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COMMENTANDO BALLARO’: la lira, l’euro, la Cina

Publie le mercoledì 15 giugno 2005 par Open-Publishing
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di Viviana Vivarelli

Spero che la provocazione leghista di tornare alla lira resti una boutade per i tre gatti del campanile e non inquini la campagna elettorale, essendo caso unico in Europa (ci mancava anche l’anomalia leghista!), perche’ se fosse un refrain per una rivincita elettorale speculando sul carovita, sarebbe una grossa frode.
E’ chiara la scarsa competenza economica dei ‘La Padania’ come dei fautori di questa tesi bislacca, ripudiata da tutta la Cdl, anche se scala proprio gli slogan irrazionali con cui Berlusconi ha proiettato la responsabilita’ del suo fallimento.

Le promesse di Berlusconi erano e restano grottesche: “Io non sono preoccupato. Siamo un paese ricco. Il deficit si abbassera’ sotto il 100% del PIL. Io riusciro’ a ridurlo del 5,6” ecc.”. Poi Siniscalco ha avuto la faccia tosta di dirci che “era molto sorpreso” dei risultati finanziari. Bel ministro competente davvero! L’incomparabile Tremonti ha detto che bastava vendere le spiagge e altre barzellette.

Il tragico e’ che siamo in recessione, anche se Berlusconi fa boccucce e Pionati evita la brutta parola, non solo le imprese italiane vanno male per due trimestri di fila, ma il debito e’ aumentato in modo smisurato, dopo che per alcuni anni era stato finalmente in decrescita. Morale: Berlusconi non e’ in grado di togliere l’IRAP e finge di rimandarla, scatenando le ire di Confindustria. Di grandi opere manco parlarne, non si fara’ neanche la Salerno-Reggio-Calabria, il ponte di Messina restera’ nella luna di Orlando, e non si vede tracce di provvedimenti per uscire dalla crisi, mentre si parla per la 1600° volta di vaghe riduzioni delle spese. Insomma questo anno di accanimento governativo, fortemente voluto da un Berlusconi senza via di scampo, tiene in piedi il suo cadavere ma peggiora la situazione Italia.

Se l’Europa chiede una manovra aggiuntiva alla finanziaria, saremo senza braghe. Nel frattempo, il differenziale tra i nostri tassi sul debito e i tassi esteri aumenta, peggiorando la situazione. Se i guai economici dell’Italia non sono esplosi in una crisi argentina, e’ solo grazie al contenimento imposto da Mastricht, per cui esce proprio a cazzo di cane la richiesta leghista di tornare alla lira ed agganciarci al dollaro. Berlusconi ha sprecato 6 miliardi di euro per fare donazioni alle classi ricche senza incrementare di un grammo la ripresa (come gli era stato pure spiegato) e sprecando la sua ultima occasione di regalìa pubblica. Ora di soldi non ne ha nemmeno da regalarli. La richiesta pazzoide della Lega e’ come quella di uno che arriva, vede un disgraziato che affoga, non sa nuotare, e’ in un mare agitato e ci sono i pescecani (Cina) e dice: “Leviamogli la ciambella di salvataggio! “

Che siano mezzucci da incompetenti o da gente che non sa cosa fare mi pare evidente.
Puo’ esserci ignoranza (e in Italia abbiamo visto che danni che fa) puo’ essere un tentativo di salvare la faccia dicendo cose populiste ma la cosa resta demenziale. Mussolini attacco’ gli inglesi inseminando odio, perche’ quelli “facevano cinque pasti al giorno”, dunque con la grettezza si puo’ tirar su la piazza, ma non si salva il culo.

E anche il tentativo di dire che “Siamo come l’Europa, la Francia e la Germania non se la passano meglio”, e’ pietoso. Ogni mille lavoratori, abbiamo 2,5 ricercatori, contro il 6 o 7% degli altri paesi (e questo fa innovazione e competivita’). Abbiamo un rapporto debito pubblico/PIL pubblico del 106%, la Francia del 65%. a Francia poi ha un impulso di ricerche scientifiche e tecnologiche impressionante, sotto tutti i profili!L’Inghilterra ha un rapporto del 37%, noi siamo al 106%!” “Come si fa a dire: agganciamoci al dollaro? Negli anni ‘60’ ci volevano 620 lire per comprare un dollaro, alla fine degli anni ‘90’ ce ne volevano 2100. Se passiamo alla lira e ci agganciamo al dollaro, scoppiamo! Fine dell’Italia! Non riusciamo nemmeno a sgravare dall’IRAP le spese per la ricerca, Berlusconi ha rimandato il problema IRAP all’anno venturo perche’ non sa dove trovare 12 miliardi di euro e ancora ha la faccia tosta di dire che tutto va bene.

Come dice Sartori: “Anche a voler essere ottimisti, il resto va maluccio, ma puo’ continuare a vivacchiare per altri 5 o 6 anni, ma nessun governo regge con una crisi economica cosi’”. E anche il destrorso Panebianco ammette: “Quando l’economia va cosi’ male, il governo cade”.

Ma Gianluigi Paragone de La Padania continua coi suoi deliri sulla lira o il Calderolo. Il fatto e’ che se si esce dall’euro, si esce dall’Europa.
Via l’euro e fuori dall’Europa, potremmo svalutare un po’ la lira per rendere piu’ appetibili i prezzi delle esportazioni, ma saremmo schiantati dai costi dei prodotti che importiamo, la benzina, l’elettricita’, il gas, le materie prime... La benzina ora ci viene venduta in dollari e la paghiamo in euro, che e’ una moneta forte, ma se dovessimo pagarla in lire ci costerebbe un’ira di Dio e il paese si bloccherebbe.

Il governo dal canto suo, non dovendo dar piu’ conto a Strasburgo, potrebbe fare qualche altro bel regalo alle classi ricche, nella presunzione di riattivare il mercato, il deficit sarebbe ancor piu’ fuori controllo e scatteerebbe l’inflazione (con tetri effetti su salari e delle pensioni), per cui, a parita’ di lire di stipendio, non compreremo piu’ nulla, avremmo bisogno di ritirare i soldi tenuti in banca, le banche di fronte a uscite esagerate chiuderebbero gli sportelli, nel frattempo si alzerebbero i tassi agli imprenditori e ai mutui e in pochi mesi ripeteremmo la crisi argentina.

Perche’ nessuno spiega a Calderoli che l’Argentina ha fatto proprio cosi’, seguendo i buon consigli del WTO e della BM e agganciandosi al dollaro? Non ha visto come e’ finita? Nel 1975 l’inflazione toccava punte del 75%, con tassi di interessi analoghi e un debito pubblico del 122%! Lo vogliamo rifare?!
Insomma l’euro ha difeso i patrimoni degli italiani da una inflazione galoppante e da ulteriori sciagurate finanze creative. Ma perche’ la Lega non vuole ammettere che, se siamo gli ultimi in Europa con questa economia da sfascio, la colpa non e’ dell’euro ma loro e della loro incapacita’ di governo?

E capisco il poveretto senza cultura che dice che stava meglio quando c’era la lira! Anche io stavo meglio quando avevo 20 anni meno! E tutti gli italiani stavano meglio prima di questo sciagurato governo della Cdl del cazzo! Ma con le proiezioni di colpa sugli altri non si da’ da mangiare a un passero! I fenomeni di proiezione sono patologie del potere che non puo’ riconoscere di aver governato da cani. I poveretti che dicono di voler tornare alla lira stanno dicendo, senza saperlo, che vorrebbero tornare all’era pre-Berlusconi, quando tutto questo danno non era stato fatto, al periodo senza la finanza creativa (o cretina) di Tremonti.

Ma perche’ non capiscono che il maggior danno e’ stato quando il governo, passando all’euro, non ha fatto quel che doveva fare: controllare che non esplodesse il boom dei prezzi arbitrari e anzi ha dato il suo contributo maggiorando bollette, bolli e tariffe? Gli altri stati europei non sono dittature totalitarie eppure un controllo lo hanno fatto. Non occorre essere totalitari per controllare gli abusi. Ma da noi liberismo vuol dire fare quel che cacchio ti pare. Il che nei paesi civili si chiama delinquere.

Ed ecco che a questo punto arriva il fattore C, che da’ a questo bailamme la botta mortale: LA CINA.

Con la Cina usciamo dai casini italiani per entrare nei casini cosmici e scattano altre coordinate molto piu’ serie.

Intanto, lira o euro, la Cina batte tutti per un miliardo e 300 milioni di schiavi a zero diritti, e questo gap e’ duro da battere. Si’, si puo’ schiavizzare un po’ di piu’ i lavoratori europei portandoli con la Bolkestein al livello subumano dei lavoratori dell’Est, ma non ce la possiamo fare, il livello di sfruttamento disumano che la Cina impone e’ irraggiungibile. E poi, possiamo anche schiavizzare i lavoratori di tutto il mondo e farli lavorare per 30 euro al mese, assassinare lo stato sociale e far sparire con una bella Costituzione Sovranazionale ogni diritto civile e del lavoro, ridurre gli Europei a delle scimmie lavoratrici, per abbassare i costi e diventare competitivi con i Cinesi, ma poi, sostanzialmente parlando, che progresso sarebbe? e le merci prodotte chi le comprerebbe?

Questi cinesi stanno esportando di tutto, non solo il tessile, il 700% di scarpe, le auto, i pc, i pomodori, le mozzarelle... sono come le termiti, non li ferma nessuno. Li voglio vedere i prodotti americani quanto reggeranno? Non potra’, Bush, dare delle sovvenzioni a ogni produttore minacciato dalle merci cinesi per venderlo sotto costo come ha fatto per i prodotti agricoli minacciati dalla concorrenza africana, nessun sotto costo sarebbe inferiore al costo cinese.

Il neoliberismo e’ fregato! Si e’ fregato con le sue stesse mani! Quando un sistema e’ profondamente iniquo, divora se stesso. Si suicida.

Noi non assistiamo alla crisi dell’Italia o dell’Europa, assistiamo alla crisi del neoliberismo mondiale! Cioe’ di una ideologia che ha preteso di superare il socialismo reale per imporsi come l’atrocita’ estrema del capitalismo peggiore.
Quello di cui non sento parlare nella ridda di discussioni sulla nostra crisi e’ che sta saltando un sistema ideologico che pretendeva di asservire il mondo! E non lo sento dire purtroppo nemmeno dalla sinistra!!!

E’ massimamente ridicolo credere che se cambiamo un poco i parametri di Maastricht o passiamo alla moneta nazionale o svalutiamo un poco l’euro o facciamo passare la vergognosa Bolkestein, o privatizziamo i beni comuni e assassiniamo lo stato sociale... poi le cose si risolvono. La Cina non si risolve. La Cina e’ l’incredibile fattore C, che rende suicida il sistema.

La crisi non e’ locale o congiunturale, la crisi e’ ideologica! Perche’ il neoliberismo, prima di essere un sistema economico, e’ una ideologia! E’ l’ideologia secondo cui, lasciando libero il mercato da regole, e lasciando libera la concorrenza di regolarlo come crede, si sarebbe dovuto avere, per cio’ stesso, un aumento di benessere nel mondo. Cosa che non e’ stata.

Abbiamo avuto un aumento dell’immiserimento, della precarieta’, della paura, dei fallimenti nazionali, dell’iniquita’, dell’inquinamento, degli armamenti, della proliferazione atomica, delle guerre e alla fine abbiamo in prospettiva la fine dello stesso mondo. Sono saltati tutti gli organismi di diritto sopranazionale, tutte le deboli strutture regolative del pianeta!

Quello che non sento dire in questi discorsi, che mischiano capre e cavoli, e che non sento dire nemmeno dalla sinistra, e’ che il difetto sta nel manico. Il difetto e’ il neoliberismo!

E il neoliberismo ha intriso la Costituzione europea che non garantisce piu’ i diritti dei cittadini europei e dei lavoratori europei ma quello di pochi potentati, come le multinazionali, come la Lyonnaise des’eaux che vuole possedere tutta l’acqua che beviamo o altre che vogliono possedere tutti i nostri ospedali o tutte le nostre scuole.

Ma che senso ha mescolare l’euro e il carovita con la Costituzione europea, come se questa fosse un libro contabile e non dovesse essere piuttosto la salvaguardia dei diritti e dei beni inviolabili dell’uomo? Perche’ attaccarsi al No della Francia e dell’Olanda, come se fosse un no solo all’euro? Questo e’ mentire.

In Francia si e’ fatto un gran dibattere sulla Bolkestein e l’apertura agli stati orientali, da noi la gente non sa nemmeno di che si tratta.

La confusione in merito e’ intenzionale, ma la sinistra non fa alcuna chiarezza, parla solo di carovita, mai di diritti in pericolo, di privatizzazione dello stato sociale o dei beni fondamentali come l’acqua, di abolizione di diritti del lavoro. Perche’? Perche’ la sinistra non ha le idee chiare. Non ha totalmente capito i danni della mondializzazione o forse li approva. Perche’ non riesce nemmeno a pensare in grande, come pesnarono i primi cristiani o i primi comunisti o i primi illuministi o i primi liberali. La sinistra si e’ rattrappita.

Che senso ha che si sottolinei sempre il No francese e olandese alla Costituzione europea se non si dice che quel NO rifiuta anche quelle leggi neoliberiste che la Cdl invece vuole? E che la Lega vuole? E che forse anche Prodi vuole? Un conto e’ il No alla legislazione perversa su stato sociale e lavoro, un altro al regime di bilancio europeo.

Il No alla Costituzione europea ha dentro anche tutto il drammatico rifiuto al neoliberismo e alla sua cecita’ verso i diritti del cittadino e del lavoratore, quelli che si sono consolidati negli stati piu’ evoluti.

Il secondo No e’ verso i parametri di Maastricht che regolamentano i bilanci nazionali. Certo essi sono rigidi e sostengono un euro troppo forte, contro un dollaro debole, il che rende le merci USA piu’ competitive e penalizza le nostre esportazioni nel mondo.

Ma resta il fattore C ed esso sconvolge ormai tutto. Non si puo’ confinarlo. Il mondo sembra impotente davanti a questo ciclone.

Eppure la Cina entra nel grande mercato globale dopo aver aspettato pazientemente per anni il suo turno e adeguandosi alle regole del WTO. Per entrare nel mercato globale la Cina si e’ fatta neoliberista ! Bel colpo!

E’ come un brigante che finalmente e’ entrato nella ‘drangheta e ora dice: “Ora posso rubare come voi!”, ma e’ in grado di rubare cosi’ bene che manda in fallimento tutti gli altri. La Cina non ruba a noi, ruba al suo popolo, ruba diritti, compensi, paghe, dignita’ umana. E cosi’ puo’ vendere i suoi prodotti a un prezzo cosi’ stracciato da mandare in fallimento tutti i grandi ladri.

Ecco che, con questo ingresso potente, tutti i fattori in gioco sono saltati in aria come i pezzi di un bowling. La Cina fa buca da sola! Tutte le ideologie, gli schemi, il mercato, tutti i piani della grande rapina organizzata sono saltati in aria. La Cina e’ peggio dello tsunami, ruba ai ladroni il potere sul mondo.

Nulla allora e’ piu’ lo stesso ma tutti continuano a parlare coi vecchi schemi di prima, anche Montezemolo, anche Marchionne, anche Elkann, o Siniscalco, peggio ancora Calderoli, il che non e’ piu’ possibile, perche’ anche se si tornasse alle monete nazionali, anche se si deprimesse un pochino l’euro, anche se qualsiasi cosa... tutto sarebbe totalmente insufficiente di fronte alla potenza grandiosa dell’aggressione cinese che sta squassando il mercato: il fattore C.

E dunque: o diventeremo tutti come la Cina, eliminando tutti i diritti del lavoro e del cittadino, riportando l’Occidente a cento anni fa, abbassando le paghe a 30 euro il mese, impiegando manopera minorile, frustando chi si ribella, distruggendo i sindacati...(e tutto questo e’ improponibile), o prenderemo delle SOLUZIONI POLITICHE per regolamentare la Cina.

Ma questo vuol dire regolamentare il mercato di tutto il mondo, dunque limitare o distruggere il neoliberismo, che e’ assenza di regole. Questo vuol dire modificare di brutto le pregiudiziali che tengono in vita questo sistema antiumano,negare il concetto stesso di libero mercato, in cui oggi stravince la Cina, domani magari l’India.

Insomma occorre che qualcuno dichiari che la legge della giungla che e’ stata voluta dai leoni sugli animali piu’ deboli ora non va piu’ bene perche’ e’ arrivato il drago che i leoni se li mangia. Chi di neoliberismo ferisce, di neoliberismo perisce.
Qualcuno di questi signori deve riconoscere chiaramente che il neoliberismo e’ stata la cazzata del millennio e che i grandi organismi finanziari e commerciali (WTO, BM...) sono da buttare, o la Cina, usando le loro stesse licenze, travolgera’ anche loro.

E’ ovvio che noi siamo contro questa globalizzazione incontrollata dei mercati e delle vite umane e del nostro pianeta e che per noi c’e’ una sola soluzione: GLOBALIZZARE I DIRITTI!

Solo cosi’ potremo avere un mercato mondiale piu’ regolamentato ma anche piu’ sostenibile. Ma per arrivare a questo, proprio perche’ il mercato e’ globalizzato, la soluzione puo’ essere solo ideologica e globalizzata!

Occorre decidere ’politicamente’ criteri diversi di produzione e scambio, proprio per la sostenibilita’ stessa del mercato e della produzione, affinché non sia uno solo il ladrone che sopravvive.

I referendum francese e olandese sono due segnali.
L’invasione delle merci cinesi e’ un grosso segnale.

Non siamo di fronte a un problema congiunturale che passera’. Siamo di fronte a una grande crisi di sistema che travolgera’ il sistema. Occorre pensare a un sistema diverso. Sapranno i grandi dell’Europa (G8 di Edimburgo) capire a che svolta siamo? Ne dubito.

Potranno proseguire verso la rovina totale solo per l’accanimento difensivo dei loro egoismi, un po’ come fa Berlusconi in Italia arroccato a un potere che scompare. Eppure proprio i loro egoismi dovrebbero insegnar loro il modo di salvare le loro ricchezze cambiando qualcosa. Se e’ solo l’utile a guidare l’uomo, dovra’ essere proprio l’utile a renderli piu’ abili e a cedere in qualcosa.

La Cina non e’ solo un mostro commerciale. Se si pensera’ di resisterle abbassando i diritti degli europei o degli americani a quelli del lavoratori cinese (tendenza Bolkestein), la Cina avra’ vinto.

Di fronte a questo, che valore puo’ avere la richiesta di quell’ignorante di Calderoli di tornare alla lira? E’ ancor piu’ priva di senso. Del resto lo stesso produttore padano, se aumenta i capitali, si fa due capannoni, se li aumenta ancora esporta la fabbrica in Cina e non ha piu’ bisogno nemmeno della lira debole.

La grande soluzione richiede un mutamento di mentalita’ intollerabile ai ciechi imperi finanziari, molto chiara a una mente no global: mettere nel patto mondiale I DIRITTI. Introdurre nella perversione del mercato una base etica. Parola che sembra qui assolutamente spropositata.

Se l’Europa potesse competere con la Cina mettendo nei suoi prodotti un tot di diritti obbligatori, sociali o del lavoro, avrebbe vinto. La parte di costo mancante che rende vincenti i prodotti cinesi e’ la mancanza in essi della tutela della vita umana. Ma se i sistemi regolatori mondiali, quelli che danno o no il permesso di produrre e commerciare, pretendessero quei diritti tutelati, ecco che la parita’ non sarebbe un problema e l’Occidente sarebbe avvantaggiato.

Dunque: si dovrebbe non scendere sui costi ma salire sui diritti.

In un mercato etico la Cina soccomberebbe. Se non fosse consentito in alcun modo la produzione, la commercializzazione e l’acquisto di beni prodotti o scambiati al di fuori di un’etica concordata a livello mondiale, la Cina sparirebbe. Anche per portare un bene in un altro paese occorre un permesso. Questi permessi non ci sarebbero. Punto. La Cina non venderbbe un pedalino.

Ora, il fatto che gli imprenditori spostino le loro fabbriche in Cina sembrerebbe in conflitto con quanto detto, tutti vogliono produrre al minimo costo e vendere al massimo prezzo, ma qualora la Cina divenisse la nostra fornitrice di manodopera schiava, e si chiudessero tutte le fabbriche europee, a quale disgraziata popolazione occidentale si venderebbe l’enorme quantita’ di merci prodotte? Resterebbero invendute. Occorrono delle quote. E le quote si contrattano.

Torniamo alle regole. Insomma o mettiamo una qualche regola o qui nessun sistema di mercato diventa sostenibile.

La Cina e’ il fattore C che Marx non poteva prevedere.

Nessun economista ci ha detto (o pochi inascoltati) che le leggi stesse del libero mercato si sarebbero ritorte contro quelli che le avevano poste cosi’ ferocemente. Si e’ prodotta una deflagrazione. Sta saltando in aria un sistema economico. Una enorme bomba e’ esplosa in mano al bombarolo.

Riesce Bush a capire cosa accadra’ quando anche il mercato americano sara’ invaso dai prodotti cinesi?

E’ stata trovata la piu’ grande arma di distruzione di massa. Altro che terrorismo!

Qui abbiamo la distruzione dell’economia mondiale! E’ il piu’ grandioso boom della storia del mondo, e gli esiti sono imprevedibili, ma non e’ piu’ possibile rilasciare tutto alle libere forze del mercato, perche’ perirebbero tutti meno uno. Occorre una soluzione politica. E a livello planetario.

Dopo la mondializzazione non esistono piu’ soluzioni locali. Altro che chiacchiere sul ritorno alla lira!

Noi diciamo questo perche’ siamo idealisti. Essere idealisti non vuol dire essere folli. Loro sono folli! Erano idealisti i sindacalisti, i martiri cristiani, i ribelli dell’apartheid, gli indiani contro il Commonwalth, i neri che combattevano il Ku Klux Klan, le prime suffragette... erano tutti idealisti.

L’idealismo non e’ una perdita di tempo. E’ una ideologia, e qualche volta le ideologie peggiori devono essere toccate da quelle migliori. O periremo tutti quanti.

Messaggi

  • Beh,il nostro Pinocchio intanto ignora tutti i gravi problemi dell’economia e altro e allegramente insiste che stiamo nella migliore situazione del mondo:

    Bruxelles, 16 giu. (Apcom) - "Faremo bene come sempre, senza preoccupazioni. E smettiamola di preoccuparci!". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha risposto alle domande dei giornalisti sulla situazione economica dell’Italia. "Noi abbiamo un sommerso del 40% - ha detto Berlusconi - ma vi sembra che la nostra economia non tenga? Ma andiamo!".

    Silvio Berlusconi respinge inoltre le critiche rivolte al governo per la decisione di rinviare al 2006 il taglio dell’Irap. Il presidente del Consiglio ha sottolineato di aver adottato "con saggezza e prudenza" una decisione "condivisa da tutti i ministri e da un numero importante di parti sociali, ovvero aspettare come si era d’accordo la fine della Finanziaria". Berlusconi ha poi ricordato che secondo "un’indagine si poteva accelerare: si trattava di un miliardo e 700 milioni di euro per il 2005, dunque una cifra che non avrebbe avuto nessun effetto sullo sviluppo e l’economia".

    Una "disinformazione totale da parte dei principali quotidiani" riguardo a quanto accaduto ieri con l’intervento del presidente del Consiglio all’assemblea di Confartigianato. Lo ha detto lo stesso Silvio Berlusconi, che conversando con i giornalisti ha ricostruito quanto accaduto ieri a Roma. "Vedo che si ribalta la realtà su quello che è successo", ha detto il premier, sottolineando che alla manifestazione ci sono stati "è vero, anche due fischi e un termine irriguardoso". Ma, ha precisato, era rivolto "al governo, non a Berlusconi", ed era motivato "da una falsa notizia, una mancata convocazione".

    Berlusconi, poi, ha criticato la procedura contro l’Italia aperta dalla Commissione europea per deficit eccessivo: "Queste procedure non portano a Nulla. E’ da tre anni che Francia e Germania sono sopra al 3% - ha aggiunto Berlusconi - hanno avuto anche loro la procedura che con il nostro aiuto non è andata avanti". Secondo il premier le procedure Ue "sono un aiuto dato ai governi che, in base a queste, possono fare degli interventi perché li richiede l’Europa".

  • Non ci si dovrebbe meravigliare per la situazione in cui ci troviamo sarebbe bastato evitare di condannare tutta l’ideologia comunista e prender per buono anche oggi nel 2005 le parole di Marx "Il capitalismo puro portera’ alla fine del capitalismo" niente di piu’ vero infatti il capitalismo per sopravvivere e vincere la sua battaglia contro il socialismo ha dovuto acquisire qualcosa dal socialismo stesso:stato sociale,difesa dei lavoratori diritti civili finche’ ha seguito questo schema la baracca bene o male ha tenuto ma nel momento in cui si e’ tornati al capitalismo puro si e’ andati verso la fine.Sono stati gli stessi stati neoliberisti a suggerire alla Cina come comportarsi servendosi per primi dello sfruttamento delle classi oppresse in quel paese(vedi nike)ed ora la Cina ha pensato perche’ far arricchire altri stati sfruttando i nostri lavoratori sfruttiamoli noi e arricchiamoci noi.Non credo che i nostri stati siano abbastanza intelligenti da prendere dei provvedimenti basati sull’etica ma nella loro miopia cercheranno di competere con la Cina anche nella mancanza di diritti e sullo sfruttamento delle classi lavoratrici questo portera’ sempre piu’ malcontento e alla fine la gente si ribellera’e fara’ cadere il sistema o cerchera’ di renderlo piu’ umano ed ecco che i conti tornano infatti come tutti sanno (o dovrebbero sapere)la storia e’ ciclica.
    Daniele