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L’Ocse: l’Italia è in recessione Deficit/Pil al 4,4%, crescita a -0,6%

Publie le mercoledì 25 maggio 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Economia-Budget Europa Governi

di red

«La situazione di bilancio pubblico italiano va presa molto seriamente». Dopo il rapporto dell’Ocse sull’economia italiana adesso tocca al presidente di turno della Ue, Jean Claude Juncker, ribadire l’allarme sui conti pubblici del Belpaese. Conti pubblici su cui l’Ue non può che intervenire. Juncker ha infatti che ci sarà un rapporto della Commissione Europea sui conti pubblici italiani «che esamineremo e valuteremo».

Insomma quello che pareva un grave disavanzo adesso si può chiamare voragine, quella che sembrava una frenata una vera e propria corsa all’indietro. Da Parigi, dove si è svolta la riunione dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa i 30 paesi più industrializzati, arrivano dati preoccupanti sull’economia italiana, la grande malata dell’Europa come titolava qualche giorno fa l’Economist. La recessione è una “malattia” ormai conclamata: invece che un crescita stimata dal governo sei mesi fa all’1,7%, l’Ocse parla di un calo dello 0,6%, che fa -2,3% solo quest’anno.

Se la ripresa ci sarà, nel 2006, si attesterà all’1,1%, ben lontana dalle previsioni del 2,1% prodotte dal governo. Crescerà anche la disoccupazione: «dopo la metà del 2004 l’impatto delle riforme sul mercato del lavoro ha iniziato ad affievolirsi». L’Ocse prevede infatti un tasso di disoccupazione di nuovo in crescita all’8,4% nel 2005 e stabile nel 2006 dopo il calo all’8,1% registrato lo scorso anno. Meno occupazione, quindi, e sempre più precaria.

Da rivedere anche le cifre sull’indebitamento, che va sicuramente peggiorando dopo i temporanei palliativi delle misure una tantum. «La situazione fiscale del paese pone rischi particolari in vista di una crescita minore del previsto» hanno detto da Parigi. Esauriti quindi gli effetti delle entrate temporanee, il rapporto deficit-Pil salirà al 4,4% nel 2005, addirittura al 5% nel 2006, sfondando qualsiasi parametro imposto dal Trattato di Maastricht. Stando a questi dati Berlusconi e il suo governo non potranno appellarsi nemmeno alle formule più morbide introdotte proprio su loro sollecitazione, che in realtà permettono minimi sforamenti e soprattutto “temporanei”. Già sull’outlook di dicembre per l’Italia si parlava di un rapporto deficit-Pil per il 2004 e 2005 del 3,1% e 3,6%, dimostrando scetticismo sulle previsioni più "ottimistiche" elaborate da Roma. Quindi l’Ocse suggerisce misure di risparmio «nell’ordine del 2% del Pil» - si parla di una cifra vicina ai 24 miliardi di euro - se si cerca ancora di raggiungere l’obiettivo prefissato di un deficit al 2,7%.

Il nostro sistema economico sembra quindi vivere uno stallo gravissimo, frutto della mancanza di programmazione e dell’assenza di misure correttive. Per un po’ di tempo i governanti hanno preso a prestito l’esempio tedesco per giustificare la mancanza di crescita. Da allora però la Germania, che pur ha un sistema produttivo non paragonabile al nostro quanto a solidità, si è rimessa in marcia. Adesso dovranno cercarsi altri esempi negativi. L’Ocse infatti ci ricorda che a rallentare l’economia italiana, «caduta in recessione all’inizio del 2005», è la forte perdita di competitività, scesa del 25% negli ultimi quattro anni. Un tema affatto nuovo per il governo, più volte richiamato con urgenza dalla Confindustria perché incapace di approvare i provvedimenti necessari.

Per l’Ocse esistono tre gravi rischi: il primo riguarda le famiglie e la possibilità che puntino più sul risparmio dei proventi da tagli fiscali che sui consumi, per i timori legati al continuo peggioramento del bilancio pubblico. Inoltre, e qui il problema si fa serio, siamo già in campagna elettorale, una sfida che durerà un anno. Il pericolo quindi è che «le elezioni generali del 2006 potrebbero ostacolare il necessario risanamento del bilancio». Infine c’è l’euro che, se si rafforzerà ulteriormente, potrebbe rallentare l’export.

Questa volta dal governo dovranno proprio lavorare di fantasia se vogliono ancora una volta minimizzare sulle cifre. Quando i dati sulla produzione industriale forniti dall’Istat dimostrarono un crollo verticale in tutti i settori strategici del “made in Italy” il premier Berlusconi se ne uscì con la battuta balneare: gli italiani vanno al mare e trascurano la fabbrica. Lunedì da Bruxelles è arrivata la bacchettata dell’Eurostat, l’istituto statistico dell’Unione Europea, che ha corretto i dati forniti dal nostro governo sul rapporto deficit-Pil: nel 2003 e nel 2004 è stato del 3,1%, peggiore rispetto a quanto si diceva da Roma. Con il rapporto debito pubblico-pil aumentato al 106,6%. C’è poi la possibilità che le cifre siano ulteriormente aggravate quando negli uffici di Bruxelles arriveranno i chiarimenti richiesti al ministero dell’Economia.

Siniscalco da Berlino, dove ha incontrato il titolare delle Finanze, Hans Eichel, si arrende alle cifre: convinto di dover fare finta che l’Ocse abbia ragione, sebbene siamo in un momento in cui è difficile fare previsioni, ammette che l’economia italiana è in crisi. La ricetta del ministro dell’Economia è semplice: «Fare innanzitutto più industria e meno finanza» ha affermato, sottolinenado come sia «incredibile l’ammontare di risorse messe tutte su partite finanziarie e su niente di reale». Poi richiamando tutti ad uno sforzo congiunto, nel quale il governo può dare solo la direzione chiede «meno parole e più produttività, meno dispersione degli interventi, più mercato e meno opacità».
Dura la replica dell’opposizione. Per Gavino Angius, capogruppo dei ds al Senato, «sono dati che confermano la situazione drammatica nella quale versa il nostro paese, la gravità e la profondità della crisi economica, il dissesto dei conti pubblici che è spaventoso, e che dimostrano la totale assenza di governo e di guida di questo nostro paese». L’ennesima smentita dei dati forniti dall’esecutivo dimostra come l’Italia «sia un paese che è stato ed è anche oggi ingannato da chi lo governa».
«La perdita di competitività del 25% in 4 anni mostra il fallimento delle politiche basate sulla compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori. È necessaria una svolta netta, perchè è evidente che solo politiche di redistribuzione del reddito e giustizia sociale possono far ripartire lo sviluppo economico»: questa invece la ricetta proposta da Paolo Ferrero, responsabile economico di Rifondazione Comunista.

Eurostat: sbagliate le stime del governo. Rapporto Deficit-Pil al 3,1%, Debito al 106,6%

http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=42765

Messaggi

  • E’ PROPRIO UN BUFFONE .....

    "Il paese dei playboy".

    Davanti alle critiche che arrivano dall’estero, Berlusconi dipinge così l’Italia. "Il nostro paese non solo è bello per i suoi beni artistici, culturali e ambientali, ma ha anche le regioni più ricche d’Europa. La ricchezza delle famiglie supera di otto volte il Pil annuo, abbiamo una percentuale altissima di telefonini, siamo dei grandi playboy, quindi tutti i nostri ragazzi mandano almeno dieci messaggi al giorno alle loro tante ragazze, abbiamo auto e di case di proprietà".

    DA "REPUBBLICA ON LINE" 27.5.05