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Genova G8 : NON PARTECIPO’ AI TAFFERUGLI DEL G8 PERCHE’ LO AVEVANO PORTATO IN CASERMA

Publie le venerdì 26 novembre 2004 par Open-Publishing

Movimenti Polizia Giustizia G8

Accusa infondata, l’alibi è la polizia

Genova Alla fine resterà solo un fascicolo, polveroso e un po’ scomodo,
della storia giudiziaria di Eugenio M., uno dei tanti giovani arrestati
nei giorni del G8 per il lancio di sassi e bottiglie verso le forze
dell’ordine schierate e resistenza a pubblico ufficiale. Da ieri nessuno
indagherà più su quelle accuse illogiche prima che «manifestamente
infondate»: lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari
archiviandole dopo tre anni.

Eugenio M. non poteva trovarsi nel luogo in cui gli si imputava di essere
alle 16 del 20 luglio 2001, cioè in via Canevari, all’incrocio con piazza
Raggio. Il giovane studente, allora iscritto al secondo anno di Scienze
politiche, oggi con una laurea breve già conseguita, aveva un alibi. E a
forniglielo era stata la stessa polizia: lo aveva fermato un’ora e mezza
prima da tutt’altra parte, in via Tolemaide, e lo aveva portato e poi
tenuto fino a notte fonda nella caserma di Bolzento. Il suo caso, seguito
dall’avvocato Domenico Frisone, è una delle storie simbolo del dopo G8,
che vedono indagate centinaia di persone tra le forze di polizia, che
furono chiamate a tutelare l’ordine pubblico durante le manifestazioni, e
tra i no global.

«Io non mi ritengo e non ero in corteo come un no global - fa sapere
tramite il suo legale, Eugenio - Semplicemente avevo deciso di partecipare
per curiosità». Il problema per lui è che si era trovato nel posto
sbagliato al momento sbagliato e che, in seguito, la polizia gli aveva
attribuito azioni compiute da altri in un altro luogo della città in un
momento in cui Eugenio. A dimostrare la sua completa estraneità alla
sassaiola e agli scontri di via Canevari, sono risultate determinanti la
testimonianza e le immagini di un operatore della Rai.

G. Cet.

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