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CATTOLICI: LE RAGIONI DI MOLTI CHE HANNO DECISO DI VOTARE

Publie le sabato 4 giugno 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni Referendum

REFERENDUM: A CHI BISOGNA OBBEDIRE?

LE RAGIONI DI MOLTI CHE HANNO DECISO DI VOTARE

di Don Gianfranco Formenton

Molti cattolici in questi giorni sono in difficoltà trovandosi di fronte ad un referendum che ha risvegliato nel mondo cattolico vecchie tentazioni.

Più di una volta nel secolo scorso ci siamo trovati di fronte al dilemma
dell’obbedienza e della coscienza e più di una volta molti sono stati
additati come traditori, disobbedienti, venduti, catto-comunisti. le accuse
sono sempre le stesse. Sempre la stesso è il problema.
Nel ventennio fascista preti-cappellani-militari marciavano a passo romano
con le insegne delle Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale sotto i
Fori Imperiali in omaggio al Duce. Negli stessi anni cattolici, socialisti,
comunisti, preti venivano riempiti di botte e uccisi in nome della stessa
mortifera ideologia.

Chi era obbediente? Chi era il traditore? La Gerarchia aveva indicato il
Duce come Uomo della Provvidenza. A chi bisognava obbedire?
Nel ’48 era obbligatorio chiedere in confessione se il penitente era
iscritto al Partito Comunista.

La Gerarchia aveva stabilito la scomunica per gli iscritti al Partito
Comunista. I preti che non l’hanno fatto erano traditori? Gli iscritti erano
davvero scomunicati? A chi bisognava obbedire?

Negli anni cinquanta la Gerarchia sponsorizzò i Comitati Civici nella grande
alleanza contro il "pericolo comunista". Molti cattolici non se la sentirono
di aderire e si schierarono dall’altra parte. Chi era obbediente e a chi e a
che cosa? E la coscienza?

Chi ha combattuto contro il fascismo e contro l’Uomo della Provvidenza, gli
iscritti al PCI nel ’48, chi ha votato per il "Fronte Popolare", chi ha
votato "SI" per l’abrogazione delle leggi del divorzio e dell’aborto
Andranno tutti all’inferno?

L’antica tentazione cattolica dell’appartenenza, della logica della
crociata, della contrapposizione frontale.

E sempre nel nome di Dio, di Cristo, della Chiesa.

E in molti ci chiediamo se ci sia un altro modo per confrontarci con questo
mondo, se siano percorribili ancora le vie del dialogo che sono state la
scommessa di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, se sia possibile con
l’altro, il diverso, persino con il nemico, un approccio che non abbia il
sapore della lotta, dell’intransigenza, dell’integralismo, seme di tutte le
guerre.

Tanto più vero in questo squarcio di storia che ci fa scorgere
quotidianamente i guasti di un integralismo, dove la paura di diventare
minoranza ci rende aggressivi e violenti ed arroccati nelle nostre piccole
volontà di potenza.

Il Referendum sulla procreazione assistita. Scontro di integralismi.

Un integralismo "radical-libertario" dove il diritto è sovrano e dove il
dovere, il limite, non esistono, dove esiste solo la libertà personale,
occidentale, sovrana, assoluta, incontestabile, armata.

Un integralismo "cattolico" dove la paura, il sospetto, la constatazione di
essere oramai una cultura minoritaria rende aggressivi e spinge ad imporre
il proprio pensiero, la propria visione della vita non con le ragioni della
persuasione ma con le armi dell’imposizione di minoranza potente e
bellicosa.

E’ un forte disagio quello che ci abita perché è vero che non si può parlare
di vita e di morte a colpi di voti. "La vita non può essere messa ai voti".
ma neanche ai voti di parlamentari semplicemente incapaci di ragionare di
queste cose perché privi di cultura politica, umana e morale e attenti solo
a logiche che nulla hanno a che fare con il senso della vita e della morte,
che promulgano leggi frettolose ed approssimative, obbedienti agli ordini
dei capi di turno per i quali anche la religione è "instrumentum regni".

Questo mette a disagio molti di noi, cattolici, non cattolici, laici, preti
e anche molti vescovi. Invece di scegliere la via dell’educazione della
coscienza la presidenza dei Vescovi italiani ha scelto la via dello scontro
politico con il richiamo (per i cattolici) al dovere di appartenenza. Una
via pericolosa che sa molto di paura e consapevolezza di essere minoranza e
di voler imporre per legge a tutti una visione della vita che non tutti
condividono e che nulla dice della gioiosa adesione dei cristiani agli
imperativi morali. Morali, appunto, non legali. La verità che persuade, la
ragionevolezza al posto dell’imposizione, perché i grandi ideali come la
democrazia non si possono mai imporre con la forza, neanche con la forza
delle strategie elettorali fatte di calcoli a tavolino su chi vince e chi
perde.

Si rischia di vincere la propria sconfitta.
Io penso che ci sia una terra di incontro tra le persone non accecate dalle
ideologie, una terra nella quale sia possibile parlare di un’etica (non
necessariamente solo cattolica) della vita e della morte che troverebbe
molte persone di buona volontà (non necessariamente solo cattoliche)
d’accordo.

Penso che molti onesti si troverebbero in sintonia con un racconto della
vita che non sia solamente tecnico e ci riparli della poesia della vita,
come avrebbe fatto Gesù che avrebbe parlato in parabole perché anche i
bambini potessero capire invece che invitare i discepoli allo scontro con le
forze opposte e che magari avrebbe rubato ad Ignazio Silone il titolo del
libro "Il seme sotto la neve" per raccontare il mistero della vita e delle
speranze nascoste dell’umanità.

Penso che molti onesti sarebbero d’accordo a riconoscere le mille insidie
che si nascondono dietro l’affare della procreazione medicalmente assistita,
gli interessi delle multinazionali attentissime alle esigenze di una
piccolissima minoranza di donne in questa umanità dove una donna occidentale
vale mille volte di più di una donna africana, dove un ammalato di AIDS
californiano ha mille possibilità in più di curarsi di milioni di bambini
africani, e penso che molti rifletterebbero se scoprissero la malafede di
certe ideologie che parlano sempre e solo di libertà dei nostri e non si
accorgono che questa libertà è pagata dalla schiavitù dei molti.
Penso che molti onesti sarebbero disposti a riconsiderare il senso della
vita, se avere un bambini è un diritto a tutti i costi o se la vita sia un
dono che qualcuno ci fa e che un bambino non è un giocattolo o un cagnolino
che si desidera tantissimo e che si può scegliere della razza e il pelo che
ci piace di più, se aprissimo lo sguardo di tante donne sul dramma dei
milioni di bambini già nati che quotidianamente muoiono di fame, di guerra,
di malattie e che la vita è come il lavoro del contadino che pianta il seme
e non si chiede se nel seme c’è già il pane ma capisce che la logica della
vita è avere cura di quel seme e della terra e ci vuole coraggio e fatica a
credere e a lavorare la terra perché la terra è la vita e la vita è come la
terra e il sole.Perché non c’è solo un modo di parlare della vita!

E se noi avessimo il coraggio di abbandonare definitivamente le pretese
egemoniche e tornassimo a confrontarci serenamente con il mondo.come ci
hanno insegnato.a essere sale della terra (non saliere!), luce del mondo
(non fari accecanti!).
Come sarebbe stato bello se il Presidente della CEI e il Vescovo di Roma ci
avessero detto queste cose invece di invitarci a non andare a votare!Ma noi
andremo a votare perché non accettiamo che un’autorità ci indichi come "un
dovere" quello che è una scelta libera (e si permetta così alle menti più
ottuse di insinuare che chi vota è un traditore degli ideali cristiani).
Obbediremo alla nostra coscienza, come ci insegna la morale cattolica, come
ci fu detto di fare ai tempi del referendum del divorzio e dell’aborto.

Molti di noi voteranno "SI". Molti voteranno "NO". Ma non siamo degli
ingenui, né degli sprovveduti, né dei venduti. Siamo uomini e donne,
cattolici e no che pensano e credono al democratico confronto elettorale e
che non credono al principio che i cittadini siano dei minorati o dei
minorenni e che solo i parlamentari, i radicali o i comitati di Scienza e
Vita sappiano di vita e di morte, e accettano il rischio di vedere i propri
ideali in minoranza. Probabilmente vincerà il "NON.". Sarà comunque una
sconfitta per tutti. Udremo alla fine solo le urla scomposte degli
integralisti incapaci di vedere il dramma nascosto dietro la vittoria o la
sconfitta di due parole senza senso. E la vita, la vita resterà il mistero
del "seme sotto la neve"!