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Argentina, 29 maggio 1969 : il "Cordobazo"

Publie le venerdì 19 agosto 2005 par Open-Publishing

Dazibao Partito della Rifondazione Comunista Parigi America Latina Storia

La polizia in fuga il 29 maggio 1969

di Oscar Alba traduzione a cura del Circolo del Prc "29 Mayo" - Argentina

Il 29 maggio del 1996 ebbe inizio una delle stagioni più ricche di lotte ed esperienze politiche dei lavoratori argentini, che portò alla nascita di una numerosa avanguardia operaia e studentesca combattiva e di classe, che si proponeva il cambiamento rivoluzionario della società.

Oggi, quando la brutalità del sistema capitalistico spinge milioni di lavoratori alla miseria e ne sottomette altri al super sfruttamento più ignominioso, ricostruire la memoria di queste esperienze è un elemento essenziale per la necessaria rifondazione, su nuove basi di classe, socialiste e rivoluzionarie, del movimento dei lavoratori.

Nel Giugno del 1966 la "Giunta dei Comandanti in Capo" rovesciò con un golpe militare il governo di Arturo H. Illia, della Union Civica Radical, mettendo in moto quella che fu denominata "La Rivoluzione Argentina", ma che non era altro che una ennesima dittatura militare con alla sua testa come presidente il tenente generale Juan C. Ongania.

Tre anni dopo una insurrezione operaia e studentesca nella provincia di Córdoba diede una potente spallata al governo militare, aprendo una delle tappe di maggiore convulsioni politiche e sociali della storia dell’Argentina.

Il governo militare lanciò una serie di misure anti operaie ed autoritarie, tra cui la cosiddetta Legge per la Repressione del Comunismo che - attraverso l’azione della famigerata DIPA (Dirección de Investigación de Políticas Antidemocráticas) - portò alla persecuzione e all’incarceramento dei militanti più conosciuti del movimento.

Onganìa chiuse il Parlamento, sciolse i partiti politici ed intervenne sulle Università che venivano considerate "centri di sovversione e comunismo" dalla propaganda ufficiale di regime. Studenti e professori vennero scacciati dagli atenei a bastonate dalla polizia in quella che divenne tristemente nota come "la notte dei lunghi bastoni" Questi eventi diedero inizio ad una fuga di professionisti e scienziati che continua fino ai nostri giorni.

Come si arrivò al Cordobazo

La mobilitazione insurrezionale del Cordobazo venne preceduta da una serie di mobilitazioni in diversi punti del paese che furono l’espressione della sempre più forte resistenza che importanti settori di lavoratori e studenti opponevano alle politiche della dittatura.

Verso la fine del 1968, la concessione della mensa universitaria a Corrientes venne assegnata all’imprenditore G. Solaris Ballesteros, che subito dopo la privatizzazione aumentò a dismisura il prezzo dei ticket, provocando la reazione della comunità universitaria, principalmente degli studenti, che rappresentavano una popolazione di circa 5.000 giovani.

Nel marzo del 1969, gli studenti decisero di non comprare più i ticket della mensa e chiesero anche la fine della privatizzazione. E’ in quel momento che la CGT regionale mette in funzione una "Olla popular" (mensa popolare) nella quale andranno a mangiare gli studenti. Questi crearono anche una "Junta Coordinadora de Luchas" (Comitato per il Coordinamento delle Lotte) della quale faranno parte le diverse tendenze politiche studentesche che organizzarono le successive manifestazioni di protesta.

Il 15 maggio una manifestazione di 4.000 persone che percorreva la città si scontrò con la polizia. Negli incidenti lo studente di medicina Juan José Cabral viene ferito mortalmente da un proiettile. Quella stessa sera, la CGT di Corrientes proclama lo sciopero generale per il giorno successivo per protestare contro l’uccisione dello studente.

Il 17 maggio, nella città di Rosario, si svolgono varie iniziative e una grande manifestazione di piazza. Nella Galleria Melipan viene ferito mortalmente da un colpo di arma da fuoco alla testa Adolfo R. Bello, studente di 22 anni. Ricoverato nell’ospedale principale, muore dopo 6 ore di agonia. Quattro giorni dopo viene organizzata una "marcia silenziosa". All’inizio c’erano solo circa 1500 studenti e la la presenza della polizia era così massiccia che gli organizzatori non erano sicuri di poter raggiungere il centro. Ma cammin facendo le fila si andarono ingrossando con operai e studenti medi il che permise alla marcia di accumulare forza e arrivare al centro, dove si scontrò con la polizia che, tra incendi, auto rovesciate e barricate, venne sopraffatta. Alcuni manifestanti occupano la radio LT8 ma quando il gruppo l’abbandonò si scontrò nuovamente con la polizia, che sparò, uccidendo lo studente-operaio Luis Norberto Blanco di 15 anni.

Il giorno 22, con la polizia impotente a fermare la rivolta, il Governo Nazionale dichiara Rosario zona d’emergenza e passa il comando al Terzo Corpo dell’Esercito. Il 23 viene proclamato uno sciopero generale per accompagnare il feretro di Blanco.

Anche La Plata e Tucuman vengono scosse da manifestazioni e scontri durante tutto il mese.

Córdoba nell’occhio del ciclone

Anche la provincia mediterranea nella quale c’era una grande concentrazione di operai dell’industria e un nutrito numero di studenti, fu scenario di importanti proteste. Nel settembre del 1968, la CGT di Córdoba e il Fronte Studentesco in Lotta organizzarono una settimana di proteste in memoria dei "Martiri del Popolo", per ricordare l’anniversario dell’assassinio dello studente Santiago Pampillón, ma la manifestazione venne repressa cosi come le altre che si realizzarono contro il governo.

Nel maggio del 1969, i lavoratori dei trasporti e altri sindacati confederali dichiarano uno sciopero dalle attività per i giorni 15 e 16 per protesta contro le riduzioni (salariali) "zonali" e il non riconoscimento dell’anzianità quando si cambia posto di lavoro. Alcuni giorni prima erano stati repressi gli operai metalmeccanici che uscivano da un’assemblea. E’ nel quadro di queste agitazioni politiche, che i cordovesi ricevettero la notizia dell’uccisione di Cabral a Corrientes e di Bello a Rosario. Gli studenti organizzarono immediatamente uno sciopero per il giorno 21, e il 23 maggio occuparono il Quartiere Clinicas dove si scontrano con la polizia e tre giorni dopo le due CGT convocarono uno sciopero nazionale per il giorno 30. A Córdoba si decise di bloccare ogni attività a partire dal giorno 29. L’azione ricevette l’appoggio del Movimento degli studenti.

Il 29 maggio, a metà mattina, mentre Ongania entrava nel Colegio Militar a Campo di Maggio per celebrare il giorno dell’esercito, a Córdoba molte migliaia di operai cominciano a uscire dai posti di lavoro ed incolonnarsi per andare verso il centro della città. Le fabbriche automobilistiche rimangono rapidamente vuote e i suoi operai costituiranno il grosso della mobilitazione operaia a cui anche altri sindacati aderirono. Mentre alcuni studenti si inseriscono nei cortei degli operai e la maggioranza dei manifestanti comincia a marciare in forma organizzata dai diversi punti della città, le forze di polizia dispiegano un massiccio numero di truppe, carri d’assalto e camion idranti in attesa della manifestazione.

Iniziano i primi scontri in vari punti della città tra polizia e manifestanti. Il corteo dei 3.000 operai dell’azienda IKA-Renault della zona di Santa Isabel fa il suo ingresso in città dalla superstrada N.36, arriva fino alla Avenida Vélez Sarsfield dove supera la prima barriera di polizia. Poco dopo si scontra con un altro nutrito gruppo di agenti, all’altezza del Hogar Escuela Pablo Pizzurno (Collegio Pablo Pizzurno), dove la polizia deve coprirsi la ritirata sparando. Tra barricate e automobili incendiate, gli operai e gli studenti occupano il centro della città. Molti abitanti del quartiere sostengono i manifestanti e - dopo mezzogiorno - mentre vari distaccamenti di polizia si ritirano nelle caserme quelli che rimangono per le strade cominciano a sparare contro quel torrente inarrestabile di manifestanti che corre per le strade, si incontra, si moltiplica, si mescola e travolge le forze della repressione.

All’angolo tra Arturo M. Blas e Bulevar San Juan, cade ferito a morte l’operaio metalmeccanico Máximo Mena, di 27 anni.

Alle ore 17, con la polizia completamente allo sbando, entra in scena la Quarta Brigata di Fanteria Aerotrasportata e militari di altre compagnie, l’Aeronautica e la Gendarmeria, tutte sotto il comando del Generale Carcagno. Di fronte all’avanzata delle truppe, gruppi di operai e studenti organizzano un sistema di comunicazioni utilizzando "postini" che si muovono per i tetti, avvisando sull’ubicazione delle truppe, a quelli che si trovano nelle strade sottostanti e affrontano i soldati gettando bottiglie molotov dai tetti.

Alla fine le truppe riescono a liberare il centro ed i manifestanti ripiegano nel quartiere Clinicas per resistere. Durante la notte, l’agitazione si estende ad altri quartieri come Alberdi, Alto Alberdi, Talleres, Juniors e Villa Páez. Il giorno 30, le truppe di Calcagno riprendono il controllo della città e cominciano subito a far funzionare i tribunali militari per condannare gli arrestati. Le condanne più pesanti verranno date ai dirigenti del sindacato Luz y Fuerza (elettrici), Agustin Tosco ed a Elpidio Torres, del sindacato SMATA (metalmeccanici): 8 e 4 anni rispettivamente. Ma la condanna maggiore cadde sul regime militare che venne colpito mortalmente dal movimento di massa che avrebbe iniziato una serie di lotte politiche e sociali che scossero il capitalismo argentino.

Conclusioni

Il Cordobazo fu parte di quel processo che coinvolse frange del movimento di massa a livello mondiale. Il maggio francese del ’68, la Primavera di Praga lo stesso anno, alla nascita del movimento dei neri negli Stati Uniti a metà degli anni ’60 e altri processi in varie parti del mondo commossero e misero in discussione nelle piazze le basi della dominazione capitalista.

Credere che la gestazione delle cause che causarono il Cordobazo furono semplice conseguenza di "rivendicazioni minime" - come la protesta per l’aumento della mensa degli studenti o contro le gabbie salariali -, ossia per il rifiuto della politica del governo Ongania, vuol dire avere una visione parziale degli avvenimenti.

La forza che animò a questa insurrezione era data dall’esasperazione delle masse che fino a quel momento avevano trascinato la storia della lotta di classe in Argentina contro il regime capitalista

Chi considera questa affermazione esagerata deve tenere nel dovuto conto il fatto che il periodo iniziato con il Cordobazo si caratterizzò, tra le altre cose, per la nascita di una avanguardia operaia e studentesca di massa che si espresse organizzativamente all’interno dei quadri sindacali e nelle associazioni studentesche di facoltà e che questi a loro volta andarono a nutrire e rafforzare le organizzazioni di sinistra, prospettando la necessità della trasformazione rivoluzionaria come l’unica alternativa al regime esistente

C’è chi ritiene che le trasformazioni verificatesi nelle relazioni sociali, nell’organizzazione del lavoro e all’interno della stessa classe operaia rendano impraticabile questo tipo di lotte oggi. Noi pensiamo che i lavoratori affrontano nuovi problemi nelle loro organizzazioni di lotta, e che uno dei punti di forza per risolvere questi problemi, sono gli insegnamenti che ci ha lasciato il Cordobazo, sia nelle cose ottenute che per i suoi limiti. Dobbiamo innanzitutto recuperare il carattere classista di questa lotta così come l’unità operai-studenti che si andò costruendo nello stesso tempo che si sviluppava la mobilitazione. La solidità operaia e la spontaneità studentesca si configurarono in una poderosa forza di lotta. La validità del Cordobazo si ricrea nelle nuove lotte che oggi aggregano nuove forme e nuovi settori di operai e di oppressi, come necessità di andare verso una lotta sempre più dura e di massa contro il padronato ed il governo.

Dobbiamo quindi riconoscere nel Cordobazo l’inizio di un periodo di grandi lotte operaie che lungi dall’essere un ricordo nostalgico devono essere fonte di insegnamento per confrontarci con il capitalismo selvaggio di oggi e poterlo sconfiggere.