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Ti presto Giacomo

Publie le giovedì 19 maggio 2005 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Economia-Budget Governi

di Giancarlo Pacchioni

Martedì 17 maggio 2005, guardando la trasmissione Ballarò, ho appreso due notizie tragicomiche dal Ministro Prestigiacomo.

Il ministro ha chiamato una legge approvata dal suo malgoverno con il nome salva-Previti ed ha dichiarato candidamente che la Mivar (azienda italiana che produce televisioni) è in crisi perché produce televisioni con il tubo catodico. Il suo commento è stato che tutti adesso acquistano televisori al plasma.

Rimango basito per entrambe le affermazioni del Ministro.

Chiamare una legge salva-Previti è una ammissione implicita che il governo ha approvato leggi ad personam.

Le televisioni con il tubo catodico non le acquista più nessuno? I signori onorevoli del malgoverno dovrebbero aver capito che la gente non ha i soldi per mangiare, se non ho i soldi per acquistare due pomodori, posso acquistare un televisore al plasma?

L’Italia è in piena recessione, ma Berlusconi ed i suoi seguaci sembrano non volersene accorgere.

Quale futuro ci attende?

Messaggi

  • sembra strano ma i fatti hanno dato ragione alla Prestigiacomo, l’evoluzione non si ferma davanti a nessuna crisi e Mivar non ha mai fatto niente in fatto di ricerca e sviluppo, non solo, ha campato per quarant’anni sugli stessi oggetti solo leggermente modificati, investendo male e poco, non espandendosi su alcun mercato estero e soprattutto non facendosi partner di un grande gruppo. Oggi è sola in un limbo, sempre con i conti in perdita, finche c’è Vichi c’è speranza...quattrini permettendo.
    Nel 2005 mi sembrò anche a me azzardata l’affermazione, ma di li a poco, i prezzi scesero velocemente e i clienti non ebbero indecisione sulla scelta: plasma e lcd. E Mivar? Mivar non sapeva neppure come fare una scheda di quei televisori, pensava ancora al tubo catodico, un titanic con l’orchestra che suona e sta per affondare. Da almeno 10 anni dovevano già cercare fornitori e mezzi per produrre le nuove tecnologie. Uno sbaglio fatale.