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"O ritiro immediato del CPE o sciopero generale "

Publie le domenica 19 marzo 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Lavoro - Disoccupazione Manifestazioni-azioni Scuola-Università Francia

Un milione e mezzo di studenti e lavoratori (secondo le stime
degli organizzatori) ieri hanno manifestato in diverse città del Paese

Francia, i sindacati lanciano un ultimatum ritiro del Cpe, o sciopero generale

Le organizzazioni hanno dato "24 ore di tempo" a Chirac e Villepin

Nella capitale vetrine rotte, molotov e incendi. Il bilancio è di 12 dimostranti feriti

PARIGI - In Francia, un week end infiammato dalla protesta contro la nuova legge sul primo impiego (Contrat première embauche, CPE). Sabato centinaia di migliaia di allievi dei licei e delle università, insieme a tanti lavoratori, hanno inscenato una serie di manifestazioni per protestare contro la riforma del lavoro varata dal governo di Dominique de Villepin. Forti di questi numeri, i sindacati hanno lanciato un ultimatum di 24 ore al capo dello stato Jacques Chirac e al premier Villepin per annunciare il ritiro del provvedimento.

I sindacati compatti. Se entro domani sera "niente si sarà mosso" sarà sciopero generale "nei prossimi giorni", ha avvertito il segretario della Cgt, il sindacato di sinistra, Bernard Thibault, sottolineando l’unità delle organizzazioni sindacali nel chiedere il ritiro del provvedimento del governo. Tutte le sigle si ritroveranno domani pomeriggio per una riunione intersindacale e lì aspetteranno gli eventuali segnali provenienti dall’Eliseo o da Matignon.

Ritiro, non modifiche. "Quello che ci aspettiamo è il ritiro del Cpe e in nessun caso delle discussioni per risistemarlo", ha chiarito Thibault, riferendosi all’offerta del portavoce del governo, Jean- Francois Copè, di una modifica concertata al provvedimento.

"Noi diciamo no ad una riforma - ha sottolineato il leader della Cgt - che instaura per la prima volta in Europa la possibilità per gli imprenditori di licenziare senza motivo: si tratta di un precedente unico". Ma Villepin sembra determinato a non tornare indietro, nonostante gli appelli dei sindacati a Chirac. Per il ritiro del provvedimento si è schierata, accanto ai sindacati, l’ opposizione politica. Il portavoce del partito socialista, Julien Dray, ha criticato il governo che "si ostina, creando le condizioni del disordine".

Scontri nelle manifestazioni di ieri. Le manifestazioni di protesta di questo fine settimana sono state accompagnate da numerosi scontri: nella capitale dimostranti e poliziotti si sono fronteggiati duramente ieri prima che il corteo fosse disperso, nei pressi di Place de la Nation.

Il bilancio. Il bilancio, secondo fonti delle forze dell’ordine, è di dodici manifestanti feriti, e di 103 persone interrogate. Ma gli scontri non sono terminati a Place de la Nation. Subito dopo, infatti, alcuni giovani hanno rotto vetrine e rovesciato automobili. Poi hanno creato una sorta di barricata e l’hanno incendiata.

Nello stesso tempo, nel Quartiere Latino - già teatro di scontri in precedenti manifestazioni - circa cinquecento studenti si sono diretti sul boulevard Saint-Michel, nei pressi dell’università, lanciando molotov in direzione delle auto della polizia. Un principio di incendio su una vettura è stato immediatamente spento. Più tardi, intorno alle 23, la polizia ha di nuovo caricato i dimostranti.

Manifestazioni non solo a Parigi. E scontri ci sono stati anche in altre città. A Marsiglia, un gruppo di autonomi ha tentato di incendiare la porta del Municipio. A Lilla, duecento ragazzi hanno lanciato oggetti contro gli agenti, che hanno risposto coi lacrimogeni. Incidenti anche a Clermont-Ferrand, Bordeaux e Grenoble.

Questi gli episodi più rilevanti. Mentre sui numeri, come sempre in questi casi, c’è disparità tra i bilanci forniti dagli organizzatori e quelli delle forze dell’ordine. Secondo gli studenti, nelle 150 località francesi coinvolte nella protesta hanno manifestato un milione e mezzo di persone; secondo la polizia, circa mezzo milione. A Parigi, le cifre oscillano tra 350 mila e 80 mila partecipanti.

(19 marzo 2006) www.repubblica.it

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