preferisce usare il congresso per confrontare le idee sul futuro al proprio interno. Perché, dicono, Prc non vuole caratterizzare il suo appuntamento tutto sulla prospettiva di governo (e con l’intervento di Prodi succederebbe proprio questo).

Non si escludono sorprese dell’ultimo minuto, ma la decisione del vertice di Rifondazione è questa. Dietro le versioni ufficiali, c’è un’altra spiegazione: se Prodi parla al congresso come candidato premier, non si indeboliscono le ragioni della partecipazione di Bertinotti alle primarie? Più arzigogolato un altro motivo: che si voglia tenere al riparo il Professore da possibili contestazioni. Quelle, in fondo, possono arrivare anche quando Prodi farà il suo ingresso al Palazzo del Cinema. E non va dimenticato che il 40 per cento del partito è critico verso il feeling Bertinotti-Prodi".

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