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"Usa 2004": La grande frode

Publie le venerdì 26 novembre 2004 par Open-Publishing

Elezioni-Eletti USA

di John Andrew Manisco

Estate 2005-2006. Il presidente Bush junior è seduto alla scrivania nella stanza ovale, inchinato su un foglio che non vuole firmare, guarda suo padre in piedi e piagnucolando chiede «devo proprio firmare?». Il papà gli molla uno scappellotto alla testa ordinandogli: «Stai zitto e firma le tue dimissioni». Il Senato e la Camera riuniti in una seduta di emergenza e presieduta dal nuovo vicepresidente approva ufficialmente la revisione dei risultati di ambedue le Camere dando una lieve maggioranza ai democratici. Fantapolitica? Senza dubbio. Ma seguendo il montare di cause, riconteggi e studi prodotti nei sedici giorni dopo i risultati delle elezioni del 2 novembre 2004 diventa sempre più difficile negare che il popolo statunitense sia stato vittima di una massiccia frode elettorale che impallidisce di fronte al piccolo colpo di stato del 2000 in Florida.

Nelle elezioni del 2000 Bush jr. "vinse" la presidenza grazie all’intervento della Corte Suprema, a maggioranza repubblicana. La Corte bloccò il riconteggio delle schede perforate della Florida perché il governatore e fratello di George W., Jeb Bush, non aveva stabilito un metodo uniforme su come contare le schede per tutte le contee. Al momento del blocco, Bush Jr. era in vantaggio di 537 voti e così vinse la Florida e la Casa Bianca.

Nel 2002 l’amministrazione Bush "aggiustò" il disastro della Florida con la legge Help America Vote Act (Aiuta l’America a Votare) che rese la frode elettorale molto più facile in quanto imponeva agli Stati una ulteriore privatizzazione del processo elettorale e l’adozione di sistemi elettronici (come i computer tocca schermo) che non lasciano tracce cartacee.

Negli Stati Uniti quattro compagnie private contano più dell’80% dei voti. Tutte sono legate a doppio filo alla campagna elettorale di Bush. Il giorno del voto Dopo il fiasco del 2000, migliaia di osservatori volontari e non erano presenti ai seggi. Associazioni civili avevano pubblicizzato i numeri telefonici per registrare le proteste degli elettori che infatti hanno registrato una ondata di proteste e richieste di assistenza. Più di 34mila dalla sola Election Incident Reporting System.

Il numero più alto di denunce provenivano dagli Stati in bilico, ma anche dagli Stati blu (a maggioranza democratica). Per non parlare della strategica decisione di limitare il numero di macchine elettorali in contee molto popolose, con il conseguente effetto di file lunghissime.

Numerosi cittadini hanno raccontato come in alcuni Stati, dove si votava con un sistema che non prevedeva la registrazione cartacea, l’elettore votava Kerry ma il computer registrava un voto per Bush. Sei deputati hanno richiesto ufficialmente al Government Accountability Office, l’ente di vigilanza del Congresso, che venga aperta una indagine formale sulle macchine contavoto usate nelle elezioni del 2004 dopo essere venuti a conoscenza di macchine che aggiungevano voti inesistenti: 93.136 in una sola contea dell’Ohio. E proprio questa settimana in Ohio i funzionari elettorali hanno raccolto testimonianze giurate di elettori che denunciavano abusi.

I candidati dei Verdi e dei Libertarians sono riusciti a raccogliere 113.600 dollari per ottenere un riconteggio di tutti i voti dell’Ohio. Questo riconteggio dovrà tener conto delle 92.672 schede perforate "rovinate", molto frequenti nelle aree a maggioranza democratica. Mercoledì scorso il partito democratico dell’Ohio ha intentato una causa federale per imporre a Blackwell, il segretario di stato repubblicano, di usare un metodo uniforme in tutte le contee per contare le 155mila schede dei voti provvisori. Bush, secondo il risultato non ufficiale, ha vinto lo Stato con 132mila voti. Nel New Hampshire il candidato Ralph Nader è già riuscito ad ottenere il permesso di ricontare i voti in 11 contee che usavano macchine della Diebold.

Se si scopriranno problemi nelle macchine, tutte le contee dovranno fare lo stesso. Florida di nuovo nel mirino In Florida, l’eroica Bev Harris, che da anni denuncia i problemi legati alle urne (www.blackboxvoting.org) si è presentata la settimana scorsa nell’ufficio elettorale della contea di Volusia chiedendo di vedere i nastri originali di ogni macchina. E’ suo diritto farlo. I nastri sono simili ai rotoli usati dai registratori di cassa per lo scontrino, vengono prodotti da un computer in ogni seggio e a fine giornata vengono controfirmati dai funzionari del seggio.

Poi il computer viene portato alla sede centraleper il conteggio totale. Accompagnata da una troupe televisiva e un avvocato della contea, l’arrivo della Harris ha gettato nel panico i funzionari repubblicani che gli hanno consegnato copie non firmate dei nastri. Alla richiesta della Harris di poter vedere quelli originali, i funzionari le hanno intimato di uscire. La Harris però non si è arresa e ha scoperto numerosi sacchi della spazzatura piene di nastri originali firmati dai supervisori.

Mettendo a confronto i dati ufficiali con quelli dei nastri, ha scoperto che Bush ha ricevuto centinaia di voti in più in tutti i seggi da lei controllate. L’avvocato della contea ha chiesto il sequestro e il sigillo immediato di tutto il materiale elettorale. L’organizzazione della Harris ha promosso la più grande richiesta di documenti nella storia degli Stati Uniti per esaminare i dati elettorali, nastri, memorie dei computer e la posta elettronica dei funzionari di ogni contea del Paese.

Exit poll e risultati ufficiali

Gli exit poll del 2 novembre, commissionati dalle maggiori reti televisive e agenzie di stampa, avevano previsto un vantaggio negli Stati chiave per Kerry e la sua vittoria su Bush. Man mano che arrivavano i risultati delle macchine computerizzate gli stessi exit poll venivano corretti. Inaudito. Ci sono le prove. La scienza della statistica, usata per scovare la contabilità fraudolenta di compagnie che usano programmi computerizzati falsati, è un’altro modo per scoprire un reato, ma non chi lo ha commesso.

Il 18 novembre l’autorevole Professore Michael Holt dell’Università di Berkley ha presentato alla stampa uno studio di un team di suoi ricercatori che rivela come in tre contee fortemente democratiche nel sud della Florida, Broward, Palm Beach e Miami Dade, Bush abbia ricevuto tra i 130mila e 260mila voti in più del previsto. «Possiamo essere al 99.9% certi che questi risultati non sono attribuibili al caso» ha dichiarato Holt chiedendo che le autorità indagassero subito.

Il 15 novembre uno studio del professore Dr. Steven Freeman dell’Università della Pennsylvania intitolato "L’inspiegata discrepanza degli exit poll" rivela come nei tre stati chiave della Florida, Ohio e Pennsylvania, tutte le correzioni tra gli exit poll e il voto finale erano a svantaggio del candidato democratico. Le probabilità che si sia verificata una tale discrepanza nei dati in tutti e tre Stati sono state calcolate di 250 milioni a uno.

Riuscirà Bush a bloccare tutte queste indagini?

John Andrew Manisco

redazione@reporterassociati.org

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