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Uruguay: 1 Marzo 2005

Publie le giovedì 3 marzo 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi America Latina

di Antonio Graziano

Il 1 marzo 2005 è stata una data storica per l’Uruguay. Per la prima volta, in 175 anni di storia repubblicana, sale al governo una coalizione di centro sinistra. Tabaré Vazquez, del Frente Amplio, è il nuovo presidente. Fino ad oggi, padroni incontrastati della politica uruguaya sono stati il partito dei Blancos e quello dei Colorados. Il primo, nato come espressione delle esigenze dei lavoratori delle campagne, chiamato anche partito nazionale, il secondo di tendenze esplicitamente neoliberiste e di gran lunga più vicino a posizioni di stampo USA.

Il Frente amplio, che è l’abbreviazione per indicare un insieme di tre coalizioni, Frente Amplio, Encuentro Progressista e Nueva Mayoria, rappresenta la voce di 14 partiti differenti. Una delle figure di questa vittoria elettorale è José Mujica. Mujica ha fatto parte del movimento de tupamaros (gruppo radicale di sinistra che nei decenni passati ha promosso della lotta armata) e che, all’età di 69 anni suonati, è stato in grado di creare un dialogo tra le varie anime della sinistra, dialogo che ha ottenuto come risultato la vittoria dello scorso 31 ottobre.

Considerato nella prima metà del 1900, la Svizzera dell’America Latina, tanto da accogliere imigranti europei in cerca di lavoro (oggi si stima che circa la metà degli abitanti del paese sia di origine spagnola ed il 40% di origine italiana), dal 2001 al 2004 la popolazione povera è passata dal 18% al 32% e non è difficile incontrare bambini che chiedono l’elemosina, famiglie che vivono della raccolta e della separazione dei rifiuti urbani, quartieri periferici poveri caratterizzati da insediamenti di baracche in legno e lamiera che non hanno nulla di diverso dalle favelas brasiliane.

La profinda crisi dell’Uruguay è stata l’effetto di molteplici fattri. Al crack finanziario della vicina Argentina, nel 2002, che non ha risparmiato il piccolo stato confinante, si sono aggiunte, da una parte, problematiche riguardanti l’economia dell’intera regione latino americana e dall’altra fenomeni di corruzione interna relativa alle istituzioni.
Il 1 marzo è stata una grande festa del popolo uruguayo, iniziata già prima dello scoccare della mezzanotte, con fuochi d’artificio, musica e bandiere colorate in ogni angolo della capitale. La mattina, sotto un sole cocente, centinaia di migliaia di persone aspettavano la parata del presidente neoeletto dal Palazzo Legislativo fino al Palazzo del Governo. Per le piazze principali della città erano disseminate palcoscenici che hanno offerto musica dal pomeriggio fino a notte inoltrata.

I festeggiamenti sono stati interrotti solo per un’ora e mezzo dal discorso di Vazquez alla Nazione, che ha passato in rassegna tutte i temi caldi, dal debito estero, alla questione dei desaparecidos, alla lotta alla povertà con il Plan di Emergencia, alla lotta alla corruzione, al miglioramento dei servizi pubblici, primi fra tutti sanità ed istruzione.

Grandi speranze ma anche tante domande. Quanto è cosciente il popolo uruguayo di quanto sta accadendo? Chi ha eletto Vazquez, è in grado di rivendicare i propri diritti, elaborado forme di partecipazione attiva e consapevole alla vita politica del paese?
Come rispetterà Vazquez, le promesse fatte nel suo discorzo e quanto sarà in grado di mantenere una posizione coerente con il suo mandato?

Cosa accadrà con alcune questioni chiave: la privatizzazione dei servizi idrici e delle ferrovie, le relazioni con gli organizsmi internazionali (quali il FMI ed il BID), la legge dell’impunità per le violazioni dei diritti umani durante la dittatura, la lotta alla povertà, la tutela dell’ambiente?