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LA DITTATURA SULL’INFORMAZIONE

Publie le sabato 20 novembre 2004 par Open-Publishing
1 commento

Stampa Guerre-Conflitti Governi Viviana Vivarelli

di Viviana Vivarelli

.....riforma del codice penale militare.....

Su proposta del centrodestra il Senato ha appena approvato una «riforma» del codice penale militare che prevede pene gravissime e lunghe detenzioni per i giornalisti che scrivano articoli sulle missioni militari (vedi Nassiriya)....

Entrano in vigore anche gli articoli 72 e 73 del codice penale militare italiano che puniscono «l’illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari»....con una pena variante tra i 2 e i 10 anni di carcere, ovviamente militare.

Come se non bastasse, se queste notizie saranno «divulgate» la pena potrà essere raddoppiata e arrivare fino a 20 anni di carcere. Un giornalista che interferisce con l’informazione embedded rischia come minimo 5 anni. Notiamo che non si parla di notizie false o tendenziose, ma proprio di notizie, tout court. L’illecito colpisce proprio l’azione di raccogliere e diffondere notizie, come se l’informazione e la conoscenza non fossero diritti inalienabili dell’uomo.

Ci chiediamo se una tale riforma sia costituzionale e ci appelliamo a Ciampi e al CSM. L’articolo 21 della Costituzione riconosce come diritto fondamentale dell’uomo la potesta’ di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto o altro mezzo di diffusione, e stabilisce che la stampa non puo’ essere soggetta ad autorizzazioni e censure.

Ma qui, invece, il diritto di fare informazione diventa un monopolio esclusivo di chi fa la guerra, che ovviamente informera’ secondo i fini e gli scopi deviati di chi ‘vuole fare’ la guerra e vuole presentarla secondo i propri progetti e interessi. Informare in modo parallelo o alternativo rispetto a quanto intendono i bellicisti autorizzati diventa un crimine militare.

Ora risulta del tutto spiegato l’accanimento mediatico, politico e militare (vedi anche CIA) contro le ONG e la frenesia ad allontanare dall’Irak ogni sorta di presenze non militari o non ufficiali. Anche le notizie che ci arrivavano da Emergency diventeranno crimine militare? Ma le regole militari (che prevedono anche la pena di morte) non entrano in vigore solo quando l’Italia dichiari guerra a un altro paese?

Ci chiediamo: da quano abbiamo dichiarato ufficialmente guerra all’Irak? Da quando Berlusconi ha dichiarato lo stato militare? Siamo anche soggetti alla pena di morte? Nessuna missione umanitaria, infatti, potrebbe in alcun modo rendere automatica questa decisione della Cdl.

Se qualcuno ritiene che siamo ancora in una qualche forma di democrazia batta un colpo.

Messaggi

  • In effatti,l’articolo 11 della nostra Costituzione vieta la guerra.Se siamo in guerra,se non si deve sapere dei centomila morti in IraK,se il disastro umanitario di Nassyiria non ci riguarda,almeno che tramite la Rai a lui soggetta,tramite Mediaset,Berlusconi dichiari che siamo in guerra e non per portare soccorso a Nassyria ,avvolta nel mistero della tragica sorte che le è riservata. P:M