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Francia: Villepin non tratta. Sindacalista ridotto in fin di vita dalla polizia

Publie le martedì 21 marzo 2006 par Open-Publishing

Dazibao Lavoro - Disoccupazione Manifestazioni-azioni Polizia Scuola-Università Repressione Francia Francesco Giorgini

di Francesco Giorgini

Difficile stabilire l’ordine delle priorità, in questo aspro inizio della sesta settimana di contestazione di un movimento che riempie le piazze, annuncia nuovi giorni di lotta e comincia, purtroppo, a contare le ferite. C’è un militante sindacale in coma e in pericolo di vita dopo essere stato travolto da una carica di polizia sabato, durante gli scontri a Parigi a fine manifestazione. Dall’altra parte c’è un governo che cerca freneticamente una via d’uscita che non lo obblighi a passare dal “ritiro” puro e semplice del Cpe chiesto dal movimento. Un ritiro ritenuto politicamente indigeribile da un elettorato di destra, che pure si radicalizza.

Secondo 7 francesi su 10 siamo di fronte ad una crisi sociale profonda (sondaggio sul quotidiano Liberation, ndr). Una crisi cominciata nel 2002 con la sinistra e Jospin fuori dal ballottaggio presidenziale; con l’elezione di Chirac contro il fascista Le Pen grazie anche a 9 milioni di voti della gauche; e i suoi governi che in barba a quei voti hanno applicato un programma di tagli alle pensioni e alla previdenza e di smantellamento del diritto del lavoro. Una crisi scandita nelle urne, prima con la vittoria senza appello della gauche alle elezioni regionali (21 regioni su 22), poi con il no clamoroso e massiccio al trattato europeo troppo liberista; e poi nelle strade, con i giovani proletari delle periferie che nel novembre scorso bruciavano le macchine contro la violenza poliziesca e una Repubblica che li segregava.

La contestazione di questa settimana viene in quest’ordine, o piuttosto in questo disordine: non c’è dunque da stupirsi che si indurisca, come si sta indurendo la repressione che era stata fino a qui “misurata”. Quella che rischia di essere la prima vittima di questo inasprimento, anche poliziesco, si chiama Cyril: ha 39 anni, è un militante del sindacato Sud della federazione delle poste ed è in coma da 48 ore, ricoverato all’ospedale di Creteil in condizioni gravissime e con prognosi riservata. Sarebbe stato travolto da una carica di polizia durante gli incidenti che hanno segnato il dopo corteo a Parigi, sabato sera sulla Place de la Nation punto di arrivo della grande manifestazione unitaria contro il Cpe che aveva riunito nella capitale più di 300mila manifestanti.

Secondo le prime testimonianze non stava lanciando pietre, non aveva in mano bastoni, ma si sarebbe interposto ad una carica semplicemente sedendosi per terra. E sarebbe dunque stato calpestato da un drappello di gendarmi mobili in tenuta antisommossa. Nella frenesia degli scontri la polizia avrebbe trascurato, per oltre dieci minuti, di avvertire i soccorsi. E anche dopo l’appello, l’intervento dei pompieri sarebbe stato ritardato dalle “priorità di ordine pubblico”. La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta preliminare, condotta dall’ispettorato generale della polizia; mentre il movimento sindacale e studentesco chiede unanimamente che si faccia completa luce sull’evento.

L’altra informazione importante della giornata arriva dal coordinamento intersindacale, che riunisce sindacati dei lavoratori e organizzazioni studentesche: si è riunita ieri sera e ha annunciato una nuova giornata di mobilitazione nazionale e unitaria per martedì 28 marzo. Ci saranno cortei in tutta la Francia, ma soprattutto ci saranno per la prima volta in questo conflitto scioperi di categoria, a macchia di leopardo nel settore privato e verosimilmente più massicci in quello pubblico. Non è ancora lo sciopero generale preconizzato dai sindacati più rivendicativi - la Cgt, Force Auvriere e la Fsu - e richiesto dalle organizzazioni studentesche, ma è comunque un salto di qualità significativo per la contestazione. E’ un compromesso ragionevole che permette di mantenere un fronte sindacale unito, pur tenendo conto dei tentennamenti di chi come la Cfdt non vuole prendere il rischio di trovarsi di fronte ad uno sciopero generale concentrato solo nella funzione pubblica. Non solo, spiegano i delegati sindacali: l’ipotesi dello sciopero generale non è per niente abbandonata, anzi resta come ultimo ricorso possibile se il governo dovesse mostrarsi ancora sordo alla piazza.

Il primo ministro De Villepin dal canto suo continua a ripetere di essere disposto al dialogo, ma di non voler sentire parlare dell’unica condizione che permetterebbe appunto l’apertura del negoziato in vista di un compromesso e cioè il ritiro puro e semplice del Cpe. Ieri mattina ha riunito a Matignon una ventina di grandi e medi imprenditori francesi per “dialogare” e discutere di possibili “miglioramenti” del Cpe. Il periodo di prova previsto inizialmente biennale per tutti i neo assunti sotto i 26 anni potrebbe essere ridotto ad un anno. E il datore di lavoro potrebbe vedersi obbligato a giustificare almeno formalmente un eventuale licenziamento. Nel pomeriggio poi De Villepin ha selezionato una ventina di giovani ricevuti anche loro a Matignon sempre per “dialogare”. Tra le due riunioni il premier aveva incassato il sostegno reiterato del presidente Chirac, che a margine di un incontro con il re di Giordania ha «ripetuto il primo ministro va nella giusta direzione, il Cpe è uno strumento contro la disoccupazione giovanile, ma ora tutti devono tornare al dialogo in uno spirito di responsabilità».

Insomma per adesso si resta al braccio di ferro con gli studenti che già oggi torneranno in piazza, mentre il movimento si allarga nei licei. E che ci ritorneranno giovedì per un corteo nazionale a Parigi. I sondaggi, ma soprattutto le manifestazioni imponenti di sabato scorso hanno mostrato la forza della contestazione. In piazza c’era davvero un pezzo eterogeneo e rappresentativo della società francese. C’erano come suol dirsi le classi lavoratrici, i salariati di tutte le generazioni, dai nonni ai nipoti - a volte anche in passeggino.

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