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Con Vendola la Puglia diventa rossa. Nell’ex roccaforte democristiana vince un comunista gay

Publie le mercoledì 6 aprile 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Elezioni-Eletti Partito della Rifondazione Comunista Parigi

Apulia felix. ’’Nikita’’ manda a casa il pupillo di Berlusconi. Dopo una campagna elettorale segnata da colpi bassi della destra, il candidato del Prc vince e smentisce tutte le previsioni

di G.I.

“Te l’avevo detto”. Così, abbracciandoci, ci dice il compagno del comitato di Nichi Vendola con il quale abbiamo tenuto i contatti nei giorni scorsi per seguire le impressioni della vigilia. Sì, ce l’aveva detto che Vendola avrebbe vinto. I sondaggi della Swg e di altri istituti erano chiari: “Nikita” avrebbe vinto e con un margine neppure troppo stretto. A conferma, poi, le indiscrezioni sugli exit poll della Nexus effettuati domenica. Ma negli ambienti del centrosinistra alcuni frenavano gli entusiasmi: molti cattolici praticanti non avevano ancora votato per seguire le funzioni religiose nelle parrocchie in onore del Papa. I più avveduti, però, avevano già capito che il voto di chi domenica era stato in chiesa non necessariamente sarebbe andato a Raffaele Fitto. “C’è maturità nell’elettorato cattolico”. Così è stato. Nonostante la becera campagna condotta da Fitto negli ultimi giorni, segno di un nervosismo crescente. Alfredo Mantovano, a fianco del presidente uscente, ha attaccato Vendola con frase del genere: “Vendola è falce e spinello”. Oppure: Mi rivolgo alle mamme: vorreste un figlio come Vendola o come Fitto?”. Non è servito a nulla. C’era da aspettarselo.

Nelle scorse settimane, come abbiamo riferito ampiamente, il vento stava gonfiando le vele del centrosinistra. Vendola dato per vincente era un luogo comune, sebbene comunque sorprendente.

Già dai primi exit poll è stato chiaro il vantaggio del centrosinistra. Nervi saldi nel comitato di via Re David, a Bari, quando è comparsa la prima stima che vedeva Vendola in vantaggio, anche se entro il margine d’errore della rilevazione (la cosiddetta “forchetta”). Poi, con il proseguire delle ore, con le proiezioni sui dati “veri” e i dati “verissimi” che arrivavano dai rappresentanti di lista nei seggi pugliesi, la palpitazione dei dirigenti diessini, margheritini, rifondaroli, ecc. è andata crescendo. Ad un certo punto Vendola e Fitto venivano dati in parità, i musi si allungavano. Gli scrutini procedevano a rilento, i dati dalle prefetture non arrivavano.

Ma, alla fine, quando oramai erano le 22 e la Nexus aveva dato in suo responso quasi definitivo, la gioia è esplosa. Vendola è arrivato nel comitato, dove c’erano già i suoi genitori e alcuni esponenti della primavera pugliese: Enzo Divella, presidente della provincia di Bari, Michele Emiliano, sindaco del capoluogo e l’ex avversario di Nichi alle primarie Francesco Boccia.

A vederlo, lui, Nikita, non sembra che abbia vinto le elezioni. Piuttosto, come dice ai suoi, sente l’abbraccio della Puglia come se fosse l’abbraccio di una famiglia. Già, la famiglia, un tema che la destra ha strumentalizzato parlando di “famiglie normali” alle quali Vendola non avrebbe assicurato prospettive. La Puglia terra del vizio. Baggianate che ora si dissolvono come neve al sole.

Così come si dissolvono - Vendola ha voluto togliersi questo sassolino dalla scarpa - le previsioni della vigilia avanzate dai vari politologi (come Sartori) e, aggiungiamo noi, dagli ambienti diessini. Vediamo i dati. Vendola prevale con circa due punti di distacco su Fitto: 50,6 a 48,5. Smentita anche la previsione sul voto disgiunto, che in pratica non c’è stato e quel poco che c’è stato ha premiato (dello 0,3%) proprio Vendola. Per cui il marchingegno messo in moto dal presidente uscente gli si è rivoltato contro. Vendola vince nelle provincie di Bari, Barletta-Andria-Trani, Foggia, Brindisi e Taranto, mentre è sotto a Lecce, patria del suo avversario.
Questo per quanto riguarda i freddi numeri. Ma ieri, qui a Bari, di freddo non c’era null’altro. Il calore della vittoria ha portato migliaia di persone, tantissimi giovani, a festeggiare in piazza prefettura. Ma lui, il cattolico-comunista-omossessuale-diverso-pericoloso-estremista Nichi Vendola, non aveva voglia di parlare, di comiziare, di celebrare la sua vittoria. “Oggi è lutto nazionale per la morte di Giovanni Paolo II” ha detto alla folla. E poi se n’è andato, mentre i ragazzi, i Vendola boys, cantavano a squarciagola “Bandiera rossa” e slogan mutuati dal tifo calcistico. Coerente, fino all’ultimo.

“Quella della Puglia” - aveva detto poco prima Vendola - “era considerata una sfida impossibile. Stiamo parlando di una rimonta straordinaria, stiamo parlando di un sistema di potere, di una destra che è stata espugnata nella più inespugnabile delle roccaforti”.

Tanto più, aggiunge, ad opera di un candidato “considerato improponibile per la sua ‘diversità’, un candidato che ha subito un onda di fango negli ultimi giorni. La nostra è una vittoria più grande perché è una vittoria pulita”. I motivi di questa vittoria? - chiede il cronista - e Vendola non ha dubbi: “Vanno cercati nelle viscere della società pugliese, nella voglia di riscatto contro l’arroganza del governo di Fitto. Non è solo la Puglia, sta rinascendo la questione meridionale”.

Lo vediamo, Vendola, così debole, così umano, nel momento in cui ha avuto la forza di una chiara investitura popolare, che pareva sul punto di svenire mentre ci spostavamo dalla sedia, dove stavamo iniziando a scrivere questo pezzo, per farlo sedere. Quest’immagine ci rimarrà impressa, lo confessiamo, più di ogni altra: l’immagine di un ’’governatore’’ dal volto umano che sa anche emozionarsi.

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