Home > LA SOTTILE LINEA NERA: dal primo fascismo alle accuse di saccheggio e (...)

LA SOTTILE LINEA NERA: dal primo fascismo alle accuse di saccheggio e devastazione

Publie le mercoledì 28 dicembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Estrema destra Storia

di Gabriele Proglio

L’educazione sociale delle istituzioni pone come base il rispetto della legalita’ non solo come norma, ma anche come principio. Quindi chi contravviene o decide di eludere la legge non va unicamente contro ad una sanzione penale/civile ma anche ad una condanna del "buon senso". Quest’ultimo e’ dato dalla sommatoria di piu’ componenti (educazione, repressione, indottrinamento mediatico, ecc) che determinano uno stato di accettazione o di rifiuto delle situazioni; ovvero cio’ che e’ bene e cio’ che e’ male.

Ma ovviamente un sistema, nella sua interezza, per potersi conservare e riprodurre nel tempo ha bisogno di coordinare tutte le sue parti; le tre istituzionali (legislativa, esecutiva, giudiziaria) con le altre private. Esiste quindi una continuita’ di intenti che mira ad eliminare lo spazio di agibilita’ politica per quei soggetti considerati pericolosi o che comunque minano la credibilita’ e la forza delle rappresentanze elette a sostegno del sistema capitalista. La cronologia dei provvedimenti in materia di repressione delle componenti eversive inizia proprio immediatamente dopo il 1948.

In realta’ gia’ prima con la scelta di creare i battaglioni della Celere ci sono i presupposti per l’eliminazione fisica dell’antagonismo dal paese. Concorrono alla creazione di un clima anticomunista la mancata epurazione, la riabilitazione della burocrazia fascista, l’alleanza/dipendenza Atlantica, la contrapposizione dei due blocchi a livello nazionale e internazionale, la direzione del capitalismo ad opera della triade DC/Vaticano/Msi. All’indomani della Liberazione, l’occupazione americana nel paese ha amplificato quanto era stato creato dal 1943/44. Le componenti chiamate in causa dagli Stati Uniti sono molteplici; dalla mafia (che diventa l’unica padrona economica al sud in collaborazione con la DC che gestisce invece il potere amministrativo), alle organizzazioni neofasciste (le sigle che ricompaiono vengono attentamente descritte da una relazione segreta dell’Oss nell’aprile del 1946). Prima ancora cioa’ che il paese abbia le prime elezioni dopo il ventennio, il fascismo ritorna di "buon senso", accettato.

Ovvio non da tutti, non dai vecchi e nuovi partigiani, non dagli studenti e dai lavoratori, non dalle tante manifestazioni antifasciste, non dalle masse che nel luglio 1960 invadono Genova. I tentativi di conservare i valori della Resistenza c’erano stati gia’ nell’agosto del 1946 con la rivolta di Santa Libera; un’insurrezione armata, ma senza morti, dei partigiani cuneesi/astigiani poi rapidamente sviluppatasi in un moto in tutto il centro/nord Italia. Poi tutto rientra’, poi le relazioni tra le componenti del nuovo ordine nazionale si solidificarono e attorno ad esse inizia’ la repressione spesso ad opera delle stesse persone che avevano vestito l’uniforme del fascio e che poco prima salutavano a braccio teso.

Anche se dal testo della neonata Costituzione si ponevano in risalto le matrici antifasciste dello stato, l’intento fu invece quello di utilizzare il neofascismo come strumento politico da opporre all’avanzata delle sinistre. L’anacronismo storico pone delle date e fatti ad insegna di un fenomeno, di una situazione. In realta’ bel prima della strage di Portella della Ginestra il primo maggio del 1947 la violenza poliziesca aveva fatto i primi morti. Agricoltori, braccianti, operai, uomini che chiedevano migliori condizioni salariari e lavorative. Come i disoccupati di Andria che dopo aver disarmato alcuni carabinieri e guardie della PS, avevano attaccato la tenenza dei carabinieri. Negli scontri morirono 3 manifestanti.

La lista delle morti sarebbe lunghissima. Basta qui evidenziare che gia’ prima dell’inaugurazione delle stagioni delle stragi, i resti del fascismo furono lanciati contro i pericoli di instabilita’ del paese e di deriva comunista. Anche i comportamenti legislativi contro il movimento antagonista hanno una continuita’ dal fascismo alla repubblica. La data di inizio e’ di molto precedente al ventennio (indicativo di come il regime sia solo un’espressione del capitalismo) e coincide con il 15 agosto 1863; la legge Pica approvata sotto l’autorita’ dei Savoia provoco’ massacri di interi villaggi e fucilazioni per reprimere il brigantaggio (conseguenza della miseria). Scriveva Gramsci: lo stato italiano ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono di infamare con il marchio di briganti.

Poi nel 1894 e’ la volta delle leggi antianarchiche (antisovversione). In questo periodo le forze armate assumono ruoli extra-legge; al codice Zanardelli, garantista in materia di sciopero, si affianca l’attivita’ spesso violenta per lo scioglimento delle riunioni o la repressione delle manifestazioni (oltre ai processi sommari e alle detenzioni preventive come nel caso di De Felice a Palermo). La nuova ondata di proteste di inizio secolo pone il capitalismo di fronte all’esigenza di salvaguardare i suoi interessi e di impedire una rivoluzione. Nasce quindi il fascismo e da subito la repressione contro gli anarchici, i socialisti e i comunisti e’ altissima; Camere del lavoro date alle fiamme, militanti uccisi o fatti sparire, sedi del partito (quello comunista nasce nel 1921) distrutte.

Poi la nuova faccia del sistema va al governo; e’ la volta sia delle leggi, sia della nuova dimensione della violenza dello stato. Nel 1925 vengono soppressi i sindacati e nel 1926 i partiti. Nel 1927 viene istituito un tribunale contro ogni attivita’ politica, nel 1928 nasce l’OVRA con l’intento di infiltrare agenti nelle formazioni clandestine. Nel 1930, dopo un’azione di riforma sull’influenza del capo di governo in materia legislativa, viene varato il Codice Rocco e nel 1931 entra in vigore l’articolo 270 del codice penale: associazione sovversiva.

Questo mentre la violenza contro gli antagonisti aumenta. Mussolini: lo stato e’ il carabiniere, percha’ tutti i codici, tutte le dottrine, tutte le leggi sono nulle, se a un dato momento il carabiniere colla sua forza fisica non fa sentire il peso indistruttibile delle leggi. Le speranze comuniste nel dopoguerra (quelle legate al PCI) furono tradite prima dalla riabilitazione del fascismo e dei suoi uomini e poi dall’amnistia concessa da Togliatti. Nel 1948 la DC di De Gasperi forma il primo governo eletto che si distinguera’ per l’alta attivita’ repressiva del ministro degli Interni Scelba. Per continuare nell’opera di estromissione dei comunisti dal potere proprio Scelba fu uno degli artefici della "Legge Truffa" nel 1953 (dava il 65% dei seggi a chi otteneva il 50% dei voti piu’ 1).

Il pugno di ferro di Scelba cade su ogni attivita’; dalle manifestazioni e gli scioperi (che possono essere sciolti per le "leggi scellerate"), ai film e ai giornali (alcuni vengono fatti chiudere), ai libri (l’attivita’ censoria e’ molto alta). Poi il 30 giugno 1960 e la battaglia di Genova per il primo congresso dell’Msi e il 7 luglio ancora morti; sono quelli di Reggio Emilia. Il passaggio dalla strategia della tensione a quella del terrore avviene nel massimo momento di sviluppo del movimento studentesco e operaio; il 12 dicembre 1969 con la bomba di stato a Piazza Fontana.

La fabbrica, la scuola, il quartiere sono i territori di lotta del movimento comunista; per arginare la forte spinta rivoluzionaria vennero varate nuove norme contro l’attivita’ politica; la Bartolomei, la n.110 (sull’uso della violenza nei cortei con norme durissime; una molotov poteva costare fino a 15 anni di carcere!) e la Reale che autorizzava le forze armate ad aprire il fuoco sui manifestanti. Il 7 aprile del 1979 il sostituto procuratore Pietro Calogero lancia’ l’offensiva all’AUTONOMIA OPERAIA ORGANIZZATA e a POTERE OPERAIO.

Si legge nei mandati di arresto che le associazioni sarebbero "dirette a sovvertire violentemente gli ordinamenti costituiti nello Stato sia mediante la propaganda e l’incitamento alla pratica dell’ illegalita’ di massa e di varie forme di violenza e di lotta armata (espropri e perquisizioni proletarie; incendi e danneggiamenti di beni pubblici e ferimenti, attentati a carceri, caserme, sedi di partiti e di associazioni e di covi del lavoro nero) sia mediante l’addestramento all’uso di armi, munizioni, esplosivi e ordigni incendiari sia infine mediante ricorso ad atti di illegalita’, di violenza e di attacco armato contro taluni degli obiettivi sopra precisati".

I reati che portano nuovamente in carcere i comunisti sono: associazione sovversiva (270 bis), banda armata (306 cp), il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro (imputazione caduta nell’udienza del 1980), insurrezione armata contro i poteri dello stato (il 284 cp venne usato per la prima ed unica volta in questo caso!). La montatura giudiziaria si concluse solo nel giugno del 1987 con condanne per oltre 500 anni di carcere per i 68 imputati. Il 270 bis, chiamato anche decreto Cossiga, ha la funzione di allargare il concetto di eversione e terrorismo anche alle attivita’ non dirette ma da intendersi collegate o affini. Nell’82 venne varata la legge sui pentiti e nell’87 quella sulla dissociazione.

Nel 2001, dopo l’11 settembre, si modifica’ il 230 bis in funzione internazionale e si aggiunse il comma ter ancora una volta per colpire le presupposte vicinanze e aiuti all’eversione. 41 bis; ovvero regime carcerario duro. Venne introdotto nel 2002 ed a’ il pia’ alto livello di repressione mai raggiunto (chi sta in carcere per reati politici perde i diritti della persona: Guantanamo insegna!). Ci sono poi due livelli ancora da analizzare. Il primo riguarda l’iniziativa della magistratura torinese che fin dal corteo del 4 aprile del 1998, e forse anche da prima, cerca di utilizzare i reati di devastazione e saccheggio per inasprire le pene e bloccare il movimento antagonista. Per il corteo che scaglia’ contro il Palagiustizia la rabbia per la morte dell’anarchico Edoardo Massari, il PM aveva mandato alla sbarra 26 manifestanti.

Gli stessi reati sono contestati a 10 compagni per una manifestazione antifascista bloccata e repressa dalla celere a Torino. Nei mesi precedenti l’escalation fascista aveva colpito alcuni posti occupati e ferito gravemente due persone. Poi il corteo, le cariche ingiustificate della Polizia, gli arresti e le accuse per due capi d’imputazione utilizzati per disastri di immani proporzioni, puniti con condanne dai 5 ai 10 anni di carcere.

Ed infine il teorema/azione Pisanu; ovvero utilizzo dei reati associativi + repressione + campagna massmediatica contro l’antagonismo e i settori scomodi del movimento. Lo si era capito chiaramente a Genova che il pugno di ferro era espressione della tolleranza zero; la grande risposta la diedero i migliaia di uomini e donne che combatterono sulle barricate, che si opposero allo stato di polizia, che rivendicarono con ogni modo, con ogni strumento, con ogni arma il diritto di decidere per il proprio futuro. Il ministro dell’Interno cerca’ di utilizzare la stessa formula anche contro la protesta popolare alla TAV in Val Susa fallendo miseramente.

Questo per quanto riguarda i provvedimenti e le misure in materia di repressione delle istanze rivoluzionarie ed antagoniste. Analizzare ora invece le forme d’intervento (legali e pratiche) contro il neofascismo e il razzismo non ha la funzione di pesare, e quindi paragonare, l’azione dello stato ma semplicemente arrivare proprio alla conclusione che il fine a’ uno solo; dare continuita’ al capitalismo.

L’atto esemplificativo dell’indirizzo voluto e perpetrato dal sistema e’ la ricostruzione, ad un anno e mezzo dalla liberazione, del Movimento Sociale Italiano e la ricomparsa nell’immediato dopoguerra di molte sigle neofasciste soprattutto al sud e in particolare in Sicilia. Da subito il neofascismo stringe legami con i servizi segreti e le strutture Atlantiche (in molti casi l’esplosivo usato per le stragi a’ il C2 in dotazione alle basi Nato). Neppure le differenti impostazioni ideologiche interne (Rauti e Almirante) od esterne (dei gruppi spontaneisti come i Nar o di quelli organizzati come Ordine Nuovo e Terza Posizione) impedirono un filo di continuita’ e di intenti della destra radicale.

In alcuni casi vennero usati i reati associativi creati a doc per la sinistra, ma a tutt’oggi le camicie nere in carcere sono veramente poche (e quasi tutte per reati sulla persona e non per le stragi). Per un lungo periodo Fioravanti e la Mambro rappresentarono l’esemplificazione del terrorismo nero; furono usati come simbolo dallo stato nei confronti delle componenti ancora attive dell’eversione della destra radicale. Una volta assolto il compito vennero scarcerati; e si noti che non avevano qualche anno di condanna ma diversi ergastoli (cinque Fioravanti e uno la Mambro).

Le stragi, i morti, le azioni contro i comunisti e al soldo dello stato gli sono costati poco. Infatti il 14 aprile del 2004 Fioravanti fu rimesso in liberta’ (a regime controllato) per svolgere il lavoro offertogli dall’associazione Nessuno Tocchi Caino a Roma. All’interno della base dirigenziale dell’Msi si consuma’ una grossa crisi. La successione ad Almirante condusse Fini in segreteria; quest’ultimo porta’ al declino il partito (con un 5,9% alla Camera e 6,5% al Senato). Tutte le componenti interne all’Msi, comprese Impegno Unitario e Destra Italiana, decisero allora di affidare la reggenza ad una figura storica del partito; Pino Rauti. Il nuovo presidente aveva pero’ idee completamente diverse dalla linea tenuta fin dal 1946; era anticapitalista, antioccidentale (e panaraba).

Ma il partito alle amministrative del 1990 era ancora in caduta libera; solo il 4% dei voti. A questo punto Fini parti’ al contrattacco; abbandono’ l’antiamericanismo e le posizioni radicali per tessere una tela con Comunione e Liberazione e le forze cattoliche. L’ennesimo risultato negativo di Rauti (3,9% alle regionali del 1991) porto’ Fini nuovamente sul trono del partito. Questo strinse la mano a Cossiga; colui che aveva sciolto organizzazioni e mandato in galera molti camerati. Il terremoto interno si propago’ anche verso le formazioni nere esterne e comunque su tutto il mondo neofascista; nacquero nuovi gruppi e ci furono fughe dall’Msi verso altre sigle (come Fascismo e Liberta’).

Gli anni 90 videro l’affacciarsi sulla scena neofascista di una nuova componente; i boneheads. Proprio questa forma non allineata di destra radicale venne colpita da due azioni della magistratura; nel 1993 (con scioglimento di molte associazioni e gruppi tra cui la Subalpina Skinheads) e nell’azione Thor del 1998. Entrambe motivate dal Governo con la legge Mancino contro il razzismo e l’intolleranza, ma con ben altri presupposti. La Mancino infatti rappresenta un limite metodico e strutturale al neofascismo; si volle congelare ed impedire l’avanzata dell’ala eversiva o spontaneista nera. Se realmente fosse una legge contro le discriminazioni razziali allora la Lega Nord, Forza Nuova, Alleanza Nazionale e l’intera Casa delle Liberta’ (e magari alcune componenti dell’Unione) ne dovrebbero essere inquisite. Come lo dovrebbero essere meta’ delle curve d’Italia che ogni domenica espongono celtiche, svastiche e denti di lupo. Eppure l’ultima applicazione della Mancino e’ stata proprio contro i bonehead dell’Union fuer Suedtirol di Andreas Poeder il 20 dicembre; 41 indagati e 8 arresti per istigazione all’odio razziale. Non a’ una questione di aggressioni (che comunque ci sono state), ma di espansione del movimento. Andreas Poeder e’ infatti consigliere della provincia di Bolzano.

Quanto detto fin ora non ha lo scopo di parlare di repressione fine a se stessa. Non ha quindi troppo senso una lotta contro la repressione perche’ questa rappresenta le fondamenta per la continuazione del capitalismo. E’ sicuramente importante documentare ed informare, oltre che ovviamente vigilare sulle condizioni di reclusione. Ma il capitalismo reprime quando viene o puo’ essere attaccato. La repressione e’ un effetto della lotta al sistema. Qui e’ stato documentato l’atteggiamento utilitaristico del capitalismo nei confronti del neofascismo e la costanza di criminalizzazione e repressione del comunismo; tutto perche’ i vertici potessero continuare a dirigere il paese evitando problemi e cambi di potere.

Fonti.
Canosa Romano - LA POLIZIA IN ITALIA - Ed Il Mulino
Giuseppe Scaliati - TRAME NERE - Ed Fratelli Frilli
Roberto Faenza|Massimo Fini - Gli americani in Italia - Ed Feltrinelli
Daniele Ganser - Gli eserciti segreti della Nato - Ed Fazi
Sito comitato contro la Repressione di Pisa http://it.geocities.com/antirepressione
Sito LutherBlisset http://www.lutherblissett.net/archive/078-03_it.html
Sito campagna contro il 41 bis
Vedere anche quaderni ROSSO e CONTROinformazione
_L’Unita’ del 20.12.2005 - Redazione - Alto Adige: otto arrestati per istigazione all’odio razziale