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GLBT : UN PATTO CON FAUSTO BERTINOTTI

Publie le lunedì 19 settembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Movimenti Elezioni-Eletti Partito della Rifondazione Comunista Parigi

Di Gianni Rossi Barilli

Un gruppo di intellettuali e militanti glbt, di Rifondazione e non, promuove un appello a sostegno della candidatura di Fausto Bertinotti alle primarie del centrosinistra che si svolgeranno in ottobre. Ma Bertinotti non e’ il solo concorrente in lizza a parlare di "Pacs e diritti". La caccia al voto gay e’ aperta.

"Caro Bertinotti, siamo cittadine e cittadini omosessuali, lesbiche, transessuali, impegnati nella politica, nella cultura, nell’informazione. Ogni giorno spendiamo le nostre energie per la costruzione di un paese piu’ civile, libero e democratico". Inizia cosi’ l’appello che lancia la candidatura del segretario di Rifondazione come rappresentante delle rivendicazioni glbt nel programma di governo, al momento in costruzione, del centrosinistra.

Tra i primi firmatari ci sono la parlamentare Prc e dirigente di Arcilesbica Titti De Simone, la presidente di Arcilesbica Cristina Gramolini, l’attore Vladimir Luxuria, la presidente del Movimento italiano transessuali Marcella di Folco e poi scrittori, intellettuali e giornalisti come Daniela Danna, Helena Velena, Massimo Consoli, Francesco Gnerre, Ezio Menzione, Porpora Marcasciano, Francesca Polo.

C’e’ anche il direttore di "Pride", Giovanni Dall’Orto, che come molti altri presenti nella lista e’ solo un elettore e/o simpatizzante critico. Il denominatore comune tra tutti i nomi e’ la militanza glbt prima che l’adesione a un partito o a un’area culturale politicamente radicale, anche se entrambi questi elementi contano.

Fa piacere quindi che Fausto Bertinotti abbia prestato un orecchio molto attento a questa richiesta di rappresentanza e l’abbia per cosi’ dire sollecitata, intervenendo e interloquendo a un incontro elettorale promosso da Titti De Simone e organizzato a Roma il 27 luglio all’hotel Nazionale.

Proprio di fronte a Montecitorio, che per ragioni simboliche, oltre che di comodita’ parlamentare, e’ un posto strategico. I promotori dell’appello hanno formulato richieste, auguri e qualche critica, con la collaborazione di altri esponenti della comunita’ glbt "esterni" all’iniziativa come Sergio Lo Giudice (Arcigay) Franco Grillini (Ds e Imma Battaglia (Di’ gay project).

E Fausto ha incassato con la consueta eleganza l’invito a lavorare per estendere i nostri diritti. A cominciare dal Pacs. "Sono d’accordo con voi", ha detto tirando le fila dell’incontro, "e mi impegnero’ in questa battaglia. Le vostre richieste saranno inserite tra i punti centrali della mia campagna per le primarie".

Il segretario di Rifondazione ha anche detto che all’Italia serve "un cambio di passo" e che la fine delle discriminazioni verso omo e transessuali e’ parte integrante di queste necessita’ di cambiamento: "Il riconoscimento della dimensione affettiva e la piena dignita’ della cittadinanza sono questioni che investono direttamente la politica e sono indispensabili alla costruzione del cambiamento".

L’alleanza tra Bertinotti e una parte consistente e significativa del movimento glbt si ispira alle vittorie di Nichi Vendola in Puglia e alle riforme di Zapatero, anche se il "caso italiano" impone che si ricalchi una legge francese vecchia di sei anni (il Pacs, appunto) che perfino Chirac vuole cambiare. Del tutto a proposito il presidente di Arcigay Sergio Lo Giudice ha voluto puntualizzare, in occasione dell’incontro romano, che il Pacs non e’ la massima richiesta del movimento, anche se su questo punto c’e’ una discussione in corso.

Se ci dev’essere una legge giusta, ha spiegato, noi siamo per il matrimonio, come in Spagna. Il Pacs, gia’ partito come responsabile richiesta di mediazione, appare oggi, come il minimo proponibile. Nel resto d’Europa (aggiungiamo noi) anche la maggior parte delle destre propriamente dette e’ almeno a favore delle unioni civili.

Cio’ non toglie che in Italia sia in realta’ il massimo raggiungibile, e che anche Bertinotti, a diretta domanda di chi scrive, abbia risposto che si battera’ "fino in fondo" perche’ il Pacs sia presente nel futuro programma di governo del centrosinistra ma che non lo considera un punto irrinunciabile per la partecipazione di Rifondazione all’alleanza. Come del resto, dice, nessun altro punto:

"Non poniamo nessuna pregiudiziale al confronto". Onore al metodo, ma confonde il fatto che il compagno segretario risponda a chi lo vede un po’ troppo tenero verso certe sensibilita’ cattoliche, sottolineando che bisogna evitare contrapposizioni tra laici e cattolici, pur rivalutando lo stato laico. Un bel problema...

Al rischio di un’aggregazione neoconfessionale centrista (cioe’ a una temibile versione zombie della vecchia Dc, con Mastella, Casini, Formigoni e Rutelli nel ruolo dei redivivi) bisogna rispondere evitando lo scontro tra credenti e non credenti.

Cosi’ dice Bertinotti, rischiando di sembrare perfino poco convinto dei principi di cambiamento che ha appena dichiarato di condividere. E di non aver imparato granche’ dalla sconfitta del referendum sulla procreazione assistita, a proposito della quale pure afferma di aver sottovalutato "il rischio neoconfessionale".

Se si e’ convinti di aver ragione, qualche scontro bisogna pure essere attrezzati a vincerlo. Il diritto di vedere riconosciuto l’uomo o la donna della propria vita come il parente piu’ prossimo non sara’ una pregiudiziale per Rifondazione, ma lo e’ per molti gay e lesbiche.

E non solo per gli aspetti pratici della questione. C’e’ una ferita culturale che fa piu’ male. Una fitta al pensiero che si conceda terreno a chi afferma, nel centrosinistra, che le unioni gay sono "tutta un’altra cosa" rispetto alla famiglia. In nome del realismo o (peggio) nel rispetto delle "sensibilita’ " altrui (...e le nostre, allora?).

Un senso di abbandono, quando si pensa che da noi ministri e vescovi possono offendere gli omosessuali con tanta mancanza di pudore perche’ chi sta dalla nostra parte si accontenta troppo spesso di un silenzio di superiorita’.

Bisogna in ogni caso riconoscere che Fausto Bertinotti sta molto in alto nella classifica dei leader politici in corsa per le primarie del centrosinistra. Il buon professor Prodi, vincitore annunciato, ha affermato il 20 luglio scorso che "l’orientamento verso i patti di tipo francese e’ di tutta la coalizione".

Ha aggiunto che "sui singoli articoli si puo’ discutere, ma solidarieta’ e riconoscimento dei diritti civili per i gay ci guidano verso un orientamento comune". Piu’ di questo al professore non si puo’ proprio chiedere, specie se si guarda alla recalcitrante adesione dei cattolici della Margherita alle sue parole. Il loro interesse e’ palesemente quello di raggiungere una mediazione al ribasso anche rispetto ai Pacs "di tipo francese".

Se ne ridiscutera’ comunque in autunno, dopo le primarie, e il consenso che otterranno i candidati piu’ libertari della coalizione avra’ ovviamente la sua influenza. I Ds sostengono la candidatura di Prodi alla leadership e la presenza dei Pacs nel programma della coalizione, anche se il segretario Piero Fassino e’ sempre un tantino impacciato nel prendere il toro per le corna quando parla di omosessualita’ , e gli e’ perfino capitato di sostenere lo pseudo argomento costituzionale (caro ai nostri nemici), secondo cui la costituzione ammette solo la famiglia eterosessuale perche’ definisce la famiglia come una "societa’ naturale".

Non dipendera’ magari da cosa si considera "naturale" e cosa no?

Non sara’ che pure Piero pensa che la "societa’ " gaia non e’ poi cosi’ naturale? "Omosessuale e’ naturale", diceva invece un vecchio slogan dei Verdi, il cui presidente Alfonso Pecoraro Scanio e’ a prima vista un ottimo partito per i cuori piu’ assetati di liberta’.

Alla prova dei fatti, pero’, delude anche lui. Per esempio: si autonomina "Zapatero" di casa nostra, ma non propone il matrimonio tout court per gli omosessuali perche’, dice, "non lo chiede neppure il movimento gay". "Anzi: la parola matrimonio", aggiunge, "andrebbe riservata solo a quelli celebrati in chiesa. Anche i matrimoni in comune dovrebbero chiamarsi "unioni".

I patti di convivenza hanno poi il vantaggio di avere una flessibilita’ piu’ larga di quella che si puo’ trovare dentro un cliche’ predeterminato".

Troppo astuto: Zapatero appare, al contrario, chiaro come l’acqua sul principio di uguaglianza tra etero, omo e
transessuali. Deve forse ripassare il personaggio, ma Pecoraro rimane in lizza lo stesso, anche se punta solo a diventare "vicepremier", piazzandosi secondo dietro Prodi. Il bell’Alfonso e’ infatti il rappresentante piu’ noto in Italia della famosa lettera "bi" che si trova al terzo posto della sigla "glbt" e non si sa mai a chi attribuire.

E’ il bisessuale d’Italia, non se ne puo’ fare a meno.

"Cinque anni fa, in occasione del World Gay Pride di Roma", ha ricordato in una recente intervista, "dissi che la bisessualita’ era una cosa normale. Sono stato il primo ministro di un paese latino e mediterraneo a prendere questa posizione...". Che indubbiamente e’ un’ ottima posizione.

Peccato che Pecoraro ceda poi alla tentazione di parodiare il Berlusconi piu’ pataccaro, inscenando la firma di un "contratto" con il popolo glbt nel corso della manifestazione Friendly Versilia, l’evento gay estivo di Torre del Lago, di fronte a migliaia di persone.

L’impegno preso e’ quello di portare il Pacs nel programma del centrosinistra. Forse avra’ miglior fortuna di Berlusconi, considerato che Prodi l’ha definito "un obiettivo di tutta la coalizione". Zapatero pero’ e’ ancora lontano.

Poi c’e’ Antonio Di Pietro, da non sottovalutare: grazie all’apertura ai Pacs e al fascino dell’uomo rude ha sicuramente il suo fan club tra i gay.

Infine c’e’ l’ incognita assoluta, che e’ l’unico candidato gay "a tutto tondo" nella lotteria delle primarie. Si chiama Ivan Gasparotto, e’ un manager italiano quarantenne che lavora a Londra per un’importante compagnia finanziaria e vive con il suo "civil partner". Ha preso l’aspettativa dal lavoro per candidarsi alle primarie in
Italia e sostiene di correre per vincere.

Il primo scoglio e’ dietro l’angolo: raccogliere 10.000 firme entro il 15 settembre per entrare nel gioco. Lui che fa parte del gruppo "girotondino-chic" Liberta’ e giustizia, e’ un perfetto sconosciuto, ma ostenta molta grinta e alcuni sponsor noti.

Il suo programma parla di laicita’ , diritti individuali e partecipazione, mentre il suo team di comunicazione non scherza. Desiderate dargli una chance? Interrogate il saggio Google, e che la Forza sia con voi...

tratto da Pride (settembre)